Mamme in viaggio Di Stefania Bergo. Balla coi cinghiali: un festival di musica, buona cucina, impegno sociale, attenzione all'ambiente, attività sportive e culturali anche per bambini, con area camping dedicata alle famiglie.
Non ne avevo mai sentito parlare. E l'ultimo campeggio all'interno di un festival in cui ero stata era il Rototom, il suo ultimo anno in Italia, quando ancora Emma non c'era. Ma Balla coi cinghiali si presentava proprio bene: «come a Woodstock ma si mangia meglio».
Per me, poi, è stata l'occasione di rivedere anche Sonia e Marianna che, insieme ad Alessandro con cui vivo, sono i ragazzi del servizio civile che hanno abitato con me in Kenya per un anno quando ero direttore dell'ospedale St. Orsola (come racconto nel mio libro Mwende. Ricordi di due anni in Africa).
Balla coi cinghiali è un festival che si tiene dal 2002, nato su iniziativa di un gruppo di amici. Ogni anno c'è un tema diverso e dal 2016 si è stabilito nella bellissima location del Forte Albertino di Vinadio, dopo dieci anni nel Comune di Bardineto e quattro anni di pausa.
Ma chi è Piero?
«Piero è tutto ciò che un mutuo trentennale ti impedisce di essere.» - Luca Ghilino
Partiamo da Rovigo il 22 agosto, in macchina. Facciamo tappa a Novara una notte, utile per spezzare il lungo viaggio — circa cinque ore — e per recuperare Sonia, una super #mammainviaggio, e la sua bimba Mia di cinque anni. Dopo aver gironzolato per il bellissimo centro di Novara, mentre Emma e Mia corrono sui sampietrini, finalmente troviamo uno dei pochi locali con chiusura della cucina alle 22:00... che noi teniamo aperto per un'ulteriore abbondante mezz'oretta. Grazie a Taurus Beerstrot, quindi, e al suo ottimo menu di piatti tipici, messicani e polacchi, anche vegan.
La mattina seguente partiamo finalmente alla volta di Vinadio, con una macchina bella carica (e anche un po' disorganizzata, lo ammetto): tre adulti, due bambine, due tende, due materassini, una quantità imprecisata di sacchi a pelo, un trolley, uno zainone, una borsa frigo, due casse d'acqua — inutili, perché, scopriremo poi, in tutta l'area festival ci sono fontanelle d'acqua potabile e freschissima —, coperte, lenzuola e tante (troppe) piccole borse per scarpe da scoglio, costumi, asciugamani e qualche massì, magari può servire, tanto siamo in macchina — primo grave errore, eppure non siamo dei pivelli del campeggio: ricordate che tutto quello che caricate in macchina poi lo dovrete trascinare fino all'area tende!
Distribuiamo i nostri bagagli ignoranti anche a Mia ed Emma e ci avviciniamo all'ingresso. Contrariamente a quanto pensato, fare il biglietto online non velocizza la nostra entrata, dato che praticamente tutti hanno fatto così, quindi ci ritroviamo in coda per ritirare il cartaceo, QR code alla mano, mentre alla cassa del festival girano i covoni di paglia stile Far West desolato.
E quando finalmente siamo a tanto così dalla meta, pensando di arrivare alla nostra destinazione finale in tempo per montare la tenda prima che i nuvoloni neri sopra le nostre teste scarichino come minacciato, scopriamo di dover ricominciare tutto daccapo nella fila per il controllo bagagli. Al festival, infatti, non è possibile portare latta e vetro. Noi siamo stati bravissimi, perché sul sito ufficiale ci sono tutte le avvertenze, ma questo non ci risparmia i controlli, dove scopriamo che più di qualcuno, invece, non le ha lette per niente: nella top four dei sequestri, bottiglie di vino e oli essenziali, barattoli di pelati e fagioli.
L'area family è anche quella dove soggiornano i ragazzi volontari che lavorano a Balla coi cinghiali — che non sempre badano all'orario quando smontano dal loro turno e si parlano come fossero al mercato, da tenda a tenda, anche alle cinque del mattino — e gli artisti. E questa è la cosa più emozionante, soprattutto per i bambini, perché si finisce per avere come vicino di tenda il gruppo che ha appena suonato sul palco o che si è sempre visto solo da lontano. Per Emma, trattasi dei Les Enfants, che ha conosciuto prima seguendo X-Factor in TV e poi dal vivo e cui ha chiesto l'autografo la mattina dopo, mentre smontavano la tenda — buffo per me è stato trovarmi in fila per il bagno con uno di loro, mentre mi lavavo i denti con gli occhiali da sole e i capelli arruffati. Bella la vita rustica del campeggio!
E mentre papà monta in tempi record le tende, aiutato da un altro campeggiatore — bella la solidarietà tra vicini di casa — all'ingresso Sonia, Mia, Emma ed io trasciniamo sotto la pioggia i bagagli da un piccolo rifugio nel muro della fortezza a uno dei bar, coperte con gli asciugamani e con un materassino sulla testa, dato che i K-way, nella confusione, sono finiti nella borsa che Alessandro ha portato con sé. Ma malgrado l'acqua e il freddo, il tutto diventa un'esilarante avventura. E, per la cronaca, è stato il solo momento in cui è piovuto durante i tre giorni del festival.
Un'installazione molto emozionante è stata per me, ma anche per Emma, Mia e Sonia, il cubo di famiglia: uno spazio con un piccolo totem al centro cui legare dei fili di lana; su tre pareti laterali e sul soffitto le cartine geografiche del mondo con degli occhielli. Ognuno aggrovigliava il proprio filo di lana, andando a ritroso dal luogo in cui si abita attualmente a quello di nascita, soffermandosi sulle diverse residenze che nella vita abbiamo avuto. Non i luoghi di passaggio durante i viaggi, quindi, ma quelli che possiamo definire casa. E poi si fa lo stesso con altri due fili, di colore diverso, per i propri genitori. Mi sono sentita una pivella con le poche case della mia vita — quella dove vivo ora, Matiri (in Kenya), Pavia, Bolzano, Padova e Milano — ma allo stesso tempo affascinata dai fili più intrecciati, come quello di Sonia che ha abitato in quasi tutto il mondo.
Grande attenzione è stata data anche all'impatto ambientale, con stoviglie di cartone, bicchiere di plastica riutilizzabile durante tutto il festival e raccolta differenziata con distribuzione di sacchi all'ingresso e isole ecologiche in vari punti. Unico appunto, la mancanza di un cestino proprio nei bagni dell'area family che si sono intasati più volte. I servizi igienici sono in generale stati l'unica pecca organizzativa del festival: pochi, in relazione al volume delle presenze, anche le docce, totalmente assenti nella zona dedicata alle famiglie — abbiamo lavato Mia ed Emma tra le tende, con l'acqua delle bottiglie scaldata sotto il sole durante il giorno.
Vicino l'ingresso era presente anche un efficientissimo campo base della croce rossa, con tre tende per i codici verdi e le ambulanze per i casi più gravi. C'era anche una tenda per il chill-out con postazioni con etilometro, dove poter sostare e riposarsi prima di mettersi alla guida o di tornare tra la folla dopo aver bevuto o fumato un po' troppo — Balla coi cinghiali da anni porta avanti la campagna Balla con la testa. E c'erano sempre tre di loro a passeggio per il festival con zaino DAE con defibrillatore, 24h.
La cucina offriva street food per tutti i palati e le scelte e i bisogni alimentari, carnivori, vegetariani, vegani, dalla grigliata mista — salsiccia arrotolata, due würstel, due spiedini, patatine fritte e salse varie a 10€ — ai wrap vegani, dalla miassa con farina di mais, perfetta per i celiaci, come da antica tradizione Canavesana — Farinel on the Road —, agli gnocchi al pesto. E tanto, tanto altro!
Un festival che sa di buono in tutti i sensi, adatto a tutte le età, perché ognuno può trovare il suo posto. Si respira libertà, ma di quella rispettosa del prossimo, solidarietà, condivisione, curiosità, apertura mentale, empatia. Lo si percepisce semplicemente camminando nell’area tende, curiosando nelle nicchie che ospitano le diverse attività, negli spazi dedicati ai bambini, tra le bancarelle di artigianato e quelle dello street food. Tante le coppie arcobaleno, nel senso più ampio del termine — nazionalità diverse o stesso sesso —, anzi, tante persone che l'arcobaleno lo avevano sulla pelle, sui vestiti o lo emanavano. Bello bello bello!
«Ci torniamo l'anno prossimo, mamma?»
Sì! Magari per un'altra rimpatriata con Marianna e Sonia ^_^
Per me, poi, è stata l'occasione di rivedere anche Sonia e Marianna che, insieme ad Alessandro con cui vivo, sono i ragazzi del servizio civile che hanno abitato con me in Kenya per un anno quando ero direttore dell'ospedale St. Orsola (come racconto nel mio libro Mwende. Ricordi di due anni in Africa).
Balla coi cinghiali è un festival che si tiene dal 2002, nato su iniziativa di un gruppo di amici. Ogni anno c'è un tema diverso e dal 2016 si è stabilito nella bellissima location del Forte Albertino di Vinadio, dopo dieci anni nel Comune di Bardineto e quattro anni di pausa.
BCC non è solo divertimento, è anche consapevolezza, attenzione ai temi dell’ambiente e della solidarietà. Per questo nascono collaborazioni con ONLUS come la Gaslini Band Band di Genova, Amref o Find The Cure [...]
Ci attrezziamo per promuovere la raccolta differenziata al festival e per questo siamo premiati dalla Provincia di Savona.
- dal sito ufficiale ballacoicinghiali.com
CURIOSITÀ
Si narra che tale Piero vaghi ancora oggi nei boschi dopo essere scappato perché inseguito dai cinghiali ululanti alla luna. E ancora oggi tutti lo cercano. Quindi capita spesso, al laghetto o tra le tende, di giorno e di notte, di sentire qualcuno che ad un tratto grida... «Pierooo!»Ma chi è Piero?
«Piero è tutto ciò che un mutuo trentennale ti impedisce di essere.» - Luca Ghilino
La location di Balla coi cinghiali è il suggestivo Forte Albertino di Vinadio, 38 Km a ovest di Cuneo.
Si tratta di una fortezza costruita nel 1834 per volere di Carlo Alberto di Savoia, per tenere sotto controllo le valli confinanti con la Francia. È circondata da montagne verdi ed è la cornice ideale per un festival, grazie anche ai suoi bastioni in cui facilmente si possono ricavare taverne, aree live e cinema.Partiamo da Rovigo il 22 agosto, in macchina. Facciamo tappa a Novara una notte, utile per spezzare il lungo viaggio — circa cinque ore — e per recuperare Sonia, una super #mammainviaggio, e la sua bimba Mia di cinque anni. Dopo aver gironzolato per il bellissimo centro di Novara, mentre Emma e Mia corrono sui sampietrini, finalmente troviamo uno dei pochi locali con chiusura della cucina alle 22:00... che noi teniamo aperto per un'ulteriore abbondante mezz'oretta. Grazie a Taurus Beerstrot, quindi, e al suo ottimo menu di piatti tipici, messicani e polacchi, anche vegan.
La mattina seguente partiamo finalmente alla volta di Vinadio, con una macchina bella carica (e anche un po' disorganizzata, lo ammetto): tre adulti, due bambine, due tende, due materassini, una quantità imprecisata di sacchi a pelo, un trolley, uno zainone, una borsa frigo, due casse d'acqua — inutili, perché, scopriremo poi, in tutta l'area festival ci sono fontanelle d'acqua potabile e freschissima —, coperte, lenzuola e tante (troppe) piccole borse per scarpe da scoglio, costumi, asciugamani e qualche massì, magari può servire, tanto siamo in macchina — primo grave errore, eppure non siamo dei pivelli del campeggio: ricordate che tutto quello che caricate in macchina poi lo dovrete trascinare fino all'area tende!
CONSIGLIO
Ho visto molti organizzati con carrelli per portare agevolmente tutti i bagagli — compreso addirittura un piccolo frigo da campo! Evitate di fare tante piccole borse, per quanto possibile, e utilizzate borsoni per raggruppare il tutto, magari con tracolle, in modo da potervi caricare in spalla di più e non dover fare la spola più volte.Arriviamo a Balla coi cinghiali il pomeriggio del 23 agosto, a circa un'ora dall'apertura del festival, prevista per le tre.
Non è possibile avvicinarsi con la macchina all'area camping, quindi dobbiamo scaricare tutti i nostri bagagli, parcheggiare negli spazzi consentiti che si trovano in una zona più in basso, ricavata nel verde — area non custodita — e avvicinarci a piedi all'ingresso... lungo una stradina di circa 400 metri fortunatamente in discesa.Distribuiamo i nostri bagagli ignoranti anche a Mia ed Emma e ci avviciniamo all'ingresso. Contrariamente a quanto pensato, fare il biglietto online non velocizza la nostra entrata, dato che praticamente tutti hanno fatto così, quindi ci ritroviamo in coda per ritirare il cartaceo, QR code alla mano, mentre alla cassa del festival girano i covoni di paglia stile Far West desolato.
QUANTO COSTA?
Il costo del biglietto + camping è di 20€ per un solo giorno per adulto, i bambini sotto i 12 anni non pagano. Noi abbiamo pagato 45€ avendo fatto il biglietto per tutti e tre i giorni del festival, cosa che vi consiglio, non solo per il festival in sé, davvero bello da vivere, ma anche per ammortizzare la fatica fatta per arrivare all'area tende e montarla!Area family.
Da quest'anno esiste un'area camping dedicata alle famiglie, anche se più che "per famiglie" la si potrebbe definire una "quite zone" — neanche tanto, come scopriremo — dato che ci si può andare anche senza avere bambini al seguito, basta richiederlo all'ingresso al momento della consegna dei braccialetti. Si tratta di una zona più defilata rispetto al resto del camping, più lontana dall'area festival e i suoi palchi, un'area, ahimè, raggiungibile con una ripida salita spezza gambe e fiato da conquistare a picconate! No da, non così ostica, ma per chi arriva coi bagagli e magari ha alle spalle dieci anni di completa inattività sportiva la cosa si presenta un pelino scoraggiante, almeno il primo giorno. In realtà, la ripida salita altro non è che una vorticosa discesa che Mia ed Emma si divertiranno a percorrere almeno sei, sette volta al giorno! È sempre questione di punti di vista, quindi.L'area family è anche quella dove soggiornano i ragazzi volontari che lavorano a Balla coi cinghiali — che non sempre badano all'orario quando smontano dal loro turno e si parlano come fossero al mercato, da tenda a tenda, anche alle cinque del mattino — e gli artisti. E questa è la cosa più emozionante, soprattutto per i bambini, perché si finisce per avere come vicino di tenda il gruppo che ha appena suonato sul palco o che si è sempre visto solo da lontano. Per Emma, trattasi dei Les Enfants, che ha conosciuto prima seguendo X-Factor in TV e poi dal vivo e cui ha chiesto l'autografo la mattina dopo, mentre smontavano la tenda — buffo per me è stato trovarmi in fila per il bagno con uno di loro, mentre mi lavavo i denti con gli occhiali da sole e i capelli arruffati. Bella la vita rustica del campeggio!
CONSIGLIO
I bagni del campeggio, si sa, sono comuni, quindi qualche accortezza in più per i bambini non è male averla. Va bene la vita spartana, meravigliosa la natura e appoggio il voler temprare i bambini fin da piccoli e non crescerli in un'atmosfera asettica, ma, soprattutto le bimbe, rischiano di prendersi qualche brutta infezione — in questo senso, la turca è preferibile proprio perché evita il contatto tra le mucose e le superfici sporche. Mi sono munita di una sacca impermeabile simil-zainetto con dentro: un asciugamano, rotolo di carta igienica, salviettine intime umidificate e salviette igienizzanti per pulire il water, tutte rigorosamente biodegradabili, quindi gettabili nel wc. Dentro la sacca anche gli spazzolini da denti e i dentifrici da viaggio. Con me portavo sempre anche una bottiglia d'acqua, per lavarci o da utilizzare eventualmente come sciacquone.QUALE TENDA? SACCHI A PELO O COPERTE?
Sonia, Mia e Marianna, che ci ha raggiunto in serata, hanno dormito in una tenda a due posti TENDA 2 SECONDS 2 Quechua, con materassino gonfiabile — che purtroppo si è bucato trascinandolo sui sassi! — e sacchi a pelo. Alessandro, Emma ed io abbiamo comodamente dormito in una tenda da quattro posti ARPENAZ FAMILY 4 Quechua, con un materassino gonfiabile robusto su cui abbiamo steso un lenzuolo con gli angoli. Per coprirci avevamo la trapuntina patchwork comprata in Tanzania e altre coperte di pile. Ma vi consiglio di munirvi di pigiama e coperte pesanti o sacchi a pelo, perché la notte, fra i monti, fa davvero freddo! Salvo poi cuocersi come ravioli al vapore appena il sole tocca la tenda! Leggi anche Bambini in Tanzania: 5 idee low budget
Balla coi cinghiali: musica, attività sportive e culturali, anche per bambini, impegno sociale e per l'ambiente.
Sono stati tre giorni davvero emozionanti. Balla coi cinghiali è un festival che ha molto da offrire, anche ai bambini. Nutre i sensi e l'intelletto. Sui tre palchi — main stage, palco laghetto ed Enoteca dei Briganti — si sono esibiti più di quaranta artisti tra musicisti, dj e producer italiani e internazionali, per un totale di trenta ore di musica dal vivo. Ma Balla Coi Cinghiali non è solo musica, a disposizione ci sono oltre sessanta attività tra laboratori di circo e calligrafia, workshop sul fumetto e teatrali, giochi contadini, mostre di fotografia e d'arte, installazioni interattive, corsi di biogym, pilates, hatha yoga e di pasta fatta in casa a cura delle signore della Pro Loco — Emma e Mia si sono divertite a preparare un intero cabaret di cruset, una sorta di orecchiette tipiche della Valle —, arrampicata sulle mura del Forte, tornei di beach volley, stage di pizzica e danza africana — un signor risveglio muscolare: due ore di ritmi indemoniati accompagnati da percussioni dal vivo, dopo dieci anni di inattività sportiva; ma, come dico sempre a Emma, ci si deve vergognare solo delle cose brutte, a maggior ragione quando nessuno fa troppo caso ai vestiti e ai chili che hai addosso o a come ti muovi, e mi sono lasciata andare, lasciando fluire le emozioni —, proiezioni cinematografiche, incontri di approfondimento e curiosità sulla sana attività sessuale, colazioni letterarie — con il reading poetico "Stamattina eravamo liberi" di Paolo Agrati, e "Provincia Cronica omaggia De Andrè" di Alice Lou Guarente e Giulio Bellotto, oltre all'incontro con Giovanna Cristina Vivinetto e la sua silloge Storia di una transizione — e incontri su tematiche sociali di attualità con interessantissimi interventi e testimonianze tenuti nell'area relax — come quella sulla delicata questione dell’accoglienza di Nicola Stalla di Sos Mediterranée, che sull'Aquarius c'era, o di Leonardo Palmisano su mafia e caporalato.Anche per i bambini c'erano molte attività, sempre pensando sia al loro corpo, bisognoso di movimento all'aria aperta, sia al loro spirito, che deve crescere nutrendosi di cose buone.
Dal teatro giapponese alle letture di grafic novel pensate per i più piccoli, come La mafia spiegata ai bambini e Il viaggio di Amal — che già Emma conosceva — entrambi di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, con Nicola dell'associazione Per questo mi chiamo Giovanni. Oltre ad aree gioco sorvegliate da volontarie del festival per intrattenere i bambini per qualche ora mentre i genitori si godono il festival tranquilli. Leggi anche Recensione: L'immigrazione spiegata ai bambini. Il viaggio di Amal, di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso
Un'installazione molto emozionante è stata per me, ma anche per Emma, Mia e Sonia, il cubo di famiglia: uno spazio con un piccolo totem al centro cui legare dei fili di lana; su tre pareti laterali e sul soffitto le cartine geografiche del mondo con degli occhielli. Ognuno aggrovigliava il proprio filo di lana, andando a ritroso dal luogo in cui si abita attualmente a quello di nascita, soffermandosi sulle diverse residenze che nella vita abbiamo avuto. Non i luoghi di passaggio durante i viaggi, quindi, ma quelli che possiamo definire casa. E poi si fa lo stesso con altri due fili, di colore diverso, per i propri genitori. Mi sono sentita una pivella con le poche case della mia vita — quella dove vivo ora, Matiri (in Kenya), Pavia, Bolzano, Padova e Milano — ma allo stesso tempo affascinata dai fili più intrecciati, come quello di Sonia che ha abitato in quasi tutto il mondo.
Laghetto artificiale, attenzione all'ambiente e buona cucina.
Per grandi e bambini c'era anche il laghetto artificiale di fronte all'entrata principale, accessibile fino alle sei del pomeriggio anche a chi non entra a Balla coi cinghiali. L'acqua era davvero gelida, dato che sgorga direttamente dal suolo e ci vuole una vera prova di coraggio — o di incoscienza — per tuffarsi, ma per qualche minuto è sopportabile. Consiglio le scarpine da scoglio, non tanto per i pochi sassolini sulle sue sponde, quanto per il fondo scivoloso... e scivolare in acque gelide, quando non desiderato, può essere non del tutto piacevole, oltre che comico!Grande attenzione è stata data anche all'impatto ambientale, con stoviglie di cartone, bicchiere di plastica riutilizzabile durante tutto il festival e raccolta differenziata con distribuzione di sacchi all'ingresso e isole ecologiche in vari punti. Unico appunto, la mancanza di un cestino proprio nei bagni dell'area family che si sono intasati più volte. I servizi igienici sono in generale stati l'unica pecca organizzativa del festival: pochi, in relazione al volume delle presenze, anche le docce, totalmente assenti nella zona dedicata alle famiglie — abbiamo lavato Mia ed Emma tra le tende, con l'acqua delle bottiglie scaldata sotto il sole durante il giorno.
Vicino l'ingresso era presente anche un efficientissimo campo base della croce rossa, con tre tende per i codici verdi e le ambulanze per i casi più gravi. C'era anche una tenda per il chill-out con postazioni con etilometro, dove poter sostare e riposarsi prima di mettersi alla guida o di tornare tra la folla dopo aver bevuto o fumato un po' troppo — Balla coi cinghiali da anni porta avanti la campagna Balla con la testa. E c'erano sempre tre di loro a passeggio per il festival con zaino DAE con defibrillatore, 24h.
La cucina offriva street food per tutti i palati e le scelte e i bisogni alimentari, carnivori, vegetariani, vegani, dalla grigliata mista — salsiccia arrotolata, due würstel, due spiedini, patatine fritte e salse varie a 10€ — ai wrap vegani, dalla miassa con farina di mais, perfetta per i celiaci, come da antica tradizione Canavesana — Farinel on the Road —, agli gnocchi al pesto. E tanto, tanto altro!
Leggi anche Il veganesimo, una scelta di vita cruelty free
Un festival che sa di buono in tutti i sensi, adatto a tutte le età, perché ognuno può trovare il suo posto. Si respira libertà, ma di quella rispettosa del prossimo, solidarietà, condivisione, curiosità, apertura mentale, empatia. Lo si percepisce semplicemente camminando nell’area tende, curiosando nelle nicchie che ospitano le diverse attività, negli spazi dedicati ai bambini, tra le bancarelle di artigianato e quelle dello street food. Tante le coppie arcobaleno, nel senso più ampio del termine — nazionalità diverse o stesso sesso —, anzi, tante persone che l'arcobaleno lo avevano sulla pelle, sui vestiti o lo emanavano. Bello bello bello!
«Ci torniamo l'anno prossimo, mamma?»
Sì! Magari per un'altra rimpatriata con Marianna e Sonia ^_^
Stefania Bergo Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro. Con la mia valigia gialla, Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione). Mwende. Ricordi di due anni in Africa, Gli scrittori della porta accanto. La stanza numero cinque, Gli scrittori della porta accanto. |
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