Gli scrittori della porta accanto

[Book to Movie] Tutti i personaggi di "Sinfonia nera in quattro tempi", il giallo al femminile di Tiziana Viganò



"Sinfonia nera in quattro tempi" di Tiziana Viganò, Zerounoundici Edizioni, 2016.

LA TRAMA
Un romanzo giallo con quattro indagini del maresciallo Rusconi, ambientate tra Legnano e Milano, basate su storie di donne vittime o carnefici, simbolo di una realtà attuale, quando la violenza psicologica può sfociare nell’esasperazione e nella follia con conseguenze estreme.
Nella vita quotidiana, sotto l’apparente normalità che sottende e maschera atteggiamenti solo apparentemente innocui, si nascondono spesso storie drammatiche di violenza psicologica, codipendenza, rapporti di coppia disfunzionali, giochi di potere: non si presentano sempre in modo chiaro e identificabile, spesso vengono giustificati dalle circostanze, oppure negati, o interpretati in modo distorto. Quando accadono fatti di sangue spesso la gente vicina alle vittime si stupisce dell’accaduto: ma in realtà tutto era già scritto nei comportamenti, nelle parole, nelle relazioni tra le parti.
Ho scelto di trattare questo tema drammatico nascondendolo tra le trame intricate del romanzo giallo, anche se in questa forma narrativa passa il messaggio dell’eccezionalità del fatto di sangue, mentre i racconti delle piccole e grandi violenze quotidiane sono purtroppo numerosi e continui.
Ho usato come filo conduttore la storia personale del protagonista, il maresciallo Adelio Rusconi, legnanese doc, intelligente, intuitivo, capace, ma anche scanzonato e divertente come un carabiniere da serie tv; lui e la sua “spalla” brigadiere Totò Lo Monaco, con la loro vita quotidiana mi hanno dato la possibilità di allentare la tensione del tema difficile della violenza e del crimine. Il personaggio però evolve nel tempo che intercorre tra le quattro indagini: il suo cambiamento deriva proprio dall’essere continuamente a contatto con realtà pesanti ed estreme.
È un giallo per tutti, anche per chi non è amante del genere: la psicologia dei personaggi è il centro della narrazione, che rifugge da scene raccapriccianti e splatter.
L’indagine che apre la serie è la più semplice, dà la possibilità di conoscere l’ambiente e i personaggi; pian piano si cresce di intensità nella seconda; la terza ha una trama complessa e narra una storia tragica e commovente, che scava a fondo nell’anima dei personaggi e segna profondamente il protagonista; l’ultima è la più scabrosa, con una serie di delitti atroci, una storia emblematica di violenza senza perdono.

I PERSONAGGI
Sono tantissimi i personaggi di “Sinfonia nera in quattro tempi”, un romanzo giallo scandito da quattro indagini di Adelio Rusconi, un maresciallo dei carabinieri di Legnano, in provincia di Milano, bello, sciupafemmine, un po’ vanesio, ma molto capace e intuitivo, come è necessario per individuare le colpevoli menti perverse e malate protagoniste di trame oscure e di delitti in cui le donne sono protagoniste, in ruoli di vittima o di carnefice. Col passare del tempo metterà la testa a posto, le esperienze fatte a contatto con realtà tragiche lo faranno diventare un uomo maturo e consapevole.
L’approfondimento psicologico è il nucleo centrale della narrazione, un noir classico, anche se non mancano delitti, intrighi, suspense ed enigmi che il nostro Rusconi risolve con l’aiuto della sua spalla, il brigadiere Totò Lo Monaco, siciliano doc.

Dalla libreria al cinema

Fingiamo ora che un regista legga il romanzo e decida di farne un film. Quale cast sceglierebbe per interpretare la storia? Questi gli attori che nell'immaginario dell'autore più corrispondono ai suoi personaggi...
I booktrailer degli scrittori della porta accanto


MARESCIALLO ADELIO RUSCONI
Luca Argentero

Adelio Rusconi, il suo capo, era lombardo purosangue, ma gli sarebbe piaciuto diventare una star come il commissario Montalbano, il famoso poliziotto protagonista dei gialli di Camilleri. Beh, lui era tutt’altra cosa rispetto a Totò: sui quarant’anni, un metro e novanta, centimetro più centimetro meno, fisico perfetto, palestrato ma non troppo, una bella faccia – quando si guardava allo specchio al mattino diceva a se stesso che era un gran bel maschio – tanti capelli quasi neri, naso un po’ grande e lungo, ma dritto, occhi scuri: aveva forse qualche antenato guerriero nella famosa Compagnia della Morte? Quei prodi che a fianco di Alberto da Giussano avevano sconfitto il Barbarossa nella Battaglia di Legnano.


 BRIGADIERE TOTÒ LO MONACO
Pino Insegno

«Che tempo appiccicoso: che ci sto a fare ancora qui?» borbottava intanto il brigadiere Tommaso Lo Monaco, detto Totò, che camminava a qualche metro di distanza e perlustrava con occhio attento il terreno, un po’ per dovere e un po’ per distrarsi, perché anch’egli era intirizzito, ben stretto nella giacca a vento.
Con un altro incomprensibile mugugno fece un lungo respiro per allucinare il profumo del mare e dei fiori di limone, il suono del vento e delle onde, i colori forti delle Eolie e del natio golfo di Catania.


ANDREA COLOMBO
Michele Placido

Andrea sedette su una poltrona gemella e tese le mani verso il fuoco rabbrividendo. Era un uomo alto e massiccio, verso la sessantina, con molti capelli brizzolati, naso dritto e occhi scuri: doveva essere stato un bell’uomo, uno sciupafemmine in gioventù, e anche ora non era proprio male. Il fisico non era certo atletico, mai fatta ginnastica in vita sua, qualche chilo in più del necessario, la pancetta accuratamente rivestita con un abito da sartoria, camicia e cravatta, tutto in perfetta armonia. C’era qualcosa, un non so che di femminile, di infantile in lui, forse il taglio della bocca, la forma troppo morbida.
Nonostante il respiro un po’ pesante si accese una sigaretta, aspirando avidamente e cominciando subito a tossire.


 GINA
Laura Morante

Solo nei romanzi rosa sembravano succedere cose simili e ora invece era tutto vero, era lei la protagonista: per una coincidenza fatale mamma Lina era caduta e si era procurata molte fratture. Andrea non sapeva che pesci pigliare e aveva assolutamente bisogno di un aiuto.
Così era rimasta, per lui e per se stessa, per nostalgia e per vendetta, per amore e per odio.
Solo con gli anni aveva chiarito a se stessa che l’obiettivo era tornare in possesso di colui che aveva perduto e di sfogare il suo rancore avvolgendolo nella tela di ragno di un gioco perverso, fatto di dominio e di sottomissione. E Andrea non ricordava nulla: come poteva non riconoscerla? Decise di non rivelargli mai la verità.



ANNA MARINI
Giovanna Mezzogiorno

Una cascata di capelli lunghissimi, mossi e lucenti, di un colore splendido, quello della buccia delle castagne, si incendiava di rosso alla luce del sole che entrava dalla finestra: della donna seduta alla scrivania si potevano vedere solo quella massa scura e luminosa insieme, due spalle curve come quelle di una vecchia o di chi si porta addosso il peso del mondo, le mani che proteggevano il viso dalla luce. Stava scrivendo e singhiozzava forte: le lacrime scendevano a bagnare il foglio.
Pian piano si calmò, continuò a scrivere, fece il punto finale sulla sua opera guardandola a lungo, poi si spostò davanti al pc portatile per copiare gli ultimi fogli scritti a mano. Si ravviò i capelli con le dita, li arrotolò e fissò in alto con una matita: finalmente il viso era libero. Anna aveva una pelle bianchissima, efelidi sul naso e sulle guance, lineamenti di una donna ottocentesca dipinta dai Preraffaelliti, occhi verdi da gatta orientale ora arrossati e circondati dagli aloni neri del trucco sciolto delle lacrime. Anche se il suo corpo gridava di desolazione era comunque bello, bellissimo.


GIORGIO MARINI
Sergio Castellitto

«Sembra tutto troppo “normale”, invece niente è chiaro, anzi, tutto è scuro. Quel tipo è ipercontrollato, la situazione in cui si trovava poteva farlo saltare in aria, come una pentola a pressione con la valvola otturata. Ma il modo con cui è stata assassinata la vittima non mi sembra adatta a lui: è troppo plateale.»
«Già, sono d'accordo, però mi pare il genere di individuo che gli amici, i vicini e i giornali definiscono “Una persona così perbene: sembra impossibile che abbia compiuto un crimine così efferato”… È la vendetta fredda, ragionata, oppure la violenza che cova sotto la cenere del perbenismo e dell’autocontrollo e poi esplode con furia imprevedibile?»



PAOLO DE’CARLI
Giancarlo Giannini

Paolo De’ Carli aveva una bella massa di capelli bianchissimi, lunghi e un po’ arricciati sul collo, un volto con i lineamenti irregolari, occhi di uno strano blu cobalto, freddo come un mare nordico, incorniciati da un paio di occhiali dello stesso colore e da una raggiera di rughine, la mandibola pronunciata un po’ nascosta dalla barba bianca che lasciava vedere una bocca dura e sottile incorniciata da pieghe, ora accentuate perché strette dalla rabbiosa esasperazione da cui si sentiva invaso.
Lottava contro qualcuno che cercava di opprimerlo, manipolarlo… di invaderlo. Lui che da sempre era abituato a dominare, ad avere in pugno le situazioni, ad essere sempre il primo e l’unico.


RODRIGO BELTRAME
Beppe Fiorello

Alle nove precise arrivò Rodrigo Beltrami: affranto ma non troppo.
«Non è da lei sparire così, senza avvisare. Ho guardato nell'armadio, mi sembra che manchi qualche abito. Anche la cameriera ha visto qualche pezzo mancante, poca roba. Non avevamo litigato, succedeva molto di rado. All'inizio pensavo a una bravata, un weekend in qualche bel posto, ma così senza una ragione? Sono molto preoccupato.»
Rispondendo alle domande degli investigatori, raccontò che la moglie era in buona salute, che il loro rapporto si era raffreddato nel corso degli anni, una routine come tante. Erano benestanti, anzi, facoltosi, la maggior parte dei gioielli della donna erano in cassaforte, mancava solo qualche pezzo che forse indossava, i conti erano a posto, gli investimenti intatti.


CLARA FRAIRE BELTRAME
Anna Galiena

Lasciato di guardia Costantino, Adelio suonò alla porta e Clara venne ad aprire: era magrissima, pelle e ossa, col viso scavato e gli occhi enormi, ma aveva capelli lunghi e biondi, perfino il vestito che indossava assomigliava al camicione svolazzante della foto che lo aveva condotto fin lì.
«Adelio Rusconi, maresciallo dei carabinieri in servizio nella sua città. Lei è Clara Fraire Beltrame, non è vero?»
La donna lo guardò con calma, come se lo stesse aspettando: gli rivolse un sorriso stanco, gli porse la mano con fatica.
«Sì, io sono Clara Fraire.»



LAURA CRESPI
Francesca Inaudi

Vide un viso teso, gli occhi rimpiccioliti dalla tensione, la mascella contratta che deformava i lineamenti e le dava un’espressione di durezza e determinazione, ma anche di una tristezza vecchia che sembrava non appartenere ai suoi tratti. Non si riconosceva in quella donna pallida e gelida, disordinata e trascurata: non era più la stessa e non sarebbe mai più ritornata come prima, c’era un essere sconosciuto dentro di lei, una forza mostruosa, estranea a sé, che la spingeva alla vendetta, senza neppure sentirsi placata dopo ogni atto, anzi, rimaneva ancora più assetata. Doveva continuare la sua opera, portarla a termine…
Ripensava ai suoi sogni di ragazza, alla sua ingenuità, alla solarità che facevano di lei una persona carica di ottimismo e di positività che coinvolgeva gli altri vicino a lei: ora si trascinava senza più vedere il futuro, senza illusioni, solo con questa travolgente rabbia mitologica che le faceva così paura.


GIANNI SEMPRINI
Roul Bova

Gianni Semprini era un uomo bellissimo, come ce ne sono pochi nella vita reale, assomigliava a un dio greco, con il fisico perfettamente allenato, muscoloso ma con armonia, e un viso che catturava l’attenzione, dal naso dritto e importante, agli occhi di un turchese chiarissimo che si stagliavano nella pelle scura abbronzata, ai capelli ondulati nerissimi. Bello e con una forte personalità, una perla rara, ma anche maschio narcisista e dominatore, come minimo.



BEATRICE PIVA
Luisa Ranieri

Era una single convintissima, amava troppo la sua libertà, i legami troppo stretti le facevano venire l’orticaria, almeno così diceva: infatti aveva rotto da tre mesi con l’ultimo fidanzato Gianni e si era portata via il cane di lui come ricordo di una relazione che non le aveva dato nient’altro che quell’ adorabile animaletto. Tutto sommato era uscita dal rapporto con una facilità che diceva molto sul sentimento superficiale che aveva provato per lui.
Trentottenne, bel corpo atletico e curato, lunghi capelli castano ramati, occhi verdi come le foglie d’autunno: quando si guardava allo specchio si trovava piuttosto carina, anche se non tralasciava di vedere a tutti i costi dei difetti immaginari, come ogni donna fa con se stessa.


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