Gli scrittori della porta accanto

Antigone, di Inua Ellams: la trasposizione moderna della tragedia di Sofocle

Antigone, di Inua Ellams: la trasposizione moderna della tragedia di Sofocle
© openairtheatre.com

Palcoscenico Di Davide Dotto. Antigone di Inua Ellams (Methuen Drama). Una trasposizione moderna, andata in scena all'Open Air Theatre di Regent's Park di Londra, che si fa "thriller politico" e cade come un vestito su misura sulla Gran Bretagna di Re Carlo III.

L'Antigone del poeta-drammaturgo Inua Ellams (andata in scena all'Open Air Theatre di Regent's Park di Londra dal 3 al 24 settembre 2022) è una trasposizione che più contemporanea di così non si può. La stesura ha richiesto cinque anni, l'allestimento e l'esecuzione hanno bruciato tutte le tappe.

Antigone non fa parte dell'aristocrazia tebana o ateniese del V secolo a.C., ma proviene da una famiglia anglo pakistana, di fede musulmana.

Lavora in un centro giovanile a Londra e non ama la politica: riveste il ruolo che deve secondo il contesto, simile o identica a se stessa, in questa come in altre "reincarnazioni".
Polinice, suo fratello, etichettato come terrorista, è coinvolto e perde la vita in un attentato; Eteocle, l'altro fratello, poliziotto metropolitano, viene ucciso nello scontro a fuoco.
Anche lo zio Creonte, impegnato in una feroce competizione elettorale, è pakistano, ma è dall'altra parte della barricata. La nuova versione del sovrano di Tebe non fa sconti a nessuno, promette sicurezza, misure antiterrorismo e restrittive. Quale Ministro degli Interni, le applicherà anche contro la sua gente, e negherà cittadinanza e sepoltura al nipote Polinice, traditore della nuova patria: la Gran Bretagna del XXI secolo.
Creon: The British people need to feel safe and protected
Eurydice: Which British people?
Creon: The majority.
Eurydice: From the minority?
Creon: In times like this the people prefer the familiar to the unknow.
Inua Ellams, Antigone, Atto I, Scena 3

La rigidità nell'approvare e applicare tali norme è funzionale al consenso elettorale da acquisire o mantenere, sorretto dai sondaggi, computato da infallibili algoritmi.

Rispetto al suo predecessore greco, il risultato è lo stesso: mette da parte i decreti divini e i doveri religiosi. Nella sua posizione, non può permetterseli. Il secolo in cui vive – quello della Innominabile attuale e dell'Homo saecularis – ignora il sacro.
I provvedimenti adottati assumono un carattere emergenziale (da legge marziale), rappresentano l'extrema ratio per affrontare una minaccia che mina nelle fondamenta l'ordinamento civile (i fondamenti della "polis"). Portano con sé una certa idea di rappresaglia e di vendetta, hanno la forma di provvedimenti straordinari (quasi la natura ad personam), equivalgono a sentenze di tribunali speciali.
La stampa inglese richiama in proposito l'emblematico caso di Shamima Begum, una ragazza britannica che nel 2014, all'età di quindici anni, lasciata la Gran Bretagna, si è unita allo "Stato Islamico dell'Iraq del Levante". In seguito a ciò, il Ministero dell'Interno britannico le ha tolto la cittadinanza, impedendole il rientro.
Andrebbe letta così, in particolar modo, la postuma perdita della cittadinanza di Polinice. Il monologo di Creonte parla chiaro:
Polyneices will receive no honour in death. With immediate effect, he is stripped of British citizenship and his body will be detained indefinitely pending necessary procedures. To those who will say this infringes on his Human Rights, I am calling for a British of Rights because the Human Rights Act does not serve us. Inua Ellams, Antigone, Atto I, Scena 3

Questo il cuore della tragedia, sintomo, punta di un iceberg di dispute più accese e radicali, che vanno al di là e al di fuori della cieca ostinazione dei protagonisti della tragedia di Sofocle.

La personalità e il ritratto di questi ne risente: il Creonte di Inua Ellams vuol conseguire il potere politico a ogni costo, e lo fa accompagnando il suo cammino con una retorica ostile.
Così come si presentano, è difficile soppesare le posizioni di ciascuno, tanto che Antigone vince su tutta la linea, sappiamo cioè da quale parte stare.
Solo che questa non è più una tragedia, ma un melodramma che si fa scontro perpetuo, ansia di attribuire torti, ragioni e responsabilità.
La trasposizione di Inua Ellams è contemporanea, la riscrittura è tanto intensa da procedere su altri piani. A salire sul palco non è il fantasma di Edipo ma una comunità intera, l'affresco di un mondo e delle sue profonde lacerazioni. Si intensifica il coinvolgimento di tutta "la polis", che non è la sola Londra, ma l'intera Gran Bretagna e, volendo, l'Occidente.


A essere pignoli, parte del testo messo in scena è in apparenza estraneo alla tragedia originaria, almeno come "plot narrativo".

Su questo si può parlare senz'altro di "contaminazione" oltre che di "modernizzazione".
Non si può negare un che di "autobiografico" per Inua Ellams, un autore di origine nigeriana che, giunto a Londra dall'età di dodici anni (nel 1996), ha ottenuto la cittadinanza inglese solo di recente, non prima - però - di essere divenuto membro della Royal Society of Literature, e la cui famiglia ha fatto le spese dell'estremismo islamico.



Per struttura, la pièce di Inua Ellams non segue il testo classico.

Assistiamo al dialogo tra Antigone e la sorella Ismene – che contiene già tutto (capiamo cosa è successo, cosa succede e cosa accadrà a breve, conosciamo già il capo di imputazione che peserà su Antigone) non nel prologo (l'incipit) come in Sofocle, ma alla scena 6 dell'atto I. Qui non si tratta di anticipare i retroscena (l'impegnativo retaggio di Edipo; la guerra di Tebe appena conclusa; il decreto del re di Tebe che vieta le esequie di Polinice), ma di lasciare esplodere il dramma e la tensione.
Ci si domanda, tra le righe, se le sorelle (Antigone e Ismene) avrebbero potuto fare qualcosa, prima che la situazione precipitasse a quel modo, con uno zio Creonte sempre più fuori dai ranghi e sotto una inaudita pressione. È infatti, costui, il primo capo del governo di colore, e la situazione compromettente. Non può che assumere una posizione radicale contro la sua stessa famiglia.
Antigone

Antigone

di Inua Ellams
Methuen Drama
Teatro (lingua inglese)
ISBN 978-1350368712
Cartaceo 13,00€
Ebook 8,51€

Nonostante antefatti più complessi, e una struttura adeguata alla trasposizione, via via si ritorna all'alveo della tragedia di Sofocle.

Manca qualcosa di simile ai vv. 910-915 che tanta discussione hanno sollevato.
Antigone: [...] Scomparso mio marito, ne avrei preso un altro; mancatomi un figlio, un altro ne avrei generato, da un altro sposo; ma nessun fratello, poi che mio padre e mia madre stanno nell’Ade, può essermi più generato Sofocle, Edipo Re. Edipo a Colono. Antigone (traduzione di Vico Faggi)
Ed è assente la volontà di farsi esule a sua volta, chiedendo sin da subito asilo al regno dei morti («I won't be able to live my life if I don't do this»). Non c'è quindi una dichiarata estraneità alla "polis", ma una ferma volontà di cambiare le cose in meglio.
Ma per cambiare le cose in meglio bisogna guardare al paese nel suo complesso, alla realtà più vera e pulsante. Occorre ascoltare le voci di dissenso ritenute irrilevanti.
È l'umanità che non ha molte occasioni di esprimersi e che chiede comprensione, una saggezza accorta e diversa, rispetto e compassione.
Don’t be rigid with the law. Inua Ellams, Antigone, Atto II Scena 3
Si chiede a Creonte di tornare in sé, di guardare al popolo e non al corpo elettorale, al cuore degli uomini e delle donne, non alla pancia o a coloro cui il mondo piace così com'è. È l'invito ad affrontare subito – e di petto – le grandi questioni, e di porsi le giuste domande (Atto II, Scena 6).
A lungo andare, nessuno vince in una lotta del genere, quando un atto di eroismo vuole spalancare porte troppo pesanti, difficili da lasciare aperte e da chiudere.
Tanto che si dovrebbe riprovare un'altra volta, e ancora, ancora. I problemi son sempre gli stessi, ma l'umanità diversa, complicata, da più di duemilacinquecento anni poco propensa a dialogare con se stessa.

L'Antigone di Inua Ellams è interessante per i nodi da sciogliere che porta con sé.

È rilevante non solo per quello che "di meno" emerge, ma anche di quel che vi è di più" e "di diverso" rispetto alla tragedia di Sofocle. Per esempio un'indubbia impronta epica: affiora, nei suoi protagonisti, un senso originario di appartenenza e un desiderio di appartenere a qualcosa. Ciò ne fa, negli intenti del suo autore, un "thriller politico".
Dialogare troppo con il proprio tempo può rivelarsi un grattacapo non indifferente, ma a volte può esservi un gioco di circostanze tali da sincronizzare intenti, momenti e luoghi, producendo un considerevole effetto. Così è per la Gran Bretagna e la Londra di Re Carlo III, sulle quali la rappresentazione teatrale è calata come un vestito su misura.


Davide Dotto


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