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Femminicidio: abbiamo conquistato il diritto di voto ma non quello alla vita

Femminicidio: abbiamo conquistato il diritto di voto ma non quello alla vita

Di Stefania Bergo. Il 30 gennaio del 1945 le donne hanno conquistato il diritto di voto. Il suffragio universale: parola roboante che fa pensare al diluvio. Ma c'è ancora tanta strada da fare per noi...

Per la prima volta a noi italiane viene conferita la dignità di cittadine. Siamo chiamate ad assumere parte della responsabilità che finora hanno avuto solo gli uomini nello svolgersi degli eventi pubblici. Eravamo delle escluse, delle eterne assenti, non avevamo colpa degli errori e delle follie che accadevano fra popoli e popoli, né delle ingiustizie che si perpetuavano […], oggi non più. Oggi che il voto ci è stato elargito, prendiamo sulle spalle per il futuro metà del peso che grava sui nostri compagni, padri, sposi, figli. Immenso peso.
Sibilla Aleramo

Una grande conquista, non c'è che dire, un grande passo per l'umanità, altro che passeggiata sulla luna.

Eppure, oggi, sett'antanni dopo, quest'anniversario mi lascia l'amaro in bocca, perchè il passo fatto appare non certo nella giusta direzione...
Noi donne abbiamo dovuto lottare per farci riconoscere degne cittadine al pari degli uomini. Perchè lottare per conquistare la dignità? Si parte già da un paradosso, no? La dignità dovrebbe essere al di sopra del sesso di una persona. Ha a che fare con la sua condotta morale, con la sua integrità, con la sua elevazione spirituale, con la sua umanità. Gli uomini, intesi come genere maschile, hanno forse dovuto sudarselo il diritto di voto? — beh, magari qualcuno sì, in effetti, ma in quel caso la discriminazione era sul colore della pelle. Eppure, se parliamo di condotta morale, non credo brillino più delle donne...

La cosa ancora più paradossale, è che forse possiamo entrare in una cabina elettorale ma la discriminazione nei confronti della donna è tutt'altro che superata. 

Le donne non hanno mai smesso di doversi conquistare i propri diritti e talvolta, ancora oggi, superato il secondo millennio, tali diritti sono negati.

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Nel mondo del lavoro, ad esempio, la discriminazione va a nozze con un maschilismo a volte velato, il più delle volte sfacciatamente palese. Questo vivere perennemente con un peso sulla schiena che ci impedisce di salire con la stessa disinvoltura dei colleghi non è solo una questione di responsabilità maggiore, è indiscusso che, oltre a mandare avanti se stessa, una donna mandi avanti anche la famiglia e l'intera baracca domestica. Alcuni imputano questa zavorra all'insicurezza atavica delle donne. Io credo che invece sia frutto di una evidente insicurezza degli uomini...

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Per non parlare poi della totale assenza di diritti o della violenza.

In molti angoli del mondo la donna è un animale da cortile. Una vita in gabbia a produrre nutrimento, sostentamento, e alla fine il macello. Anche spaziando nel tempo si possono trovare tracce di  efferata disumanità, basti pensare alla caccia alle streghe.
E anche senza andare lontano nelle quattro dimensioni, forse proprio la nostra vicina di casa, in questo momento, sta sperimentando l'insicurezza di un uomo, pardon, di un maschio. Un omuncolo che si nasconde dietro un pugno o una cinta di cuoio, tanto basta per celare la sua grandezza, il più delle volte ridotta al fenomeno fisiologico dei corpi cavernosi. Una prestanza fisica che il creato ha messo dalla loro parte, che nulla ha a che vedere con la forza. Quella è delle donne. Sferrare un pugno in faccia o affossare una lama tra le costole non è forza, non dovrebbe bastare a far sentire qualcuno potente, al pari di un dio. E forse loro lo sanno bene, ecco perché tanta rabbia in quei colpi...

La donna ha conquistato il diritto di voto, ma non quello di lasciare un uomo senza rischiare la vita. 

Una falsa conquista di cui non riesco ad andare fiera, ad essere orgogliosa.
70 anni dal suffragio universale. 60 anni dall'abolizione dello "ius corrigendi", secondo cui al marito spettava il diritto di colpire la moglie che, a suo personalissimo giudizio, aveva commesso errori nell'educazione dei figli. Solo dieci anni dopo...
Mi sento esausta, per questa continua lotta che poi riporta sempre al punto di partenza, alla caccia alle streghe, al pattume morale che il maschio si porta dentro da allora, ogni volta che alza le mani contro una donna. Per un'insicurezza incomprensibile, forse primitiva, di dover dimostrare di essere superiore, anche se nel regno animale l'istinto porta i maschi a confrontarsi tra loro per misurare chi sia il più forte, non a violentare le femmine. E la violenza, il femminicidio, non dimostrano certo alcuna superiorità, semmai il degrado morale e psicologico di ometti alla deriva, in preda agli umori, con vuoti abissali nella coscienza e una mente piccola quanto un seme, che però non germoglierà mai.

E chiunque sappia, veda, sia in qualche modo testimone, e taccia o giustifichi è parimenti colpevole.

Fa paura alzarsi e gridare basta! in un coro omertoso. Perché è permesso violare, sbattere i pungi su occhi imbellettati, ma non sul banco degli imputati. E forse, egoisticamente, voltarsi dall'altra parte ci illude di essere al sicuro. E se domani fossimo noi a indossare quelle scarpe rosse? E se domani fossero le nostre figlie (e questo vale anche per i padri... )?
Forse parlarne non basta, ma l'indifferenza è un crimine. Abbiamo il dovere, come esseri umani, uomini e donne, di far fronte comune contro la violenza.
Si dice che il battito d'ali di una farfalla possa provocare un uragano dall'altra parte del mondo. Cosa mai potrebbe accadere se cominciassimo a sbattere le ali tutti insieme?



Stefania Bergo


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