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Recensione: La cura dell'acqua, di Sophie Mackintosh

Recensione: La cura dell'acqua, di Sophie Mackintosh

Libri Recensione di Stefania Bergo. La cura dell'acqua un romanzo di Sophie Mackintosh (Einaudi). Una prosa poetica, cruda, concreta, essenziale, visionaria, una metafora sul dolore delle donne, sulla sorellanza come salvezza, molto più protettiva di un luogo sicuro.

La cura dell'acqua di Sophie Mackintosh non cattura fin dalle prime pagine, non si riesce subito a decifrarlo. Ci si innamora lentamente della storia, che ha i tratti sfocati del romanzo distopico, psicologico e della favola noir – come l'ha definita Margaret Atwood. Sicuramente è intriso di spunti di riflessione e si presta a più chiavi di lettura, del tutto personali. Quella che segue è ovviamente la mia.

Grace, Lia e Sky sono tre sorelle, allevate da Mamma e King su un'isola protetta, lontana dal mondo infetto.

Grace, la più grande, ha sperimentato il mondo esterno da bambina, mentre Lia è arrivata sull'isola in fasce e Sky è nata lì, tutto quello che sanno sulla sua tossicità è stato loro tramandato.
Solo proseguendo con la lettura si delimitano i contorni dell'infezione che pare aggredire l'aria e renderla pericolosa per le donne. Se ci si sofferma a cercare un dove, un quando e un perché si fatica a continuare. Perché risposte a queste domande non ce ne sono. Tutto il libro è una metafora che diventa nitida solo alla fine.
Parte di ciò che rendeva il vecchio mondo così terribile, così propenso alla distruzione, era una totale mancanza di preparazione per le energie personali spesso chiamate sentimenti. Mamma ci ha parlato di questo tipo di energie. Pericolose soprattutto per le donne, essendo i nostri corpi già così vulnerabili, in modi in cui i corpi maschili non lo sono. Sophie Mackintosh, La cura dell'acqua

Terra, aria e soprattutto acqua: degli elementi naturali manca solo il fuoco. Sostituito dal sangue.

È la cura dell'acqua che viene principalmente utilizzata da Mamma e King con le donne ferite, intossicate, convalescenti, che si rifugiano sull'isola in cerca di salvezza, in un vecchio hotel abbandonato adibito a clinica – un po' come in L'albergo delle donne tristi di Marcela Serrano. Oltre a vari altri rituali e prove, cui vengono sottoposte anche le figlie, allo scopo di irrobustire il loro corpo e soprattutto la loro volontà, aumentando la resilienza e il controllo di emozioni e istinti che le farebbero dipendere dagli uomini.
I sentimenti forti ti indeboliscono, ti aprono il corpo come una ferita. [...] Nel corso degli anni abbiamo imparato come smorzarli, come esercitare e rilasciare l'emozione solo in condizioni controllate, come padroneggiare il nostro dolore. Posso tossirlo nella mussola, intrappolarlo nelle bolle sott'acqua, farlo gocciolare via dal sangue. Sophie Mackintosh, La cura dell'acqua
Prove che arrivano a togliere letteralmente l'aria, strizzano i polmoni come spugne tra le dita, spingendo al limite della sopravvivenza le donne. Prove cui si sottopongono volontariamente, reduci da un tempo in cui il fiato veniva tolto loro da mani maschili, da situazioni asfittiche che hanno lasciato i segni dell'intossicazione.
Ma sull'isola non c'è spazio per il mondo oltre confine, tenuto lontano con filo spinato e boe di sicurezza. Tutto quello che rischia di infettare il paradiso – animali morti o relitti che arrivano sulla spiaggia – viene cosparso di sale e affidato alla terra, sepolto, nascosto. Per dimenticare o non vedere.

La cura dell'acqua di Sophie Mackintosh è suddiviso in tre sezioni. Nella prima si susseguono i capitoli alternando la voce di tutte e tre le sorelle – un collettivo "noi" – con il racconto personale di Lia o Grace.

Mancano le voci di Mamma e King, manca quella della sorella minore Sky, ancora bambina, mancheranno anche quelle degli uomini che giungeranno casualmente sull'isola in seguito a un naufragio. Lia e Grace sono le narratrici della storia, di quella presente e di quella passata, che si dipana più lentamente ma che, goccia dopo goccia, svela ogni cosa.
Raccontano le privazioni, l'isolamento, le prove quotidiane che le allenano a un eventuale incontro col male, gli uomini, che spargono «le tossine in modo sconsiderato». In un tempo in cui ormai non ci sono altre donne ferite di cui occuparsi – se ne sono andate tutte. Nel momento in cui King sparisce senza lasciare traccia, solo una scia di domande irrisolte, e Grace partorisce un figlio.
Le prove sono inutilmente crude ma rassicuranti, come lo sono tutti i rituali in cui ci si può rifugiare come unica certezza contrapposta all'incognita di un futuro sempre in allerta. La cura dell'acqua, il rituale dei ferri – per rinsaldare la sorellanza –, il sacco dello svenimento, la lettura del Libro di Benvenuto – cui le donne affidano i loro traumi, la violenza subita dagli uomini, perché «mettere le cose su carta era meglio che lasciar uscire le parole nell'aria, cosa che sarebbe equivalsa a diffondere il contagio» –, i bicchieri di acqua salata e i secchi in cui vomitarla insieme al dolore, la terapia del ghiaccio «per estirpare il calore del sentimento».

Nella seconda parte, compaiono gli uomini.

Arrivano a contaminare il paradiso portati come relitti dal mare: due fratelli adulti e un bambino.
Ora è solo la voce di Lia a raccontare. Racconta le diffidenze e la pure iniziali, il suo risentimento verso il genere, il suo cedimento – «Mi giro per vedere se individuo zanne, artigli, armi, ma non c'è nulla che suggerisca un pericolo». Sente di essersi irrimediabilmente infettata. Ma poi smette di opporsi ai suoi sentimenti. E finisce con l'aspettarsi qualcosa. Perché per le donne la disponibilità fisica maschile è disponibilità al legame, così come per gli uomini la passività fisica femminile è consenso – anche se un "io non ti ho mai promesso nulla" ha un peso notevolmente diverso da un "io non ti ho mai detto sì": l'uno vale come autodifesa, l'altro non vale affatto.

Nella terza parte è la voce di Grace a chiudere il cerchio, lei che ha sperimentato davvero il male del mondo oltre i confini. E non solo.

Solo alla fine ogni dettaglio avrà un valore e una spiegazione. Anche se su alcuni aspetti non viene spontaneo interrogarsi proprio per la natura del romanzo stesso: quando tutto è metafora, l'inspiegabile e il grottesco hanno comunque senso, perché cercarne uno razionale?
Perché quello di cui parla Sophie Mackintosh non è un male distopico, è reale, attuale. Con la sua prosa poetica, cruda, concreta, essenziale, sublime, visionaria, ci racconta la tossicità di un amore sbilanciato: da un lato la fragilità delle donne, il loro bisogno, così diverso da quello maschile, la loro irritante «disperazione patologica»; dall'altra l'insofferenza degli uomini, la loro tendenza a farle vergognare di quel bisogno. Racconta la violenza con cui gli uomini spesso le sopraffanno, in tutti i modi in cui è possibile farlo. Anche quando si celano sotto spoglie rassicuranti, quasi fosse la loro ineluttabile natura.

Non ci sono paradisi a proteggere dal dolore, dunque? L'isola si rivelerà un'utopia fallita?

Forse. Di sicuro, non saranno rituali purificatori di acqua e sale a salvare le donne. Sarà semmai la sorellanza, quell'amore che va oltre il sangue e il luogo – «Sarà sempre una donna a salvarci, adesso lo sappiamo».
La cura dell'acqua di Sophie Mackintosh è una favola noir che riserva anche qualche colpo di scena che stupisce senza sconvolgere, si accoglie come logica conseguenza di tutto quanto letto in precedenza, come se si rimettessero semplicemente in ordine delle tesserine sparse sul tavolo e si percepisse finalmente tutto il disegno. Vi consiglio di andare oltre le prime pagine, fare vostro lo stile dell'autrice che inizialmente può apparire inopportuno ma poi diventa caro, fluente come acqua fredda sulla pelle accaldata.
È il nostro messaggio per chiunque possa venire su questi lidi. Il messaggio è Non è posto per voi. Il messaggio è Vaffanculo. Speriamo che lo vedano e raccontino ad altri che qui ci sono donne pericolose che hanno scoperto un modo per salvarsi.
Donne nuove e fulgide. L'amore ci fa luccicare dalla testa ai piedi. Ne abbiamo i segni impressi sul corpo. Non possiamo rinunciare a tutto questo. E non vorremmo neanche, nonostante i modi in cui siamo state cambiate. L'amore risplende ancora al centro del nostro essere. Sophie Mackintosh, La cura dell'acqua


La cura dell'acqua

di Sophie Mackintosh
Einaudi
Narrativa
ISBN 978-8806255381
Cartaceo 18,50€
Ebook 10,99€

Quarta

Tre ragazze, tre sorelle. Grace, Lia e Sky vivono in un luogo da sogno, un'isola di pace dove splende sempre il sole. Al sicuro. Perché oltre il mare, oltre l'orizzonte, si nascondono insidie mortali: gli uomini. È dalle loro tossine che i genitori hanno sempre protetto le figlie, sottoponendole a duri allenamenti quotidiani per scongiurare quella terribile minaccia che incombe su ogni donna. Sono forti, Sky, Lia e Grace, ma con l'arrivo inatteso di tre naufraghi tutte le loro certezze vacillano. Le sorelle possiedono davvero l'antidoto per quel temibile veleno?

«Che avvincente favola nera» (Margaret Atwood).

King, il padre, ha pensato a tutto: il territorio delimitato con il filo spinato, le boe al largo. È proibito sfidare quei limiti, nessuno deve oltrepassare il confine – in un senso e nell'altro. Proteggere le tre figlie è la priorità assoluta: insieme alla loro madre, King si impegna perché l'ambiente in cui vivono sia puro, libero dalle tossine che infettano l'aria al di là del mare, sulla terraferma. Una foresta in cui cercare un po' d'ombra ogni tanto, la spiaggia tutta per loro, un grande hotel in disuso che è diventato casa. Solo qui, in questa necessaria segregazione, Sky, Lia e Grace sono al sicuro. Ma il confinamento non basta. Da tutta la vita le tre sorelle si allenano quotidianamente per scongiurare la minaccia che incombe su di loro, e su ogni donna. Del resto, per quanto duri, gli esercizi imposti dai genitori sono un sacrificio più che accettabile: le sorelle ricordano bene tutte quelle donne ferite che si rifugiavano lì per farsi curare. Ricordano i segni, sui corpi e nell'anima, e quanto era difficile, anche con le premure di King e Mamma, anche con la cura dell'acqua, eliminare le tossine con cui gli uomini le avevano contaminate. Grace, Lia e Sky hanno piena fiducia nei genitori, ed è per questo che ogni giorno rinnovano la loro volontà di non allontanarsi, di non fare e non farsi domande, di ubbidire alle regole di quel paradiso rovesciato. Ma un giorno King sparisce misteriosamente e l'autorità materna comincia a incrinarsi sotto il peso della perdita. Poi, all'improvviso compaiono tre naufraghi che con la loro presenza rendono tangibile il pericolo paventato per tutta una vita. E minano ogni certezza di quel mondo in cui le sorelle hanno sempre creduto.




Stefania Bergo


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