Gli scrittori della porta accanto

Le recensioni di Paola Casadei: "Noi" di Evgenij Ivanovič Zamjatin

Per caso mi sono trovata a leggere un libro diverso dai miei soliti generi, un libro che ha la Storia dietro, e che pare che sia molto poco conosciuto in Italia: Noi, uno dei capostipite del genere distopico. Scritto tra il 1920-1922, a lui si sono ispirati Alex Huxley per Brave New World e George Orwell per 1984: il libro di Zamjatin è stato scritto quasi 30 anni prima di quest’ultimo.
Evgenij Ivanovič Zamjatin, ingegnere navale e scrittore russo, nato a Lebedjan (circa 300 km a sud di Mosca) nel 1884, morto a Parigi nel 1937, fu perseguitato in patria prima dai zaristi e poi dai bolscevichi. Arrestato più volte, mandato in esilio, i suoi lavori sono stati a lungo censurati. La pubblicazione di Noi in russo ebbe vita breve. La vera prima pubblicazione di Noi fu in inglese. Le opere di Zamyatin furono di nuovo disponibili in originale russo solo dopo il 1989.
Intellettuale che non voleva piegare la testa, ottenne da Stalin di poter lasciare la Russia nel 1931 grazie all'intercessione di Gorkij. Lo scrittore si stabilì a Parigi con la moglie, dove visse in condizioni miserevoli e morì di angina pectoris nel 1937.
Noi penso che sia una lettura essenziale per chi è appassionato di fantascienza libertaria o di letteratura libertaria in generale. Un romanzo a carattere satirico ambientato nel futuro in cui è dipinta un'organizzazione statale che individua nella libertà la causa dell'infelicità, e che pretende di controllare in modo matematico le vite dei cittadini attraverso un sistema di efficienza e precisione di tipo tayloristico.
La storia è raccontata in prima persona dal suo protagonista, D-503, un matematico incaricato di costruire l'Integrale, un colossale razzo di vetro e acciaio che avrà il compito di diffondere in tutto il Cosmo i principi dello Stato Unico ormai consolidatosi sulla terra. Lo fa sotto forma di un diario in cui raccoglie le sue osservazioni sul suo lavoro come ingegnere ma anche il suo quotidiano.
Nel mondo di Noi gli uomini sono ormai quasi dei robot perfetti. Dopo la Guerra dei Duecento anni, su tutto il mondo si impone lo Stato Unico, con a capo il Benefattore, leader indiscusso dello Stato, che nel 29º secolo riunisce sotto di sé l'intera umanità.
Noi è una spietata denuncia del regime sovietico instaurato da Stalin che ha tradito gli ideali della rivoluzione russa, ma rappresenta anche un atto di accusa contro la crescente meccanizzazione dell'uomo operata dallo sviluppo scientifico e tecnologico.
I personaggi, o meglio i numeri, vengono svegliati al mattino dagli altoparlanti, vanno al lavoro ogni giorno per tutto il giorno a parte due ore di libertà, dalle 4 alle 5 e dalle 9 alle 10 di sera, in cui possono fare quello che il governo gli consente, che è proprio poco. La loro vita segue la Tabella delle Ore che impone a tutti di alzarsi contemporaneamente e di iniziare a masticare la colazione nello stesso istante.
Ogni movimento, e ogni attività, è regolato dal governo e chi sgarra viene soppresso nella pubblica piazza. Perfino la riproduzione e la sessualità sono regolate dallo Stato Unico. Per evitare gelosie o desideri sessuali repressi chiunque può andare a letto con chi vuole ma a determinate ore, determinati giorni e solo con permesso ufficiale. Il sesso così diventa semplicemente un’attività come le altre dove il desiderio sessuale viene represso trasformando l’atto sessuale in qualcosa di meccanico ma soprattutto controllabile dallo Stato.
D-503 vive felice in questo stato, dove non ci si deve più preoccupare del bene e del male, di ciò che è morale o immorale. Ma incontra I-330, una donna che più avanti si rivelerà come una delle menti della ribellione dell’organizzazione Mefi. L’obiettivo del Mefi (da Mefistofele) è quello di dirottare l’Integrale per sovvertire lo Stato Unico.
D-503 viene avvicinato da I-330 proprio per questo motivo. E lei lo riesce a far innamorare davvero, l’autore ci mostra la follia che gli nasce dentro, la passione che cresce. Perfino al centro medico gli dicono che c’è un problema.
«Si è formata un’anima in lei».
«Un’anima? Ma... è grave?».
«Incurabile». 
Non resta che l’Operazione, dunque la lobotomia, che lui rifiuta.
Il protagonista, annebbiato da un cieco amore per la donna e dalla propaganda del governo, non si rende conto di nulla fino alla fine del romanzo, ma grazie all’opera dei Guardiani, che vedono e controllano tutto, il Benefattore riesce a neutralizzare il complotto, la ribellione viene soppressa nel sangue e la sua mente lobotomizzata dalla Grande Operazione che prevedeva l’uso dei raggi X su una determinata parte del cervello.
Ecco allora che il Benefattore sottopone l'intera popolazione mondiale alla Grande Operazione: a ciascuno verrà rimosso un pezzettino di cervello, quello dove ha sede l'immaginazione, malattia che ancora non era stata debellata del tutto. Privati della fantasia, gli Uomini Nuovi saranno finalmente adatti al nuovo sistema. 
Il libro lascia aperto uno spiraglio di speranza: una donna, 0-90, ha in grembo il figlio del costruttore dell'Integrale e sfugge all'operazione mettendosi in salvo oltre il Muro Verde costruito dal regime per proteggere la civiltà da un mondo incolto e selvaggio. Proprio da quel mondo forse in futuro potrà venire la salvezza.
Una particolarità del romanzo è l’uso incredibile e ossessivo dei colori per descrivere situazioni, suoni, parole. Oltre naturalmente alla scelta dei nomi dei personaggi: gli uomini hanno nomi che iniziano per consonante e sono caratterizzati da numeri dispari, mentre i nomi femminili iniziano per vocale e contengono numeri pari.
Vi sono poi continui riferimenti al cristianesimo. Il passato cristiano viene sempre richiamato come imperfetto ma propedeutico alla rivoluzione comunista. C’è anche un parallelo con il biblico Giardino dell’Eden e le figure di Adamo ed Eva. D-503, all’inizio del libro, è come Adamo un uomo innocente in felice comunione con lo Stato e il Benefattore. La felicità finisce nel momento in cui incontra Eva, I-303, che lo avvicina al frutto proibito, l’alcool. L’alcool è infatti vietato nella Stato Unico e chi lo beve rischia la pena di morte. I-303 lo introduce alla conoscenza e D-503 esce dalla grazia del Benefattore per questo.
Io l’ho letto in francese, Nous autres è la lettura di questo mese del bookclub che frequento qua a Montpellier. Non so se sia facile trovare il libro tradotto in italiano, so di un’ottima traduzione in inglese, We, ma in una lingua o nell’altra, di certo lo consiglio vivamente!



"Per annientare il diavolo è permessa, si capisce, qualsiasi alterazione della verità - e così il mio romanzo scritto nove anni prima, nel 1920, è stato presentato come la mia ultima opera. È stata organizzata una persecuzione quale non si è mai avuta nella letteratura sovietica." 
Tratto dalla lettera che Evgenij Zamjatin (1884-1937) spedì a Stalin nel 1931 nel tentativo di vedersi commutata in esilio quella "privazione della possibilità di scrivere" che pesava sul suo animo come una "pena di morte", queste parole sono la testimonianza della dura censura che colpì "Noi", l'avveniristico e lungimirante atto d'accusa contro la spietata e progressiva diffusione del taylorismo nella società sovietica e la morsa totalitaria in cui la Russia sarebbe rimasta strangolata sotto il regime di Stalin. 
Nella città di vetro e di acciaio dello Stato Unico gli individui sono ridotti a numeri e vivono nel rigoroso rispetto dell'autorità del Benefattore, garante assoluto di una felicità "matematicamente" calcolata. Non esistono né vita privata né intimità. Le pareti degli edifici sono trasparenti, e anche il tempo dell'amore è scandito da orari e modalità rigorose. 
Scritto in forma di diario tenuto dal costruttore di una macchina spaziale, l'Integrale elettrico, che avrebbe il compito di esportare in tutto l'universo "il benefico giogo della ragione", "Noi" incarna una delle più sofisticate e lucide anti-utopie della letteratura novecentesca.



di  Evgenij Zamjatin Lupetti | Distopico
ISBN 978-8883912283 |  ebook  4,99 € Acquista |  cartaceo 11,90 €  Acquista



Paola Casadei
In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia.
L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore.



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