Gli scrittori della porta accanto
Leonardo da Vinci
Leonardo da Vinci
Leonardo e il sorriso più enigmatico del mondo

Leonardo e il sorriso più enigmatico del mondo

Leonardo e il sorriso più enigmatico del mondo - Arte

Arte Di Letizia Bilella. Leonardo da Vinci. L’artista italiano più famoso, un genio che ha lasciato al mondo opere di ineguagliabile bellezza. Un sorriso, ancora oggi, avvolto nel mistero.


Nell'editoriale precedente, abbiamo lasciato Leonardo da Vinci a Milano, dove Ludovico il Moro gli commissiona il monumento equestre per il padre, Francesco Sforza.


Di pari passo con l’emergere di interessi copiosi ed eterogenei si fa strada in Leonardo l’esigenza di annotare in modo continuativo le proprie riflessioni, i progetti, gli studi. Ai fogli sparsi si affiancano quaderni di appunti di cui i più antichi sono il Codice Trivulziano e il Manoscritto B di Francia, entrambi redatti a Milano a partire dal 1487.
Il Codice Atlantico è una raccolta miscellanea realizzata da Pompeo Leoni, il quale incollò 1750 fogli e frammenti sparsi su pagine di grande formato poi rilegate in volume. Dal punto di vista della stesura, si possono distinguere due categorie di codici: una prima che comprende volumi dalla scrittura più ordinata, a penna, la cui compilazione è avvenuta in studio; una seconda che include libri più piccoli, scritti in modo frettoloso, a matita rossa. Contengono disegni di meccanismi di vario tipo e studi di meccanica teorica. Inoltre si trovano note sul progetto di deviazione dell’Arno ai tempi della guerra di Firenze contro Pisa e appunti sulla “Battaglia di Anghiari”; altre osservazioni riguardano la prospettiva e l’ottica e saranno utilizzate dal Melzi per il Libro di pittura.
Leonardo compilò un altro codice, il Codice Hammer, via via riempiendo a penna un doppio foglio dietro l’altro, ogni volta inserendolo nei precedenti. Oggi i fogli si presentano sciolti come nel corso della compilazione. Il codice prende il nome dal suo penultimo proprietario, l’americano Armand Hammer che lo acquistò a un’asta nel 1980. In precedenza era noto come Codice Leicester, dal nome del proprietario, Thomas Coke conte di Leicester, che lo comprò dal pittore Giuseppe Ghezzi nel 1717. Leonardo compilò il manoscritto nel biennio 1506-1508, con aggiunte fino al 1510. Il suo tema principale è l’acqua, con studi e splendidi disegni di correnti e vortici.

Nel 1499 Leonardo lascia il ducato di Milano, invaso dalle truppe francesi, e riprende la via di Firenze. 

Nel suo viaggio di ritorno fa una prima tappa a Mantova, presso Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga. Per lei Leonardo esegue un celebre ritratto a carboncino, promettendo di trasportarlo al più presto in un dipinto su tavola poi mai realizzato. Dopo Mantova è la volta di Venezia, dove è incaricato dalla Serenissima di un piano per allagare una zona particolarmente esposta alle possibili scorrerie dei turchi.
All’arrivo a Firenze, l’artista alloggia presso i padri serviti nel convento della Santissima Annunziata. Tempo dopo abiterà poi in casa del matematico Piero di Braccio Martelli, non distante dal Duomo e da Palazzo Medici. Il biennio 1500-1502 è quello in cui vi risiede in modo più continuativo, fatta eccezione per brevi assenze, come in occasione di un suo viaggio a Roma.
Nell’estate del 1502 prende una decisione importante, allontanandosi dal capoluogo toscano per entrare a servizio di Cesare Borgia, detto il Valentino, figlio naturale di papa Alessandro VI. La nomina di Leonardo a «Prestantissimo e Dilettissimo Familiare Architetto e Ingegnere Generale» del Valentino è un’investitura in piena regola con tanto di patente scritta.
Per la ricerca in campo tecnico-scientifico realizzerà una delle sue opere più prestigiose, la grandissima Battaglia di Anghiari, commissionata a Leonardo nel 1503 dal governo fiorentino per ricordare un glorioso episodio della storia della repubblica. Poiché il cartone della Battaglia di Anghiari è andato perduto e quanto Leonardo aveva dipinto sulla parete del salone è scomparso nel 1563 sotto i dipinti di Vasari, il ricordo di quell’opera è oggi trasmesso solo da copie, la più celebre delle quali è la cosiddetta Tavola Doria.
Al secondo soggiorno fiorentino risale anche un ardito progetto mai realizzato: la deviazione del corso dell’Arno. Il progetto aveva il duplice vantaggio di rendere navigabile l’Arno da Firenze fino al mare, e di far raggiungere al fiume importanti zone del territorio di influenza fiorentina.
Leonardo osserva il comportamento degli uccelli rispetto al vento e ne scrive attorno al 1505 in Il codice sul volo degli uccelli, oggi alla Biblioteca Reale di Torino. Per quanto riguarda invece gli studi anatomici, all’inverno 1507-1508 risale la prima dissezione documentata su un cadavere, mentre gli studi sul volo sono caratterizzati in questi anni fiorentini da molti progressi. Il moto a spirale entra a far parte del linguaggio artistico leopardiano, suggerendo la torsione della Leda col cigno dell’omonimo dipinto, o gli impetuosi grovigli della Battaglia.

Battaglia di Anghiari: copia di Paul Rubens e Tavola Doria

Nel 1506 Leonardo sta ancora lavorando alla Battaglia di Anghiari quando deve abbandonare il dipinto, chiamato a Milano dal governatore francese Charles d’Ambroise. 

Ne nasce un diverbio con la Signoria fiorentina che dopo l’intervento diretto del re di Francia, si dispone a sciogliere l’artista dai suoi impegni e gli consente di stabilirsi definitivamente a Milano nel 1508. Qui rimane fino al 1513 stipendiato da re Luigi XII che gli restituisce anche la vigna a San Vittore. Nel 1509 dipinge il San Giovanni Battista, una figura dall’aspetto e dallo sguardo inquietanti, e una nuova versione della Vergine delle Rocce.
Un notevole risultato ottiene in questi anni nel campo degli studi anatomici; la sua attenzione per i misteri del corpo umano si rafforza in questi anni sia grazie alla pratica della dissezione dei cadaveri, sia per la vicinanza stimolante di Marcantonio della Torre, medico-anatomista allo Studio di Pavia, con l’aiuto del quale compie i suoi studi.
Il 1511 è l’anno della Lega Santa, indetta da papa Giulio II contro i francesi. Suoi alleati sono Venezia e la Spagna. Tra gli esiti vittoriosi della Lega ci sono, nel 1512, la restaurazione degli Sforza a Milano e il ritorno dei Medici a Firenze, prima con Giuliani, uno dei figli del Magnifico, poi con Lorenzo, suo nipote.
A Milano la posizione di Leonardo si fa delicata; nel 1513 l’artista decide di trasferirsi a Roma dove può contare sull’appoggio di Giuliano de Medici, fratello del papa. A Roma vive appartato, dedicandosi ai suoi vari interessi. Al 1513-1519 può risalire il Bacco conservato al Louvre. Immagine simile a quella già vista del San Giovanni Battista e dell’angelo dell’Annunciazione.

Dopo la morte del suo protettore Giuliano de Medici nel 1516, nel 1517 il maestro accetta la proposta di Francesco I di trasferirsi in Francia al suo servizio. 

Il re lo nomina primo pittore, architetto e ingegnere, e lo alloggia nel castello di Cloux: Leonardo è di nuovo protagonista.
In Francia coglie i frutti della sua piena maturità; a Cloux ritocca nuovamente la Gioconda, dipinta fra il 1503 e il 1505 a Firenze, celeberrima opera conservata al Louvre. Della Gioconda lascia ancora perplessi il misterioso sorriso; un sorriso che, come è stato osservato, è nello sguardo prima che sulle labbra. Quell’espressione intensa degli occhi e quella bocca increspata che appartengono anche al San Giovanni. Fra le varie tesi, anche quella che ritiene che la Monnalisa su un fondo che molto probabilmente è nelle vicinanze di Arezzo, là dove le acque raccolte nella val di Chiana vanno a gettarsi nell’Arno e il ponte che appare sulla destra del dipinto somiglia molto a quello medievale di Buriano.


Fu Napoleone Bonaparte a far uscire dall’oblio la Gioconda appendendola nella sua camera da letto del castello di Fontambleau così come nel 1796, quando conquistò la Lombardia, pare che, senza scendere da cavallo, avesse scritto con una matita in un foglio posato sul morbido stivale che s’era appena fatto fare a Milano, l’ordine di preservare il Cenacolo dalle furie belliche. Sicché la Gioconda passerà poi per suo ordine al Louvre, appena fondato come museo, ed è lì che verrà rubata il 21 agosto del 1911 da un decoratore varesino che voleva vendicarsi dei furti napoleonici. La vendetta verrà, a Gioconda restituita, per mano del guru delle avanguardie visive quando Marcel Duchamp ne inventerà una parodia concettuale nel 1919, disegnandole i baffi e il pizzetto, e ponendo sotto la sua riproduzione fotografica la scritta L.H.O.O.Q. (lettere da leggere, ovviamente, secondo la pronuncia francese: elle ache oo cu, cioè elle a chaud au cul). Il mito, fra re, imperatore, museo, furto e burlesca parodia, ne fa oggi il più famoso dipinto del mondo.

Riproduzioni celebri della Gioconda: Andy Warhol, Botero, Marcel Duchamp

Anche in Francia, Leonardo applica nuovamente la sua attenzione agli studi sulle correnti e sui vortici d’acqua. Prendono forma altri progetti di canalizzazione e bonifica.
Nell’aprile 1519, Leonardo fa testamento. Suo esecutore testamentario viene nominato l’amico e allievo Francesco Melzi, a cui lascia i suoi manoscritti oltre ad «altri istrumenti et portracti». Il maestro chiede di essere seppellito nella chiesa di Saint-Florentin ad Ambroise. Il momento del trapasso, il 2 maggio del 1519, è stato immaginato e fissato in dipinti dei secoli successivi, il più celebre dei quali è quello di Ingres che, fa morire Leonardo tra le braccia di Francesco I, in una scena ricca di pathos dal gusto tipicamente romantico. L’artista italiano più famoso nel modo; un genio che lasciato al mondo opere di ineguagliabile bellezza. Un sorriso, ancora oggi, avvolto nel mistero.

Letizia Bilella

Letizia Bilella
Diploma di maturità in Perito Commerciale e Programmatore, e laurea in Conservazione dei Beni Culturali (nello specifico in Beni Archivistici e Librari). Amo i libri sia come contenitore, sia per il contenuto. Amo scrivere, sia nel senso proprio di impugnare una penna, sia buttare idee su un foglio e dar loro forma. Dal 2010 collaboro con un settimanale della mia provincia (AG), e con varie testate giornalistiche della zona, occupandomi di cultura, spettacolo, e in alcuni casi anche di politica locale. Nel mio piccolo comune (Burgio) faccio la guida turistica, e collaboro attivamente con l’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di eventi. Amo tutto quello che è arte, in ogni sua forma, ogni suo aspetto.
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Leonardo da Vinci: dalla bottega del Verrocchio al Cenacolo

Leonardo da Vinci: dalla bottega del Verrocchio al Cenacolo

Leonardo da Vinci: dalla bottega del Verrocchio al Cenacolo - Arte

Arte Di Letizia Bilella Leonardo da Vinci, il genio autodidatta: dalle opere giovanili nella bottega del Verrocchio a Firenze,  al suo periodo milanese sotto Ludovico il Moro.

Entrando in Santa Maria delle Grazie a Milano, si possono ammirare due dipinti che si guardano tra di loro, due dipinti che narrano la storia delle arti nell’ultimo decennio del XV secolo: l’affresco del milanese Donato Montorfano, Crocifissione sul Golgota e, in fondo alla sala, il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Il primo sembra disinteressarsi agli schemi centro-italiani del Rinascimento e rimane ancorato all’iconografia dell’Europa gotica e nordica. Il Cristo è crocifisso su una croce latina con i chiodi, i due ladroni sono posti su una croce a T alla quale sono legati da corde, la Madonna è con il classico velo azzurro ed è posta sulla sinistra del dipinto, sconsolata fra le pie donne. Il Cenacolo di Leonardo è stato la sua ossessione prima; diverrà il suo trionfo poi.
Soleva dal nascere sole sino a l’imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare e il bere, di continuo dipingere.
(Matteo Bondello)

È la notte del 15 aprile del 1452. A Vinci, un borgo immerso nel verde delle colline toscane tra Firenze e Pistoia, una donna sta per partorire. 

Il suo nome è Caterina e non è sposata. Il padre del bambino è ser Piero da Vinci, venticinquenne, di professione notaio, come vuole la tradizione di famiglia, una delle più antiche e più in vista del luogo, proprietari di terreni e immobili in paese e nelle sue adiacenze.
Secondo il calcolo dell’epoca, che contava le ore notturne a partire dal tramonto, sono le 03:00 (le 22:00) di un sabato quando Caterina dà alla luce suo figlio Leonardo in una casa della frazione di Anchiano.
La nascita del figlio illegittimo non doveva costituire un problema per quei tempi. Difatti il piccolo Leonardo viene tranquillamente riconosciuto da ser Piero e va a vivere col padre nella casa di famiglia dei da Vinci dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. Senza che però ci sia il “lieto fine” del matrimonio dei suoi genitori. Caterina era una donna di ceto sociale inferiore, forse a servizio in casa da Vinci, viene allontanata e poco dopo si sposa con Antonio di Piero Buti del Vacca.
Del periodo passato a Vinci e dei suoi familiari Leonardo non parla quasi mai nei suoi scritti.
Tutto il mondo considera Leonardo un genio, ebbene lui la pensava in maniera diversa; si definiva «omo sanza lettere», ovverosia sprovvisto di un’adeguata conoscenza di greco e latino. Ci sarà sempre in lui una vena polemica contro l’insegnamento accademico e cattedratico e l’orgoglio dell’autodidatta che si è fatto con le sue mani.
Ne Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, di Leonardo il Vasari accenna alla primissima educazione dell’artista a Vinci. Leonardo sapeva dunque già disegnare quando entrerà nella bottega del Verrocchio a Firenze? E in questo caso, ha imparato da solo o ha avuto un maestro? Questi interrogativi non hanno ancora trovato una risposta. La nebbia che avvolge l’alba del suo periodo di formazione aumenta per la mancanza di opere a lui attribuite fino al 1473, data del disegno con paesaggio conservato agli Uffizi di Firenze, che fu dunque eseguito quando Leonardo si trovava già da alcuni anni presso il maestro fiorentino e che resta fino a questo momento la sua prima opera autografa nota.

Il Cenacolo

Leonardo da Vinci giunge a Firenze sedicenne, nel 1468, ed entra nella bottega del Verrocchio. 

Il padre, ser Piero, diventa notaio della famiglia Medici; nel 1469 avrà inizio il governo del Medici più famoso: Lorenzo il Magnifico. Nel secondo 400 il capoluogo toscano appare una città florida, attiva e popolosa, con un tessuto urbano già ricco di splendidi edifici pubblici e chiese prestigiose.
Leonardo è menzionato tra le giovani promesse di Firenze. L’anno di ingresso alla bottega del Verrocchio è fissato al 1469 e nel 1476 vi risulta ancora attivo, sebbene fin dal 1472 sia iscritto alla corporazione di San Luca, l’associazione dei pittori fiorentini, e quindi possa ricevere commissioni in proprio.
La prima opera di Leonardo conosciuta è il Paesaggio della vallata dell’Arno del 1473. Alla scuola del Verrocchio, lavora collaborando ad alcune opere, come il Battesimo di Cristo. Della Madonna di Piazza, al pittore viene attribuita una parte della predella dove è raffigurata l’Annunciazione. Tra le prime prove del geniale artista si possono elencare: la Madonna del garofano, la Madonna Benois o la perduta Madonna del gatto. Permane l’incertezza attributiva per la Madonna Dreyfus, su cui la critica si divide facendo sia il nome di Leonardo che quello di Lorenzo di Credi.
Il primo e unico ritratto di ambiente fiorentino è quello di Ginevra Benci eseguito tra il 1474 e il 1476. Una figura a mezzo busto che evoca i busti scolpiti dal Verrocchio, in particolare la Dama del mazzolino.

Capolavoro giovanile di Leonardo è l’Adorazione dei Magi, dipinta per un convento nei dintorni di Firenze, San Donato a Scopeto, rimasta però incompiuta. 

Il tema dell’adorazione non era un soggetto estraneo alla tradizione artistica toscana, Leonardo lo rinnova. La scena è ambientata all’aperto, con la capanna della Natività decentrata sulla destra. Le figure si organizzano attorno al personaggio della Vergine, al centro della composizione. La concitazione dei loro gesti crea una tensione dinamica dell’insieme in cui alcuni vedono già tradursi quei moti interiori a partire da un centro propulsore che poi caratterizzeranno il Cenacolo milanese. Nel personaggio in primo piano sull’estrema destra che guarda fuori della scena andrebbe visto un autoritratto dell’artista. Nel modellare le singole figure, sfrutta la preparazione del supporto, creando volumi chiari e luminosi che emergono dalle zone d’ombra tratteggiate a bistro.
Il marcato interesse per l’anatomia che emerge in questi dipinti giovanili, introduce al discorso della personalità eclettica di Leonardo da Vinci e della compresenza armonica di molteplici interessi nella sua ricerca. Le sue indagini nei vari campi del sapere risultano collegate, riflettendosi spesso le une sulle altre. Nei dipinti la raffigurazione del corpo umano, gli elementi strutturali della composizione e i riferimenti vegetali non hanno solo una valenza artistica nel senso di estetica, ma rispecchiano anche un modo “scientifico” di guardare al mondo reale; l’arte è per Leonardo uno dei modi possibili di interpretare e trasmettere fedelmente la conoscenza del mondo sensibile.

Vergine delle Rocce e l’Adorazione dei Magi.

Nel 1482 Leonardo abbandona Firenze per Milano. Secondo l’Anonimo Gaddiano, a portarlo nel capoluogo lombardo è una missione diplomatico-culturale affidatagli da Lorenzo de Medici.

Al suo arrivo a Milano, Leonardo si fa precedere da una lettera indirizzata a Ludovico il Moro. Come in un curriculum ante litteram, vi si trovano elencate le varie competenze per cui ritiene di poter essere utilmente impiegato dal duca. Ciò su cui maggiormente si insiste sono le sue capacità di ingegnere militare e civile, oltre a quelle naturalmente di pittore e scultore.
Leonardo si ferma nel capoluogo lombardo, restando al servizio di Ludovico il Moro per quasi 20 anni, fino al 1499.
Alloggia nel quartiere di Porta Ticinese con i fratelli de Predis, autori dei pannelli laterali della Vergine delle Rocce del Louvre, il suo primo dipinto milanese. L’iconografia enigmatica e il contenuto ermetico della tavola sono oggetto di dibattito. Leonardo aveva avuto l’incarico della stesura d’una grande pala che la Confraternita laica dell’Immacolata Concezione voleva per la chiesa di San Francesco Grande, quella dell’ordine conventuale concorrente dei domenicani. Leonardo dipinse la Vergine delle Rocce dove la prospettiva si raddoppia su due punti di fuga nella linea delle due aperture fra i massi di pietra; pose un solo Angelo che diventa protagonista mentre indica con il dito non il Salvatore ma san Giovanni. Il fondo del dipinto ha lasciato via libera a ogni tipo di congetture, esattamente come quello dinnanzi al quale sorride la Gioconda.
Al 1485 risale il Ritratto di musico; magistrale la resa degli occhi dai riflessi vitrei, frutto di attendo studio, che si impongono come finestra dell’anima e punto focale della composizione. Leggiadre e al tempo stesso potenti sono le due immagini femminili della Dama con l’ermellino e della Belle Ferronniere, entrambi indimenticabili per concisione e forza di rappresentazione.
L’opera più impegnativa e famosa è il Cenacolo di Santa Maria delle Grazie. A causa della tecnica usata e dell’umidità, l’opera ha subito un deterioramento precoce che ne ha compromesso irrimediabilmente la leggibilità. I primi restauri risalgono al 700, l’ultimo si è protratto dal 1978 al 1999 recuperando colori e particolari da tempo perduti.

L’attività di Leonardo in campo artistico copre solo una piccola parte del suo operato del soggiorno milanese. 

Ebbe la presenza di Leonardo a Milano un’influenza decisiva sulla mutazione del gusto: quelle ombre che aveva assorbito nei paesaggi lombardi resero ancor più convincente le tonalità rugginose che già lo avevano ossessionato a Firenze. Il contributo estetico di Leonardo è fondamentale e farà scuola. È intrigante scoprire nei disegni una libertà d’invenzione agitata che la pittura sembra volere celare nella calma dell’opera definitiva. Nondimeno quel clima milanese che Leonardo contribuisce a consolidare avrà solo brevi emuli. Bernardino Luini ne raccoglie le dolcezze che pone nella sua Madonna del roseto. In pieno 500 i suoi disegni, devono essere stati copiati e avere circolato assai se se ne ritrova l’esaltazione nelle caricature del praghese Wenceslaus Hollar e dal fiammingo Quentin Massys.
Altro aspetto dell’eclettica personalità del genio, musico e inventore di strumenti musicali, è quello connesso con il suo ruolo di maestro cerimoniere, in cui il suo genio versatile si troverà a cimentarsi con l’allestimento di feste e spettacoli.
Tra le sue fondamentali mansioni c’è quella di ingegnere ducale: si occupa di architettura civile e militare.
Al periodo milanese risalgono anche i primi studi architettonici. La progettazione di modelli architettonici apre all’artista la strada verso altri campi di indagine.
Leonardo sembra animato da un’inesauribile curiosità intellettuale che lo porta da una cosa all’altra in un processo di continua scoperta e approfondimento. Nuovi interessi nasceranno in successione da altri progetti o problemi a cui lavora durante il soggiorno milanese. L’ideazione di macchine militari o di tipo industriale, la messa a punto di opere idrauliche.
Lo studio del latino, ripreso per affrontare, lui omo sanza lettere, i grandi testi della tradizione scientifica classica e i trattati degli umanisti; dal 1496 inizia a studiare la geometria e attorno al 1489-1490, si dedica ai primi importanti studi di anatomia sviluppa anche l’interesse per il volo e per la costruzione di macchine volanti.



Letizia Bilella

Letizia Bilella
Diploma di maturità in Perito Commerciale e Programmatore, e laurea in Conservazione dei Beni Culturali (nello specifico in Beni Archivistici e Librari). Amo i libri sia come contenitore, sia per il contenuto. Amo scrivere, sia nel senso proprio di impugnare una penna, sia buttare idee su un foglio e dar loro forma. Dal 2010 collaboro con un settimanale della mia provincia (AG), e con varie testate giornalistiche della zona, occupandomi di cultura, spettacolo, e in alcuni casi anche di politica locale. Nel mio piccolo comune (Burgio) faccio la guida turistica, e collaboro attivamente con l’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di eventi. Amo tutto quello che è arte, in ogni sua forma, ogni suo aspetto.
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