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Recensione: Eden, di Auður Ava Ólafsdóttir

Recensione: Eden, di Auður Ava Ólafsdóttir

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Eden di Auður Ava Ólafsdóttir (Einaudi): «Si ha la sensazione di respirare per qualche ora l'aria fresca e rilassata dell'Islanda, quella dove anche gli avvenimenti più tristi scorrono sotterranei e ovattati sotto una superficie di piccoli gesti quotidiani».

Credo di aver letto tutto ciò che è stato tradotto in italiano di Auður Ava Ólafsdóttir, quindi ormai ho l'imprinting. Posso dire che i suoi romanzi hanno una assoluta linearità stilistica, ma con esiti alterni nei risultati.
Così come ho adorato e recensito Miss Islanda qualche anno fa, così sono morta di noia con La vita degli animali e ho evitato di parlarne.

In genere Ólafsdóttir non si distingue per storie adrenaliniche.

Si tratta di racconti ambientati in un presente abbastanza statico dal quale, a frammenti, emergono fatti del passato che compongono il quadro come un puzzle. Talvolta sono stilettate che lasciano il lettore incredulo e sanguinante.
Di solito quando racconto un libro non mi soffermo tanto sullo stile quanto sul contenuto, ma nel caso di Ólafsdóttir è proprio lo stile quello che permette all'autrice di tessere una trama di micro eventi quotidiani, carote piantate, cipolle affettate, libri sottolineati, che si intersecano con riflessioni e conclusioni che inglobano il messaggio dell'autrice.

In Eden la storia quasi non esiste.

C'è Alba, una linguista, che lavora anche come editor, e che decide di spostarsi lontana dalla città. Vuole infatti piantare alberi per compensare l'impronta di carbonio che ha lasciato ogni volta che ha volato da qualche parte imprecisata del mondo per partecipare a conferenze sulle lingue in via di estinzione.
Colonna portante di Eden è il tema ecologico, compreso il cambiamento climatico. Persino l'Islanda non è più quella di un tempo e si verificano fenomeni atmosferici insoliti.

Per Ólafsdóttir – altro leitmotiv in comune con tutti i suoi libri – esiste l'Islanda ed esiste il resto del mondo, che non viene mai menzionato né descritto nello specifico.

E come in Hotel Silence, qui abbiamo dei profughi, persone che scappano da una guerra (in Hotel Silence si parlava di un luogo in cui la guerra era appena finita), ma non sappiamo esattamente da dove arrivino e quale fosse il loro paese. Potrebbe essere qualunque posto, di certo più caldo e con un sole più alto nel cielo che nell'Islanda stessa.
Ólafsdóttir dunque riempie il testo di tante micro azioni che descrivono come Alba si sistema nella sua casa nuova, come si ambienta nello spazio circostante, come crea il suo Eden – il paradiso terrestre in cui, però, biblicamente, non è destinata a rimanere per sempre.

Trasversalmente, e in sordina, emerge l'altra ragione per cui Alba è andata a stare lì: uno scandalo, un suo ex studente che ha pubblicato un libro di poesie in cui parla di lei, la sua ex amante.

Alba non affronta e non risolve: fugge.
E poi suo padre, sua sorella, i drammi familiari pregressi che vengono svelati un po' alla volta.
Una fine vera e propria non c'è, il romanzo si avvia a una conclusione senza colpi di scena, senza stravolgimenti e con qualche speranza per il futuro.
L'originalità risiede tutta nell'atmosfera di paesaggi desolati, di notti estive che non diventano mai scure, di nevicate a maggio, di lenzuola pulite e di piatti tipici.
Con Ólafsdóttir si ha la sensazione di respirare per qualche ora l'aria fresca e rilassata dell'Islanda, quella dove anche gli avvenimenti più tristi scorrono sotterranei e ovattati sotto una superficie di piccoli gesti quotidiani.


Eden

di Auður Ava Ólafsdóttir
Einaudi
Narrativa
ISBN 978-8806261115
ebook 9,99€
cartaceo 17,10€

Quarta

Alba, che si occupa di lingue in pericolo di estinzione, vive a Reykjavík e viaggia spesso in aereo per lavoro. Di ritorno da un convegno, calcola che per compensare la sua impronta di carbonio annuale dovrebbe piantare cinquemilaseicento alberi. Detto, fatto. Imparando a costruire muretti dai video in rete, tra colpi di vanga e veri e propri sradicamenti, nel suo nuovo terreno fuori città Alba è destinata a incontri eccezionali, come quello con Danyel, un giovane rifugiato in fuga dalla guerra, che le regalerà una nuova prospettiva sul futuro.

«Auður Ava Ólafsdóttir fa parte di quegli autori che ritroviamo ogni volta con piacere, come un'amica che vive lontano ma con cui continuiamo ad avere un forte legame».
«Les Échos»

Alba all'ultimo convegno a cui partecipa. Linguista, docente universitaria, correttrice di bozze, Alba è un'esperta - e un'amante - delle parole, e il tema delle lingue in pericolo di estinzione le sta a cuore, dal momento che l'islandese ne fa parte. Per questo interviene in conferenze in tutto il mondo, il che per lei, abitante di un'isola a nord del Circolo polare artico, significa per forza salire su un aereo. Di ritorno dal convegno, Alba fa una riflessione: per compensare la sua impronta di carbonio di quell'anno, dovrebbe piantare cinquemilaseicento alberi. Questo è l'importo, inevitabilmente parziale, del debito che ha nei confronti del pianeta. Perciò, quando legge l'annuncio di una proprietà in vendita fuori città, Alba non ci pensa due volte. L'appezzamento, che comprende un casolare da ristrutturare, è il posto giusto per realizzare un progetto di riforestazione. Nonostante sia un terreno di rocce, lava e sabbia, sferzato dal vento, tutt'altro che fertile... Ma Alba non si lascia scoraggiare dai presupposti avversi. Né tantomeno dai sospetti del vicino, il ruspante allevatore di pecore Álfur, o dalle critiche della sorella Betty, che la assilla con le sue telefonate. Su consiglio di Hlynur, comandante di marina in pensione e appassionato di selvicoltura, amico del padre, Alba comincerà dalle betulle, che resistono a quelle latitudini. La linguista trascorre cosí il tempo libero tra vanghe e zappe, alle prese con un muretto che impara a costruire dai video in rete, apprezzando il contatto con la natura e affezionandosi alla piccola realtà locale - qui la panetteria ha un reparto bricolage e l'alimentari ospita la filiale della banca. Stringe amicizia con Håkon, del negozio della Croce Rossa, e incontra Danyel, un giovane rifugiato in fuga dalla guerra che ha un grande talento per l'islandese. A poco a poco Alba si impegna sempre di piú in quel suo originalissimo Eden privato, tanto da decidere di vendere l'appartamento in città e trasferirsi nel casolare. Anche grazie a Danyel, quella che sembrava solo un'idea stravagante per Alba prende la forma di una possibilità: di un nuovo inizio, di una vita piú ricca, della libertà di scegliere finalmente le parole per riscrivere la sua vita con i versi di una luminosa poesia.


Elena Genero Santoro


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