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Recensione: Viva il latino, di Nicola Gardini

Libri Recensione di Davide Dotto. Viva il Latino: storie di bellezza di una lingua inutile, di Nicola Gardini, Garzanti, 2016. Un percorso autobiografico di studi, un saggio sulla bellezza del latino.

Il libro di Nicola Gardini è un saggio sulla bellezza del latino nonché sul ruolo da esso giocato nello sviluppo della civiltà occidentale. È il racconto di un percorso autobiografico di studi, della passione imperante e intransigente nei confronti di una lingua del passato che interloquisce col presente
Grazie al latino una parola italiana valeva almeno doppio. Sotto il giardino della lingua quotidiana c’era il tappeto delle radici antiche.
Nicola Gardini, Viva il latino
Il latino non è un monumento qualunque, è stato un mezzo espressivo di cui si servirono poeti, letterati e i cultori di diverse discipline. Non si riassume totalmente nella grammatica studiata nei licei. Per struttura induce alla riflessione, educa alla logica, esorta all’avventura intellettuale.

Il latino classico è piuttosto rigido essendo il canone stabilito da una rosa ristretta di autori quali Virgilio, Cicerone, Sallustio e Terenzio.

In proposito Peter Haether nel volume La caduta dell'impero romano d'Occidente (ed. Garzanti 2006) chiarisce:
Alla base del sistema c’era lo studio intensivo di un piccolo gruppo di testi letterari sotto la guida di un esperto di lingua e interpretazione letteraria, il grammatico. Ogni ragazzo vi dedicava sette anni o più… nei quali si concentrava solo su quattro autori. Se il latino ha dominato incontrastato in mezzo a una selva di idiomi di cui è rimasto quasi nulla (l’osco, l’umbro, il messapico, il venetico, etc…), lo si deve all'egemonia del popolo romano sul suolo italico prima, sul Mediterraneo poi.

Perché continuare a studiare il latino? 

Nel saggio emerge prepotente una domanda: perché continuare a studiare il latino? Non necessariamente per parlarlo, lo scopo principale è quello di leggere e comprendere i testi che ci sono pervenuti, conoscere le fonti a cui inconsapevolmente attingiamo e che il Medioevo ha contribuito a recuperare dall’incessante logorio dei secoli.
Il latino racconta le nostre origini, le parole, la storia dei popoli che le hanno adoperate.
Il latino è storia della letteratura a esso connessa, fatta di autori dai quali non si può prescindere. Il libro contiene ritratti veloci ed esaurienti di Cicerone, Lucrezio, Ovidio, Seneca, Tito Livio e di quel Virgilio che incontriamo nella prima Cantica della Divina Commedia. Il latino attraverso Dante diventa padre e intercessore del nostro volgare, fino allo "sciacquare i panni in Arno" di Manzoni.

La cosa assume il suo rilievo per chi attraverso la scrittura crea storie, racconta eventi, esprime i valori della propria epoca.

Allora ben venga la lezione di Cicerone sull'arte del discorso perfetto: oratio… lumen adhibere rebus debet, ovvero la lingua deve portare luce alle cose. Se non si fosse in grado di far ciò vi sarebbe ben poco da tramandare e di cui far tesoro.
Inoltre, se il De rerum natura di Lucrezio è antesignano dello Zarathustra di Nietzsche nel tentativo di liberare le menti dalle false credenze e dal timore della morte, le Metamorfosi di Ovidio ci introducono al Caos che si rinnova dando forma e sostanza all’Universo che abitiamo e conosciamo, fatto di indistinti confini, dove ogni cosa sembra legata all’altra senza distinzione. Se A causa B, B può causare di nuovo A, infrangendo il più rigido dei principi, quello di non contraddizione. Ovidio non parla di un’unità amalgamata ma di qualcosa che raccoglie in sé, sin dall’inizio un atto di ribellione primigenio, al quale si pone rimedio con una pena che fa da contrappasso:
Così doveva averlo letto Dante, come un sistema punitivo! Il diventare altro già qui è castigo, “poena”.

Con Seneca scopriamo il volto inedito della speranza. Se l’uomo può inseguire la felicità, essa non ha granché in comune con la spes.

Quest'ultima è un male al pari di quelli che, una volta aperto il vaso di Pandora, si disperdono nel mondo:
Sperare è rimandare; votarsi al timore, all’incertezza, alla frustrazione. Sperare è perdere tempo, il bene più prezioso che abbiamo. Felice è chi sa vedere con chiarezza, oggi, ora, la sua realtà interiore, chi conosce esattamente i suoi bisogni, chi distingue l’essenziale dal vano; chi, stando solo, sa stare in compagnia di se stesso. 
Nulla di diverso scriveva Nietzsche nel considerare la speranza il peggiore dei mali, capace di prolungare i tormenti degli uomini.
Se non di anticipazioni si tratta, si scorgono nell’antichità tracce di un pensiero di cui il Medioevo ebbe in qualche modo contezza, avendolo tramandato. Si è creato un lungo ponte nel quale si sono avvicendati popoli, culture e idiomi. Tra cui le lingue romanze con la loro miniera di significati.

Da quanto sino a ora detto discende la necessità di accompagnare alla grammatica la letteratura perché, se procedessero da sole, molto si perderebbe strada facendo.

Ciò vale a maggior ragione per l'italiano quale lingua viva e pulsante al di là delle regole (e nonostante le regole). Le quali la puntellano e la corroborano ma non al punto di irrigidirla:
Non si deve dimenticare che le lingue – e il latino è un limpido esempio – crescono, cambiano e si evolvono a certi livelli di raffinatezza solo grazie all’intelligenza e alle passioni dei singoli.


Viva il Latino
Storie e bellezza di una lingua inutile.

di Nicola Gardini
Garzanti
Saggio
ISBN 9788811688983
ebook 9,90 €
cartaceo 14,37€

Sinossi

A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemmo al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.

Davide-Dotto

Davide Dotto


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