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Recensione: Le notti bianche, di Fëdor Dostoevskij

Recensione: Le notti bianche, di Fëdor Dostoevskij

Libri Recensione di Loriana Lucciarini. Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij (Feltrinelli). Un giovane sognatore e Nàstenka, una Pietroburgo velata, onirica, per far risaltare la solitudine del protagonista, un grande classico della letteratura russa.

Vi è qualcosa di indicibilmente commovente nella nostra natura pietroburghese quando, al sopraggiungere della primavera, essa all’improvviso rivela tutta la sua potenza, tutte le forze donatele dal cielo, si agghinda, si adorna di variopinti fiori. Involontariamente mi richiama alla mente l’immagine di una fanciulla languida e malaticcia che voi guardate a volte con compassione, a volte pietosa tenerezza, e a volte poi semplicemente non notate, ma che a un tratto, in un batter d’occhio, diventa, in modo inspiegabile, indicibilmente bella e voi, colpito, inebriato, vi chiedete senza volerlo: quale forza ha fatto lampeggiare di un simile fuoco quegli occhi tristi e pensosi?
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche

Cosa accade quanto un giovane sognatore, imbevuto di ideali romantici, incontra l’amore?

Quali emozioni vengono generate da questo sentimento, che deve fare i conti con le aspettative, desideri e la cruda realtà?
Le notti bianche è il secondo libro di Fëdor Dostoevskij, pubblicato nel 1848.
Questo racconto è particolare: esistono solo due protagonisti (il giovane sognatore e Nàstenka), mentre l’intera città, Pietroburgo, è praticamente dietro un velo. Dostoevskij l’ha concepita così per far risaltare meglio la solitudine del protagonista.
Sembra che il racconto sia autobiografico, infatti lo stesso autore confesserà che: «nella mia gioventù, mi sono talmente perduto nelle fantasticherie da lasciar passare senza accorgermene tutta la mia giovinezza.»

Il racconto si articola in quattro notti, durante le quali la storia evolve e con essa il rapporto tra i protagonisti (il sognatore e Nàstenka). 

Tutto nasce con la passeggiata notturna del giovane uomo.
Costui è timido e ha un carattere passionale e sensibile ma è incapace di vivere davvero una vita piena per quella timidezza che rende difficile il suo rapporto con gli altri. Pertanto egli si rifugia sovente nel suo mondo fantastico, nei suoi sogni.
Durante la prima notte incontra Nàstenka e ne rimane colpito dall’atteggiamento mesto e pensieroso, tuttavia passa oltre. Quando però la giovane viene importunata da un malintenzionato egli interviene ed è in questo istante che i due entrano davvero in contatto.
Nel rivolgersi per la prima volta ad un altro individuo (Nàstenka) e creando un legame immediato con lei, il protagonista si rende conto in modo doloroso e folgorante di quante cose della vita abbia perduto, rifugiandosi a vivere nel mondo immaginario.

Per anni il sognatore ha alimentato sentimenti romantici imbevendosi di idealismi dell’epoca. Nella sua anima si agitano venti e tempeste, ma vive perlopiù in un mondo immaginario e fantastico, creato dalla sua mente.

Soprattutto, è senza alcun legame reale: la solitudine è la sua compagna di vita, a volte è rifugio, altre volte pesante fardello da portare.
Con quanta facilità, con quanta naturalezza si viene creando quel fiabesco, fantastico mondo! Come se tutto ciò non fosse una chimera! In verità, son pronto a credere, in certi momenti, che tutta quella vita non sia un eccitamento dei sensi, non sia un miraggio, non un inganno dell’immaginazione ma che sia una realtà viva, vera, efficiente!
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche

Nàstenka, attratta e incuriosita dal carattere passionale e sensibile dell’uomo, grazie alle sue doti, riesce a far breccia nei sentimenti di lui e ad alimentarne le confidenze. 

Lei è solare, sincera e, pur se nel suo animo alberga una grande pena, risulta essere una buona ascoltatrice. L’incontro della prima notte diventa l’inizio di una conoscenza più profonda e, vinta la barriera della timidezza, le parole del protagonista nelle sere successive diventano un fiume in piena…
[...] invano il sognatore fruga, come nella cenere, nei suoi vecchi sogni, cercando in quella cenere una sia pur piccola scintilla per ravvivarle, e con il rinnovato fuoco riscaldare il cuore intirizzito e far risuscitare in esso tutto quanto vi era prima di così caro, che toccava l’anima, che faceva ribollire il sangue, che strappava le lacrime dagli occhi e con tanta magnificenza ingannava!
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche

Durante quegli appuntamenti notturni, il sognatore si lascia andare a confidenze su di sé e sulla sua vita, fatta prettamente di attese, sogni e tanta solitudine. 

In discorsi appassionati egli cerca di illustrare alla giovane il suo stato d’animo. Così, il rapporto fra i due diventa sempre più intimo.
Nàstenka prova un sincero sentimento di amicizia verso quest’uomo così particolare, mentre il giovane arriva ad ammettere che vivere da sognatore non è affatto facile, come confida all’amica in un bel passaggio del libro.
Sentirete, Nàstenka (mi pare che non mi stancherò mai di chiamarvi Nàstenka!), sentirete che in quegli angoletti vivono delle strane persone: i sognatori. Il sognatore, se occorre dare di lui una precisa definizione, non è un uomo ma, vedete, è piuttosto un essere di genere neutro. Si stabilisce per lo più in qualche angolo inaccessibile, come se volesse nascondersi persino alla luce del giorno e, una volta installato nella sua tana, vi si attacca come una lumaca al guscio…
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche

Purtroppo però Nàstenka è legata a un amore lontano: un ex inquilino della casa della nonna che un anno prima le aveva promesso di partire in cerca di fortuna e di ritornare a prenderla in sposa. 

Eppure, nonostante la sua attesa paziente e il fedele amore, Nàstenka è oppressa dai dubbi: sa per certo che il suo innamorato è in città ma egli non si è ancora fatto vedere. Mille angosce le straziano l’anima, ma è proprio in virtù all'amicizia con il protagonista che riesce a non cadere nella disperazione.
E proprio quando Nàstenka decide di voler dimenticare il suo inaffidabile innamorato e accetta l’amore del devoto amico, nell'ultima notte di questo breve storia, il racconto sembra prendere una piega romantica. Tuttavia il destino (e l’autore) cambiano le carte in tavola, generando un nuovo tormento nell'anima del giovane uomo: «Quando siamo infelici, sentiamo più intensamente l’infelicità altrui; il sentimento non si dissolve, ma si concentra».
Al sognatore non resta che accettare la scelta dell’amata e rimanere chiuso nel suo sentimento, mentre la vita scorre.

Bellissime sono le ultime frasi, quasi un inno all'amore eterno, parole di elevata poesia, l’inno di un cuore che si è preservato dalla malignità e dalle recriminazioni della vita grazie proprio alla potenza dei sogni.

Sia sempre luminoso il tuo cielo, sia sempre sereno e calmo il tuo dolce sorriso e tu sia sempre benedetta per il minuto di felicità e beatitudine che hai dato a un cuore ignoto, solitario e grato!
Mio Dio! Un intero minuto di beatitudine! È forse poco, sia pure in una intera vita umana?
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche
Il racconto scava nell’animo dei protagonisti, che si mettono a nudo con una sincerità disarmante. Le notti bianche si legge d’un fiato e ne consiglio la lettura.


Le notti bianche

di Fëdor Dostoevskij
Feltrinelli
Narrativa classica
ISBN 978-8807901874
Cartaceo 8,07€
Ebook 1,99€

Sinossi 

Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua "educazione sentimentale", segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell'esistenza e dell'amore nell'ultima opera pubblicata prima dell'arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell'uomo e dell'arte.
In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione "diurna" di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana.
Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio. Il racconto Le notti bianche ha ispirato il film omonimo di Luchino Visconti (1957), con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e il film Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson (1971).


Loriana Lucciarini


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