Gli scrittori della porta accanto

Loris Grassulini presenta: Fobocrazia

Loris Grassulini presenta: Fobocrazia

Presentazione Libri Intervista a cura di Silvia Pattarini. Loris Grassulini presenta Fobocrazia  (Giovane Holden Edizioni). Un romanzo breve ucronico e distopico, che prende spunto da un evento contemporaneo reale e catastrofico: la pandemia di Covid-19.

Loris Grassulini è nato a Pontedera nel 1976, vive a Ponsacco (PI), nella suggestiva Toscana. Una Laurea in Filosofia conseguita presso l’Università di Pisa. Socio amministratore di una azienda che opera nel settore del gioco legale. Una passione profonda per la scrittura e un vivido interesse per la Politica, intesa nell’accezione più nobile del termine. Ama definirsi inguaribile realista e cinico sognatore.


Fobocrazia

di Loris Grassulini
Giovane Holden Edizioni
Distopico | Ucronico
ISBN 978-8832929805
ebook 3,49 €
Cartaceo 12,00€

Sinossi

La dura battaglia contro una piaga sanitaria planetaria si trasforma ben presto in qualcosa di forse più orribile: il progressivo e totale annientamento delle più elementari libertà individuali.
Romanzo breve che si colloca a pieno titolo nella più classica tradizione ucronica e distopica, prendendo spunto e origine da un evento contemporaneo reale e catastrofico: la pandemia di Covid-19. La storia, essenzialmente drammatica, lascia trasparire un crudo e viscerale sarcasmo di fondo, equiparando in modo sottile, ma non troppo, le dinamiche di propagazione e affermazione di una entità venefica e impalpabile quale un virus appunto, a quelle di una idea, ma ancor più di una ideologia. La narrazione è incalzante a guisa di un semplice spaccato di cronaca, ma nei suoi punti più intensi focalizza l’attenzione del lettore sui fragili equilibri, costantemente messi in discussione, di quelle più elementari logiche sociali che stanno alla base della nostra stessa convivenza civile e della relazione tra l’individuo, i suoi gruppi di appartenenza e il potere costituito.
La dura battaglia contro una piaga sanitaria planetaria si trasforma ben presto in qualcosa di forse più orribile: il progressivo e totale annientamento delle più elementari libertà individuali. Il romanzo non vuole ammiccare in alcun modo alle risibili teorie complottiste che hanno puerilmente proliferato durante lo sforzo bellico contro la pandemia da Covid-19, bensì vuole mettere a nudo tutte le fragilità della nostra cultura e della nostra civiltà contemporanea, usando il virus come dura e calzante metafora della diffusione di una ideologia malata e mortale. E, ovviamente, non può esserci spazio in questa tipologia di storia per un mieloso e insignificante lieto fine.



Loris Grassulini, bentornato sul blog Gli scrittori della porta accanto. Entriamo subito nel vivo di questa intervista: quando e come hai maturato l’idea di scrivere Fobocrazia?

L’idea è nata proprio nel bel mezzo della Pandemia di Sars-cov19, dalla quale tra l’altro non siamo ancora usciti del tutto. È nata forse dalle più recondite paure che ognuno di noi covava in cuore circa il futuro, nel momento in cui eravamo sottoposti a forti restrizioni e divieti, nel bel mezzo di tutte le contromisure adottate dalle istituzioni per combattere l’avanzare del virus, contromisure che inevitabilmente limitavano le più elementari libertà individuali che fino a quel momento avevamo dato invece per scontate. È stata forse l’esplicazione letteraria di una sorta di incubo ad occhi aperti. Per fortuna è rimasto tale e ad oggi siamo quasi fuori da questo lungo periodo nefasto che ha messo duramente alla prova la nostra società da molti punti di vista.

Fobocrazia: perché questo titolo?

Fobocrazia, letteralmente “Dominio della Paura”, caratterizza nel modo migliore a mio giudizio l’evoluzione drammatica delle vicende narrate in questo romanzo breve, che parte dalla narrazione reale dello scoppio della pandemia di Covid per poi precipitare in una sorta di "dittatura" stile sovietico, nella quale ogni libertà individuale è irrimediabilmente sacrificata nel nome di un generico e utopico benessere collettivo, o se vogliamo "salute collettiva". Insomma: la paura è il sentimento sul quale si basa l’intera vicenda, la «paura che può legittimare qualsiasi scempio», come afferma lo stesso protagonista.

Quanto tempo ti ha impegnato la sua stesura?

In verità non molto. La storia si è scritta quasi da sola, guidata appunto da quel sentimento di timore che ci ha accompagnato per oltre due anni e che in qualche modo ci ha cambiati intimamente. L’evoluzione della storia, del tutto fantastica, è stata solo l’esasperazione di questo timore, la drammatizzazione delle più oscure proiezioni del pensiero rivolto ad un futuro che sembrava sempre più incerto.


Fobocrazia si può collocare nel genere distopico-ucronico. Che cosa significa?

Come già anticipato in precedenza le vicende narrate partono da una vicenda storica reale: la pandemia di Sars-cov19 per poi creare, nel suo evolversi, una storia parallela e alternativa a quella che si è andata invece realmente concretizzandosi. Per questo si può definire il romanzo distopico, ma ancor più precisamente ucronico o, se vogliamo, allostorico. Senza tralasciare il suo finale, che non è ovviamente il caso di esplicare in questa sede per non togliere il "gusto" al lettore, un finale che in vero non rappresenta una vera fine bensì un paranoico "eterno ritorno", senza speranza.

Ci sono parti autobiografiche, riferite alla tua vicenda personale?

La parte che potrei definire in qualche modo "autobiografica", facendo però una vera e propria forzatura, è forse la parte iniziale nella quale si passano in rassegna, con qualche dettaglio romanzato ovviamente, le prime contromisure adottare dalle autorità mirate a frenare l’avanzata del virus. Ecco: alcune riflessioni del protagonista non sono altro che mie riflessioni, ma ripeto, si tratta di passaggi iniziali e marginali per il senso del romanzo.

Quali sono i tuoi gusti in fatto di libri? C’è un libro che ti incuriosisce molto ma non hai ancora avuto modo di leggere?

Non ho a dire il vero preferenze nette e settoriali per quanto riguarda la lettura, posso dire però che non amo il fantasy, neanche quello d’autore. Sono forse più attratto dal vero e dal verosimile. Un libro che voglio leggere prossimamente, e che non ho ancora acquistato ma lo farò a breve giro, è Psicopatologia del Radical Chic dello psicanalista e naturopata Roberto Giacomelli.

Domanda secca: perché si dovrebbe leggere Fobocrazia?

Perché a mio giudizio è una storia piuttosto breve ma che riesce (o almeno ci prova!) a trasmettere un messaggio di fondo sempre attuale: la paura e la necessità di protezione spinge spesso l’uomo a decidere di rinunciare alle proprie libertà, quand’anche ai propri diritti, e non è detto che questo percorso sia poi arrestabile e controvertibile. L’estremizzazione letteraria della celebre frase di Freud: «L’umanità ha sempre barattato un po’ di felicità per un po’ di sicurezza». E nel concetto di felicità non può che essere incluso anche il concetto di libertà. Poiché, alla fine, è difficile essere felici senza essere liberi.

Per finire, a chi consigli la lettura di Fobocrazia?

Sarebbe scontato e mio interesse rispondere: a tutti! Ma a parte le battute a tutti quei lettori che amano le storie brevi ma cariche di significato, a quelli che non amano i "mielosi" lieto-fine, a chi piace interrogarsi sui rischi che può correre la società, e l’individuo stesso, quando rinuncia a comprendere davvero la realtà che la circonda, quando è disposta a rinunciare alla propria libertà senza lottare, quando un utopico "bene superiore" offusca e annienta le prerogative del singolo individuo.

Ringraziamo Loris Grassulini per essere stato con noi. In bocca al lupo per i progetti futuri!


Silvia Pattarini



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