Cinema Recensione di Liliana Sghettini. Quando c'era Marnie, del regista Hiromasa Yonebayashi, l'ultima produzione dello Studio Ghibli, uscito nelle sale italiane nel 2015, tratto dal romanzo di Joan G. Robinson. Due ragazzine dai destini incrociati.
Anna è seduta in un parco affollato di allegri bambini che giocano.
È sola, disegna e pensa... «Nel nostro mondo, esiste un cerchio magico invisibile. C’è l’interno del cerchio, e c’è l’esterno. Io sono all’esterno... Io mi detesto.»
Pensiero alquanto strano per una dodicenne, che denota una grande sensibilità e al contempo un'evidente sofferenza.
Anna si sente esclusa dal mondo, ma da quale mondo?
La scuola forse o la sua stessa vita?
D'improvviso, mentre disegna, si sente male e perde i sensi, è affetta da asma. Le sue compagne di scuola se ne accorgono e la riportano a casa dove la madre preoccupata chiama il medico. Al suo risveglio apprende che lui le ha consigliato di mandarla, per un periodo lungo, in un luogo più salubre della grande città dove abitano.
Inizia il suo viaggio verso una suggestiva cittadina di mare dove ad attenderla ci sono i suoi zii.
Sono persone semplici ma molto premurose e la accolgono nella loro umile dimora immersa in una natura rigogliosa e misteriosa.
Poco distante da lì, in luoghi affascinati Anna scopre una splendida villa dall'aspetto elegante ma inquietante. È attratta da quella casa anche se non ne comprende i motivi.
Quando c'era Marnie, un film d'animazione di Hayao Miyazaki: la recensione
Quando c'era Marnie
REGIA Hiromasa Yonebayashi
SOGGETTO Hiromasa Yonebayashi, Keiko Niwa, Masashi Ando
SCENEGGIATURA Michel Ocelot
PRODUZIONE | PRODUTTORE Studio Ghibli
DISTRIBUZIONE Lucky Red
MUSICHE Takatsugu Muramatsu
ANNO 2015
DOPPIATORI Sara Labidi, Benedetta Gravina, Chiara Fabiano, Claudia Catani, Daniela Debolini, Sergio Lucchetti, Antonella Giannini, Agnese Marteddu, Virginia Brunetti
Dapprima non si capisce se la villa sia abitata o no e, spinta da una grande curiosità, la ragazza decide di ispezionarla da vicino.
Spiando dalla finestra del primo piano, vede una bella bambina dai lunghi capelli biondi in compagnia di una donna anziana che sembra essere la sua governante.
Da quel momento non potrà più fare a meno di recarsi alla villa e una sera, fuori dal cancello e in riva al mare, trova quella stessa ragazza dai capelli biondi, ad attenderla. Si chiama Marnie e la accoglie con entusiasmo e gentilezza. Diventano amiche e scoprono di avere molte cose in comune, tra queste il fatto di essere figlie uniche.
Con il passare dei giorni Anna si convince che Marnie è un'amica davvero speciale e insieme a lei decide di non rivelare a nessuno del loro incontro.
Anna arriva sempre puntuale agli appuntamenti con Marnie ma purtroppo una sera non la trova più, ma dove sarà finita? Anna si sente di nuovo sola...
Quando c'era Marnie è l'ultima produzione dello Studio Ghibli uscita nelle sale italiane nell'estate del 2015 e per un brevissimo periodo di soli tre giorni.
A firmare la pellicola è stato il bravissimo regista Hiromasa Yonebayashi che, con disegni delicati, colori vivi e prospettive mozzafiato ha saputo stupire gli spettatori e la critica.
L'affascinante e misteriosa storia è tratta dal romanzo dell'autore inglese Joan G. Robinson e parla di due ragazzine dai destini incrociati che si conoscono in uno scenario incantato capace di coinvolgere totalmente lo spettatore.
Yonebayashi con la sua preziosa pellicola ha confermato quanto la Natura sia protagonista indiscussa in tutta la produzione dello Studio Ghibli.
All'altezza di tali “effetti speciali” sono state le musiche soavi di Takatsugu Muramatsu che hanno degnamente completato un prodotto di alta qualità capace di trasmettere fortissime emozioni.
Buona visione!
Letizia Ciampa, Lilian Caputo, Oreste Baldini, Roberta Pellini, Vittorio Amandola, Liù Bosisio, George Castiglia
Cari amici siamo giunti al terzo appuntamento con il regista Hayao Miyazaki e i suoi film di animazione (Ponyo sulla scogliera, Arrietty, il mondo segreto sotto al pavimento).
Si tratta di una pellicola, uscita nelle sale cinematografiche del Giappone nel lontano 1988 e approdato in Italia solo diversi anni dopo, nel 2009. “Il mio vicino Totoro” prodotto dallo Studio Ghibli, ha conquistato il cuore di tanti bambini per la simpatia del suo protagonista principale o forse per le sue compagne di avventura, due tenere e dolci sorelline di otto e quattro anni. Satsuki e Mei si trasferiscono insieme al loro padre in un piccolo villaggio di campagna per abitare più vicini all'ospedale dove è ricoverata la loro mamma. Sono emozionate ed entusiaste e fin dai primi momenti nella nuova casa, una tipica dimora in legno giapponese, vivranno avventure in un mondo magico e, come avviene in tutte le pellicole di Miyazaki, a contatto con madre Natura.
Appena arrivate s'imbattono in spiritelli dispettosi chiamati "nerini del buio" che occupano le vecchie case abbandonate e che solo i bambini sono in grado di vedere.
Successivamente, la piccola Mei, per inseguirne un altro dall'aspetto strambo e le orecchie lunghe, si allontana addentrandosi nel bosco fino ad arrivare al grande albero di canfora, noto a tutti gli abitanti della zona, dove incontra il simpatico ma dormiglione Totoro. Non sa bene se sia una talpa, un orso o un procione, fatto sta che lo conosce già perché lo ha visto in un suo libro di fiabe e non sembra essere affatto stupita di incontrarlo in quei luoghi.
Sono invece suo padre e sua sorella che faranno molta fatica a crederle nell'ascoltare il racconto dell' avventura vissuta in compagnia di Totoro. Non sarà certo la prima volta che Mei ed il suo amico magico si incontreranno e anche sua sorella Satsuki, ben presto, avrà la possibilità di vederlo. Di vederlo solamente perché Totoro in realtà non parla come gli essere umani ma si fa capire ugualmente molto bene. Sarà Totoro ad accompagnarle nella vita in quei luoghi e spesso le stupirà con inaspettate apparizioni che ne mostreranno le tante abilità.
Mi piace sottolineare che anche in questa pellicola il regista Miyazaki ha voluto mettere “un po' di sé” come è solito fare nei suoi lavori. In questa occasione però, ha forse esorcizzato un dolore vissuto durante la sua infanzia quando, lui e i suoi fratelli, rimasero per molto tempo lontani dalla loro madre colpita da una seria malattia infettiva.
Con questa pellicola, nello stesso anno dalla sua uscita, il regista ha vinto, un importante riconoscimento, “Miglior Titolo”, assegnato durante l'Anime Grand Prix, manifestazione che si tiene ogni anno in Giappone.
Buona visione e buon divertimento!
trad. di Ilaria Biondi
Ilaria Biondi, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia, dove approfondisce la conoscenza della lingua francese. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia. Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice.
Chers amis, nous voilà à notre troisième rendez-vous avec le réalisateur Hayao Miyazaki et ses films d’animation.
Il s’agit d’un film sorti dans les cinémas japonais il y a des années, en 1988, et arrivé en Italie plusieurs années après seulement, en 2009.
“Mon voisin Totoro”, produit par le Studio Ghibli, a conquéri le cœur de beaucoup d’enfants grâce à la sympathie du personnage principal ou peut-être de ses compagnes d’aventure, deux sœurs tendres et douces âgées de huit et quatre ans.
Satsuki et Mei s’installent avec leur père dans un petit village de campagne afin de vivre plus près de l’hôpital où leur mère est en convalescence.
Elles sont émues et ravies et dès les tout premiers instants dans leur nouvelle maison, une habitation typique japonaise en bois, elles vivront des aventures dans un monde magique et, comme il se passe dans tous les films de Miyazaki, en contact avec Mère Nature.
Dès leur arrivée, elles tombent sur de petits esprits malins appelés “noiraudes” qui occupent les vieilles maisons abandonnées et que seuls les enfants peuvent voir.
Ensuite la petite Mei, pour courir après un “noiraude” à l’aspect bizarre et aux oreilles, s’éloigne et entre dans le fond du bois jusqu’à ce qu’elle arrive au grand camphrier, un arbre connu par tous les habitants des environs, où elle rencontre Totoro, un être sympa mais gros dormeur.
Elle ne sait pas bien s’il s’agit d’une taupe, d’un ours ou plutôt d’un raton-laveur, ce qui est sûr, c’est qu’elle le connaît déjà pour l’avoir vu dans un livre de fables et elle ne paraît pas du tout étonnée de le rencontrer là.
Son père et sa sœur, par contre, auront du mal à lui croire quand ils vont écouter le récit de son aventure avec Totoro.
Ce ne sera pas là la seule fois que Mei et son ami se rencontreront. Sa sœur Satsuki aura de même, bientôt, la chance de le voir.
De le voir seulement parce que Totoro en fait ne parle pas comme les êtres humains, il est pourtant capable de se faire comprendre très bien.
Totoro sera à leur côté dans la vie dans ces endroits et il les étonnera souvent par des apparitions surprenantes qui en mettront en lumière les nombreuses capacités.
Je tiens à souligner que dans ce film aussi le réalisateur Miyazaki a voulu y mettre “un peu de soi” tel qu’il fait normalement.
Mais en ce cas là il a peut-être exorcisé une douleur appartenant à son enfance, à une époque où ses frères et lui restèrent longtemps éloignés de leur mère, qui fut frappée par une maladie contagieuse très sérieuse.
Le réalisateur a remporté avec ce film, l’année même de sa sortie, un prix très important, “Meilleur Titre”, décerné au cour de l’Anime Grand Prix, qui se tient chaque année au Japon.
trad. di Rosaria Pepe
Si divide fra Napoli che adora e Sydney dove riesce a concentrarsi su ciò che ama, la scrittura. Viaggiatrice inquieta e avida di storie, dopo la Maturità classica ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere, seguita negli anni da una seconda laurea in Scienze Infermieristiche. Questo le ha permesso di realizzare un sogno: viaggiare per conoscere, comprendere e donare. Le emozioni, le sensazioni e le storie si sono accumulate rendendo difficile il trattenerle.
Dear friends we have our thir meeting with the film director Hayao Miyazaki and his animation.
Today’s film was released in Japan in 1988 but only arrived in Italy many years later, in 2009.
“My neighbor Totoro” produced by Studio Ghibli, conquered the hearts of so many children through the adorable main character or, perhaps through his friends, two sweet and gentle sisters of eight and four years old.
Satsuki e Mei, together with their father go to live in a small country village, closer to the hospital where their mother is recovering. The two sisters are very enthusiastic and excited about their new home which is a traditional Japanese house made of wood. They will live so many magic adventures in touch with mother Nature as in all of Miyazaki’s films.
As soon as they arrive, they encounter little mischievous creatures called “soot sprites” that live in old, abandoned houses and can only be seen by children.
Later on, little Mei follows another strange creature in the wood which leads her to the big camphor tree where she will meet the fun and sleepyhead Totoro.
Mei does not know if he is a mole, a bear or a raccoon, she has already seen him in her fairy tale books and is not surprized to have met him in such a place. Her father and her sister do not believe the story she tells them of her adventure with Totoro. Mei will meet him often and Satsuki will soon be able to see him, too. Totoro does not speak like a human but he makes himself understood. Totoro accompanies the two sisters on a magical journey, he will amaze them with so many unexpected visions he conjures up.
I would like to highlight that, as usual, Miyazaki wanted to put ‘a bit of himself’ in this work. Perhaps he wanted to dispel the pain he felt during his childhood when he and his brothers had to live away from their mother because she suffered from a serious infectious disease.
In the same year the film was released, Miyazaki won the coveted “Best Title” during the Anime Grand prix held every year in Japan.
Liliana Sghettini
Dottore Commercialista. Appassionata lettrice, si avvicina alla scrittura con alcune pubblicazioni di racconti brevi e scritti epistolari.
Impegnata nella scuola come rappresentante dei genitori, si interessa di pedagogia, didattica e psicologia.
Scrive recensioni, racconti, poesie e favole in compagnia di sua figlia, fonte inesauribile di ispirazione oltre che compagna di lettura.
Agnese Marteddu, Ruggero Valli, Massimo Corvo, Laura Romano, Sabrina Duranti, Carlo Scipioni, Franca Lumachi, Ludovica Modugno
Cari amici ben arrivati al secondo appuntamento con il maestro giapponese Hayao Miyazaki.
Oggi vi parlerò di “Ponyo sulla scogliera” prodotto, come tutti i suoi lavori dagli anni '80 in poi, dallo Studio Ghibli, sua casa di produzione cinematografica fondata insieme con il collega regista Takahata, e uscito nei cinema giapponesi nel 2008.
In Italia è approdato solo l'anno successivo a seguito della sua partecipazione al 65° Festival del cinema di Venezia.
È la dolce storia dell'incontro tra Ponyo, esserino speciale, a metà tra una bambina ed un pesce, e Sosuke, cresciuto in un villaggio sul mare ispirato ad una cittadina giapponese di nome Tomonoura.
Ponyo, curiosa e paffutella è figlia della regina del mare e del signor Fujimoto, uomo dai modi compiti ma dall'aspetto alquanto bizzarro a causa dei suoi lunghi boccoli rosa.
Un giorno la piccolina decide di abbandonare i fondali marini per avventurarsi in un'escursione sulla terra ed il caso vuole che arrivi stanca nei pressi di una scogliera dove Sosuke abita con la madre di nome Risa.
Ponyo galleggia in una risacca vicina agli scogli e il bambino, intento a giocare da quelle parti, incuriosito la raccoglie nella convinzione che abbia bisogno di aiuto.
La ripone dolcemente in un secchiello e decide di portarla con sé, durante il tragitto in auto verso la scuola materna ottiene dalla sua mamma il permesso di poterla adottare e solo allora la battezza con il simpatico nome di Ponyo. Sosuke, da quel momento, non vorrà più abbandonare la sua nuova amica e se ne prenderà cura con grande attenzione ed affetto.
Solo successivamente, si accorgerà che la pesciolina è quasi magica e che ha una doppia natura.
Le successive vicende, che li vedranno coinvolti, sveleranno lentamente allo spettatore i vari personaggi, le curiose ambientazioni marine dalle quali Ponyo proviene e soprattutto le sue reali intenzioni...
Filo conduttore della storia è la profonda amicizia che sboccia all'inizio del film tra i due bambini per proseguire e rafforzarsi grazie alle esperienze condivise da Sosuke e Ponyo.
Come nella migliore produzione del maestro giapponese, la Natura viene rappresentata in modo dolce e gentile ma anche duro se necessario, riuscendo a conquistare un ruolo di protagonista nella storia.
Questo film di animazione rispetto ad altri del regista Miyazaki ha una importante particolarità che lo vede direttamente coinvolto e grazie alla quale viene svelato il suo amore per il disegno animato.
Nel corso della lavorazione, durata circa due anni, sono stati utilizzati più di 170.000 disegni a matita privilegiando la tecnica tradizionale rispetto a quella computerizzata. Miyazaki stesso si è occupato della loro realizzazione ed in modo particolare di tutte le immagini del mare, soggetto centrale all'interno della storia.
Altra curiosità riguardante “Ponyo sulla scogliera” risiede nel fatto che il personaggio del piccolo Sosuke è ispirato al protagonista di un romanzo giapponese dei primi del novecento molto amato da Miyazaki, aspetto che non fa altro che sottolineare la sua bravura nel confezionare prodotti di qualità attingendo contemporaneamente sia dalla letteratura tradizionale che dalle cose semplici della vita quotidiana, oltre che dalla Natura.
Questo film di animazione è consigliato a partire dai 4 anni, ma come sempre, nel caso dei lavori di Miyazaki può essere una buona occasione di intrattenimento per tutta la famiglia.
trad. di Rosaria Pepe
Si divide fra Napoli che adora e Sydney dove riesce a concentrarsi su ciò che ama, la scrittura. Viaggiatrice inquieta e avida di storie, dopo la Maturità classica ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere, seguita negli anni da una seconda laurea in Scienze Infermieristiche. Questo le ha permesso di realizzare un sogno: viaggiare per conoscere, comprendere e donare. Le emozioni, le sensazioni e le storie si sono accumulate rendendo difficile il trattenerle.
Dear friends welcome to our second appointment with the Japanese Master Hayao Miyazaki.
Today I will talk about “Ponyo” the 2008 production by Studio Ghibli, the production company founded by Miazaki’s and his colleague Takahata in the 80’s. It arrived in Italy in 2009 for the 65th Venice film festival.
It is the story of Ponyo, a magic creature half girl and half fish, and Sosuke a boy from a small seaside village resembling the Japanese city of Tomonoura.
Ponyo is the chubby, curious daughter of the queen of the sea and Fujimoto, an elegant but strange looking man with long pink curls.
One day Ponyo decides to leave the seabed and explore the world above and as fate would have it she arrives at the coast where Sosuke lives. Sosuke sees her floating near the rocks and thinks she needs help. He puts her in a bucket of water and on the way to school he asks his mum if he can keep her. He names her Ponyo and promises to take care of her. Only later does he discover that she is a magic creature.
The story unveils a variety of characters in a unique underwater setting and their real intentions…
The heart of the story is the deep friendship between Ponyo and Sosuke. For Miyazaki nature is a central character in the film, which can be both gentile and terrible as the story unfolds.
Miyazaki was personally involved in the drawing of this animated production. Over 170,000 individual pencil drawings were used in the course of production favouring traditional methods over computer design.
Another trivia about the character of Sosuke is based on a 19th century Japanese novel that Miyazaki really liked. The Japanese film director combines traditional Japanese novels, daily life and nature to produce his great animation films. This story can be enjoyed by small children as well as the whole family.
trad. di Ilaria Biondi
Ilaria Biondi, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia, dove approfondisce la conoscenza della lingua francese. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia. Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice.
Chers amis, bienvenus au deuxième rendez-vous avec le maître japonais Hayao Miyazaki.
Je vous parlerai aujourd’hui de “Ponyo sur la falaise” produit, comme toutes ses œuvres à partir des années ’80, par Studio Ghibli, sa société de production fondée avec le collègue Takahata, e sorti dans les salles japonaises en 2008.
Ce film n’est sorti en Italie que l’année suivante, après sa participation au 65ème Festival du Cinéma de Venise.
C’est la charmante histoire de la rencontre entre Ponyo, petite créature spéciale, mi petite fille mi poisson, et Sosuke, qui a grandi dans un village sur la mer inspiré par une petite ville japonaise s’appellant Tomonoura.
Ponyo, curieuse et grassouillette, est la fille de la reine de la mer et de Monsieur Fujimoto, un homme aux manières polies mais à l’aspect très bizarre à cause de ses longs boucles roses.
Un jour la petite fille décide de quitter les fonds marins pour s’aventurer dans une excursion sur la terre. Le hasard veut qu’elle arrive épuisée à côté d’une falaise où Sosuke vit avec sa mère, qui s’appelle Risa.
Ponyo flotte au milieu du ressac tout près des falaises et l’enfant, tout occupé à jouer là-bas, la recueille très curieux parce qu’il est convaincu qu’elle a besoin d’être aidée.
Il la dépose tendrement dans un petit seau et décide de l’emmener. Le long du trajet en voiture en direction de l’école maternelle il obtient de sa mère le permis de pouvoir l’adopter et ce n’est qu’à ce moment-là qu’il la baptise du nom très sympa Ponyo.
Dès ce moment, Sosuke ne voudra plus jamais abandonner sa nouvelle amie et il s’en prendra soin avec beaucoup d’attention et d’affection.
Ce ne sera que par la suite qu’il s’apercevra que la petite fille – poisson est presque magique et qu’elle a une double nature.
Les aventures suivantes où ils seront impliqués vont lentement dévoiler au spectateur les différents personnages, le drôle de milieu marin d’où Ponyo vient et surtout ses véritables intentions ….
Le fil conducteur de l’histoire est l’amitié profonde qui fleurit dès le début du film entre les deux enfants et qui continue et se renforce au fur et à mesure grâce aux expériences que Sosuke et Ponyo partagent.
Comme dans les œuvres les meilleures du maître japonais la Nature – qui arrive à gagner un rôle de protagoniste dans l’histoire – est représentée comme une force douce et aimable mais qui peut aussi devenir dure, s’il le faut.
Ce film d’animation, par rapport à d’autres réalisés par Miyazaki, a une particularité remarquable qui implique directement le réalisateur et qui dévoile son amour pour le dessin animé.
Au cours de la réalisation du film, qui a duré à peu près deux ans, on a utilisé plus de 170.000 dessins au crayon parce qu’on a voulu privilégier les techniques traditionnelles par rapport aux techniques informatisées.
Le même Miyazaki s’est occupé de leur fabrication, tout particulièrement des images de la mer, un sujet central à l’intérieur de l’histoire.
Un autre fait intéressant concernant “Ponyo sur la falaise”: le personnage du petit Sosuke s’inspire du protagoniste d’un roman japonais du début du XXe siècle très aimé par Miyazaki, ce qui met en lumière sa compétence dans la réalisation de produits de qualité et sa capacité à puiser à la fois dans la littérature traditionnelle, dans les choses les plus simples de la vie quotidienne et dans la Nature.
Ce film d’animation est conseillé à partir de quatre ans, mais comme il arrive toujours avec les œuvres de Miyazaki, il peut devenir une très bonne occasion d’amusement pour toute la famille.
Liliana Sghettini
Dottore Commercialista. Appassionata lettrice, si avvicina alla scrittura con alcune pubblicazioni di racconti brevi e scritti epistolari.
Impegnata nella scuola come rappresentante dei genitori, si interessa di pedagogia, didattica e psicologia.
Scrive recensioni, racconti, poesie e favole in compagnia di sua figlia, fonte inesauribile di ispirazione oltre che compagna di lettura.
Giulia Tarquini, Manuel Meli, Aurora Cancian, Doriana Chierici, Barbara De Bortoli, Luca Biagini, Alessandro Campaiola Ward
Cari lettori vi siete mai domandati quanto tempo i vostri bambini trascorrono davanti alla televisione? Sicuramente si e senz'altro vi sarà capitato di pensare che non si tratti di tempo di qualità rispetto ad un sano ed istruttivo gioco o libro illustrato.
L'influenza dei coetanei gioca senz'altro un ruolo fondamentale nella scelta dei programmi TV così come la pubblicità che li condiziona ma vi assicuro che ho avuto modo di constatare che con un minimo di accortezza si possono scegliere cartoni animati di grande qualità che costituiscono un'alternativa valida a qualsiasi altra attività ricreativa o di gioco. Ho deciso di inserire nella mia rubrica una serie di articoli “speciali” per recensire i lavori del regista giapponese Hayao Miyazaki maestro del film di animazione di fama mondiale.
Si tratta di film da guardare in famiglia che anche per voi adulti sarà un piacere conoscere o riscoprire.
Voglio iniziare questo percorso a ritroso nella vita professionale del regista partendo da “Arrietty-Il mondo segreto sotto al pavimento” datato 2010, uscito in Italia nel 2011 e presentato in anteprima al Festival del cinema di Roma.
La storia è ambientata a Konganei, città alla periferia ovest di Tokyo, dove vive Arrietty che ha 14 anni. Non è una ragazzina normale ma un esserino alto non più di dieci centimetri che appartiene alla razza dei “prendimprestito”. Vive con la sua famiglia sotto il pavimento di una grande casa di campagna, dove gli umani sono inconsapevoli della loro presenza.
La famiglia di Arrietty si nutre degli scarti degli umani ed è solita "prendere in prestito" gli oggetti d'uso comune lasciati in giro o dimenticati, che quindi spariscono misteriosamente, per poi essere riutilizzati in modo creativo nella loro vita di tutti i giorni.
La vita della ragazza cambia, però, improvvisamente quando nella grande casa viene ad abitare Shō un ragazzo della sua età, che deve trascorrere un periodo di assoluto riposo prima di un'importante operazione al cuore a cui deve sottoporsi di lì a qualche giorno.
Shō riesce a scorgere Arietty nel giardino mentre lei si nasconde dietro una pianta e tra i due nasce una curiosità reciproca che diventa poco a poco un profondo legame che va al di là della semplice amicizia, nonostante le differenti dimensioni ed il divieto di farsi vedere dagli umani imposto ad Arrietty dai suoi genitori.
I due ragazzi si raccontano reciprocamente le loro storie e Shō si rende conto di avere purtroppo un destino comune ad Arrietty: la sua razza è condannata all'estinzione visti i pochi “esemplari” ancora in vita, così come Shō rischia di non superare l'operazione al cuore a cui verrà sottoposto.
I loro incontri furtivi non passano però inosservati alla signora Haru, governante delle casa che metterà a rischio la vita della famiglia di Arrietty.......
Una delicata storia d'amore tra due esseri viventi differenti per specie ma molto vicini nei sentimenti, tratta dal romanzo di Mary Norton del 1973 e dal titolo originale “The Borrowers” fonte di ispirazione anche per alcuni lavori della Walt Disney.
Mi preme sottolineare la vivacità degli scenari di questo bellissimo cartone animato ambientato, come nella maggior parte dei lavori di Miyazaki, in una natura rigogliosa che accoglie l'uomo e lo rende sereno, una natura ricca di alberi e fiori dai colori e dalle tonalità assai vivaci al punto da farne quasi immaginare i profumi...
Colonna sonora di Arrietty è la splendida canzone di Cecile Corbel, cantante ed arpista francese dalla voce dolce e “fatata”, un testo che mi ha fatto sognare tanto quanto le immagini del film:
Ho quattordici anni,
Sono carina, un'energica piccola lady,
sotto al pavimento sto,
da sempre una prendimprestito.
A volte son happy a volte son giù,
vorrei incontrare qualcuno,
con il vento tra i capelli miei
Vorrei stare a fissare il cielo
Un fiore a te vorrei venire a portar
Là fuori tutto un altro mondo c'è
Guarda le farfalle volteggiare!
È solo me che stanno ad aspettar...
Così niente può mai cambiare
Nel mio piccolo mondo personale
Non che lo detesti o che
Ma a proposito di te
Di più, di più io vorrei saper
Tristezza e felicità vengono sempre
In coppia mischiate fra lor
Con il vento tra i capelli miei
Vorrei stare a fissare il cielo
Un fiore a te vorrei venire a portar
Là fuori tutto un altro mondo c'è
Guarda le farfalle volteggiare!
E' solo te che stanno ad aspettar...
Allo splendere del sol
circondata da mille fiori
Insieme a te i giorni vorrei passar
Così sentendo nel mio cuor...
in un mondo del tutto nuovo
A modo mio vado a vivere
A volte qualcosa di incredibile succede per davvero.
trad. di Rosaria Pepe
Si divide fra Napoli che adora e Sydney dove riesce a concentrarsi su ciò che ama, la scrittura. Viaggiatrice inquieta e avida di storie, dopo la Maturità classica ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere, seguita negli anni da una seconda laurea in Scienze Infermieristiche. Questo le ha permesso di realizzare un sogno: viaggiare per conoscere, comprendere e donare. Le emozioni, le sensazioni e le storie si sono accumulate rendendo difficile il trattenerle.
Dear readers, have you ever wondered how much time your kids spend watching television? I am sure you have and that you may think reflecting on the fact that it is wasted time compared to playing or reading something that nurtures their imagination. I want reassure you, there are many high quality cartoons which are a valid alternative to recreational games and toys.
I have decided to include a series of ‘special’ articles in my column regarding the japanese film director Hayao Miyazaki, international acclaimed master of animation. They are films to watch with the whole family because they are a pleasure to discover.
I would like to begin this journey in the professional life of this film director in reverse, starting from ‘The Secret World of Arrietty’, a 2010 production, which was released in Italy in 2011 after being presented in preview at Rome Film Festival.
The story is set in Konganei, a city in the west suburb part of Tokyo. Here lives Arrietty, a 14 years old girl. She is not your normal girl because she is no more than 10 centimeters tall and belongs to the race ‘borrowers’. She lives with her family under the floor of a big country house although humans are not aware of their presence.
Arrietty’s family feed on the humans discarded stuff and they ‘borrow’ objects left around or forgotten which disappear mysteriously to be then used by the family creatively in their daily life. The girl’s life suddenly change when Sho, a boy of her same age, comes to live in the house to spend some time and rest before an important operation to his heart. Sho sees Arrietty in the garden while she is trying to hide behind a plant. From a mutual curiosity, they quickly develop a deep bond that goes beyond friendship in spite of their difference size and the ban on being seen by humans imposed on Arrietty by her parents.
The two kids tell each other their stories and Sho realizes they have a common destiny. Arrietty’s race is condemn to extinction and Sho is also risking his life because of the operation to his heart. Unfortunately, Mrs. Haru, the house keeper, notice their sneaky meetings and she will endanger the life of Arrietty’s family.
A very delicate love story between two different types of human beings who are, nevertheless, very similar in their feelings. The film is inspired by the 1973 novel ‘The borrowers’ by Mary Norton which also inspired works by Walt Disney. I would like to highlight the vivid scenery of this beautiful cartoon, set in a luxuriant nature which embraces and offers peace full of trees and flowers so rich in colour you can almost smell their perfume.
The soundtrack of Arrietty is a fantastic song by Cecile Corbel, a French singer and harpist with a sweet and magic voice. I write here the words of this song that made me dream as much as the images of the film:
I'm 14 years old, I am pretty
I'm a teen tiny girl, a little lady
I live under the kitchen floor
Right here, not so far from you.
Sometimes I feel happy
Sometimes I feel blue
In my dreams O I wish I could...
Feel my hair blowing in the wind
See the sky and the summer rain
Pick a flower from the garden for you
Beyond the lane there's another world
Butterflies floating in the air
But is there someone out there for me?
And so life goes on, day after day
With knick-knacks on the floor, nooks and crannies
I live in a tiny world
But out there, someone waits for me.
I wish I had someone to watch over me
In my dreams O I wish I could...
Feel my hair blowing in the wind
See the sky and the summer rain
Pick a flower from the garden for you
Now I know there's another world
Butterflies floating in the air
There is someone out there for me.
Feel my hair blowing in the wind
See the sky and the summer rain
Pick a flower from the garden for you
Now I know there's another world
Butterflies floating in the air
There is someone out there for me.
trad. di Ilaria Biondi
Ilaria Biondi, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia, dove approfondisce la conoscenza della lingua francese. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia. Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice.
Chers lecteurs, vous vous-êtes jamais demandés combien de temps vos enfants passent devant la télé?
Je suis sûre que oui … Et vous aurez sans doute pensé qu’il ne s’agit pas de temps de qualité par rapport à un jeu instructif ou un album.
L’influence exercée par les enfants du même âge joue certainement un rôle de tout premier plan dans le choix des émissions télévisées tout comme la pub, qui conditionne fortement les plus jeunes.
Je vous assure pourtant, à partir de mon expérience personnelle, qu’avec un minimum d’attention il est possible de choisir des dessins animés de très haute qualité qui peuvent représenter une bonne alternative à toute autre activité récréative ou ludique.
J’ai décidé d’introduire dans ma rubrique une série d’articles “spéciaux” pour recenser les travaux du metteur en scène japonais Hayao Miyazaki, un véritable maître du film d’animation de réputation mondiale.
Il s’agit de films qu’on peut regarder en famille et que vous mêmes, les adultes, vous pourrez connaître ou découvrir à nouveau avec un grand plaisir.
J’aimerais commencer ce parcours à rebours dans la vie professionnelle du metteur en scène japonais en partant par “Arietty – Le petit monde des chapardeurs”, datant de 2010, sorti en Italie en 2011 et présenté en avant-première au Festival du cinéma de Rome.
L’histoire se déroule à Konganei, une ville dans la banlieue ouest de Tokyo. C’est là où vit Arrietty, âgée de 14 ans.
Ce n’est pas pourtant une fille normale, mais une toute petite chose ne mesurant pas plus d’une dizaine de centimètres et appartenant à la race des “chapardeurs”.
Elle vit avec sa famille sous le plancher d’une grande maison de campagne, à l’insu des humains qui ignorent leur présence.
La famille d’Arietty se nourrit des déchets des humains et elle a l’habitude de “chaparder” les objets d’usage courant oubliés ou traînant par ci par là; ceux-ci disparaissent alors mistérieusement et ils sont ensuite utilisés d’une manière créative dans la vie de tous les jours par la famille d’Arietty.
La vie de la fille change pourtant tout d’un coup quand il arrive dans la grande maison un garçon de son âge appelé Shō, devant passer une période de repos absolu avant d’une importante intervention chirurgicale au cœur qu’il devra subir après quelques jours dès son arrivée.
Shō arrive à apercevoir Arietty dans le jardin pendant qu’elle se cache derrière une plante et il surgit là entre les deux une curiosité réciproque évoluant peu à peu en un lien profond qui va au delà d’une simple amitié, et cela en dépit des dimensions différentes et de la défense de se montrer aux humains imposée à Arietty par ses parents.
Les deux enfants racontent l’un à l’autre leurs histoires et Shō se rend compte qu’il partage malheureusement une destinée commune avec Arrietty: la race de celle-ci est condamnée à l’extinction parce que les “exemplaires” encore vivants son très peu nombreux tout comme Shō risque de ne pas surmonter l’opération au cœur à laquelle il sera soumis.
Leurs rencontres furtives ne passent pourtant pas inaperçues à Mme Haru, la femme de ménage de la maison, qui mettra en danger la vie de la famille d’Arrietty ….
Une délicate histoire d’amour entre deux êtres vivants appartenant à des races différentes mais très semblables au niveau des sentiments, tirée d’un roman de 1973 par Mary Norton dont le titre d’origine est “The Borrowers” , qui a également inspiré certaines productions Disney.
Je voudrais enfin attirer votre attention sur les décors vivaces de ce merveilleux dessin animé se déroulant, comme la plupart des travaux de Miyazaki, au milieu d’une nature luxuriante qui accueille l’homme et lui donne la sérénité, une nature riche en arbres et en fleurs aux nuances les plus différentes, au point qu’on arrive presque à en imaginer les parfums …
La bande originale d’Arrietty c’est une très belle chanson par Cécile Corbel, une chanteuse et arpiste française à la douce voix de “fée”.
J’aimerais vous proposer là, en guise de conclusion, les paroles délicates de ce texte qui m’a fait rêver autant que les images du film:
Sous les herbes folles, moi j’ai grandi.
Je suis une enfant ordinaire, plutôt jolie.
Petite fille rêvant d’ailleurs,
Ici pas très loin de vous.
Parfois je soupire et souvent je me dis,
J’aimerais tant voir la vie en grand!
Les cheveux froissés par le vent,
Fendre l’air comme un oiseau blanc.
Sentir enfin ton regard, sur moi.
Derrière ces murs je sais qu’il y a la mer
Des papillons un grand livre ouvert.
Mais y a-t-il quelqu’un quelque part,
Pour moi.
Sous les herbes folles, j’écoute la pluie.
Le temps, s’écoule ordinaire, moi je m’ennuie.
A chaque pas suivre nos cœurs,
Je veux suivre mon cœur.
J’attends, souvent je me dis,
Si j’avais des ailes si j’avais un ami,
La vie serait plus belle avec lui.
Les cheveux froissés par le vent,
J’irais voir les grands oiseaux blancs,
Je sentirais ton regard, sur moi.
Derrière ces murs je sais qu’il y a la mer,
Des papillons un grand livre ouvert.
Et toi là-bas quelque part,
Qui attend.
Les cheveux froissés par le vent,
J’irais voir les grands oiseaux blancs,
Je sentirais ton regard, sur moi.
Derrière ces murs je sais qu’il y a la mer,
Des papillons un grand livre ouvert.
Et toi là-bas quelque part,
Qui attend.
Liliana Sghettini
Dottore Commercialista. Appassionata lettrice, si avvicina alla scrittura con alcune pubblicazioni di racconti brevi e scritti epistolari.
Impegnata nella scuola come rappresentante dei genitori, si interessa di pedagogia, didattica e psicologia.
Scrive recensioni, racconti, poesie e favole in compagnia di sua figlia, fonte inesauribile di ispirazione oltre che compagna di lettura.