Gli scrittori della porta accanto

Maurizio Spano presenta: La ricamatrice

Maurizio Spano presenta: La ricamatrice

Presentazione Libri Intervista a cura di Silvia Pattarini. Maurizio Spano presenta il suo nuovo romanzo La ricamatrice (PubMe Edizioni – Collana Gli scrittori della porta accanto): «Ho raccontato il Polesine e il sogno di mia madre. E il mio».


La ricamatrice di Maurizio Spano

La ricamatrice

di Maurizio Spano
PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa | Romanzo storico
ISBN 978-8833665283
Ebook 2,99€
cartaceo 12,50€

Gianfranco ha otto anni e sogna d'incontrare sua madre Nives da giovane, quando sapeva sorridere come le ha visto fare in una vecchia fotografia. Un pomeriggio piovoso, mentre Nives ricama foglie e pappagalli su una tovaglia di lino chiaro, finalmente il suo sogno si avvera. Fa la conoscenza di una ragazza, con un sorriso talmente bello da farlo sentire in pace, che lo condurrà in un viaggio nel tempo attraverso gran parte del XX secolo, sempre in bilico tra ciò di cui è stato testimone o che gli è stato raccontato e ciò che semplicemente immagina. Un viaggio che, dipanandosi tra gli argini, le campagne e le piccole città di un remoto frammento della bassa Pianura Padana, lo porterà negli anni '30, lo renderà spettatore nell'alluvione del Polesine del ‘51, della vita nelle baraccopoli degli immigrati nella Francia del secondo dopoguerra e della rinascita italiana negli anni '60, di nuovo tra la gente della sua terra. È il bambino che ancora vive in Gianfranco, oramai vecchio, che racconta l'avventura di sua madre Nives e di un'epoca, di luoghi e di rapporti umani. Alla ricerca di una dignità che a tutti dovrebbe spettare di diritto e che invece Nives dovrà conquistare, per sé e suo figlio, inseguendo ingenuamente l'immenso sogno di felicità che fa girare il mondo.


L'autore racconta



Oggi diamo il benvenuto a Maurizio Spano che ci presenta in anteprima il suo ultimo libro La ricamatrice. Sei un artista poliedrico, spazi dalla pittura alla fotografia, dalla musica alla scrittura… ho dimenticato qualcosa? Dove trovi le muse ispiratrici?

Per qualche anno ho fatto anche teatro amatoriale. Ma questa storia del palcoscenico è innata e davvero stravagante pensando alla mia vita "normale". Sono nato "contadino", ho studiato materie tecniche/scientifiche e praticato sport agonistico e poi ho lavorato nella Polizia di Stato. In apparenza tutte cose che non c'entrano nulla con l'arte. Ma io credo che sia accaduto il contrario. Per un'imprevista alchimia queste esperienze mi hanno fatto incontrare una variabile umana straordinariamente variopinta. Forse nasce tutto dalla storia che racconto in questo romanzo. Forse "la ricamatrice" mi ha insegnato da subito a guardare il mondo e le sue meraviglie con una prospettiva particolare e che i colori, quando non ci sono, si possono inventare e una tovaglia bianca può diventare un bosco incantato.


La ricamatrice è la tua ultima fatica letteraria. Quanto tempo hai impiegato a scriverlo?

Ho impiegato circa sei mesi per scrivere materialmente il racconto e altri sei per correggerlo e controllarlo in maniera approfondita. Poi ci sono stati i mesi di lavoro comune con Stefania Bergo, responsabile del progetto editoriale, per la stesura finale.

Ci ricordi i titoli delle precedenti pubblicazioni?

Nel 2011 ho pubblicato Francesca, nel 2013 La Signora dei Colori e, nel 2015, Nato di domenica


La ricamatrice è ispirato a una storia vera. Ci riveli qualche curiosità sulla trama?

Le vicende, in qualche maniera, ripercorrono una parte della vita di mia madre, anche se in forma romanzata e con molta libertà data all'immaginazione. Era da molto tempo che tentavo di raccontare quest'avventura, ma ogni volta mi fermavo dopo poche pagine, onestamente senza comprenderne la ragione. Le scene della storia, tutte le immagini, reali o di fantasia, erano davanti a me, bastava portarle sulla pagina scritta. Eppure qualcosa sembrava sempre mancare. Poi, osservando una fotografia, dove un bambino guardava la mamma e lei sorrideva, ho capito che per raccontare questa storia dovevo fare la stessa cosa. Mettermi dalla parte del bambino che parla di sua madre, per scrivere senza dare giudizi e opinioni da adulto che, tra l'altro, vive in un periodo storico completamente diverso. Per fare questo ho dovuto chiedere al bambino che ancora vive in me di ricordare, non tanto i fatti, ma le emozioni, gli sguardi, i sogni di quella gente e le parole, anche se poche, dei racconti, spesso in contrasto fra loro, dei protagonisti.

Quanto c’è di autobiografico e quanto di romanzato? A monte del romanzo c’è un lavoro di ricerca e documentazione?

La parte autobiografica è intrecciata alla fantasia in maniera totale. Non c'è un capitolo reale e un altro inventato. Ogni pagina è un misto di ricordi e invenzioni. Di concreto ci sono il contesto sociale e alcuni avvenimenti storici che fanno da tappeto all'avventura. In questo caso mi sono documentato (più dialogando con persone che sfogliando libri) più che altro per verificare se i miei ricordi diretti o ciò che mi era stato riferito avevano anche una base storica riconosciuta. Inevitabilmente, trattandosi di avvenimenti accaduti meno di un secolo fa, sia le persone che i "libri di storia" contrastano (quasi sempre per ragioni politiche) spesso fra di loro.

I luoghi del libro: dove si svolge la vicenda?

Comunemente in Polesine (la Provincia di Rovigo), anche se i protagonisti si sposteranno, per esempio in Francia. Ho "inventato" una cittadina chiamandola Ponte del Delta e l'ho appoggiata sugli argini del Canal Bianco. Io sono nato ad Adria, che ha caratteristiche geografiche molto simili, ma quasi tutti i paesi Polesani vivono "accanto all'acqua". Sono nato e ho vissuto gran parte della mia vita nella terra stretta tra i due grandi fiumi e il mare, una caratteristica che ci rende unici, anche se troppo spesso dimenticati. L'invenzione del luogo dove si svolge la maggior parte delle azioni nasce dall'esigenza di voler dare importanza a tutta la mia terra, non soltanto ad una sua parte specifica.


A che target di pubblico ti rivolgi?

Credo sia un racconto che può essere letto da persone di età e cultura variabile, alcune per viaggiare in strade e suggestioni già "percorse", altre per incontrare un mondo che, agli occhi di chi vive nel terzo millennio, penso possa apparire – a volte – inverosimile, anche per l'intensità dei sentimenti e delle emozioni in gioco.

Un proverbio svedese cita così: «in un buon libro la cosa migliore è fra le righe». Tra le righe di La ricamatrice è celato qualche messaggio particolare che il lettore dovrà scoprire?

Che il rispetto per le donne deve essere assoluto, senza compromessi, scuse e giustificazioni culturali, religiose o storiche. Che le tradizioni buone vanno mantenute e quelle "cattive" – che sono moltissime e, spesso, a sfavore proprio delle donne – devono esse abbandonate.

Ci lasci un piccolo assaggio tratto dal romanzo? 

Lei era la mia regina, il mio castello, le mie mura di difesa e io stavo bene quando ero con lei, perché il mondo qualche volta mi spaventava. Nives mi proteggeva da tutto, anche dalle cose brutte che non conoscevo. Ma lei era la mia mamma e sapeva sempre cosa era giusto o sbagliato per me.
La ragazza capì che ero un poco imbarazzato, e allora mi prese le mani e le strinse tra le sue e... la paura mi passò. Perché quel calore io lo conoscevo bene e anche se non sapevo le cose dei grandi, e facevo fatica a capire le loro parole, conoscevo il bene o il male che passava attraverso la pelle. Quelle mani io le conoscevo bene. Certo non avevano i calli e neppure i tagli. E neppure il dolore che scivolava come il sudore fin sotto le unghie. Non avevano la storia che io credevo di conoscere. Ma erano le sue, perché nessuno poteva avere quel brivido che usciva dalla punta delle sue dita e passava nelle mie, fino a toccarmi il cuore e riempirlo di felicità.

Hai nuovi progetti artistici per il futuro?

Per adesso soltanto un nuovo romanzo, che sto scrivendo. Poi continuo a fotografare e ho ripreso a suonare. Forse è un segno dell'età: i progetti diventano più "corti", anche se ci sono ancora molte avventure da raccontare, davvero tantissime.

Grazie Maurizio Spano per essere stato con noi, in bocca al lupo con La ricamatrice e per i tuoi progetti futuri.

Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.
Il tempo di un caffè, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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