Gli scrittori della porta accanto

[Inediti d'autore] Racconto: "Una donna unica, come tante" di Ornella Nalon

Racconto

Mia madre è rimasta incinta di me quando aveva quarantatré anni. 

È scontato che non fosse una gravidanza cercata, dal momento che era la sua decima. Tuttavia, se non altro, ha pareggiato i conti: cinque figli maschi e cinque femmine. Qualche volta l'ho sentita dire che si era vergognata di portare la pancia a quell'età, perché, allora, una donna quando aveva passato i quaranta era già considerata anziana. Erano gli anni sessanta; gli anni del boom economico, quelli che stavano maturando un movimento rivoluzionario che voleva esprimere un malcontento a livello giovanile e femminile.
Ma questo succedeva più tardi. Al tempo, alla donna era relegato soltanto il ruolo di moglie e di madre. Una moglie che doveva essere devota al marito, assecondare le sue necessità e seguirlo nelle sue scelte, quasi sempre, senza diritto di parola. Una madre con il ruolo di fattrice e di allevatrice, ma scarsamente dotata delle più basilari conoscenze di pedagogia, per lo meno, di quella parte che prevede la formazione di un equilibrato sviluppo psichico. Per la maggior parte, il bambino era considerato un involucro che doveva essere riempito di cognizioni e norme comportamentali, tuttavia, era considerato privo di una propria componente caratteriale e di sensibilità.

Nei mie tanti anni di vita, ho visto il mondo cambiare, a volte lentamente, senza neppure percepire la sua evoluzione, a volte in modo più veloce, lasciandomi temporaneamente sbigottita.

Succede che mi trovi a tornare indietro con la mente al passato, rivedo mia madre e non riesco a fare a meno di comparare la sua vita alla mia. Se penso a lei, alla mia stessa età, vedo una donna tarchiata, vestita sempre di scuro, che ha fatto della propria famiglia lo scopo unico del suo universo. Madre di dieci figli, moglie dello stesso uomo per oltre quarant'anni, si è dedicata a tutti noi con totale impegno, sacrificio e senso del dovere, sino a sopprimere il proprio individualismo e a rinunciare, precocemente, alla propria femminilità.
Anch'io ho creduto alla famiglia, tanto da sposarmi, all'età di ventisei anni, e ad avere una figlia, l'anno successivo. Ma di figli non ne ho più voluti perché avrebbero comportato una serie di sacrifici e di rinunce personali che non mi sentivo di sostenere, e il marito, a un certo punto, l'ho lasciato andare, perché era meno doloroso dissolvere la promessa di un'unione eterna che rimanere a lui legata da un laccio ormai allentato e consunto.
Viene naturale chiedermi se ha fatto meglio mia madre a sacrificare se stessa per rimanere fedele ai suoi doveri, tuttavia garantendosi dei solidi punti di riferimento, o se la più saggia sono stata io che, in nome di uno spiccato amor proprio, ho rinunciato alla sicurezza per combattere, da sola, le tante sfide che la vita riserva. Sfide da cui, molte volte, ne sono uscita vittoriosa e fortificata ma che, in altri casi, mi hanno procurato delle sconfitte devastanti.

Qualunque sia la risposta, il risultato della mia scelta ha creato una donna che a volte si sente sola da stare male, ma che poi riesce a scrollarsi di dosso la tristezza e a guardarsi avanti ancora con speranza ed energia. 

Che cura la propria linea, che non esce mai di casa senza un filo di rossetto, che ama la vita, che si commuove vedendo un bel film o ascoltando della buona musica, che rimane estasiata dai colori di un'aiuola fiorita o da un tramonto sul mare. Una donna che ha sofferto ma che, grazie al cielo, non si è fatta sopraffare dal dolore e che riesce ancora a gioire, anche per delle piccole cose. Che è stata molto delusa, ma non ha smesso di avere fiducia nel prossimo e, soprattutto, in se stessa e che continua ad avere progetti e a fare programmi. Una donna che non è rimasta morbosamente attaccata ai suoi ricordi, che alla nostalgia di ciò che ha perduto, preferisce una consapevole immersione nel presente e una stimolante predisposizione al futuro. Che, se pur con qualche difficoltà, è riuscita a rimanere al passo con i tempi, passando dalla semplice macchina da scrivere al più complesso computer, dal telefono fisso, che serviva soltanto a chiamare, a quello mobile, con il quale si può fare di tutto, ad esclusione del caffè. Che usa internet per le sue ricerche e i social network per intrattenere stimolanti relazioni sociali. Che, per ultimo, ha imparato che non si è mai troppo vecchi per cercare di inseguire e perseguire i propri sogni. 

Ornella-Nalon

Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.


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