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La memoria di Giacomo Matteotti insultata a Bolzano

La memoria di Giacomo Matteotti insultata a Bolzano

Di Lara Zavatteri. La memoria di Giacomo Matteotti insultata a Bolzano: svastiche e scritte offensive sui muri contro il deputato socialista ucciso dai fascisti nel 1924.

Mancano pochi giorni al Giorno della Memoria che ogni anno, il 27 gennaio, commemora le vittime dell’Olocausto. Non a caso proprio in questi giorni sono apparse scritte di violenza e odio in piazza Matteotti a Bolzano, scritte ultras con simboli fascisti. Offendere la memoria di colui che diede la vita per cercare di opporsi al fascismo è un atto grave e fa comprendere fino a che punto certi odi e certe ideologie sono purtroppo ancora vive.

Cos’è accaduto?

Sui muri di piazza Matteotti a Bolzano, uno o più soggetti, indisturbati, hanno tracciato scritte di odio come “Ultras Bolzano sciarpa al collo e cinghia in mano” e “Matteotti zigomi rotti!”, oltre a svastiche e simboli del fascio. Ignoti che hanno preso la palla al balzo mettendo in mezzo la passione sportiva, che qui non c’entra nulla, e la questione amministrativa relativa all’aspetto della piazza, che anche in questo caso non c'entra niente.
L’episodio è stato prontamente condannato e il Comune cancellerà le scritte, inoltre l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Alto Adige Südtirol si è recata al monumento di Giacomo Matteotti come per riparare, anche se altri avrebbero dovuto farlo, portando in dono un mazzo di fiori.
Sulla pagina Facebook dell’Anpi Alto Adige Südtirol si legge:
Ancora una volta, purtroppo, come sempre stranamente indisturbati, i "soliti noti" hanno agito insultando la memoria della Città e di Giacomo Matteotti con le loro lugubri scritte e con i loro simboli fascisti, cercando di strumentalizzare, non a caso a pochi giorni dalle tantissime iniziative per il giorno della Memoria, il disagio per una questione amministrativa relativa all'aspetto della piazza e la sana passione sportiva per la squadra biancorossa. Il Comune sta già operando per cancellare le scritte, ma è necessario non sottovalutare episodi come questi, perseguire questi gruppi pericolosi ed essere conseguenti alle parole di condanna tutti i giorni dell'anno anche nei confronti dei tentativi di questi figuri ben conosciuti di inquinare il mondo degli sportivi.

Giacomo Matteotti e la denuncia di brogli fascisti.

Inizio con il ricordare che Matteotti aveva origini della valle di Peio in Trentino, del paese di Comasine in particolare. Da lì partì il nonno Matteo, per cercare fortuna altrove, e a Comasine ancora esiste la casa natia dove ogni anno il locale Circolo Matteotti organizza una cerimonia di commemorazione con la deposizione di una corona.
Giacomo nacque invece a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, nel 1885 ed è ricordato per il suo ruolo di antifascista. Deputato socialista, il 30 maggio 1924 con grande coraggio prese la parola per denunciare alla Camera dei Deputati i risultati delle elezioni di aprile, viziati da brogli. In sostanza, secondo Giacomo Matteotti i fascisti avevano vinto solo perché la popolazione non aveva più la libertà di decidere e per il clima di violenza che imponevano i fascisti. Fu, quella, la sua condanna a morte. Giacomo lo sapeva, infatti dopo aver concluso il suo intervento disse profeticamente ai suoi compagni di partito di preparare il discorso funebre per lui.
Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai. Giacomo Matteotti
Giacomo Matteotti per quel suo discorso trovò la morte. Fu infatti rapito da sicari fascisti e ucciso il 10 giugno. Il suo corpo fu ritrovato solo ad agosto.

Matteotti è diventato un simbolo dell’antifascismo grazie alle sue coraggiose prese di posizione.

Oggi, a quasi 100 anni dalla sua morte, si offende la sua memoria e tornano gli slogan razzisti e i loro simboli. Ma se ne sono mai andate, certe ideologie nazifasciste? Purtroppo, pare di no e ciò che è accaduto a Bolzano ne è la prova. Non solo si è offesa la memoria di un uomo coraggioso che spese la sua vita a costo di difendere la libertà, ma si è scelto, ovviamente non a caso, la vicinanza con il Giorno della Memoria.
L’Anpi prontamente è arrivata davanti al monumento di Matteotti con i fiori, ma dov’erano i responsabili di queste nefandezze? Cosa ne sanno di cos’è stato il fascismo, il nazismo, la Shoah?
Purtroppo non sono dei semplici ignoranti, credo che apposta si sia voluto infangare proprio Matteotti e il Giorno della Memoria. Perché certi odi sono sopravvissuti e sopravvivono, e se si dimentica ciò che è stato, allora dei tanti che hanno perso la vita per la libertà, o che sono morti solo perché ebrei, che ne sarà? Che ne sarà della memoria se si sottovalutano questi episodi?

Non è retorica dire che non bisogna dimenticare.

Perché se si dimentica hanno vinto loro, perché se si dimentica i tanti che hanno patito, sofferto, che sono morti, siano stati partigiani, politici coraggiosi come Matteotti, oppositori del regime, ebrei, insomma tutte le persone che il fascismo e il nazismo hanno spezzato, saranno morti per niente. Perché chi è riuscito a tornare e raccontare, allora avrebbe narrato invano.
Per questo, oltre naturalmente a condannare con durezza questo gesto, bisogna continuare a parlare, a documentarsi, a sapere cos’è accaduto sotto il nazifascismo. Per questo sono importanti le iniziative del Giorno della Memoria. E invece di scrivere su un muro ingiurie verso chi difendersi non può più, vada a visitare la tomba di Matteotti a Fratta Polesine, sappia che nel paese che fu quello di suo nonno ogni anno ricordano Giacomo, vada a leggere cos’è stato l’Olocausto, non solo nella nostra Italia, con le leggi razziali di Benito Mussolini, ma anche in Europa.

Concludo con un aneddoto personale.

Qualche anno fa sono stata a Ferrara. Con il mio ragazzo siamo passati a visitare il cimitero ebraico, dove è sepolto Giorgio Bassani, lo scrittore del libro Il giardino dei Finzi Contini, anche lui ebreo. Gli abbiamo lasciato un sasso sulla tomba, perché gli ebrei depongono sassi sulle tombe, non fiori, lo si vede anche alla fine del film Schindler’s List. E ho pensato ai tanti che Bassani ha voluto raccontare, in quel libro, ai tanti che una sepoltura non ce l’hanno. Non solo ebrei, ma anche coloro che tentarono di opporsi ai regimi di Hitler e di Mussolini.


Giacomo Matteotti, che invece una tomba ce l’ha, merita di continuare – come tutti coloro che hanno detto no, che sono morti per la politica razziale e l’odio di due dittatori – ad avere un profondo rispetto da parte di tutti noi.
Certe cose non devono tornare. Spetta a noi non voltarci dall’altra parte, spetta a noi indignarci e difendere la memoria. Sempre. E per sempre.

Lara Zavatteri


Lara Zavatteri



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