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Recensione: Il dono dell'aquila, di Carlos Castaneda

Recensione: Il dono dell'aquila, di Carlos Castaneda

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Il dono dell'aquila di Carlos Castaneda (BUR). La cultura sciamanica messicana e gli stati alterati di coscienza, in un romanzo che a volte risulta ridondante.

Eccomi qui a parlare dell’ennesimo libro di Castaneda e dell’evoluzione del protagonista da “comune mortale” a sciamano.
Partiamo dicendo che questo romanzo è suddiviso in tre parti distinte, anche se c’è un filo conduttore che li collega.
La storia incomincia con Carlos Castaneda che s’incontra con gli allievi e allieve (già visti negli scorsi libri) dei suoi maestri Don Juan e Don Genaro. Con loro ha svariate esperienze che abbracciano tutta la prima parte del libro. Tra rituali e condivisioni di esperienze mistiche, apprendiamo nuove pratiche sciamaniche, tra cui: le tre attenzioni in cui vive un uomo, lo scorgere le auree delle persone e il viaggiare nei sogni. Ma soprattutto scopriamo come i personaggi, nei momenti più disparati, si ricordano episodi cruciali perduti nella propria memoria (come se qualcuno avesse indotto i malcapitati a dimenticarli) del loro passato con i due maestri.


Nella seconda parte invece Carlos Castaneda si muove per il Messico in compagnia della Gorda, approfondendo con lei il “perdere la forma umana” e il sognare consapevolmente, da solo o in coppia.

Troppo lungo spiegare l’intero processo in una recensione ma, vi assicuro, è tutto veramente affascinante.
La terza parte, infine, è un enorme flashback in cui Carlos Castaneda ricorda gli incontri con Don Juan, il quale gli racconta del suo benefattore (ovvero maestro), delle Regole dell’Aquila, dei compagni ‘spirituali’ del protagonista e del suo incontro con Don Genaro.
In quest’ultima parte il racconto del maestro coinvolge il lettore in quanto quest’ultimo viene a conoscenza di alcuni retroscena (specialmente il come e il perché ha scelto Castaneda e gli altri allievi) e scopre come certi episodi letti nei precedenti libri abbiano una spiegazione completamente diversa da quella fornita in passato da Don Juan al protagonista (e di conseguenza al lettore).
Ma passiamo ora a valutare questo romanzo.
Come per gli altri libri dell’autore, ho trovato pro e contro.


Perché leggere  Il dono dell'aquila di Carlos Castaneda.

Naturalmente in primis il fatto che resta comunque un libro di Castaneda, quindi si sa già cosa aspettarsi, dallo stile ai colpi di scena, dalle esperienze mistiche alle spiegazioni al limite della nostra comprensione.
Il mistero intorno ai loro ricordi, che affiorano nelle situazioni più disparate, s’infittisce sempre più e mantiene vivo l’interesse del lettore per pagine e pagine, finché verso la fine si ha una spiegazione sciamanica chiarificatrice.
Non di meno, tutto ciò che riguarda il sogno e su come muoversi coscientemente al suo interno è quantomeno intrigante e affascinante. Gli esercizi che propone invogliano a sperimentare e a credere che, come tutti i libri dell’autore, ci sia un fondo di verità in ogni sua esperienza.
Rileggere i primi incontri di Castaneda ma questa volta analizzati dal punto di vista del suo maestro danno una prospettiva nuova all’intera esperienza dell’autore.


Cosa non mi ha convinto di Il dono dell'aquila di Carlos Castaneda. 

Come negli altri libri, spiazza e personalmente infastidisce notare come tutti questi “aspiranti sciamani” (ma anche i compagni-stregoni di Don Juan) siano folli e instabili, aggressivi ed esagerati, irritanti e dispettosi. Non ci si capacita di come persone “sulla via dell’illuminazione” possano essere protagonisti di continui litigi, lotte e colpi bassi, manco fossero dei bambini delle elementari!
Al tempo stesso, non comprendo come Carlos, pur essendo considerato il Nagual (quindi un maestro da seguire), venga perennemente criticato, insultato e minacciato da coloro che dovrebbero portargli invece il massimo rispetto. Durante il racconto si evince in più punti come lui si senta un pesce fuor d’acqua, sempre insicuro e alla mercé degli avvenimenti (al contrario della Gorda, la quale si dimostra più forte e decisa). Ciò rende il tutto incoerente e lascia perplessi.


Come nei libri precedenti c’è sempre qualche entità che attenta alla vita dell’allievo e ci sono i soliti allarmismi rivolti a Carlos sulla pericolosità, mortale, di certi rituali. 

Onestamente, il ripetere questa pantomima in ogni libro dopo un po’ sa troppo di “già visto” (anche se queste situazioni hanno una ragione d’essere ben precisa, svelata successivamente).
Ci sono veramente tanti, troppi, personaggi. Tra i compagni di Carlos e quelli di Don Juan, arriviamo a una ventina di comprimari che si susseguono e alternano. Addirittura, in un capitolo, quando fanno il punto sul ruolo di ognuno, bisogna stilare un elenco di tutti gli interpellati per capirci qualcosa! Non che sia fondamentale sapere chi fa cosa, ma diciamo che tutta questa processione di allievi e maestri manda in confusione il lettore.


Appaiono anche nuovi, misteriosi personaggi.

La Donna Nagual, Zuleica (la quale insegna a Carlos l’arte di sognare), Florinda (che insegna la tecnica dell’agguato) ma soprattutto Silvio Manuel, percepito come un nemico mortale per gli aspiranti stregoni. Qui c’è un nuovo paradosso, in quanto da una parte questo conduce gli amici-compagni spirituali di Castaneda a considerare quest’ultimo un nemico che attenta alla loro vita (dato che nei loro ricordi lui è pappa e ciccia con Silvio) ma dall’altra continuano a seguirlo. Ergo, questa ulteriore incoerenza di base nei loro comportamenti ha aumentato la mia perplessità (facendomi sorgere il dubbio che sia stato un grossolano errore di caratterizzazione dei personaggi e delle loro azioni. Questo fino alla fine, dove anche questa sotto-trama ha una spiegazione).

In definitiva, è un romanzo di Carlos Castaneda, quindi come tutti gli altri si riscontrano pregi e difetti che possono attirare o respingere il lettore. 

Certo è che, come i libri precedenti, c’è tanto da imparare della cultura sciamanica messicana e degli stati alterati di coscienza. L’autore mantiene vivo l’interesse del lettore con certi escamotage narrativi (in primis il motivo per cui si sono dimenticati episodi salienti e fondamentali della loro vita) anche se ammetto che certe spiegazioni sono state rese troppo prolisse, diventando a tratti noiose e allungando oltre il necessario il racconto.
Ciò non toglie però che, tirando le somme, la trama conquista per com’è stata imbastita e per ciò che di spirituale e mistico si percepisce dietro certi episodi e rituali.


Il dono dell'aquila di Carlos Castaneda

Il dono dell'aquila

di Carlos Castaneda
BUR
Saggio
ISBN 978-8817258906
Cartaceo 10,00€

Sinossi 

Carlos Castaneda, partito intorno alla metà degli anni sessanta alla volta del Messico per una tesi sulle proprietà delle piante psicotrope, si imbatte in Don Juan, sciamano e profondo conoscitore delle "piante che danno potere". Si ferma presso di lui e ne diventa apprendista. Dagli appunti che Castaneda stende in quegli anni, nasceranno i libri. Nel paesaggio allucinato delle aride e desolate plaghe di un Messico diverso, tra le antiche rovine delle civiltà autoctone più remote, l'apprendista raggiunge il livello più alto dei poteri magici: ottiene "il dono dell'aquila", la libertà, si scioglie da ogni forma di condizionamento e diviene nagual, energia cosmica pura.


Andrea Pistoia


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