Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Carmela in libertà di Elvira Rossi (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto). Un romanzo breve e delicato, di formazione ma anche storico e sociale, con un risvolto di attualità con un finale dolce amaro.
Possiamo considerarlo un romanzo di formazione a tutti gli effetti, ma Carmela in libertà di Elvira Rossi è anche un romanzo storico e sociale. Le vicende della protagonista, Carmela, quattordicenne nella provincia di Avellino degli anni Cinquanta, si legano a filo doppio con la situazione politica ed economica della Repubblica Italiana appena fondata.Lei, Carmela Trezza, è la figlia, unica e analfabeta, di una famiglia di pastori.
Nella prima parte del racconto l’autrice narra la sua vita in famiglia, con un padre che non nasconde che avrebbe preferito un maschio e un padrone, quello che dà lavoro alla sua famiglia, disinteressato al destino della famiglia Trezza al punto da decidere di vendere le pecore e ridurre Carmela e i suoi genitori ancora più in miseria.
Il titolo, Carmela in libertà, enuncia già le parole chiave, i punti focali dell’intero romanzo.
Da una parte abbiamo Carmela, una giovane che man mano diventa più consapevole, che deciderà di camminare sempre a testa alta; dall’altro abbiamo la libertà, quella che manca alla protagonista e alla sua famiglia.Il padre di Carmela non è libero di scegliere: nella sua povertà vive alla mercé di chi gli dà lavoro.
Carmela, dopo la vendita delle pecore, va a lavorare in città presso una famiglia molto benestante. Diventa la babysitter (termine non utilizzato nel testo!) di tre bambini, che la trattano con gentilezza e con rispetto. La madre dei bambini pare prenderla in simpatia. All’inizio Carmela si stupisce persino di essere “pagata per giocare”. Le sembra fin troppo bello. I suoi stracci vengono sostituiti con abiti dignitosi; i suoi capelli incolti vengono lavati e pettinati e questo le permetterà di piacersi, di provare soddisfazione per la propria fisicità.
Tuttavia, ben presto Carmela si accorge di vivere in una prigione dorata.
Non può decidere nulla per sé. Anche se è meglio vestita, anche se ora dorme in un letto di lana, non è libera.La libertà di Carmela non andava oltre il portone, che varcava quando accompagnava fuori i bambini.
La signora Cecilia talvolta le chiedeva di recarsi dal fruttivendolo di fronte, ma si guardava bene dall'affidarle altre commissioni, dal momento che tutte le botteghe erano a cento metri di distanza.
Non avrebbe potuto seguirla dalla finestra, e lei desiderava tenerla sempre sotto controllo.
Carmela si accorse di vivere prigioniera in una casa agiata, circondata da oggetti preziosi che non le appartenevano come la terra non apparteneva ai genitori che la coltivavano e come non le appartenevano le capre che lei aveva condotto al pascolo. Che vivesse in paese o in città la sua condizione di povertà restava immutata. Elvira Rossi, Carmela in libertà
Uno degli snodi cruciali del testo, rende Carmela in libertà più attuale di quanto ci si aspetti.
Se il lavoro la privava anche di un piccolissimo spazio di libertà, era vittima di un sopruso che la bonarietà del trattamento mascherava senza annullarlo. L’ingannevole benevolenza di certi gesti non intaccava ingiustizia e sfruttamento, architettati dal costume antico di una società classista e smemorata che dalla beneficienza traeva una ragione di vanto. Elvira Rossi, Carmela in libertàDopo lo scandalo del Pandoro Gate, ci si è resi conto di quanto ancora oggi possa essere umiliante e sfacciata la beneficenza, quando messa in pratica più per vanto e per interesse che per perseguire un ideale alto. Il trucchetto di sponsorizzare la beneficienza e di lucrare su essa è uno dei peccati moderni più vergognosi. Come rincorrere in Lamborghini i rider e i senza tetto per postare su Instagram l’atto di regalare loro mille euro in contanti, è chiaro che siamo alla decadenza. Quanta volgarità c’è in un comportamento del genere?
Eppure gli influencer attuali non hanno inventato niente.
Negli anni Cinquanta del ventesimo secolo, Carmela si rende conto dello stesso problema. I ricchi non hanno a cuore l’uguaglianza sociale e ambiscono solo a mantenere i loro privilegi.
Il finale di questo romanzo breve e delicato è dolce amaro.
Non sappiamo come sarà la vita adulta di Carmela, donna del secolo scorso, con i diritti e i doveri femminili imposti dalla società, ma sappiamo che dalla sua avventura in città avrà acquisito una nuova consapevolezza, che avrà imparato a distinguere il bene e il male e per questo, indipendentemente da come andrà, lei sarà libera.Carmela in libertà
di Elvira RossiPubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Romanzo storico | Narrativa di costume
Copertina flessibile | 146 pagine
ISBN 9791254585634
Cartaceo 11,00€
Ebook 2,99€
Quarta
Nel cuore della provincia della Avellino degli anni Cinquanta, il destino di Carmela si intreccia con le vicende di un’Italia che cerca di risollevarsi dalle rovine della guerra e sperimenta un nuovo corso politico con l’affermazione della Repubblica.
Costretta a guidare greggi per sostenere la sua famiglia, Carmela è un’adolescente analfabeta che si trova immersa in una società rurale caratterizzata da arretratezza e rapporti di subalternità. Attorno a lei si muovono numerosi personaggi, ognuno con la propria voce che definisce il tessuto sociale e storico dell’epoca.
La storia si trasferisce a Salerno quando, per una serie di circostanze, Carmela entra a servizio dei De Bonis, una famiglia agiata. In questa nuova realtà il divario sociale, evidenziato da scene di estrema povertà e di umanità dolente, si fa più netto e suscita il malcelato ribrezzo della gente perbene.
È qui che emerge in Carmela – acuta osservatrice di un mondo che impara a poco a poco a conoscere – un forte desiderio di libertà, emancipazione e giustizia sociale, determinata a realizzare un’esistenza al di là dei limiti imposti dalla propria e altrui condizione.
Con la prefazione del professore Alberto Granese, già ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Salerno.
«Sì, sono ignorante, non è colpa mia. L’ha voluto mio padre, ma prima ancora l’ha deciso chi non gli ha dato la possibilità di frequentare la scuola. Se la società è ingiusta, non posso fidarmi né delle sue regole né della sua morale. Il passato e il presente non mi convincono. Voglio scegliere da me. Detesto le imposizioni, sarò io a decidere quello che è bene e quello che è male per me. Non so che cosa farò, intanto io non voglio essere né una ragazza seria né una ragazza poco seria. Voglio essere Carmela in libertà. Se qualcuno pensa di impormi qualcosa solo perché sono analfabeta si sbaglia di grosso.»
Elena Genero Santoro |
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