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La casa di carta 4, una serie TV Netflix original

La casa di carta 4, una serie TV Netflix original

Serie Tv | Netflix Recensione di Silvia Pattarini. La serie TV spagnola La casa di carta Netflix original è arrivata alla quarta stagione: una trama travolgente in cui non mancano colpi di scena, corse contro il tempo, sparatorie, ostaggi, scene erotiche e flashback. Ma dov'è finita Bella ciao?

Dal 3 aprile 2020 è tornata su Netflix la quarta stagione de La casa di carta, la serie TV spagnola che si è guadagnata milioni di fans e tradotta in varie lingue. Sono ben otto puntate, ma non è mia intenzione analizzare i singoli episodi, mi limiterò a una visone d’insieme, una panoramica generale della stagione 4 della serie TV – la trama delle stagioni precedenti potete trovarla anche su Wikipedia.
Il finale della terza stagione si è concluso con un Professore fuggitivo, braccato dalla polizia, e i sordi colpi di pistola esplosi mentre è al telefono con la sua amata Raquel Murillo, alias Lisbona, non lasciano ombre di dubbi sulla sorte di quest’ultima.


La casa di carta 4 riapre con un Professore sconvolto, non più lucido, terrorizzato, preda del grande dolore che lo sconquassa: il suo cervello sarà in grado di reagire alla paura e alla terribile sofferenza? 

Lui, che con grande acume e pianificazione aveva creato un progetto quasi infallibile, ora deve confrontarsi con il sentimento che rende gli uomini vulnerabili: l’amore.
Dall’amore al dolore il passo è breve, il dolore si tramuta in rabbia e grida vendetta, il suo cervello è pronto per un nuovo ambizioso progetto.
Nel frattempo,  presso la Zecca Reale di Spagna a Madrid gli eventi si consumano. Nairobi ferita a morte dopo la trappola ordita dall'ispettore di polizia Sierra, è operata da Tokyo che si improvvisa abile chirurgo e le salva la vita. Il professore viene a sapere che Lisbona non è morta, ma è tenuta prigioniera dall'ispettore Sierra. Tokyo, dopo un violento scontro con Palermo, prende in mano le redini del potere e si proclama capo della banda. Palermo a quel punto, decide di fargliela pagare e fornisce a Gandia delle informazioni preziose, nonché improbabili, per progettare la sua fuga. Gandia, guardia del corpo del Governatore, cinico e spietato, riesce a liberarsi dalle manette e rifugiarsi nel suo bunker segreto, e da quel momento in poi nulla sarà più come prima.

Non voglio proseguire con dettagli che riguardano la trama di La casa di carta 4 onde evitare di fare spoiler, mi limiterò a fare emergere la mia opinione.

La fuga di Gandia, nel dettaglio, è alquanto surreale. Per sfilarsi le manette deve rompersi il pollice, ma se la cava con una smorfia di dolore. Poi veloce come il vento, incurante del dolore alla mano, anzi, sembra proprio non avvertire alcun dolore (è inverosimile, mitizzato alla stregua di un eroe, imbattibile), il ché mi lascia molto perplessa, elude i controlli di Rio, che lo lascia fuggire… Rio lo lascia fuggire senza reagire, con la scusa della sua fragilità, ancora preda dei suoi demoni che minano la sua debole psiche. La trama in questo passaggio è poco convincente, quasi prevedibile.
Non ho apprezzato, anzi, ho trovato decisamente superflui e stucchevoli i ripetuti flashback relativi al matrimonio di Berlino. Pareva un artificio creato di proposito solo per allungare gli episodi. Una scena in particolare mi è sembrata addirittura brutale per non dire ripugnante: l’accoltellamento nel bagno dello sconosciuto. Potevano risparmiarcela, il Berlino personaggio ne avrebbe solo guadagnato, invece ce lo vogliono riproporre a qualsiasi costo, spietato, cinico, cruento, insensibile, bisessuale. Ma se è morto nelle serie precedenti, perché tirarlo ancora in ballo? Capisco lo sforzo di volerlo ricordare perché un personaggio di spicco nelle trascorse stagioni (forse anche nelle future,visto l'andazzo), fratello del professore e artefice del piano, ma a dirla tutta non mi è affatto piaciuto. Se l'avete fatto morire, perché riesumarlo? Lasciatelo riposare in pace, no?

Come il solito la trama della serie Netflix original è molto incalzante, non mancano colpi di scena, sparatorie, corse contro il tempo, ostaggi, scene erotiche, amori, tradimenti, ripicche, gelosie, flashback che ritraggono un Professore intento a dispensare lezioni ai suoi ragazzi.

Credo che ciò che rende grandiosa La casa di carta stia proprio nell’abilità del Professore che arriva sempre qualche minuto prima della polizia, che ha contatti con i migliori hacker del mondo, che manipola televisioni e satelliti con una facilità disarmante, che riesce a progettare operazioni chirurgiche a distanza, nonché a scovare bande di torturatori sperdute nel deserto. In una parola: geniale. Poco credibile nella realtà, ma nella finzione scenica s'incastra a pennello.
Il Professore non è un figo, non ha muscoli e non è nemmeno particolarmente bello. È un intellettuale con gli occhiali, affascinante, che ti conquista con la sua voce sensuale e la sua sconfinata intelligenza. Lo sa bene Nairobi, che gli propone un accordo particolare, un progetto per il futuro. Le ragazze invece, Tokyo e Nairobi, sono molto sexy e di una bellezza da lasciare senza fiato. E non dimentichiamo la voce narrante di Tokyo, è lei che racconta l’evolversi degli eventi dal suo punto di vista.

Insomma, non mancano mai il pathos e l’adrenalina che tengono gli spettatori incollati allo schermo. 

Nel complesso, nonostante qualche passaggio poco convincente, non vediamo l’ora di conoscere come proseguirà la prossima stagione, perché i rummors parlano già di una quinta e forse anche di una sesta serie di La casa di carta. In attesa quindi di nuovi sviluppi, godetevi le stagioni precedenti su Netflix, e anche voi vi ritroverete a tifare per una banda di terroristi vestiti in tuta rossa e maschera di Dalì, nonché a comprendere e condividere le loro motivazioni.

Un unico dubbio: che fine ha fatto Bella ciao? Non so a voi, ma a me è terribilmente mancato l'inno dei partigiani, colonna sonora e motivazione dell'intera trama della prima serie.



Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Madre di tre figli, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.
Il tempo di un caffè, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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