Gli scrittori della porta accanto

Zaha Hadid, la fluidità e il caos dell’età moderna

Zaha-Hadid

Arte Di Stefania Bergo. Addio all'architetta Zaha Hadid, estro creativo oltre i limiti del conformismo.

Zaha Hadid, illustre architetta contemporanea, è morta giovedì a causa di un infarto, stroncata all'ospedale di Miami dov'era ricoverata per una bronchite. A 65 anni.
Nata nel 1950, nella Baghdad liberale e democratica che nulla ha a che vedere con quella di oggi, trovò nella figura del padre lo stimolo per coltivare le proprie ambizioni per il futuro. Come suo padre, infatti, lei sapeva di poter fare la differenza nel suo paese, ma era anche consapevole che in Iraq, ma anche altrove, una donna non avrebbe avuto alcuna opportunità reale di emergere nel settore dell’architettura. E forse in nessun altro campo etichettato "maschile", anacronisticamente ancora oggi, in vari angoli del pianeta.

Fateci caso: all’università ci sono, in media, metà studenti e metà studentesse. Poi, quando comincia la professione, le donne quasi spariscono. Diventano spesso collaboratrici di mariti o compagni, lavorano in grandi studi dove finiscono però spesso in un ruolo marginale rispetto ai colleghi maschi. E magari, a vincere il Pritzker, sono i mariti o i compagni: è successo con Robert Venturi. La giuria si è completamente dimenticata di Denise Scott Brown, sua compagna e collaboratrice insostituibile. da D, inserto di LaRepubblica


Zaha Hadid prese quindi la nazionalità britannica nella Londra progressista degli anni ‘70. 

Da lì, sua base operativa, era solita girare il mondo, seguendo i numerosi progetti del suo studio, guadagnandosi meritatamente un posto nel gruppo delle “archistar” universalmente riconosciute già trent’anni fa. È anche stata la prima donna a vincere il premio Pritzker, il più importante riconoscimento internazionale nel campo dell’architettura, e la prima donna a ricevere la medaglia d’oro del Royal Institute of British Architects.

«L'esperienza del trasferimento fu molto liberatoria. Londra negli anni Settanta era molto più aperta di oggi. Adesso, so che gli Inglesi in realtà sono sciovinisti e misogini, ma allora coglievo soprattutto il loro amore per tutto ciò che è eccentrico, che mi ha permesso di fare ciò che desideravo ... Certo, se fossi stata un uomo avrei avuto vita più facile.»
da Stile.it

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Laureata alla prestigiosa Architectural Association nel 1977, appassionata discepola di insegnanti trasgressivi, Zaha Hadid dovette battagliare non poco per convincere il mondo che i suoi avveniristici progetti erano in realtà tracce concrete di una evoluzione architettonica.

Ben prima di diventare un architetto evoluto, infatti, era una pensatrice libera dagli schemi imposti, reticente, un estro creativo oltre i limiti del conformismo, sciolto dai vincoli di categoria, sempre pronta a trovare nuove argomentazioni per raccontare la sua idea di architettura. Il suo singolare rifiuto di scendere a compromessi stilistici che non le appartenessero ed il suo temperamento vulcanico, si sono rivelati allo stesso tempo il punto debole ed il punto di forza del suo successo.

Gli insegnanti che ho incontrato rifiutavano come me il post-modernismo kitsch che andava per la maggiore. Come i serpenti, cambiavano la loro pelle stilistica per dare vita a sempre diverse espressioni di nuovo modernismo, con concezioni più sofisticate della storia e dell’identità umana. Loro pensavano ad un’architettura che incarnasse il caos della modernità nelle sue diverse forme. Koolhaas, tra tutti gli insegnanti, è colui che maggiormente ha contribuito a disegnare l’architetto che sono. Lui che ha portato in superficie l’idea che conservavo nel profondo di un’ espressione architettonica neo-moderna. Quando poi mi sono laureata e Koolhaas mi offrì di diventare la sua partner professionale nell’ Office for Metropolitan Architecture, lui capì subito che quanto aveva seminato nell'ego, era già germogliato in una creatività alla quale nemmeno lui riusciva a dare una definizione. da D, inserto di LaRepubblica

Ordrupgaard, Copenhagen | Stazione alta velocita, Afragola (Napoli)
Ordrupgaard, Copenhagen
Stazione alta velocita, Afragola (Napoli) Pivari.com

Le opere di Zaha Hadid hanno strutture curve, plastiche, sinuose. Una fusion armoniosa tra paesaggio urbano e architettonico. 

Un'architettura che dava corpo al concetto grazie anche all’impiego di nuove tecnologie e materiali, come il vetro, l'acciaio, le lastre di titanio e la plastica. Il suo stile fluido e leggero, si ispira alle forme naturali.
Le linee fluide non sono altro che l’adattamento della forma ad un nuovo concetto di spazio più dinamico, flessibile e alternativo. Una prospettiva geometrica multipla e frammentata, che rivela l’effettiva opinabilità dei numeri e delle formule. Singolare che questa affermazione provenga da una diplomata in matematica, vero? Eppure io credo che la fluidità sia la forma che meglio rappresenta il caos dell’età moderna a cui accennavo prima. Per quanto riguarda l’appariscenza dell’architettura contemporanea, potrei forse sembrare irritante, ma ritengo che l’esibizione delle forme e dei materiali corrisponda ad un monolitico vuoto espressivo. da D, inserto di LaRepubblica

Le sue opere si trovano in tutto il mondo.

Tra le sue opere ricordiamo il grande complesso alberghiero di Hong Kong; la stazione antincendio realizzata per la famosa fabbrica di sedie Vitra, a Weil am Rhein, in Germania; il padiglione video-musicale a Groningen; il bar ristorante Moonsoon a Sapporo; il Centro di Arte Contemporanea a Cincinnati, il primo museo americano progettato da una donna; uno dei tre grattacieli della nuova zona Fiera di Milano. Ha creato la Mind Zone (la Zona del pensiero) all'interno del New Millenium Experience della Millennium Dome di Greenwich, a Londra.
Fare l’architetto è un po’ come fare lo chef: tutti conoscono gli ingredienti della pasta al ragù, ma un bravo chef ne aggiunge sempre uno che gli altri non potranno mai imitare, il proprio tocco personale. Allo stesso modo io elaboro i miei progetti ed il sapore, generalmente, è inconfondibile. Nel mio modo di progettare si sovrappongono le mie tante anime. Posso dire che dal mondo arabo potrebbe forse arrivare il mio amore per la geometria, per tutto quello che è matematico. da D, inserto di LaRepubblica
Quando la gente vede cose fantastiche, la prima cosa che pensa è che non siano possibili. Invece non è vero; siamo capaci di costruire cose formidabili.
da The Guardian

Il suo lavoro è stato una continua invenzione spaziale. Era una visionaria.

Così forte e competente da realizzare gran parte delle sue visioni, esattamente come le aveva pensate nei suoi progetti, facendo costruire cose che anche solo vent’anni fa avrebbero provocato le risate di gran parte degli architetti della vecchia scuola. I quali, vedendo una parete anche solo timidamente curva, erano scettici riguardo la capacità degli imprenditori edili di realizzala come da progetto. Nulla era invece irrealizzabile per Zaha Hadid. Aveva un stile forte e riconoscibile, direi unico, ma nello stesso tempo sempre diverso, spazialmente e formalmente.
«L'architettura deve infondere piacere, il piacere che si prova quando si sta in un luogo bello o in una abitazione gradevole, indipendentemente dalle dimensioni. Ciò che di solito la gente non capisce del concetto di lusso, è che esso non ha nulla a che vedere con il prezzo. La spiaggia di Copacabana, per esempio, ha una sabbia bellissima e per andarci non bisogna pagare niente! Questo dovrebbe fare l'architettura: offrire l'idea del lusso a grande scala».
da Architetture della complessità. La geometria frattale tra arte, architettura e territorio

Zaha Hadid ha lavorato anche nella moda.

Ha disegnato una collezione di scarpe per Lacoste, una borsa per Louis Vuitton e una linea di gioielli per Swarovski.
«Io non faccio piccoli edifici graziosi», era solita dire. Ed è così. Niente di carino, commensurabile al già visto, all'ordinario. Era una gran donna, sicura delle proprie idee e della capacità di concretizzarle, di creare simulacri dal caos dell'età moderna, imbrigliando lo spazio in una curva. Tipicamente femminile.

Stefania Bergo


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1 commenti
  1. Stefania, un meraviglioso articolo che "urla" il dolore delle donne per non essere valorizzate, che "canta" la loro creatività e la loro forza, che "constata" la pochezza del mondo che fà confronti di grandezze non paragonabili perchè dovrebbe esserci posto per TUTTI, solo in base a quanto hanno da offrire nella loro diversità
    e non in base a ciò che NON possono essere, per Natura!!!
    Complimenti, ciao Liliana

    RispondiElimina

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