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Ānanda, di Argyros Singh: incipit

Ānanda, di Argyros Singh: incipit

Incipit #197 Ānanda, di Argyros Singh (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto). Una raccolta di racconti distopici, le vite di tre donne al tempo delle catastrofi planetarie che sconvolsero l'umanità.




Ānanda

di Argyros Singh
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Distopico
ISBN 978-8833669373
Ebook 2,99€
Cartaceo 18,00€


Tre furono gli eventi catastrofici che sconvolsero l’umanità.
Un primo conflitto mondiale, durato pochi mesi, avrebbe dovuto allarmare le nazioni; ma fu solo il preludio all’ultima grande guerra, che devastò migliaia di città in tutto il globo.
Trascorsero gli anni, i sopravvissuti tentarono di ripristinare la civiltà, impiegando le tecniche e le tecnologie ancora disponibili, ma un batterio, nominato Anthrax, mise a dura prova quel tentativo. Non vi erano più strutture sanitarie abbastanza attrezzate e organizzate sui territori, per questa ragione si cercò di isolare i focolai e si sperò di essere immuni.
In alcune aree del mondo nacquero nuove comunità, collegate tra loro da una rete di scambio commerciale e culturale.
Così avvenne per esempio nelle Americhe e soprattutto in Britannia, un territorio che si estendeva dalla Groenlandia alla Norvegia, dove ci si sosteneva a vicenda, in forma paritaria, riprendendo il modello delle antiche poleis.
Dell’Europa continentale si avevano informazioni frammentarie, mentre in Medio Oriente sopravviveva una società feudale divisa tra gli immuni e i contagiabili. L’Africa era tornata una terra ignota, isolata dal resto del mondo. Ritrovò, forse così, la propria pace. Nemmeno da Oriente vi furono più notizie.
Un giorno, tuttavia, la grande pioggia cominciò a cadere e non smise per tredici mesi. Molte comunità, che erano state fondate sulle coste o nei pressi dei fiumi, finirono per essere travolte dalle acque. L’umanità fu ulteriormente decimata dalla Natura.
Quando la pioggia cessò e le acque si ritirarono, i pochi sopravvissuti erano ormai esausti, privati di una guida umana o divina che li rialzasse. Fu allora che da Oriente giunse un popolo misterioso, di cui nessuno seppe mai l’origine, che colonizzò gran parte del pianeta. Esso portò nuova linfa al genere umano e stabilì una pace con la Natura.
Rispettandola e rendendole onore, questa avrebbe permesso all’umanità di vivere un’età dell’oro e di poter aspirare alla liberazione dalla materia.
Guerre, una pandemia e la grande pioggia: questi i tre fenomeni che cambiarono il mondo. Prima della loro realizzazione, le due stirpi più nobili del creato, l’una di origine umana, l’altra luciferina, si incontrarono in diversi secoli, nell’attesa della fine dei tempi.
Per millenni si scontrarono con il Nemico, intenzionato a fare in modo che in seguito all’apocalisse continuasse a regnare il caos.
Nel corso delle tre catastrofi, artisti, profeti e veggenti furono animati da incredibili ispirazioni, come nell’antichità. Con le loro abilità sigillarono l’ultima gloriosa opera di quella generazione di uomini.
Compiuta la fine, l’Essere venuto alla luce dalle due stirpi cammina nel tempo. In ogni luogo che visita aspira a estinguersi in Brahmâ. Le vicende di ciascuno si intersecano tra le epoche e sembrano confondersi tra passato, presente e futuro.


John Komie fece un grosso errore.

Uccise Vera Kaufmann in modo atroce, manifestando una cattiveria del tutto gratuita. Quando John si avvide della differenza sostanziale tra la vita e la morte, era già troppo tardi.
In un secondo riuscì a provare un potere sovrumano nelle proprie mani e l’istante successivo rimase impotente di fronte a quel corpo spento.
Si accorse con estasi di come fosse irrimediabile la morte e delle conseguenze che essa portava con sé. Si rese conto che sarebbe stato un reietto, costretto a nascondersi al giudizio su di sé che egli vedeva riflesso nei volti degli altri.
Un killer fuori controllo è un predatore il cui desiderio è tanto intenso da volerlo manifestare in un atto di potenza che tutti possano ammirare. E John quel delirio poteva ora comprenderlo, ma non era in grado di appropriarsene. Vestiva un abito scomodo, quello del killer, nascosto sotto l’abituale confuso insieme di tinte spente.
Un giorno, molto tempo prima, Vera gli aveva domandato quale fosse il maggior pregio di una persona.
«La trasparenza» rispose lapidario John con quell’atteggiamento distaccato che si era imposto ormai da lunga data.
Vera era una donna curiosa, in grado di trasformare la curiosità in ansia e l’ansia in insistenza. Una dolce insistenza, a voler essere onesti. John le pagò il conto, e Vera disse che ci aveva già pensato lei per prima a pagare quello di lui. L’uomo fu riportato alla realtà dopo anni di apatia emotiva; un solo piccolo atto fuori dalla norma dei codici sociali.
Da allora, ogni sera, si incontravano in quello stesso locale. A volte si aspettavano per ore; tra un tè ormai freddo e un libro finito, c’era sempre tempo per altri dieci minuti.
«È sbagliato» le disse John anni dopo, nella loro nuova casa. Ma Vera insistette, era lei la regista, nel lavoro e nella vita. In un mondo restrittivo per molti e permissivo per altri, Vera era abituata a quei gesti significativi che spezzavano la calma piatta della quotidianità pubblica e privata.
«Uccidimi, John!»


La trama

Ānanda, di Argyros Singh

L’Ānanda è un nome, un luogo sospeso nello spazio e nel tempo, nonché una condizione dello spirito. Cela e disvela il sacro, che parla dell’umanità, dei meccanismi che la spingono all’autodistruzione, ma anche di ciò che la apre all’intima armonia con ciò che la circonda. Questa raccolta di racconti narra le vite di alcune persone vissute nel periodo in cui avvennero tre catastrofi planetarie che sconvolsero l’umanità. L’ultima grande guerra devastò migliaia di città in tutto il globo; i sopravvissuti tentarono di ripristinare la civiltà, ma un batterio li mise nuovamente a dura prova. In alcune aree del mondo nacquero nuovi centri, collegati tra loro da una rete di scambio commerciale e culturale, sul modello delle antiche poleis. Poi, la grande pioggia cominciò a cadere e non smise per tredici mesi. Molte comunità, sorte sulle coste o nei pressi dei fiumi, finirono per essere travolte dalle acque. L’umanità fu ulteriormente decimata dalla Natura. Quando la pioggia cessò e le acque si ritirarono, i pochi sopravvissuti erano ormai stremati. Fu allora che da Oriente giunse un popolo misterioso, di cui nessuno seppe mai l’origine, che portò nuova linfa al genere umano e stabilì una pace con la Natura.
In particolare, si raccontano le vite di tre donne: Judy, la figlia Vera e la nipote Rebecca. In parallelo, una figura misteriosa, chiamata il Discepolo, percorre i secoli (e i millenni) alla ricerca di un significato alla vita. Le loro storie si intersecano nel tempo, in un continuo salto tra passato e presente, in cui il lettore, come un archeologo, è chiamato a ricostruire gli eventi e le genealogie familiari.

Argyros Singh

Argyros Singh nasce a Pordenone nel 1994. Laureato in storia dell’arte a Udine, si dedica alla scrittura da giovanissimo, pubblicando sia saggi (La Regola templare, 2019) che opere di narrativa. Tra queste, il romanzo Nessuna pietà (2020), edito da Spring Edizioni.
Scrive inoltre sul suo blog, La Voce d’Argento (www.voceargento.blogspot.it), in cui tratta soprattutto di arte, storia e letteratura, ed è presente sui vari social, tra cui Instagram @argyrosingh.
Bibliofilo e appassionato di cinema, ha anche avviato un progetto musicale che mescola space rock, dream pop e musica da cantautore.
Negli anni si è avvicinato alla spiritualità indù, aspetto che influisce in parte sul contenuto dei suoi scritti. Altre influenze, a seconda dell’argomento in questione, provengono soprattutto da Joseph Conrad, Aldous Huxley e René Guénon.

★★★★★

Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

Tutti i nostri incipit:




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