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Storie di una assistente turistica, una raccolta di racconti umoristici di Valentina Gerini

Storie di una assistente turistica, una raccolta di racconti umoristici di Valentina Gerini

Storie di una assistente turistica, una raccolta di racconti umoristici di Valentina Gerini

Libri Comunicato stampa. Storie di una assistente turistica (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), una raccolta di racconti umoristici di Valentina Gerini. Il mondo travolgente e affascinante dell'assistente turistico, tra gag esilaranti, nostalgia di casa e viaggi.

Il giorno precedente aveva piovuto a dirotto, una pioggia torrenziale così abbondante da allagare il resort e la strada limitrofa. La zona paludosa in cui, a fine degli anni ’80, era stato costruito l’hotel presentava tutte le sue fantastiche caratteristiche di imbibizione e umidità ad ogni piccola o grande pioggia che si presentava. Inoltre, era ancora periodo di uragani, quindi non si poteva avere la certezza di trovare un sole che spaccasse le pietre sette giorni su sette. A dir la verità la certezza non si poteva avere mai, ma sembrava un concetto difficile da comprendere a molti.
Dopo la pioggia però il sole era arrivato, in tutto il suo splendore, e illuminava l’acqua creando giochi di luce magici. Nell’aria si sentiva odore di croissant e caffè americano, di salsedine e di pesce. Il ritmo rallentato dei baristi regalava la sensazione di essere in un luogo paradisiaco, lontano dai brutti pensieri.
Ma a lui tutto questo non sortiva alcun effetto, gridava e sproloquiava di fronte all’assistente, che stava lentamente perdendo le staffe, senza darlo a vedere.
«L’agenzia non mi aveva detto degli uragani» gridò l’uomo.
«Signore, mi perdoni, ma forse non lo ricorda. Sono certa che l’agenzia l’abbia informata a dovere. In ogni caso, al suo ritorno, se è certo che l’agente di viaggio sia stato impreciso, può tornare in agenzia e fargli presente la cosa…» Valentina cercava con tutte le sue forze di rimanere nei gangheri.
«E no, signorina, non se la caverà così l’agente di viaggio. Non se la caverà facilmente nessuno in questa faccenda, nemmeno lei!» tuonò l’ospite. «Ho pagato per il sole e fino ad oggi non l’ho avuto! Voglio il rimborso».
[...] «Signore, lei non ha pagato per il sole. Noi non vendiamo sole. Lei ha pagato per una settimana di vacanza a Santo Domingo in un hotel all inclusive, con animazione diurna e serale, spiaggia, trasferimento da e per l’aeroporto, volo charter andata e ritorno incluso e assistente italiana in loco. Questo è ciò che noi vendiamo e ciò per cui lei ha pagato». La voce dell’assistente si fece seria. Sentiva di aver formulato una spiegazione comprensibile anche al più stolto e i suoi colleghi le fecero un applauso senza sonoro, quelli più lontani si cimentarono addirittura in una ola. Valentina Gerini, Storie di una assistente turistica

Storie di una assistente turistica

di Valentina Gerini
PubMe - collana Gli scrittori della porta accanto
Racconti umoristici| Narrativa di viaggio
ISBN 9788827575192

Quarta

«Ho pagato per il sole!» disse il cliente, in un giorno di pioggia ai Caraibi. Ma l’assistente, seppur dotata (quasi) di superpoteri, non poteva farci molto.

L’assistente turistico in villaggi vacanza è un mago del problem solving alle prese con richieste pretenziose, emergenze sanitarie, clienti più o meno bizzarri, difficoltà improvvise da risolvere in quattro e quattr’otto. Sullo sfondo ci sono scenari tropicali come il mare cristallino di Santo Domingo o il cielo stellato di Zanzibar, i profumi delle spezie e le amicizie stagionali che poi durano una vita. Non si separa mai dalla sua carpetta, è capace di stare sveglio 24 ore, mangiare avanzi di pizza ad orari improbabili, portare la camicia anche se fuori ci sono 35 gradi e di sorridere, sempre e comunque, senza mai perdere la calma. E per quanto si lamenti dei turisti, degli overbooking, dei cambi camera e dei ritardi aerei, l’assistente in fondo è consapevole di fare uno dei lavori più belli del mondo Scritta da chi assistente turistica lo è veramente, questa raccolta di racconti narra in maniera comica le avventure di un tour rep.



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Valentina Gerini








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Respiro nomade, un memoir di viaggio di Irina Pampararo

Respiro nomade, un memoir di viaggio di Irina Pampararo

Respiro nomade, un memoir di viaggio di Irina Pampararo

Libri Comunicato stampa. Respiro nomade (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un memoir di viaggio di Irina Pampararo. Ricordi in superficie, pensieri che sorvolano luoghi visitati e persone conosciute, sprazzi di una vita in movimento.

Amo gli spostamenti, non c’è dubbio.
Amo soprattutto le persone che ho potuto incontrare: sono loro che mi hanno reso e mi rendono felice.
Mi sposto per brevi o lunghi periodi con uguale leggerezza.
Porto con me idee, ricordi, esperienza. Non cancello nulla e non riparto da zero.
Spostarmi significa allontanarmi dal solito luogo e dal consueto vissuto, poter giocare un’altra carta, trovare nuova linfa, rispondere a nuove domande, vedere altre realtà e, se possibile, imparare un’altra lingua.
Sono convinta che il trasferimento in un altro Paese, se dettato da una scelta consapevole, sia fonte di profondo arricchimento: implica separarsi dalle cose certe per seguire le incerte, allontanarsi da un quotidiano rassicurante ma a volte scontato, differenziarsi nei comportamenti a seconda di dove ci si trova, pur restando se stessi.
E le relazioni personali, quelle non si deteriorano per un semplice altrove. Per rimanere in sintonia con i vecchi amici, basta rivedersi, anche per poco tempo, e ritrovarsi.
Queste pagine sono il racconto di una donna poco digitale, che è riuscita a cogliere la possibilità di vivere libera nel mondo, inseguendo i propri sogni con razionalità, determinazione, e una buona dose di studi.
Sono un invito a osare, a lasciarsi guidare dalle proprie intuizioni e percezioni, ad affrontare la vita come una personale ricerca, assumendosene in toto la responsabilità.
Sono un incoraggiamento a coltivare le proprie inclinazioni, a sperimentare percorsi alternativi, non scontati. Sono un esempio di come ci si possa sentire a casa in molti luoghi, instaurando relazioni incentrate sul valore del gesto quotidiano e del rispetto reciproco, rapporti basati su affinità elettive, su condivisioni di intenti, interessi e stili di vita, e non solo legami parentali o lavorativi.
Sono solo accenni, ricordi in superficie, pensieri che sorvolano luoghi visitati e persone in cui mi sono imbattuta, sprazzi di una vita in movimento.
La mia. Irina Pampararo, Respiro nomade


Respiro nomade

di Irina Pampararo
PubMe - collana Gli scrittori della porta accanto
Memoir di viaggio
ISBN 979-1254582145

Sinossi

«Il fatto che la mia città natale avesse cambiato nazione nell’atlante geografico, e avesse combattuto per non perdere la propria identità, mi sembrava un segno del destino: percepivo già che gli spostamenti sarebbero stati una condizione naturale della mia esistenza. Capii che avrei sempre cercato di rimanere me stessa.»

Irina nasce con la valigia in mano: appena può, parte. Lo fa da bambina, per fuggire dalla guerra tra Etiopia ed Eritrea; da adolescente, per imparare le lingue; appena maggiorenne, per frequentare l’università; da adulta, per lavorare in giro per il mondo, convinta che il trasferimento in un altro Paese, se dettato da una scelta consapevole, sia fonte di profondo arricchimento.
Questo memoir è un invito a osare, a lasciarsi guidare da intuizioni e percezioni, ad affrontare la vita come una personale ricerca. È un incoraggiamento a coltivare le proprie inclinazioni, a sperimentare percorsi alternativi, non scontati, un esempio di come ci si possa sentire a casa in molti luoghi.
«Sono solo accenni, ricordi in superficie, pensieri che sorvolano luoghi visitati e persone in cui mi sono imbattuta, sprazzi di una vita in movimento. La mia.»



Rassegna stampa

Indonesia con Bru – Recensione

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Irina Pampararo


Irina Pampararo è uno spirito nomade: nata nel 1967 ad Asmara, in Etiopia, ora Eritrea, è cresciuta in Italia, si è laureata in Francia, ha visitato cinque continenti e più di cinquanta paesi. Dopo aver lavorato a lungo nel Sudest Asiatico, si è stabilita a Bali, in Indonesia, dove lavora come Sales & Marketing Manager per uno studio di design. Oltre a scrivere di viaggi ha due grandi passioni: lo scuba diving e le chiacchiere.




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Con la mia valigia gialla, un memoir di viaggio di Stefania Bergo

Con la mia valigia gialla, un memoir di viaggio di Stefania Bergo

Con la mia valigia gialla, un memoir di viaggio di Stefania Bergo

Libri Comunicato stampa. Con la mia valigia gialla (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un memoir di Stefania Bergo. Uno spaccato d'Africa e di vita: un viaggio in Kenya per aiutare gli altri e se stessi.

Finalmente imbocchiamo la Thika Road, la strada che ci porta fuori Nairobi, in direzione nord.
E uscendo dalla città, vedo l’Africa.
È amore a prima vista.
Dio, quanto è bella questa terra così primitiva, onesta, vera. È una donna morbida, nuda, stesa al sole. Profumata. Calda. È un chiacchiericcio di colori, di voci, di suoni, di canti. È un fiume che scorre pigro e poi improvvisamente si aggroviglia veloce attorno alle rocce.
Ci sono circa duecento chilometri tra Nairobi e Matiri. Me li sto assaporando fino all’ultimo respiro. Kithinji mi descrive il paesaggio a mano a mano che avanziamo. Mi racconta delle usanze locali, di quello che coltivano, dei primi coloni che hanno costruito ponti e scuole. Attraversiamo villaggi distesi lungo la strada, spazi interminabili di natura grezza, le risaie di Mwea, che è anche la città degli asinelli, Embu, spartana ma ordinata ed elegante − «very polite» − e i mercati della frutta, poco prima di Chuka, dove finisce la strada asfaltata.
Chuka. Me ne innamoro subito, malgrado Kithinji mi dica che sia l’anticamera dell’inferno. È chiassosa, coloratissima, affollata. Il centro della città è una stazione di servizio. Di fronte, dall’altra parte della strada, svettano due interi piani di negozi, chioschi vivaci accessibili, al piano superiore, tramite una scala esterna e un lungo terrazzo, impilati come libri in bilico su una scrivania troppo piena, che poi è la stazione degli autobus. I matatu affollano lo spiazzo alla rinfusa, arrivando da Meru e da Nairobi come se avessero poi fretta di ripartire. Ma qui i matatu partono a persone, non a orario. Quando sono pieni, cioè. Ne noto alcuni con delle barre sul tetto per accomodare i bagagli. E le capre, legate come pacchi, immobili, impaurite.
[...] Imbocchiamo lo sterrato, l’ultimo tratto che ci separa da Matiri. Gli ultimi quaranta chilometri inerpicati tra i sassi. Il matatu comincia ad arrancare, ma sorprendentemente avanza.
La strada è affollata. Gente che cammina, tanta gente che cammina. Persone che vanno da qualche parte o che camminano semplicemente perché è l’unica cosa che possono fare.
Bambini che spuntano ovunque dall’erba. Bambini che ridono. Bambini. Belli come perle preziose.
E poi una grande pianura, una grande pace. Montagne e colline che si innalzano qua e là, senza pretese, come increspature verdi di una carta rossa.
Provo un inaspettato senso di libertà guardando questi paesaggi, l’occhio spazia in ogni direzione, senza limiti, come se vedesse per la prima volta. Resto senza fiato, incantata. Nel Tharaka, la regione che stiamo attraversando, ci sono immense risaie, campi di frumento, patate, fagioli. Un paesaggio quasi familiare per me, apparentemente molto simile alle campagne venete, penso. Ma qui non ci sono case di mattoni. Ci sono capanne di fango e arbusti, con tetti di lamiera che attirano i fulmini.
Superiamo due fiumi, il Mara e il Mutonga. Bellissimi. Gonfi di pioggia per la stagione appena passata. Tutto prende vita lungo le loro sponde, la natura e le persone, che poi qui sono la stessa cosa. Intravedo delle donne che lavano i panni e li stendono per terra o tra i rami ad asciugare. E dei bambini che fanno il bagno – “Insieme ai coccodrilli?” − e poi riempiono d’acqua immense taniche gialle, più grandi di loro, e se le caricano sulla schiena assicurandole alla testa con una corda.
E poi camminano, camminano ancora, camminano sempre. Stefania Bergo, Con la mia valigia gialla


Con la mia valigia gialla

di Stefania Bergo
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Memoir di viaggio | Narrativa non fiction
Copertina flessibile | 196 pagine
ISBN 978-8833667829

Sinossi

È un diario di viaggio autobiografico.
Stanca della superficialità di una vita nemmeno troppo tranquilla, Stefania decide di partire. Da sola. Casualmente, trova in internet i contatti di un'associazione che gestisce il St. Orsola, un ospedale in un'area rurale del Kenya, Matiri. E parte con una valigia gialla, poche aspettative, tanta curiosità e voglia di cambiare, non certo il mondo, ma almeno la sua piccola insignificante esistenza.
Con la mia valigia gialla è il racconto dei piccoli eventi quotidiani (solo apparentemente banali) accaduti in quelle tre settimane, conditi con una manciata di riflessioni dell'autrice sulle diverse abitudini e sulla cultura locali, scanditi dai messaggi che inviava regolarmente via mobile a un caro amico con cui ha voluto condividere, in tempo reale, la sua esperienza.
Contrariamente a quanto si pensi, però, non è un libro sul volontariato. Il volontariato è solo un dettaglio. L'intenzione dell'autore era di raccontare il viaggio, una piccolissima parte d'Africa, quella che lei ha conosciuto, diversa dalla miriade di altre facce di una terra magica, unica. Ne racconta le usanze locali, i profumi, i colori, i suoni, il quotidiano. Le emozioni. E ne ha dato una sua personale chiave di lettura, intervallando ai dipinti della natura le sensazioni restituite, i pensieri suggeriti, le domande che si è posta e che pone a chi vorrà leggere le pagine del suo libro e soffermarsi, come lei, a cercare una risposta. Anche se spesso risposte non ce ne sono. Ecco perché questo libro non vuole insegnare nulla. È un semplice mezzo messo a disposizione dall'autrice per far compiere al lettore lo stesso viaggio (anche se non sarà mai lo stesso) senza prendere un aereo, semplicemente con l'immedesimazione.



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Amazon, recensioni clienti
Libreriamo, recensione di Emma Fenu
Italians do it better books edition, recensione di Serena
Scrivere è un viaggio, recensione di Jury Livorati
Il Blog di Stefania Trapani, recensione di Stefania Trapani

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Stefania Bergo







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Sri Lanka. In viaggio con mio padre, un memoir di viaggio di Luca Azzali

Sri Lanka. In viaggio con mio padre, un memoir di viaggio di Luca Azzali

Sri Lanka. In viaggio con mio padre, un memoir di viaggio di Luca Azzali

Libri Comunicato stampa. Sri Lanka. In viaggio con mio padre (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un memoir di viaggio di Luca Azzali. Il racconto di un viaggio appassionante, tra emozioni, ricordi, riflessioni personali, curiosità e tanta Storia.

Questa volta scelgo di accompagnarvi a visitare lo Sri Lanka, l’isola a forma di goccia che precipita dal volto dell’India e si adagia nelle calde acque dell’Oceano Indiano. Quando è stato il momento di approfondire le mie conoscenze su questo Paese, mi sono reso conto che nonostante non fosse la nazione più recondita del continente, non aveva significativi testi che decantassero il suo fascino. Sì, certo, le classiche guide turistiche dai marchi più blasonati non mancano, ma non ho trovato un racconto di viaggio approfondito che svelasse le emozioni reali davanti ai suoi panorami naturali, storici e umani. Paradossalmente è più facile trovare libri su nazioni poco aperte al mondo turistico, come alcune delle ex repubbliche sovietiche o la Corea del Nord, rispetto a una nazione molto più accessibile per numerosi aspetti.
Il compianto Tiziano Terzani ne parla nel suo capolavoro In Asia, narrando dei tragici eventi legati al periodo della guerra civile scoppiata a metà degli anni Settanta, Colin Thubron e Dominique Lapierre hanno immortalato l’esotismo asiatico, io, nel mio piccolo, vorrei provare a descrivere la mia esperienza di viaggio per quello che ho visto e osservato durante il mio soggiorno, sperando di suscitare la curiosità di chi vorrà leggere queste pagine e magari, perché no, ripercorrere le stesse tappe nel proprio itinerario.

Mentre scrivo siamo a gennaio 2021. La pandemia di Covid-19 ha sconvolto l’umanità. Io lavoro nel mondo del turismo e il mio settore professionale è uno di quelli che ha maggiormente risentito di questa piaga. Si pensava che le pandemie fossero relegate ai libri di storia e nessuna società occidentale avrebbe mai pensato di viverne una ai giorni nostri. Ma se è vero che bisogna sempre cercare qualcosa di buono in ogni occasione che la vita ci serve, approfitto di questo momento per impegnare il mio tempo in maniera proficua e mettere un po’ di parole nero su bianco.
Luca Azzali, Sri Lanka. In viaggio con mio padre


Sri Lanka
In viaggio con mio padre

di Luca Azzali
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Memoir | Narrativa di viaggio
ISBN 979-1254581315

Quarta

«Mi chiamo Luca, ho quarant’anni, sono mantovano e ho una smodata voglia di viaggiare da sempre. Devo questa grande passione ai miei genitori, che non mi hanno mai lasciato a casa coi nonni...»

Inizia così questo memoir di viaggio in Sri Lanka, l’isola a forma di goccia che precipita dal volto dell’India e si adagia nelle calde acque dell’Oceano Indiano.
Un viaggio in compagnia del padre. Dieci giorni tra siti archeologici, retaggi coloniali, templi e una vegetazione lussureggiante che nasconde creature magnifiche.
Un racconto appassionato fatto di emozioni, ricordi, riflessioni personali, curiosità, tanta Storia e reverenziale misticismo, con una sezione finale di informazioni utili per chi volesse percorrere lo stesso itinerario.



ESTRATTI E RECENSIONI


Luca Azzali

«Mi chiamo Luca, ho quarant’anni, sono mantovano e ho una smodata voglia di viaggiare da sempre. Devo questa grande passione ai miei genitori, che non mi hanno mai lasciato a casa dai nonni e mi hanno sempre fatto apprezzare le bellezze d’oltremare strada facendo, a iniziare da quelle italiane ed europee.»

Luca Azzali è nato a Brescia nel 1980. Appassionato viaggiatore, si è laureato in scienze turistiche presso lo IULM di Milano. Da 15 anni è nell’ambito del tour operating, collaborando con prestigiose aziende outgoing di Roma, Milano e in ultimo Torino.
Ha viaggiato attraverso Europa, Asia, Africa e America Latina.
Questo è il suo primo libro.




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Il viaggio che rifarei, un memoir di Johnny Do

Il viaggio che rifarei, un memoir di Johnny Do

Il viaggio che rifarei, un memoir di Johnny Do

Libri Comunicato stampa. Il viaggio che rifarei (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un memoir di Johnny Do. Un emozionante viaggio alla scoperta di paesi vicini e lontani, facendo il "mestiere più bello del mondo": il tour leader.

È il Kenya, nel secondo viaggio da solo, a darmi l’energia giusta, a farmi comprendere che la strada che si perde nell’incanto della natura, nell’infinità del tutto e dell’origine umana, deve essere la via da seguire, la mia vita, la mia casa. Da qui voglio partire per realizzare la mia ricerca di libertà, di spazio, di solitudine.
Porto con me un paio di valigie. Una è piena di vanità smisurata, eccessiva per i luoghi in cui mi muovo, alternativa, pesante, forte e a volte ingombrante, capace di motivarmi contro gli scherni e le critiche di chi mi vuole diverso. La seconda, più piccola, trattiene l’immagine della mia casa per ammortizzare il distacco dal nido, in ossequio all’orgoglio, intatto ancora oggi, di sentirmi italiano. Nei piccoli oggetti e nei dettagli di una quotidianità lontana, cerco la compagnia giusta per affrontare le barriere oceaniche che mi dividono dalla stretta della famiglia e degli amici distanti. Internet e i cellulari non esistono.
Anche un lenzuolo o una tazza per la colazione rendono la giornata più libera dalle involontarie e inaspettate nostalgie, dalle comprensibili malinconie tanto forti quanto saldi sono gli affetti lasciati.
Tenerife è il primo viaggio da solo, a poco meno di diciassette anni, con la mente rapita dal sogno di volare per la prima volta, dell’aereo sempre raccontato e mai vissuto, dei tropici e dell’oceano e delle atmosfere che forse avrebbero portato pace alla mia adolescenza. Il vulcano immenso, una flora smisurata, la spiaggia nera, un rombo esasperante come il battito del cuore sul cuscino nei giorni di febbre.
All’arrivo ci accolgono un flamenco improbabile e improvvisato, musiche e balli nel sangue già da anni e pronti, come piastrine impazzite, a evaporare in sudate isteriche, nervose di libertà. Spensieratezza allo stato puro: l’approccio col sesso – un amore fugace – la maturazione improvvisa tra palme, strelitzie e pappagallini; l’eco di musiche messe in sordina dal solito rimbombo del mare, confusione di parole e gesti, sudore mischiato alla salsedine, sentimenti incompresi e incomprensibili.
Poco a poco l’attesa di un nuovo viaggio diventa desiderio assoluto, priorità di vita. Ritornare a volare, a rivivere. Liberarsi al più presto dagli obblighi: il diploma, la maggiore età, la leva militare. E, dopo Tenerife, il Kenya conferma l’aspirazione a esistere ovunque, spaziando senza sosta, con il posto Y finestrino , file posteriori se possibile, come camera da letto prediletta, versione moderna della cuccetta del treno che in quindici ore porta me e Cinzia nel tanto anelato Salento dell’infanzia, delle corse scalzi, dei tuffi, della simpatica nonnina.
A essere decisivo per il mio destino è il terzo viaggio, consumato tra i mille divertimenti di Orlando e della Florida, abiti da sera sfarzosi per cene esorbitanti, le crociere di lusso alle Antille e il primo approdo in una Miami assopita, lontana dalla rinascita degli anni Novanta, con i palmizi e i cocchi sparsi ovunque sull’incanto di borotalco delle spiagge.
In questo bailamme divento amico di Tata, una tour leader, una donna che ha visto gli albori di un sistema turistico in cantiere, quando una comune vacanza era il ritorno al paese del sud con il portapacchi della macchina pieno di ciò che non sarebbe servito. Lei già accompagnava i pochi viaggiatori disponibili a sorvolare il reticolo magico di latitudini e longitudini. Ogni parola per me diventa Vangelo, sostanza per generare i sogni che covo, per assaporare i ritorni più dolci sotto il Teide, ma soprattutto dai miei elefanti sull’Amboseli. E così un volo notturno di American Airlines da San Juan de Puerto Rico a New York e poi verso l’Italia, ignaro che il destino mi avrebbe mandato a svolgere la leva militare nella sua stessa città di residenza – per altre sere di racconti e ascolto in estasi – diviene una lezione magistrale, l’occasione unica per crearmi un’idea lavorativa appassionante.
Johnny Do, Il viaggio che rifarei


Il viaggio che rifarei

di Johnny Do
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Memoir | Narrativa di viaggio | Non fiction
ISBN 9788833669984

Sinossi

Il primo viaggio in Kenya, ancora adolescente, è il punto di partenza per inseguire un sogno chiamato mondo.
Il mal d’Africa dà inizio a una vita alla ricerca della libertà personale, delle latitudini più lontane, delle solitudini più profonde, del luogo perfetto dove vivere, della conoscenza di persone eccezionali, svolgendo un lavoro per certi aspetti sconosciuto ed esplorando i luoghi più suggestivi del pianeta.
Il viaggio che rifarei è il libro di una vita. Una prima sintesi, più che il bilancio, di un percorso ancora vivo ma già ricco, del suo svolgersi tra il racconto di una professione, poetiche descrizioni di paesaggi unici, lussi e party esclusivi, piccole solitudini e grandi lontananze, suggerimenti di viaggio e grotteschi aneddoti sui turisti italiani. Brasile, Giordania, Egitto, Estremo Oriente, Santo Domingo, Tenerife, Mykonos, Bali, Cuba e Miami, sono alcune delle mete vissute da Johnny Do come tour leader e da residente.

Il libro è stato scritto con la collaborazione di Salvatore Gerace, insegnante di lettere presso il liceo “Norberto Bobbio” di Carignano (TO) e scrittore di saggi, articoli di teatro e letteratura italiana e sportiva.



ESTRATTI E RECENSIONI




Johnny Do

Johnny Do è nato a Torino nel 1969. A sedici anni, dopo aver usufruito di un primo viaggio incentive cedutogli da suo padre, inizia a maturare il desiderio di lavorare nell’ambito del turismo. Nel 1990 si trasferisce a Toronto dagli zii, per affinare la sua pratica dell’inglese, e successivamente lavora per grossi tour operator prima a Ibiza come assistente, successivamente come capo-area a Tenerife, Mykonos, Bali, Cuba e Miami. Nel 1997 si dedica per un breve periodo alla moda, altra sua passione, ma presto ritorna al turismo rientrando a Mykonos e trasferendosi a New York fino alla crisi del settore, successiva al crollo delle Torri Gemelle. Brasile, Giordania, Egitto, Estremo Oriente, Caraibi, sono alcune delle mete vissute da residente e come tour leader, ruolo che, dopo la morte della sorella Cinzia nel 2006, svolge solo d’inverno per stare vicino alla famiglia. Dal 2003 vive e lavora a Ibiza, accogliendo migliaia di turisti a stagione.

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