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Stranger Things IV: solitudine e sensi di colpa nella serie TV Netflix

Stranger Things IV: solitudine e sensi di colpa nella serie TV Netflix

Serie TV Di Loriana Lucciarini. Stranger Things IV: la quarta stagione della celebre serie di Netflix gioca con la solitudine, i sensi di colpa, i muri che costruiamo attorno a noi e le paure che ci atterriscono.

Primissima impressione già dopo le prime scene del Volume 1 di Stranger Things IV: “Urca! Si è passati all’horror!”.
Sì, c’è stato un cambio di passo per la celebre serie TV disponibile in abbonamento su Netflix che immagino gli spettatori come me, poco avvezzi al genere horror, hanno notato immediatamente: le atmosfere, alcune scene, il nuovo nemico che si profila all’orizzonte, tutto marcatamente più cupo rispetto alle stagioni precedenti. O almeno, c’è più di questo.

I temi cardini di questa IV stagione di Stranger Things sono sicuramente la solitudine e il senso di colpa che paiono e trasudare in ogni fotogramma nei momenti topici.

Dai primi piani su visi atterriti dalla paura e dai propri segreti che sono poi i mostri che ci portiamo dentro. Dai piani sequenza verso i singoli protagonisti, spesso ripresi con il vuoto attorno. Dalla colonna sonora, il brano di Kate Bush diventato la hit del momento, che parla proprio di questo.
Di solitudine e senso di colpa si ciba anche il nuovo mostro del Sottosopra, che pare infatti prediligere vittime che sono alle prese con il trauma, in silenzio. Proprio come Max, che vive un dramma simile, e come Nancy, ancora scossa per la morte della sua amica Barb.

Seguendo gli eventi, arriviamo anche ad altri temi: alla difficoltà di essere accettati per quel che si è, la spinta all’omologazione, la cattiveria della società, il bullismo.

Lo sanno bene i ragazzi di Hawkins: Mike e Dustin che continuano a cercare un posto nella loro nuova scuola. Lo sa bene Lukas, che ha iniziato a frequentare il gruppo dei “popolari” cercando di staccarsi da un passato da nerd. Purtroppo lo vive sulla sua pelle anche Undici, nella nuova vita in California: persi i poteri, lontana dagli amici, in una nuova scuola, si ritrova a fare i conti con scherzi crudeli e prese in giro che la avviliscono e ne accentuano il senso di solitudine e di disperazione, già è fortemente radicato in lei a causa del suo passato e dei recenti tragici avvenimenti di Hawkins.

Scavare in sé per affrontare i propri mostri.

Undici si ritroverà, suo malgrado, a tornare indietro con la memoria e scavare nei ricordi. Nel suo viaggio in solitaria alla scoperta di dolorose verità su se stessa, ritroverà persino chi l’ha delusa e abbandonata. E affronterà tutto da sola, in una grande prova di coraggio.
Ma anche gli altri avranno la loro dose di guai. Prima fra tutti Max – che in questa stagione è stra-to-sfe-ri-ca! Così come Hopper – lui, puntata dopo puntata, ha acquisito sempre più spessore ed è diventato colossale!

La forza delle prime due stagioni di Stranger Things erano il gruppo e l’ambientazione anni Ottanta. Dalla terza stagione si assiste a uno sfilacciamento di queste dinamiche.

Tanto che i diversi personaggi – tutti ben tratteggiati con le loro peculiarità – si ritrovano a salvare il mondo in gruppetti sparsi.
In questa IV stagione la distanza è sempre più evidente e lo scostamento da ciò che erano le relazioni del passato si è fatto più pesante, solido. Un elemento che fa anche male dover appurare. Comunque, per alcuni legami che si perdono, nuovi se ne creano ed ecco che l’entrata di Svitato crea nuovi equilibri, apre nuovi piani narrativi. Andando avanti però, quello che era un punto di forza della serie ritorna: l’importanza del gruppo, del darsi una mano, dell’amicizia che non fa sentire soli torna a essere preponderante.

Così, se il muro si scioglie, se qualche crepa si apre ci si salva.

Ci si salva dalla morte grazie alle persone e alle cose che amiamo. La scena clou con Max nell’episodio “Caro Billy” è emblematica e da pelle d’oca.
Per deformazione professionale, la mia mente da scrittrice si concentra sempre sulla trama, sulla struttura narrativa, sul detto-non-detto e ciò che lascia intuire – che non sempre sono poi le rivelazioni, ma spesso anzi sono messe lì per creare falsi indizi. Quindi sono andata in brodo di giuggiole in questa stagione. L’ho rivista ben due volte per raccogliere particolari, trovare ganci, spiegazioni, piccole rivelazioni. Perché tutto è legato al passato e al futuro. Occorrerebbe trovare la chiave…
Potranno le ultime due puntate dare risposte ai tanti interrogativi? Perché tirare le fila può essere difficile e complesso, soprattutto mantenendo organicità narrativa e coerenza strutturale.

Il passato che ci portiamo dietro può diventare un peso. Le paure che ci hanno dominato e da cui scappiamo possono diventare i nostri peggiori nemici.

I nostri mostri da combattere e che, prima o poi, dovremo affrontare. Ecco ciò che mi lascia la visione di questa IV stagione, che mi ha coinvolto e che ho amato, almeno fino a questo punto.
Per ora l’ho trovata di ottimo livello, superiore ai precedenti. E anche se alcuni episodi sono eccessivamente lunghi e potevano essere ridotti, ho apprezzato le citazioni a pellicole più famose, i piccoli omaggi neanche troppo velati. Così, anche se alcune novità mi hanno spiazzata, certi personaggi mi hanno piacevolmente stupita (Murray unico!), alcuni impercettibili cambi di rotta, di ritmo, di luce mi hanno condotta laddove non pensavo di arrivare; e anche se un paio di protagonisti li ho trovati davvero sottotono – il che mi fa sperare che possano prendersi la rivincita negli ultimi due appuntamenti di chiusura stagione, come Will, Jonathan, relegati ai margini e decisamente sottotono rispetto al passato – sono certa che il finale di stagione sarà con il botto!
Ancora pochi giorni poi tireremo le somme, almeno fino ad arrivare al finale conclusivo della V stagione.




Loriana Lucciarini


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