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Recensione: La terra promessa, di Matteo Righetto

Recensione: La terra promessa, di Matteo Righetto

Libri Recensione di Davide Dotto. La terra promessa di Matteo Righetto (Mondadori). Quando erano gli italiani a migrare, inseguendo il mito del Mondo Nuovo, alla ricerca di fortuna.

"E se non finisse mai, questo viaggio? E se non arrivassimo mai da nessuna parte? Se non vi fosse alcuna terra, di là del mare?" si chiedeva ogni tanto la Jole, sdraiata sulla sua branda nel ventre della nave.
[...]
«San Paolo ha scritto: "Quando sono debole, è allora che sono forte". Quando ti senti debole, Jole, puoi scoprire di non essere sola a combattere contro il vento e la tempesta.»
Matteo Righetto, La terra promessa
La citazione biblica non cade a sproposito. Riassume l'odissea di quanti ("gli spiriti più fragili") sono obbligati a partire dalla propria terra d'origine in cerca di condizioni di vita migliori. Lo scoglio è dato da quelle proibitive, esasperanti e al limite, che pregiudicano sul nascere qualunque futuro.
La terra promessa di Matteo Righetto racconta quando erano gli Italiani di fine Ottocento a migrare. Fenomeno non nuovo se, come qualcuno ricorda,  secoli prima, al di là della Manica, si ebbe a che  fare con i lombard:
Commercianti e artigiani italiani che, per sfuggire la povertà del primo Cinquecento se ne scappavano in Inghilterra, terra invero non particolarmente ricca ma piena di buone prospettive libere da eccessivi vincoli fiscali [...]
Nicola Fano, Garibaldi L’illusione italiana


L’avventura transfrontaliera riguarda quel che resta di una famiglia vicentina della val di Brenta, composta da Jole e dal fratello minore Sergio. 

Sono gli ultimi mesi del 1898, l’anno del cinquantesimo anniversario delle Cinque Giornate di Milano e dei moti, sempre a Milano, repressi nel sangue dal generale Bava Beccaris. Di due anni prima è il disastro della battaglia di Adua, in Abissinia.
Per scampare alla povertà e alla fame, Jole e Sergio sono costretti a cercare fortuna fuori dai confini nazionali, e inseguire il mito del Nuovo Mondo.
«Intanto però ci cacciano da casa nostra! Il governo di Roma non dovrebbe permetterlo e invece… ecco che ci tocca partire…»
Matteo Righetto, La terra promessa
Se si emigra, è perché non ci sono alternative per la propria sopravvivenza. Il paese natio non è abbandonato a cuor leggero, molto viene lasciato alle spalle, insieme alle montagne e ai genitori che non ci sono più (ma questo, ancora, il piccolo Sergio non lo sa).
Tra nostalgia e una snervante, dolorosa malinconia (di quelle che ti ammazzano) Jole si domanda come sia potuto succedere.
“Perché io e tutta questa povera gente siamo dovuti fuggire dalla nostra terra? Perché il cielo non dona al mio piccolo mondo anche soltanto un briciolo della sua pace? Dov'è la nostra terra promessa?”
Matteo Righetto, La terra promessa

La malinconia è tutt’uno con il senso di colpa che affiora in chi si sente sradicato e si chiede se non abbia sbagliato ad andarsene.

Ciò avviene più tardi, quando l’emergenza è finita, si è conquistata una nuova routine e la tanto anelata normalità. Quasi avesse scordato, Jole, il viaggio durato tre mesi, dal 27 novembre 1898 (dal porto di Genova) al 27 febbraio 1899 (in Messico, a Laredo): quindi l’attraversamento dell’Atlantico ammassati nella stiva, la quarantena trascorsa in Messico, la prosecuzione in treno, a piedi o con mezzi di fortuna per altri millesettecento chilometri per giungere alla terra promessa. Una destinazione, il Messico, quasi decisa all’ultimo momento, tra le diverse possibili, al porto di Genova.
Non appaiono soddisfacenti le giustificazioni postume che in parte si trovano.
Se «la Bibbia altro non è che una storia di migrazioni, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento», se durante l’attraversata oceanica, a bordo della San Cristoforo tutti si era un po' «come i numerosi animali saliti nell’arca salvifica» di Noè, se la storia degli esseri umani inizia dall’esilio di Adamo ed Eva dall’Eden, si tratta di argomenti in cui si respira della retorica (anche se è quella buona, dei giusti).
Sono parole che non rinvigoriscono il cuore, come un maglione ben intessuto ma che non tiene caldo.
Matteo Righetto, La terra promessa


La terra promessa di Matteo Righetto narra una storia che, nell'epilogo più lieto, contiene qualcosa di irrisolto, perciò un continuo e problematico sguardo rivolto al passato, alle proprie radici.

Non dimenticare da dove vieni e ricordati delle frontiere che hai superato per arrivare fin qui e diventare la donna che sei oggi [...]
Matteo Righetto, La terra promessa
Sono diverse le frontiere, non riguardano solo quelle geografiche, ma pure quelle temporali, destinate a emergere e talvolta a venir meno. Persino il cielo e il mare, in fondo, di notte si confondono nello stesso colore.
“Cielo e mare sono così simili” si disse, “sembrano fatti per stare insieme e offrire sollievo agli occhi e allo spirito. Senza passato e senza futuro… Dio mio, quanto sarebbe bello il mondo senza il tempo e forse anche senza gli esseri umani… Qui nel mare la felicità sembra perfino un’idea raggiungibile facilmente.”
Matteo Righetto, La terra promessa


La terra promessa

di Matteo Righetto
Mondadori
Romanzo storico
ISBN 978-8804708063
Cartaceo 15,30€
Ebook 9,99€

Sinossi:
Con questo romanzo inizia il futuro di Jole e Sergio, figli di Augusto e Agnese De Boer, coltivatori di tabacco a Nevada, in Val Brenta. Vent'anni lei, dodici lui, dopo tante vicissitudini i due fratelli sono pronti ad affrontare la più grande delle sfide: lasciare la propria terra, che nulla ha più da offrire, per raggiungere il Nuovo mondo. Un'avventura epica che ha in sé l'incanto e il terrore di tante prime volte: per la prima volta salgono sul treno che li porterà fino a Genova dove, vissuti da sempre tra i profili aspri delle montagne, vedranno il mare - immenso, spaventoso eppure familiare, amico, emblema di vita e speranza. Per la prima volta la Jole e Sergio sono soli di fronte al destino e lei sa che - presto o tardi - dovrà raccontare al fratello la sorte tragica toccata ai genitori. Nella traversata che dura più di un mese, stesa su una brandina maleodorante, mentre la difterite dilaga a bordo e i cadaveri vengono gettati tra i flutti, la Jole sente ardere in sé la fiamma della speranza, alimentata dalla bellezza sconosciuta del mare e da un soffio di vento che di tanto in tanto torna a visitarla, e in cui lei è certa di riconoscere l'Anima della Frontiera, il respiro universale che il padre Augusto le ha insegnato a riconoscere. Con la forza d'animo e la grazia che conosciamo, la Jole, con i boschi e le montagne di casa sempre nella mente e nel cuore, affronta esperienze estreme che la conducono, pur così giovane, a fare i conti con temi cruciali e di bruciante attualità - il senso di colpa di chi è costretto ad abbandonare la propria terra, il rapporto tra nostalgia e identità, l'importanza di coltivare pazienza e speranza per inventarsi il futuro e continuare a vivere. Si conclude con questo romanzo la "Trilogia della Patria", la saga della famiglia De Boer.
Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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