Libri Recensione di Nicolò Maniscalco. La stanza numero cinque di Stefania Bergo (Gli scrittori della porta accanto Edizioni). Un libro che parla della scelta più difficile per una donna, l'aborto, ma anche di uomini, di quelli che restano vicini alle donne e di quelli che le lasciano sole.
Un libro che parla della scelta più difficile per una donna, un libro che parla di aborto e lo fa a quarant’anni dall’entrata in vigore della legge 194, sforzandosi di non formulare alcun giudizio e alcuna critica, né di comprensione né di biasimo, ma piuttosto esplorare il tentativo di indossare le scarpe di chi si trova a dover fare questa scelta.Stefania Bergo, infatti, accenna alla necessità di fare un tentativo nell’indossare le scarpe degli altri, prima di formulare giudizi arbitrari e non richiesti senza dispensare consigli non motivati da alcuna esperienza che per quanto simile non sarà mai la stessa. L’indossare le scarpe degli altri ricorre nel corso dell’opera ma l’autrice stessa precisa che ogni individuo ha dei confini e dentro questi confini si è soli. Ed è in quei confini che si vivrà per sempre. Insomma ogni donna è sola nella sua scelta e ha il diritto di esserlo. Ma è corretto dire che per la donna sia un diritto affrontare da sola questa scelta? Anche in questo caso Stefania Bergo non si espone tanto che lascia il finale al lettore.
Mi riesce un po’ difficile parlare con serenità di questo argomento, forse perché sono un uomo e, per il mio genere, è già difficile mettersi nelle scarpe di una donna, figurarsi in quella di una che debba affrontare un problema disgregante l’animo come l’aborto.
Credo però che l’uomo debba affiancare la donna in questa scelta come fa Giovanni, in La stanza numero cinque, soffrendo con la moglie Daniela. Spero di non sbagliare nel dire che, nel leggere la loro storia ho avvertito un accenno di giudizio positivo su di lui, così come l’ho avvertito negativo nella storia di Eva innamorata e abbandonata nella scelta, da un uomo sposato.In ogni modo, anche se questi giudizi traspaiono, il non esprimerli è l’unico modo per vivere una scelta che solo la proprietaria di quelle scarpe può affrontare perché solo lei è giudice di sé.
La stanza numero cinque di Stefania Bergo è un libro che fa riflettere su un tema spinoso che dal 22 maggio del 1978 molte donne devono affrontare ma, per loro fortuna, lo possono affrontare senza ricorrere alle mammane. Un libro che deve far riflettere anche gli uomini che sono concausa nel determinare questa scelta, spesso, senza saper indossare poi le scarpe delle donne.
La stanza numero cinque
di Stefania BergoPubMe – Collana Gli scrittori della porta accanto
Romanzo breve
ISBN 978-8833664149
Cartaceo 6,00€
Ebook 2,99€
Sinossi
«Non si vendono verità e non si regalano giudizi, in questo romanzo colmo di materna delicatezza. Lo stile di Stefania Bergo è fluido, emozionale, coinvolgente. Le parole scorrono come acqua, come olio e come sangue. Non si arrestano e raggiungono l’anima.»
Emma Fenu
«Stefania Bergo, ha una penna delicata e sensibile e ha trattato questo argomento in punta di penna, dando realismo e tridimensionalità ai suoi personaggi. E, soprattutto, li ha resi veri. “La stanza n. 5” è un caleidoscopio di anime tutte al femminile dove l’Autrice ha tratteggiato ottimamente il bagaglio di vita di ogni singola protagonista; i pensieri, i retroscena, le angosce, le scelte. Un romanzo bello, intenso, senza sbavature.»
Loriana Lucciarini
Sei donne si ritrovano a raccontare la loro storia in una stanza d’ospedale in attesa dell’intervento programmato per la mattina seguente. Si tratta di Liliana e della giovane figlia Chiara, di Miriana, futuro amministratore delegato di una multinazionale, Daniela, architetto e madre di quattro figli, Valeria, editor in una casa editrice, ed Eva. Cinque di loro sono in lista per un aborto. Ma condividere le loro storie l’una con l’altra crea un cerchio di confronto ed empatia in grado anche di mettere in discussione la loro scelta. Forse.
Nicolò Maniscalco |
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