Gli scrittori della porta accanto

[Cinema] "Rosso Istanbul", recensione di Sara Cancellara

Cinema-Rosso-istanbul-recensione



Rosso Istanbul

REGIA Ferzan Özpetek 
PRODUZIONE Gianni Romoli, Tilde Corsi, Necati Akpinar, Zumrut Arol Bekce
DISTRIBUZIONE 01 Distribution 
SCENEGGIATURA Gianni Romoli, Ferzan Özpetek, Valia Santella 
MUSICHE Giuliano Taviani, Carmelo Travia
ANNO 2017

CAST
Halit Ergenç, Nejat Isler, Mehmet Günsür, Çiğdem Selışık Onat, Tuba Büyüküstün, Serra Yılmaz, Zerrin Tekindor, Ayten Gökçer, İpek Bilgin





"Rosso Istanbul" di Ferzan Ozpetek. Il fascino di Venezia, città labirinto e città d'acqua. Il rosso dell'attesa, dell'amore. Dei vecchi tram fiammanti della sua Istanbul.

Si fa un giro in gondola per cercare misteri mai risolti, segreti di famiglia mai svelati. Alcune risposte arrivano tardi o forse non arrivano mai. Alcune risposte invece vanno sciolte con dolcezza.
"Rosso Istanbul" è un braccio di mare dove chiudere gli occhi al sole e lasciare parlare il corpo.
È il rosso desiderio.
Rosso seduzione.
Rosso antidoto all'oblio.
Rosso amore. Amore incompiuto, che poteva essere e non è stato.
È rosso di Venezia.
Rosso stato d'animo.
Rosso sogno.
Ma che cos'è ancora il rosso?, mi sono chiesta. Ho continuato così ancora a pensare e nel "mio rosso" ho messo anche l'immaginario, quello che non vedo, che mi sembra di vedere ma che poi non vedo così bene come vorrei.
Il rosso dell'attesa.
Il rosso di Ozpetek è un po' tutto questo e molto di più. Perché il suo rosso, in certi tramonti sul Bosforo, riesce persino a fondersi con il blu.
La sua Istanbul non è in bianco e nero come il Nobel Orhan Pamuk raccontava anni fa. E non è nemmeno come quella vecchia cartolina col bordo smerlato che sfila da un libro di suo padre, dove Istanbul è ritratta come città della malinconia e dell'hüzün, quel sentimento che si trova a metà tra tristezza e nostalgia.
La sua Istanbul è il rosso fiammante dei vecchi tram. Ne è rimasto solo uno che attraversa il cuore della città con i suoi turisti.
È il rosso dei carrettini dei venditori ambulanti delle ciambelle calde ricoperte di sesamo.
È il rosso dello smalto sulle unghie di sua madre.
Rosso è Yusuf, il suo primo amico e primo amore. Innamorarsi. Imparare a crescere e a diventare uomini. Questo era stato e sarà Yusuf per Ozpetek. Yusuf come l'Antinoo, morto suicida giovanissimo decantato dall'imperatore Adriano che fece scolpire la sua bellezza in una decina di statue, così che ne rimanesse memoria nei secoli, fino a noi. Amore eterno, immutato nei ricordi.
Rosso è Neval. Il suo più grande amore dopo Yusuf. Una donna. Perché l'amore non fa differenze. Capelli neri e la ribellione negli occhi. Solo che Neval è restata. Ferzan no. E questo amore si è fermato lì, nel territorio del possibile.
Rosso miraggio.
Rosso come essere felici.
Rosso come passato.
Rosso come un posto che esiste dentro di noi. Ed è lì che dobbiamo provare a cercarlo. Senza forse nemmeno partire, muovendoci da fermi. La nostra, di storia, semplicemente va raccontata.





Sara Cancellara
Lucana di origine, studi classici alle spalle ed educatrice scolastica vive a Torino. Si pone mille domande al giorno alle quali non è sempre in grado di rispondere. Il cinema è la sua seconda casa. Adora Firenze. Ama l'arte, la letteratura e i viaggi, quelli reali e quelli che i libri meravigliosi le permettono di realizzare ogni volta che li ha tra le mani.


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