Pagina 69 #115 | Ed è subito Natale, de Gli Scrittori della porta accanto, StreetLib, 2017. 16 racconti inediti a tema Natalizio, alcuni spensierati, d'intrattenimento, altri che lasciano spazio a riflessioni sul vero senso della festa.
Era sempre stata cosciente dei sacrifici che suo padre aveva fatto per mantenere la famiglia: aveva sempre lavorato, fatto del suo meglio e cercato di mediare gli attriti che andavano inevitabilmente a crearsi su base quotidiana. Data la sua sensibilità, aveva vissuto male gli anni più belli della vita, incastrato tra il lavoro e il pochissimo tempo libero. Era stata una corsa contro la depressione, una lotta continua alla gastrite e un incubo durato troppo per chiunque. Però ora dov’era, quella tanto decantata sensibilità? Che fine aveva fatto? Lui si era davvero dimenticato di tutto quello che aveva dovuto passare? Non poteva accettare il fatto che Nicoletta volesse una vita diversa da quella che ave va scelto lui?
Si fermò davanti a una panchina di legno. Il problema non erano le discussioni con suo padre, che sarebbero state sopportabili e magari persino costruttive. Il problema era che nessuno voleva mai parlare in modo serio e ponderato di quello che veniva urlato nei momenti di rabbia. Ci sarebbero stati tanti spunti di riflessione, tante cose da riprendere e far diventare terreno fertile per un cambiamento positivo.
Ma a nessuno importava. Nessuno aveva tempo, né energia.
“E voglia? Voglia ne hanno?” Nicoletta si la sciò cadere sul la panchina.
Non avrebbe voluto che finisse così. Voleva solo aprire la sua palestra, dare lezioni di yoga e promuovere uno stile di vita consapevole.
Non voleva fare male a nessuno, tantomeno a suo padre. Ma lui non aveva accettato la fidanzata di Nicoletta, né il suo lavoro e neppure le sue aspirazioni nella vita. Nicoletta lavorava in un call center, okay, ma lo stava facendo per mettere da parte soldi in vista della sua idea di insegnare yoga. E che male c’era? Per suo padre, però, lavorare lì era svilente, così come era ingenuo pensare di poter vivere di solo yoga. Lui derideva ogni idea di Nicoletta, demolendo la sua autostima e scavando voragini profonde che nessun affetto ricevuto avrebbe mai più potuto col ma re. Neppure quel lo della sua fidanzata. Sospirò.
Nicoletta non avrebbe voluto che finisse così. Avrebbe voluto aprire la sua palestra e dimostrare a tutti, suo padre compreso, che non era solo una stupida figlia dei fiori. Che non era una perdente. Che le sue idee, per quanto pure e diverse, erano comunque condivisibili e serie.
Nicoletta non avrebbe voluto aggiungere tutti quegli ingredienti all’affogato al cioccolato, però non aveva avuto scelta. E dall’essere inizialmente titubante, dal centellinare cioccolata e latte con cautela, era passata al voler aggiungere quante più cose possibili. E alla fine lo aveva fatto. Aveva avvelenato quel dolce. Con una moltitudine di veleni diversi. Abbondando con le quantità.
Si fermò davanti a una panchina di legno. Il problema non erano le discussioni con suo padre, che sarebbero state sopportabili e magari persino costruttive. Il problema era che nessuno voleva mai parlare in modo serio e ponderato di quello che veniva urlato nei momenti di rabbia. Ci sarebbero stati tanti spunti di riflessione, tante cose da riprendere e far diventare terreno fertile per un cambiamento positivo.
Ma a nessuno importava. Nessuno aveva tempo, né energia.
“E voglia? Voglia ne hanno?” Nicoletta si la sciò cadere sul la panchina.
Non avrebbe voluto che finisse così. Voleva solo aprire la sua palestra, dare lezioni di yoga e promuovere uno stile di vita consapevole.
Non voleva fare male a nessuno, tantomeno a suo padre. Ma lui non aveva accettato la fidanzata di Nicoletta, né il suo lavoro e neppure le sue aspirazioni nella vita. Nicoletta lavorava in un call center, okay, ma lo stava facendo per mettere da parte soldi in vista della sua idea di insegnare yoga. E che male c’era? Per suo padre, però, lavorare lì era svilente, così come era ingenuo pensare di poter vivere di solo yoga. Lui derideva ogni idea di Nicoletta, demolendo la sua autostima e scavando voragini profonde che nessun affetto ricevuto avrebbe mai più potuto col ma re. Neppure quel lo della sua fidanzata. Sospirò.
Nicoletta non avrebbe voluto che finisse così. Avrebbe voluto aprire la sua palestra e dimostrare a tutti, suo padre compreso, che non era solo una stupida figlia dei fiori. Che non era una perdente. Che le sue idee, per quanto pure e diverse, erano comunque condivisibili e serie.
Nicoletta non avrebbe voluto aggiungere tutti quegli ingredienti all’affogato al cioccolato, però non aveva avuto scelta. E dall’essere inizialmente titubante, dal centellinare cioccolata e latte con cautela, era passata al voler aggiungere quante più cose possibili. E alla fine lo aveva fatto. Aveva avvelenato quel dolce. Con una moltitudine di veleni diversi. Abbondando con le quantità.
Quarta di copertina
"Ed è subito Natale" de Gli Scrittori della porta accanto.
La neve, l’albero, le decorazioni, il presepe, le luci, i pacchetti, i fiocchi, il vischio, il freddo, il pungitopo, Babbo Natale vestito di rosso, il cotechino con le lenticchie, i fichi secchi con le noci, il tiramisù, le lasagne, la tovaglia a quadri, i segna posto, la pancia che scoppia, il vino buono, lo spumante, il prosecco, il brindisi, il caffè e l’ammazza caffè, i fuochi d’artificio, i nonni, il camino acceso, il piumone, il divano, il plaid, il pigiama con la renna, il biglietto di auguri, il cellulare che non smette di suonare, i messaggi, le email, i gruppi WhatsApp, la famiglia, gli abbracci, gli amici, la cena aziendale, un aperitivo improvvisato, un regalo inaspettato, i negozi, le vetrine addobbate, l’appuntamento dalla parrucchiera, le unghie rifatte dall’estetista, il vestito nuovo, le scarpe lucide, i capelli con il gel, il rossetto rosso, un biglietto aereo, gli aeroporti, il treno gremito di persone, l’altoparlante della stazione che annuncia un ritardo, il traffico, lo smog, i cestini degli avanzi, la valigia, lo zaino, la tombola, il mercante in fiera, la televisione, Fantaghirò, Canto di Natale di Walt Disney, Mamma ho perso l’aereo, un buon libro, qualche racconto.Ed è subito Natale. Tanti auguri dagli scrittori della porta accanto.
(dalla prefazione di Valentina Gerini)
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