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Recensione: Confessioni di un giovane romanziere, di Umberto Eco

Recensione: Confessioni di un giovane romanziere, di Umberto Eco

Libri Recensione di Davide Dotto. Confessioni di un giovane romanziere di Umberto Eco (La nave di Teseo). La sottile frontiera tra "finzione" e "realtà" di un professore di mestiere e di un romanziere per diletto.

Confessioni di un giovane romanziere di Umberto Eco offre uno sguardo esaustivo sulla vasta erudizione di un autore che ha dedicato la sua vita all’insegnamento accademico (professore per mestiere) e alla narrativa (romanziere per diletto), abbracciando molte aree dei media e della comunicazione, incluse tecnologia e intelligenza artificiale.
Le due anime non possono essere separate, poiché la vocazione narrativa, evidente nei saggi, ha conferito alla stessa tesi di laurea (Il problema estetico in Tommaso d’Aquino) il ritmo dell’indagine poliziesca.

Confessioni di un giovane romanziere raccoglie e riprende argomenti chiave affrontati in conversazioni e interviste.

Ma anche nelle Postille al nome della rosa, nelle Sei passeggiate nei boschi narrativi o nella Vertigine della lista. Ciò a dimostrare come il pensiero e la produzione di Umberto Eco siano un “cantiere aperto” in cui i temi che permeano saggi e romanzi vengono investigati a fondo.
Ma questo lo sapevamo già; qui c’è molto di più. Il titolo “Confessioni” suggerisce l'introspezione profonda nel processo creativo dell'autore, ma richiama alla mente quelle di sant’Agostino. E di sant’Agostino, più di una volta, Eco ha citato il punto della De doctrina christiana, in particolare il concetto secondo cui:
Ogni interpretazione di una certa parte di un testo può essere accettata se è confermata – e deve essere respinta se è contestata – da un’altra parte dello stesso testo. In questo senso, la coerenza testuale interna controlla gli slanci (altrimenti incontrollabili) del lettore. Umberto Eco, Confessioni di un giovane romanziere 

Questi slanci, però, come ogni esperienza artistica, si rivelano necessari e alla lunga fanno la differenza. Se l’arte non è un mestiere (ma diletto), al mestiere si presta comunque, a condizione che trovi il modo di disciplinarsi e darsi una forma.

È, questa esigenza, o pretesa, la quadratura del cerchio in cui si gioca tutto e il suo contrario, e dove anche un’opera saggistica può fare da esempio del bello scrivere.
La ricerca di una coerenza interna in un testo è sempre messa a dura prova, qualunque ne sia l'oggetto o l'argomento. Se poi ci si incammina tra finzione e realtà, la consapevolezza che entrambe le dimensioni si influenzano a vicenda (contribuiscono a modellare la nostra comprensione del mondo) rende il compito snervante, ma allo stesso tempo apre la strada a nuove esplorazioni.
In altre parole, la complessità e la molteplicità della realtà rendono difficile una definitiva catalogazione, poiché essa può assumere forme inaspettate che solo il romanzo è in grado di districare. Al massimo si coglie un momento, un istante nel suo complesso fluire e scorrere, ma non la legge (o un chilometrico algoritmo) che la riassuma una volta per tutte.

Eppure il lavoro del romanziere e del saggista è proprio questo: una ricerca ardita nel cuore di tale complessità, nel tentativo di svelare significati nascosti nel tessuto del reale.

Il romanziere chiaramente va oltre poiché va a caccia di questo significato anche a costo di far aderire in tutto e per tutto la realtà al modello proposto dalla sua finzione. Ma non diversamente rischiano di fare il filosofo, lo storico o in generale il saggista, nell'adattare il mondo alla teoria al fine di sostenerla.
La finzione quindi rincorrerà la realtà nel suo inesauribile fluire. In questo contesto, un'opera di finzione come Il nome della rosa, per esempio, imita la realtà fino al punto in cui le conclusioni – per ciò che rimane di inesplicabile e sfuggente – si sgretolano di fronte alla cocente sconfitta di frate Guglielmo da Baskerville.
Ciononostante, anche le affermazioni enciclopediche hanno dei limiti. Sono pur sempre soggette a revisione, poiché la scienza, per definizione, è sempre pronta a riconsiderare le proprie scoperte. Umberto Eco, Confessioni di un giovane romanziere


L’intento di fondo è sistematico, combinatorio, in breve enciclopedico; mira a distinguere per poi ricomporre il tutto in un disegno via via diverso.

Esso può assumere la forma del discorso di un saggio o costituire la trama di un romanzo, in ogni caso tappa di un percorso che solo in apparenza conduce a “un vicolo cieco”. Ossia alla constatazione che di nulla si potrà mai dire qualcosa di definitivo. Ogni soluzione, fosse anche una legge fisica, è destinata a infinite riformulazioni. E anche la migliore talvolta si mescola al rumore di fondo, passa inosservata, oppure confonde vieppiù le acque poiché spiegando tutto spiega troppo, dissolvendosi tra le mani come polvere.
E così deve essere: la realtà nelle sue sfaccettature, per essere abbracciata nel suo insieme, deve mostrare le sue incoerenze e le sue ambiguità. E la finzione (l'opera narrativa) vi si adegua.




Confessioni di un giovane romanziere

di Umberto Eco
La nave di Teseo

ISBN 978-8834615683
Cartaceo 19,00€
Ebook 11,99€

Quarta

Umberto Eco ha pubblicato il suo primo romanzo, Il nome della rosa, nel 1980, quando aveva 48 anni. In queste “confessioni”, nate in occasione delle Richard Ellmann Lectures nel 2008 – un prestigioso ciclo di conferenze tenuto per la Emory University ad Atlanta – ha alle spalle una lunghissima carriera di studioso, ma una carriera di narratore di “soli” ventotto anni: “pertanto mi considero un romanziere molto giovane,” dice in apertura del volume, “e, spero, promettente, che ha sinora pubblicato solo cinque romanzi e molti altri ne pubblicherà nei prossimi cinquant’anni.” In Italia La nave di Teseo pubblica ora per la prima volta questo libro, continuando ad approfondire l’autobiografia intellettuale di Eco, sotto altri aspetti (quelli legati alla filosofia) raccontata nel volume La filosofia di Umberto Eco. Qui l’attenzione è portata sul rapporto tra Eco e la scrittura. Il lettore trova così il racconto di come Eco ha iniziato a scrivere, fin dai quaderni della scuola, con gli inizi di romanzi poi incompiuti; la descrizione di come ha costruito i suoi complessi universi narrativi; il suo sguardo consapevole sul rapporto fra invenzioni romanzesche e teoria narrativa; e poi le sue grandi ossessioni, come la passione per elenchi e liste. A distanza di anni dalla sua pubblicazione originaria negli Stati Uniti, esce tradotto anche in Italia uno dei libri più personali di Eco – l’unico in cui racconta il suo processo creativo di narratore.



Davide Dotto


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