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Poesie Inedite
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2 poesie da dedicare al papà per la sua festa

2 poesie da dedicare al papà per la sua festa

Poesie da dedicare al papà per la sua festa

Poeticamente Di Silvia Pattarini. 19 marzo, due poesie inedite per bambini da dedicare al papà per la sua festa: quando i figli chiedono attenzione, tempo di qualità a loro dedicato, perché alla fine è l'unica cosa che conta.

Oggi è la festa del papà. Come ogni anno cade il 19 marzo, giorno in cui si festeggia San Giuseppe.
Ogni occasione è buona per fare festa, è così bello riunirsi in famiglia e con buon cibo e assieme a uno degli uomini più importanti della nostra vita.
E mentre tra i banchi di scuola le aule assumono le sembianze del laboratorio di Babbo Natale, i bambini tagliano, incollano e disegnano, le maestre si spremono le meningi per realizzare l'ennesimo lavoretto, che non sia banale o scontato e assolutamente diverso da quello degli anni precedenti!
Una maestra stramba, per caso inventa rime, ma non rime qualsiasi; rime potenti, che disturberanno e faranno riflettere qualcuno, specialmente qualche genitore un po' frettoloso. Ma è proprio questo l'intento della poesia: intrattenere sì, oppure portare a riflessioni.
Una poesia d'attualità che rispecchia molto bene, forse troppo, la società del nostro tempo.
Il tempo è prezioso e purtroppo, non ritorna. Fate tesoro del tempo che passate con i vostri figli, che sia tempo di qualità, godetevi i vostri figli perché il tempo fugge e non ritorna, in un baleno quel bambino di sei anni, si ritroverà adolescente e sarà lui a sfuggirvi. E capirete di avere perso occasioni uniche ed esperienze preziose.

Caro papà

di Silvia Pattarini

Caro papà sei arrabbiato
nel traffico sei bloccato,
porta pazienza, caro papà,
presto il semaforo verde sarà.

Ma non correre, te ne prego
del tuo ritardo io me ne frego
io ti aspetto a tutte le ore
col cuoricino colmo d’amore.

Finalmente sei arrivato
ti corro incontro tutto agitato
ma ti squilla il cellulare
mentre io con te vorrei giocare

o fare un giro al parco
ma tu sei troppo stanco,
con tutti gli impegni che hai
un po’ di tempo per me non trovi mai!

Quando guardi la televisione
io mi sento un po’ in prigione,
poi ti addormenti sul divano
e ti accarezzo piano piano.

Caro papà, sai che ti dico?
Se prendi ferie ti benedico
così potremo andare al mare
e ridere e nuotare.

Quando sto in tua compagnia
sono il bambino più felice che ci sia!

Papà mi porti in giro?

di FraStè

Papà mi porti in giro
Lassù sulle tue spalle?
Voglio danzare in aria
Come le farfalle

E poi mi lasci in alto
Per fare l'aeroplano?
Lo sai che tocco il cielo
Se tu mi dai la mano

Sei il mio supereroe
Anche senza mantello
Perché quando mi abbracci
Tutto sembra più bello

E quando chiudo gli occhi
E sogno il futuro
Mi basta averti accanto
Per sentirmi al sicuro

Silvia Pattarini
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Riflessi di Pandemia, poesia di FraSté

Riflessi di Pandemia, poesia di FraSté

Riflessi di Pandemia, poesia di FraSté

Poesia Di FraSté. Riflessi di Pandemia: un nuovo isolamento, ancora solitudine, rinnovato coraggio e «Quella della speranza che è l’ultima a morire».


Specchio… specchio delle mie brame
Sono di nuovo sola nel mio piccolo reame
Abbracciami forte tu che puoi starmi accanto
Abbracciami ogni volta che mi manca il mondo

C’è in giro una minaccia che toglie il respiro
E tiene tante vite appese per un filo
Ha messo il futuro in dubbio perenne
Ha preso in ostaggio il nostro presente

Senza arma alcuna e nemmeno una parola
Ci ha tolto ogni certezza
Ci ha tolto ogni carezza
Ha messo le distanze ovunque c’era amore
Ha costruito muri di ansia e di terrore
Senza più libertà ci vuole separati
In gabbie trasparenti ci tiene carcerati

Specchio… specchio amico mio fidato
Aiutami a struccare quel volto disperato
Rifletti la mia immagine forte e coraggiosa
Convincimi che anche sola, io posso ogni cosa

Consola la mia anima ogni volta che ti guardo
Accendi di fiducia il mio sorriso e il mio sguardo
Ricordami che tutti siamo tristi e soli
Ma che non c’è distanza che allontani i cuori
Raccontami una storia che mi sappia confortare
Quella della speranza che è l’ultima a morire


FraSté, autrice di Dai graffi del cuore nascono parole.
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Fuori piove, una poesia di Vincenzo Mirra

Fuori piove, una poesia di Vincenzo Mirra

Fuori piove, una poesia di Vincenzo Mirra

Inediti d'autore Poesia di Vincenzo Mirra. Fuori piove: sugli italiani in lotta col coronavirus, sui profughi al confine con la Grecia. Un metro di distanza ci salverà da noi stessi?

Tutto chiuso
Tutto sospeso
La finestra bagnata
e un rivolo che inesorabile
muto la percorre
poi un altro
e subito uno ancora,
nuovo al primo e uguale all'altro,
uguale a sé.

Fuori piove
Piovono le notifiche di Facebook
di eventi annullati, di appuntamenti sospesi, anche il mio lo è,
- ed io che volevo offrirvi
dei versi col tè -
non posso garantire
la distanza di un metro dalla poesia.
Decreto
Presidenza
del Consiglio
dei Ministri
4.3.2020,
chissà cosa canterebbe oggi
Lucio, marinaio del '43,
se è ancora bello quell'uomo
venuto dal mare

Fuori piove,
anche al confine tra Ankara
e Atene piove, un esodo di disperati:
uomini respinti da altri uomini
così, nell'insensata e spietata natura di sé, l'uomo respinge la sua specie.
SONO VIETATE TUTTE LE MANIFESTAZIONI DI RISPETTO
E TUTELA DELLA DIGNITÀ
UMANA
sembra recitare
l'insensata ordinanza della pestilente
miseria dell'uomo.

Un bimbo è morto a Lesbo
Non siamo capaci di fermare le guerre
Come possiamo fermare il virus.

Un metro da me dite?
Oggi non sono sicuro che ci salveremo,
da noi stessi.

Vincenzo Mirra
Vincenzo Mirra

Nato a Napoli nel 1973, si è diplomato all'Istituto Nautico per poi laurearsi in Ingegneria Aeronautica ad indirizzo Spaziale. Alle passioni per la navigazione, il mare e l’astronautica, ha sempre aggiunto quelle per la letteratura, la scrittura di viaggio e di meditazione ed il teatro. È autore del blog letterario Beaufort, scritture al vento e taccuini di mare che esprime scritture di vario tipo e argomentazione, anche di natura sperimentale. Dal 2005 vive a Pisa, dove dal 2015 ha iniziato a frequentare corsi e laboratori teatrali, di recitazione, di lettura corale e di drammaturgia.
Isole, AUGH! Edizioni.
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Per Moreno, poesia di Lara Zavatteri

Per Moreno, poesia di Lara Zavatteri

Per Moreno, poesia di Lara Zavatteri

Inediti d'autore Poesia di Lara Zavatteri. Per Moreno: «Quando Moreno è venuto prematuramente a mancare, Skip – una bordier collie – non è più stata la stessa e si è lasciata morire, raggiungendo il suo amico».

Avevo un'amica
che tutto faceva per me.
Sapeva aiutare nelle cose più piccole della vita
di ogni giorno
quelle tanto semplici per le persone “normali”.
Sapeva camminare al mio passo,
non aveva la fretta di tanti che corrono, si affannano,
adagio
sentiva il mio respiro, s'intonava al mio ritmo e
non mi lasciava
mai.

Avevo un amico che tutto faceva per me.
M'insegnava nuove cose,
viaggiavamo insieme ovunque
ognuno sosteneva l'altro.
Per gli altri forse eravamo “diVersi”
lui con la sua bassa statura
le gambe corte
il cammino breve
io con le mie zampe dall'incedere lento
inusuale nella mia specie
ma le nostre diversità ci accomunavano
le cose che agli altri parevano dividerci
ci rendevano unici
amici
un solo cuore che batteva all'unisono.

“DiVersi” forse lo siamo stati per tanti,
tra noi ci siamo sempre sentiti uguali
per questo quando il suo cuore un giorno
ha perso il battito
un po' alla volta
sono morta anch'io
infine volata in cielo,
per non abbandonarlo.

“DiVersi” non siamo più,
qui tra le nuvole,
finalmente liberi di correre
più veloci dei nostri cuori
più veloci di tutti
più veloci di chi ci credeva “diVersi”.
Perché l'amore mai muore
meno che mai
quello
speciale
tra un uomo e il suo cane.

Lara Zavatteri

Lara Zavatteri
Classe 1980, vive e lavora nel paese di Mezzana in val di Sole (Trentino). Iscritta all'Ordine nell'elenco dei pubblicisti dal 2000, scrive articoli di cultura, ambiente e attualità locale. È anche blogger e autrice di libri.Guardando le stelle,Un cane di nome GiulianoRisparmia Subito!Amici per sempreCuor di Corteccia, Sopravvissuti, Youcanprint.Reset, Photocity.it.La strada di casa, Edizioni del Faro.Agata. Come un funerale ti salva la vita, Youcanprint.

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Novembre, poesia di Vincenzo Mirra

Novembre, poesia di Vincenzo Mirra



Inediti d'autore | Novembre, parla la lingua del calpestio delle foglie e delle caldarroste. Un omaggio in rima a un vecchio amico ritrovato.

Per strade bagnate 
Scivola il cielo, con i suoi grigi passi
lenti e bassi, nel silenzio
di queste nuvole di Novembre
che parla la lingua del calpestio delle foglie
con tutti gli accenti della pioggia, 
e poche, brevi, pause di sole
nella flebile luce del giorno.
Le vedo gialle, di tutte le sfumature dell’autunno 
e delle case, e altre più arancioni, del ricordo del sole 
e dell’estate, tutte a punta,
come dita di mani aperte, di tante mani, 
tutte sparpagliate dal vento, e tutte rivolte nello stesso verso;
Fateci caso, indicano il verso che viene,
quello dei passi da seguire,
l’andare avanti del suo infaticabile verbo 
l’infinito Novembre, 
per due volte uno (11), come un ripetersi incessante di se stesso, 
della sua unicità.
Sono le mani cresciute degli anni, di vita che è negli alberi, 
cresciute a poco a poco, tra sostanza di radici,
fiducia elevata nel tronco
e la promessa di slancio dei rami, 
che ad ogni Novembre spoglia il suo infinito andare 
e libera i suoi anni all’ondeggiare delle foglie
nel lento gravitare del cielo che cade.
Così procede, per strade bagnate, 
il calpestio di anni consumati 
e logori, lungo viali di mani e di foglie,
uno dopo l’altro, uno sopra l’altro,
dell’infinito tronco di Novembre
di radici e di rami, che si allungano 
dai due versi opposti della vita.

Dal tuo infinito andare, Novembre, 
ho imparato la prospettiva delle foglie 
di crescere e poi di cadere,
come tutte le tue spoglie, Novembre,
foglie, sul calpestio della mia vita che scorre
dal giorno di novembre in cui sono nato
mani che sono cresciute e hanno volato,
oh se hanno volato!

Sono nato il 21 a Novembre,
dalla mia finestra si vedeva il mare,
e il suo nuvolare.

Scivola il cielo, con i suoi grigi passi
lenti e bassi, nel silenzio
di queste nuvole di Novembre,
che parla la lingua del crepitio delle caldarroste
con tutti gli accenti del venditore di strada;
abbiamo ancora tempo per comprarne una manciata
e scaldarci le mani di questo Novembre.
Un giorno, quando non ne avremo più,
vorrei che anche quel giorno venisse
per me, di Novembre.


Vincenzo Mirra

Vincenzo Mirra
Nato a Napoli nel 1973, si è diplomato all'Istituto Nautico per poi laurearsi in Ingegneria Aeronautica ad indirizzo Spaziale. Alle passioni per la navigazione, il mare e l’astronautica, ha sempre aggiunto quelle per la letteratura, la scrittura di viaggio e di meditazione ed il teatro.
È autore del blog letterario Beaufort, scritture al vento e taccuini di mare che esprime scritture di vario tipo e argomentazione, anche di natura sperimentale. Dal 2005 vive a Pisa, dove dal 2015 ha iniziato a frequentare corsi e laboratori teatrali, di recitazione, di lettura corale e di drammaturgia.
Isole, AUGH! Edizioni.
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[Inediti d'autore] Docas, poesia per Lisbona di Vincenzo Mirra

[Inediti d'autore] Docas, poesia per Lisbona di Vincenzo Mirra

Veduta di Lisbona

DOCAS

Amo questa linea di Lisboa,
la riva che si stende lungo la sponda 
destra del Tejo, e corre e cammina e pedala
e fluisce, parallela all’acqua, 
come un secondo Rìo che l’accompagna 
di vita, distesa al suo fianco.

Amo tutti i segni per terra, le frecce, i pallini bianchi,
lo scandire delle cifre dei km, le frasi che parlano del fiume
e che corrono come un fiume di lettere 
e di parole vive, nel letto dei passi delle persone 
che incrocio, e di tutte, nei loro sguardi 
di ogni età, leggo giorni passati.

Amo la geometria delle gru in fila,
il carico dei loro uncini,
e la solitudine ammassata dei container in pila 
chiusi nel sigillo di metallo del tempo di queste rive
e del loro confine, che traccia la trasformazione dei vecchi magazzini 
del porto, in eleganti locali alla moda
popolati di bistrot e dei tavolini dei cafè. 

Amo l’acciaio rosso del ponte del 25 de Abril 
la sua altezza maestosa, sopra la doca de Alcântara,
la sagoma dei delfini sfuggiti al cemento dei suoi basamenti,
la vista verso il cielo sull’oceano, vestito di tramonto, 
dalla terrazza della Cais do Sodrè,
e le luci in fila all’imbrunire, con gli aerei
che attraversano il cielo del ponte
in diagonale, nella discesa su Alfama.

Amo la vista delle colline dall’altro lato 
del Rìo, la sponda benedicente,
e quella delle barche ormeggiate
ai bacini delle docas, con il cielo del loro
sàrtiame, nel contrappunto degli stralli del ponte;
.. e le bandiere che ondeggiano al vento e 
lo schiaffo delle onde, al passaggio dei balsas,
che arrampicano d’acqua e del suo odore 
salmastro, le sponde oblique del fiume.
Il vento, il rinfrescare dell’aria,
la Luna che poggia la sua esile falce nuova
bianchissima, sul ponente del Cabo da Roca,
dove estremo è il continente 
e lo sguardo verso l’orizzonte.

Amo aver vissuto tutto questo
per poterne scrivere adesso,
ripensando ancora, al bianco di Belem,
e a quello accecante della prima mattina
del Campo de Santa Clara e dell’Arco
Grande de Cima fino alla vista di São Vicente,
e a quello stagliato di vedetta sulla storia
nello scorrere millenario del fiume,
che veste di gloria monumentale gli scopritori, 
e di memoria lo spirito dei marinai portoghesi, 
ammiragli di cartografia,
e di rotte tracciate per prime
in tutte gli oceani, dalla tua ultima riva 
Tejo, da questa sponda salpati.

Vincenzo Mirra

Vincenzo Mirra
Nato a Napoli nel 1973, si è diplomato all'Istituto Nautico per poi laurearsi in Ingegneria Aeronautica ad indirizzo Spaziale. Alle passioni per la navigazione, il mare e l’astronautica, ha sempre aggiunto quelle per la letteratura, la scrittura di viaggio e di meditazione ed il teatro.
È autore del blog letterario Beaufort, scritture al vento e taccuini di mare che esprime scritture di vario tipo e argomentazione, anche di natura sperimentale. Dal 2005 vive a Pisa, dove dal 2015 ha iniziato a frequentare corsi e laboratori teatrali, di recitazione, di lettura corale e di drammaturgia.
Isole, AUGH! Edizioni.
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Piccole luci blu (3:36), una poesia di Tamara Marcelli

Piccole luci blu (3:36), una poesia di Tamara Marcelli

Piccole luci blu (3:36), una poesia di Tamara Marcelli

Poeticamente Di Tamara Marcelli. Piccole luci blu (3:36): una poesia per ricordare il sisma del 24 agosto 2016 in Centro Italia.

È notte
I sogni cominciano la danza
È buio

Piccole luci blu
Le senti in lontananza
Piccole luci di speranza

Dolci, tenere anime
Piccole vite
Chiuse, avvolte

È notte
I sogni volano lontano
Il buio avanza
È un attimo

Piccole luci blu
Piccoli uomini disperati
Forsennati
Scavano a mani nude

Sangue che si mescola a polvere
Terra e vite
Unite insieme

Occhi persi nel vuoto
Su macerie senza senso
È buio

Piccole luci blu arrivano veloci
Veloci salgono al cielo
Anime senza freno
Perché ogni peso è perso

Qualcuna rivedrà la luce
Qualcuna mani pietose riporterà al sole
Tra lacrime limpide
E convulse parole

Piccoli pensieri fulminei
Siete ancora qui
Fermi in quell’istante
Senza posa

Qui tra le verdi montagne
Qui tra i cuori spenti
Qui tra anime sospese
Tra morte e vita
Tra radici invadenti

Chiusi in una eterna preghiera
Leggera



Tamara Marcelli
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