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Libri al cinema: The help, di Kathryn Stockett

Libri al cinema: The help, di Kathryn Stockett

Cinema Recensione di Stefania Bergo. The help è un romanzo di Kathryn Stockett, portato al cinema dal regista Tate Taylor, premio Oscar a Octavia Spencer come miglior attrice non protagonista. Un film sul razzismo e l'emancipazione delle donne. Cosa hanno in comune libro e film?

The help, l'aiuto, è un romanzo di Kathryn Stockett da cui è stato tratto il film omonimo nel 2011, disponibile per il noleggio su TimVisionPrime Video e altre piattaforme di streaming.


Era un film che volevo vedere da tempo e dopo Green Book e Se la strada potesse parlare, ho proseguito il mood #BlackLivesMatter e l'ho guardato: mi è piaciuto talmente tanto che ho subito comprato e letto anche il libro, 513 pagine da cui è difficile staccarsi!

The help è ambientato a Jackson, una cittadina del Mississippi del 1963, in piena segregazione razziale. 

È il periodo in cui ai neri vengono imposti troppi limiti da non oltrepassare: hanno posti assegnati sugli autobus – nel libro si parla anche di Rosa Parks – possibilità e luoghi preclusi, bagni dedicati. È anche il periodo in cui alle donne vengono imposti altri limiti, anche questi da non valicare: a loro viene concesso di giocare a bridge e organizzare aste di beneficenza, ma il loro destino è ancora quello di sposarsi, avere di figli, sfogliare «La casalinga perfetta» a bordo piscina mentre i mariti lavorano. Se poi sei una donna nera, il tuo destino è solo quello di fare la donna di servizio presso le famiglie benestanti dei bianchi e di allevare i loro figli. Un film e un libro che stimolano più di qualche riflessione, quindi.
«... come vogliamo bene ai loro bambini quando sono piccoli..»Le trema il labbro. «E poi, da grandi, diventano proprio uguali alle loro madri.»
Kathryn Stockett, The help

Eugenia Phelan, detta Skeeter, è una ragazza bianca controcorrente, «strana». 

Sebbene la madre, facoltosa proprietaria terriera, e le sue amiche cerchino di accasarla, lei non ne sente affatto l'esigenza. Alta e con i capelli perennemente arruffati, quindi già oltre i limiti fisici che si addicono a una donna, ha conseguito una laurea e sogna di fare la scrittrice. Nel film è interpretata dalla bravissima Emma Stone, vincitrice di un Oscar per il musical La la land. Ma non sono solo questi i suoi tratti distintivi. Ce n'è uno, in particolare, che disturba più di tutti la comunità, a partire dalle sue amiche d'infanzia: Skeeter non è razzista. Anzi, avverte tutta l'ingiustizia della discriminazione razziale, proprio in virtù della donna che l'ha allevata. Non la madre – le madri di Jackson i figli li mettono solo al mondo – ma Costantine, la cameriera di famiglia, la presenza più preziosa della sua vita.
[...] era avere qualcuno che ti guarda dopo che tua madre si è appena preoccupata da morire perché sei spaventosamente alta, con i capelli crespi e strana. Avere qualcuno che ti dice con gli occhi: «A me vai benissimo così».
Kathryn Stockett, The help
The help - locandina
Libri al cinema: The help, di Kathryn Stockett

The help

REGIA Tate Taylor
SCENEGGIATURA Tate Taylor
PRODUTTORE/PRODUZIONE Chris Columbus, Brunson Green, Michael Barnathan, Sonya Lunsford, DreamWorks Pictures
DISTRIBUZIONE Walt Disney Pictures
MUSICHE Thomas Newman
ANNO 2011
CAST Emma Stone, Viola Davis, Octavia Spencer, Jessica Chastain, Bryce Dallas Howard, Ahna O'Reilly

Il regista e sceneggiatore Tate Taylor è amico d'infanzia di Kathryn Stockett, l'autrice del bestseller omonimo tradotto in 40 lingue. Si avverte, infatti, tutto il reverenziale rispetto per il libro, portando fedelmente al cinema frasi ed eventi narrati tra le pagine.

Pochi sono i dettagli non inseriti nella pellicola e ancor meno le discrepanze. Forse l'unica vera differenza è che mentre il libro mette a nudo anche i sentimenti di Skeeter per il suo fidanzato – ebbene sì, alla fine cederà all'insistenza delle amiche – soffermandosi sulle sue aspettative e soprattutto sulle delusioni, nel film pare che la storia d'amore sia praticamente inesistente, una nota a margine, senza alcuna rilevanza. Il fulcro della storia, del resto, sono l'emancipazione e il coraggio di Skeeter e di un manipolo di donne di servizio. Perché ci vuole coraggio a raccontare «la verità», scrivere un libro, intitolato The help, appunto, che raccoglie le interviste delle cameriere/balie proprio sulla loro condizione a servizio delle famiglie di bianchi benestanti. Non con l'intento di cambiare le leggi discriminanti dello Stato del Mississippi, ma solo per dar voce a chi non ce l'ha, per raccontare un nuovo punto di vista.
«È da che mondo e mondo che i bianchi raccontano ciò che pensano i negri.»
Kathryn Stockett, The help

Nel libro, così come nel film, viene messa bene in evidenza la diffidenza iniziale delle donne di colore, il loro timore di rappresaglia dei bianchi. Anzi, la paura della vendetta delle «donne bianche».

Perché le donne bianche, bigotte, ipocrite e intrise di propaganda razzista, hanno «armi affilate» fatte di calunnie e manipolazione in grado di rovinare intere famiglie di neri solo per aver osato alzare la testa e dire "No". Il tutto in virtù di leggi discriminatorie che promulgano la «separazione delle razze» e facilitano loro il compito.
Non mi importa di mangiare allo stesso bancone dei bianchi. Quello che mi importa è se tra dieci anni una bianca dirà a una delle mie figlie che è sporca e l'accuserà di rubare l'argenteria.
Kathryn Stockett, The help
Eppure, ognuna di quelle donne è stata allevata da una tata di colore. E questo è il grande paradosso messo in evidenza da The help, nel film così come nel libro – il paradosso e allo stesso tempo la soluzione.


Le donne sono dunque sempre protagoniste, nel bene e nel male.

L'acida e ipocrita Hilly porta avanti il suo progetto di dotare ogni casa di bianchi di un bagno in giardino dedicato alla servitù di colore da cui si rischia di prendere "terribili malattie" e contemporaneamente indottrina il suo "reame" alla superiorità dei bianchi.
«A chi vanno tutti i soldi che si raccolgono con le torte?»
Lei alza gli occhi al cielo. «Ai bambini poveri e affamati dell'Africa.»
Aspetto che colga il paradosso: lei vuole mandare soldi ai negri dall'altra parte dell'oceano, ma nona quelli dall'altra parte della città.
Kathryn Stockett, The help
La coraggiosa Skeeter lavora al giornale della città scrivendo per una rubrica dedicata alla pulizia della casa per avere un'indipendenza economica, ma di nascosto legge Il buio oltre la siepe e raccoglie le testimonianze delle cameriere per dar loro voce. La determinata Aibileen per prima accetta di rischiare di perdere tutto pur di portare il punto di vista dei «negri» sulla loro stessa condizione e alleva la piccola Mae Mobley, bambina bianca, figlia dell'anaffettiva Elisabeth, instillandole fiducia in se stessa malgrado la madre la ritenga brutta e cicciona – «Per me fa niente che non sia carina, però cerco di aggiustarla meglio che posso per sua mamma» – e le racconta la favola di Luther King, il grande marziano, discriminato perché «è verde», per far crescere anche la sua mente, gettare un germolio e sperare che possa fiorire in futuro – è il suo modo di cambiare le regole.
"Miss Taylor ci ha detto di disegnare quello che più ci piace di noi." Allora vedo un foglio tutto stropicciato nella sua mano. Lo volto, ed eccola lì la mia bambina adorata, che si è colorata di nero.
Kathryn Stockett, The help
La vulcanica Minny, interpretata da Octavia Spencer – premio Oscar come miglior attrice non protagonista – sopporta in silenzio solo le percosse del marito ma non sa tacere davanti alle ingiustizie delle «signore bianche». La fragile e svampita Celia pur essendo ricca e bianca viene isolata perché diversa, troppo appariscente; vittima del vano desiderio di maternità, affronta ripetuti aborti che la fanno sentire inadeguata come donna e moglie. La vecchia Costantine è costretta ad abbandonare la sua bambina nata "troppo chiara" anche se il padre è nero quanto lei, per darle un futuro migliore o forse solo per nascondere quello che avrebbe potuto essere scambiato per un crimine: l'unione tra razze differenti – questo aspetto non viene trattato nella versione per il cinema.
Le donne sono dunque sempre protagoniste, nel bene e nel male.

Donne che lasciano che gli eventi accadano e donne coraggiose che gli eventi li provocano, determinate a cambiare il mondo a piccoli passi. 

Bianche o nere non fa differenza, il coraggio non ha colore, in questo libro. Così come non ce l'ha l'empatia, perché ci sono anche storie di meravigliosa solidarietà femminile. Skeeter, Celia o Lou Anne, ad esempio, escono naturalmente dal coro come se fosse l'unico modo possibile di vivere, non guardano il colore della pelle ma quel legame di mutuo sostegno e riconoscenza che può instaurarsi tra chi condivide la casa e la vita ogni giorno. La subordinazione, per queste donne, è solo apparente. Perché si tratta di uno scambio di beni alla pari e quasi mai il denaro è quello che ha il maggior valore.

E sono sempre le donne le artefici dei cambiamenti, curiosamente attraverso il ruolo cui sono state forzatamente relegate dalla notte dei tempi: la cura dei figli. 

Perché crescere le menti di domani è forse l'unica soluzione per i cambiamenti più radicali della società, quelli che coinvolgono gli strati sociali in modo trasversale, scardinando punti di vista rimasti al palo della Storia, pericolosamente marci.
Miss Skeeter mi ha chiesto qual è stato il giorno più brutto che mi ricordo come domestica. [...] È stato ogni giorno dal 1941 al 1947, quando davanti alla porta con la zanzariera aspettavo che finissero le botte. Come mi dispiace non aver detto a John Green Dudley che non ci va all'inferno, che non è un mostro perché gli piacciono i maschi. Come mi dispiace non avergli riempito le orecchie di cose buone come sto cercando di fare con Mae Mobley.
Kathryn Stockett, The help





Stefania Bergo


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