Gli scrittori della porta accanto

Scrittori: intervista a Gualtiero Ferrari

Scrittori: intervista a Gualtiero Ferrari

Caffè letterario A cura di Silvia Pattarini. Intervista a Gualtiero Ferrari, in tutti gli store online con il romanzo distopico Zetafobia 2. La città morta (Delos Digital): «Leggere apre la mente, scrivere la dilata all’infinito».

Gualtiero Ferrari nasce a Torino nel 1970. Sposato, con un figlio quattordicenne, cresce e vive in questa splendida città, salvo trasferirsi alcuni anni all’estero, per motivi di studio e di lavoro.
Parla fluentemente l’inglese, il francese e quel minimo di tedesco necessario a ordinare del cibo caldo e una birra fresca.
Di formazione economico-scientifica, più che umanistica, si è avvicinato alla lettura nel corso dell’adolescenza e si è rifugiato nella scrittura, ormai adulto.
Oggi lavora presso un’azienda meccanica e risiede in un minuscolo borgo sulle colline, alle porte della città.

Gualtiero Ferrari, grazie per essere tornato sul nostro web magazine culturale Gli Scrittori della Porta Accanto. Per combattere la canicola di questi giorni permettimi di offriti una bevanda fresca: cosa gradisci?

È un piacere ritornare a trovarvi dopo tre anni intensi come quelli appena trascorsi. Da bere un chinotto se è possibile, altrimenti acqua naturale, grazie.

Ora passiamo al tuo nuovo romanzo. Zetafobia 2. La città morta è il sequel del tuo primo libro, Zetafobia. Come si legano tra di loro?

In Zetafobia 2: La città morta riprendo a narrare le vicende di Lucrezia, Sebastiano e Domenico, i protagonisti del primo romanzo, ma sei anni più tardi. Ho voluto ambientare la storia così in là nel tempo per poter dare una visione più ampia del solito. Salvo rare eccezioni, nella mia esperienza di lettore, i romanzi a tema zombie si concentrano sul periodo immediatamente antecedente allo scoppio della crisi per poi allungarsi fino a pochi mesi dopo l’apocalisse. In qualche caso viene trovata la cura e perciò anche la soluzione alla pandemia e tutto ritorna come prima, ma sono veramente pochi i casi in cui si prende in considerazione un arco temporale così lungo. Volevo dare una prospettiva diversa. Lasciare che l’orrore iniziale cedesse il passo a una rassegnata quotidianità, dove i sopravvissuti arrivassero a esprimere la propria indole, nel bene e nel male, e in Zetafobia 2 c’è molto di entrambi.

Leggi anche Silvia Pattarini | Gualtiero Ferrari presenta: Zetafobia

Bisogna necessariamente iniziare col primo, per non rischiare di perdersi nell’evolversi delle vicende, oppure sono entrambi autoconclusivi e si possono leggere separatamente?

Certo, sarebbe meglio aver letto il primo romanzo in modo da conoscere i personaggi e avere familiarità con le caratteristiche di ciascuno; però, essendo la storia spostata anni più avanti nel tempo, può essere sufficiente leggere il riassunto all’inizio de “La città morta”. Si perderà qualche dettaglio, ma l’esperienza di lettura non ne risentirà in modo pesante.

Zetafobia 2. La città morta rientra nel genere distopico. In generale i tuoi lettori apprezzano questo genere, hai avuto dei riscontri positivi?

Devo ammettere di sì: ho avuto molti riscontri, non tutti positivi però.
Per esempio: una donna mi scrisse dicendomi che mi dovevo vergognare per avere scritto un romanzo sulla pandemia contribuendo così (non saprei come) all’arrivo del COVID-19 in Italia; oppure un ragazzo che mi confidò (ammesso che sia vero) di aver preso spunto da Zetafobia per trasformare il suo appartamento in un bunker, cosa che riteneva essere necessaria per sopravvivere durante il lockdown.
Fuori da questi casi limite molti si sono complimentati per l’aderenza degli eventi pandemici legati al COVID-19, rispetto a quelli che descrissi nel romanzo, soprattutto nei riguardi dell’atteggiamento all’inizio accomodante dell’OMS, o di alcuni governi.
Detto questo il distopico piace, e piace sempre. Negli ultimi anni abbiamo visto un ritorno di questo genere nei libri, nei film e anche nelle serie televisive. Credo sia perché tutti, in cuor nostro, preferiamo prefigurarci un futuro terrificante ma conosciuto piuttosto che vivere ogni giorno senza sapere cosa ci riserverà il domani.

Oltre a scriverli, ti piace leggere libri di genere horror o distopico?

Da lettore accanito ho letto un po’ di tutto. Fuori dai due generi che mi sono più vicini, amo leggere i thriller e i romanzi storici, soprattutto di epoca medievale. Per un breve periodo mi sono appassionato alle spy-story, ma è durato poco.

Tre motivi per leggere Zetafobia 2. La città morta?

Se hai letto il primo romanzo e ti è piaciuto non puoi perderti il secondo.
I protagonisti dovranno confrontarsi con dei mostri ben più pericolosi degli zombie.
Il finale è un vero pugno nello stomaco.

Secondo te i potenziali lettori prima di scegliere un libro leggono le recensioni, si affidano all’immagine di copertina o alla sinossi? O tutte queste cose insieme?

Se ci si trova in libreria credo che la copertina sia fondamentale. Attira l’attenzione del lettore potenziale in mezzo al mare di proposte, a meno che non si stia cercando un testo specifico. Superato quel primo scoglio si passa alla quarta di copertina.
Le recensioni le trovo più utili per gli ebook. Qualche volta io stesso mi sono ritrovato a cercare romanzi filtrando le recensioni con un certo numero di stelle.
Copertina del libro

La città morta
Zetafobia (Vol.2)

di Gualtiero Ferrari
Delos Digital
Horror | Fantascienza
ISBN 978-8825417029
Ebook 4,99€
Cartaceo 16,00€

Che lettore è Gualtiero Ferrari? Da libri di carta o ebook?

Cartaceo per la poesia dell’oggetto e per i libri a cui sono legato affettivamente, mentre l’ebook è ideale per la comodità di lettura.

Qual è il tuo rapporto con i Social Network? Sei un tipo social?

Come tutti “frequento” i social, però non sono uno che dettaglia le proprie giornate su FB o su Instagram, li uso soprattutto per promuovere i miei lavori e tenermi in contatto con persone che sono geograficamente lontane.
Li uso anche per fare ricerche. Recentemente, per esempio, avevo necessità di trovare una certa location per una serie di scene che ho in mente per il terzo libro della saga. Non potendo mettermi a girare alla cieca l’intera provincia di Torino mi sono rivolto a un gruppo di Esploratori Urbani, persone che cercano e visitano luoghi abbandonati nelle periferie cittadine, che mi hanno aiutato a trovare il luogo perfetto.
I social sono uno strumento. Possono essere utili o no, dipende da come li si usa.

Immagina di trovare una macchina del tempo: fai un salto nel passato per cambiare qualcosa o nel futuro a dare una sbirciatina?

Immagino di avere solo un viaggio a disposizione, giusto? In questo caso viaggerei mille anni nel futuro per vedere se la razza umana è riuscita ad autodistruggersi oppure se la civiltà futura è diventata simile a ciò che ipotizziamo nei nostri romanzi.

Ringraziamo tantissimo Gualtiero Ferrari per essere stato ospite di questo Caffè Letterario, lo spazio degli Scrittori della porta accanto dedicato agli autori, e, anche a nome dei nostri lettori, gli auguriamo in bocca al lupo per suoi progetti futuri.



Silvia Pattarini

Silvia Pattarini



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