Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Memorie di una lettrice notturna, di Elisabetta Rasy

Recensione: Memorie di una lettrice notturna, di Elisabetta Rasy

Libri Recensione di Samantha Terrasi. Memorie di una lettrice notturna di Elisabetta Rasy, Rizzoli. Un viaggio personale tra le scrittrici del XX secolo, quello «del talento delle donne».

Girando per mercatini ci si imbatte in tanti libri. Alcuni si nascondono. Questo era in una cesta sotto parecchi romanzi gialli. Aveva sbagliato cesta? Può darsi. Il bordo rosso di stoffa mi ha fatto scattare la mano per prenderlo. L’ho tenuto in libreria per un anno. Quando ho traslocato a Dresda l’ho portato con me. È stata quasi una rivelazione. E la migliore recensione a queste pagine è l’averlo letto per ben due volte quasi di fila.
Elisabetta Rasy ci trasmette subito la passione per la lettura, la passione di chi, come tanti di noi ha divorato libri nell’infanzia e adolescenza. E di questi libri, ma soprattutto delle sue scrittrici, ci mostra il volto forse un po’ segreto.
Seguendo il fiume della loro vita ripercorre i loro romanzi o poesie. Non è sempre semplice ripercorre questo fiume, vado forse contro corrente riproponendo le sue pagine, ma vorrei che chi si trovasse come me un libro di tali ricchezze ne sappia attingere come a una fonte per rimanere giovani per sempre, ammaliata di come tante scrittrici, conosciute o meno, abbiano percorso un anello di storia. E come ci abbiano lasciato un’eredità profonda da non dimenticare. Donne, quelle dell’Ottocento, che erano un’eccezione, ricercavano cioè l’eccezionale. Nel Novecento cambiano, non sono più eccezione e non sono neanche regola. In posizione precaria, rappresentano però un punto fermo e fecondo. Alla fine del XX secolo il talento però si esaurisce. Elisabetta Rasy ci riporta donne che scrivono, ma senza sentire la "bestia che parla". Cambiano le condizioni economiche e sociali e tutto si trasforma di nuovo. 

La recensione di Memorie di una lettrice notturna, di Elisabetta Rasy, parte da qui, dalla voce delle donne che cambiano. Ma cosa ci aspettiamo di leggere da queste donne? Verità o singole storie?

Elisabeth Bishop, ispiratrice del personaggio Lakey a Mary McCarthy, veste l’eleganza e la raffinatezza. Miracolo a colazione è una vasta raccolta dei suoi poemi dove il fuori diventa il dentro, dove c’è la trasformazione di un essere che non trova una chiara collocazione neanche sessuale dopo la morte del padre. Scrive che la sua casa, semmai ce ne dovesse essere una, è: elsewhere, sempre altrove.
Anna Achmatova, poetessa,  nel 1961 riconobbe nella poesia Noi quattro un vincolo di parentela con i poeti Boris Pasternak, Osip Mandel’stam e Marina Cvataeva. La sua è stata una vita ricca, appassionata, scandalosa quanto disgraziata dopo l’incarcerazione del figlio. Segnata da periodi di forti silenzi il suo io interiore continuava a scavare rocce di poesie. Ricordi, spettri e specchi si rincorrono nei suoi versi.
Marina Cvataeva poetessa e anch’essa senza casa, si infrange quasi nelle stesse strofe. La rivoluzione russa le ha portato via marito e un figlio. La sua vita una fiaba dal finale tragico. «C’è troppo nella vita di questa donna più di quanto una sola vita può contenere», scrivono di lei. Su Marina si abbatte l’incubo della Storia, il primo conflitto mondiale. La rivoluzione russa e il colpo di stato dei bolscevichi. Lei, come Anna, rimane tradita dalla storia. «Nella mia vita ho amato tutto con l’addio», scrive.
Nina Berberova, per lei la disperazione sarà il motore della poesia.
Sopravvivere non alla fame o al freddo, significa non andare a picco, ma cercare chi ce l’ha fatta. 
È una sopravvissuta alla storia, al contrario delle altre due potesse che la Storia le ingloba e le mastica. È un caso letterario.
L’emigrè, il profugo, il senza patria, una creatura attaccata alla sua singolarità some al suo unico bene, che non cerca il nuovo e non contesta il vecchio perché porta entrambi con sé.

Memorie di una lettrice notturna di Elisabetta Rasy è un viaggio personale tra le scrittrici del XX secolo, «il secolo del talento delle donne».

Barbara Pym.  Il suo ambito letterario spazia tra il terrificante e il confortevole, il piacere e il dispiacere nella solitudine, dove la femminilità si esprime condensandosi. L’eroe è la donna sola, la donna in rapporto con la solitudine. Ma non si compiange nei suoi romanzi di questa condizione. La donna non è sola perché abbandonata o sola perché ricopre eroismi maschili accarezza la solitudine come essenza femminile. Lavora a maglia, cucina, si prende cura della famiglia. C’è un piacere nella solitudine dove l’amore si rivela al centro.
Etty (Esther) Hillesum. I centri cambiano diametro quando si dilatano. Il 30 novembre ad Auschwitz muore una giovane donna ebrea. Scrive il suo Diario perché in quel pezzo di mondo in cui vive c’era bisogno di poesia. È un Diario diverso da quello di Anna Frank, lei non cede all’orrore, all’oscurità.
E sii pure triste, semplicemente e sinceramente triste, ma non costruirci sopra drammi. Una persona dev’essere semplice anche nella sua tristezza…


Margherite Duras, autrice di L’amante, libro letto subito dopo queste pagine. Una storia che viene raccontata insieme alla sua assenza di essere un diario. Esiste un tempo privato che coincide con il tempo che scorre. Non la storia di una perdita ma di un’occasione persa. 
Carson McCullers ritaglia cuori che rappresenta come un cacciatore solitario. Cerca la diversità in ogni relazione umana, siano esse donne o uomini, dice: «Ama spiazzare il lettore».
Magda Szabò. Vive nella seconda metà del Novecento. L’evocazione materna è potere e potenza. Potere della figlia e potenza della madre. La ballata di Izadue donne a confronto, una madre e una figlia nell’Ungheria degli anni ’60, spuntano dalla sua penna. Due drammi diversi che si scontrano.
Muriel Spark, autrice di Atteggiamento sospetto:  un seducente ritratto dello scrittore da giovane. Lo scrittore è una ragazza che occupa un ruolo importante nella seconda metà del Novecento, ma di fama minore. Comunica l’idea di libertà e di meraviglia. Anche lei approda ai sogni come termine invalicabile.
Sono i Sogni, e non parlo soltanto di quelli notturni, che danno vita alla realtà e ispirano le nostre azioni. Ancora più dei desideri, perché i sogni sono anche immagini, responsabili del bene e del male del mondo.

Memorie di una lettrice notturna di Elisabetta Rasy, «donne che con le loro parole hanno plasmato il Novecento e cambiato la nostra coscienza».

Zhang Ailing paragona i sogni alla desolazione.
Desolato era questo quello che sentivo, una sconcertante minaccia. 
Esistenza precaria in una Cina che prima la porta al successo e poi la cancella, dove le donne sono costantemente in lotta per la sopravvivenza. La storia del giogo d’oro è stata definita il più bel racconto della letteratura cinese anche se si tratta di un romanzo breve. Da un lato il benessere materiale, da un altro lo sprezzante destino di speranze calpestate. Dopo la sua morte, la Cina ne riconosce la fama e la venera.
Wislawa Szymborska. Nel 1966 le fu assegnato il Nobel, ma nessuno la conosceva. In Polonia era una poetessa importante ma scrivere in una lingua marginale le dava una difficile collocazione. Discorso all’ufficio degli oggetti smarriti offre un autoritratto di una poetessa nel tempo. Scritto a partire dal 1945, descrive il cerchio Amore-dubbio-Morte. Per lei tutto è impoetico finché non diventa poesia. Osserva il tempo e il suo prezioso insegnamento.
Il poeta non riesce a stare al pari con il tempo, rimane indietro e osserva.


Flannery O’Connor. La saggezza nel sangue e Il cielo è dei Violenti, sono i suoi gioielli. Malata di lupus dall’età di 39 anni (siamo nel 1964) scrive lettere a editor, conoscenti, amici che diventano un documento prezioso. Apprendiamo così il suo dono: prendere le distanze così da non perdere il centro dell’Essere. Anche la malattia viene analizzata. Capisce che non si comprende fino in fondo se si rimane in superficie. Successo e malattia rappresentano un connubio che salvifica. Nei suoi racconti è molto legata alla fede. Crede che la grazia abiti nel terreno del diavolo. La disgustava la stupidità umana dei tanti soddisfatti e persuasi. La fede non come ancora ma come strada dove i nostri limiti sono le nostre consapevolezze.
Ingeborg Bachmann. Malina, il suo grande romanzo. Di lei si ricorda forse più la sua tragica fine che la sua vita. Morì dopo venti giorni di agonia a causa di un incendio divampato nella sua ultima abitazione romana. Era una persona sempre in fuga. Laica, insisteva sull’amore estatico, l’amore che si riceve dalla sorte. Non esisteva barriera tra l’accadere interno e il divenire esterno, diceva. In questo divario cade l’umanità. Scrive radiodrammi dando al corpo dei suoni. Tutto è un’avventura spirituale dove abitano due ossessioni: la prima è il ritirarsi, la seconda è la verità delle parole. Lo spazio del suo narrare è un’alternanza tra dentro e fuori, vero e falso, notte e giorno. Il sogno è un dentro infinito per eccellenza, evoluzione del sogno che diventa un incubo. Il dolore ci rende sensibili all’esperienza.

Memorie di una lettrice notturna di Elisabetta Rasy, «una insolita e utile guida alle autrici di questo tempo lontano e vicino».

Alice Munro. Scrive storie di donne oppresse costrette con figure maschili opprimenti. Ma la realtà femminile non è il focus, lo è più l’interazione con l’ambiente in un’accezione negativa. Prima che tutto cambi, le donne che hanno appena partorito, esibiscono i loro figli come fossero ferite imposte. Tutto si assembla così insieme al paesaggio umano e si compara in maniera negativa a quello geografico. Scrive in prima persona onnicomprensiva e ha il dono degli incipit. Racconta le storie entrando dritta, regalando alle donne qualcosa di eroico anche nella disgrazia. Io è il luogo che trasforma l’ordinario in straordinario.
Silvia Path. Conosciuta e amata, da me compresa. La rinascita per un giovane che a 20 anni porta il segno della morte. Tenta il suicidio ma non muore. Lady Lazarus, la sua poesia più famosa. Il suo carattere l’ha fatta passare dalla letteratura alla leggenda e per impossessarsi di questa “nomea”, sottolinea che il corpo si deve fondere con il corpus. C’era per lei un mondo che divora tutto anche lei. Conosce la poesia come consolazione. Non conosce felicità tutto è frastornato. La campana di vetro, è il suo romanzo che finalmente tiene conto del pesante fardello che ha tenuto nella sua infanzia. Il sogno si trasforma così in mito, futuro incantato. Per Silvia la poesia è rinascita, non crede però alla risurrezione carnale e si uccide, lasciando due figli piccoli.


Agota Kristof. Trilogia della città, la sua opera più imponente, dove non è la ricerca della verità, ma il lento sconfiggere la menzogna.
Accade a certi scrittori, che l’urgenza della verità, sia piuttosto che l’asserzione di un orine positivo, il frutto disperato delle tenebre, l’estrema difesa dalla disarmonia e dall'abbandono.
- Elisabetta Rasy
Ungherese scappa in Austria dopo l’invasione sovietica. Si stabilisce in Svizzera e scriverà in francese, lingua dell’esilio, una sua Verità che denuda, sveste gli spazi di narrazione già ristretti e parlerà di fuga che è o la chiave per uscire o l’ultima verità della vittima. Le donne non sono vere eroine anzi sono solo figure che esternano il loro male.
Jamaica Kincaid, autrice di Autobiografia di mia madre. Non c’è il folclore nella sua scrittura, l’origine è solo una perdita. Un’orfana che ripercorre sua madre attraverso un sogno dove le appare come intensa la figura materna. Madre come impronta. Mr Potter è uno scritto che come un’onda si abbatte e si fa tagliente. L’uomo che l’ha generata è un’ombra una riga nera sui certificati. La ricerca di un’identità si confonde nelle sue pagine a cui è difficile sottrarsi.


E tu a che donne vorresti assomigliare?

Memorie di una lettrice notturna

Memorie di una lettrice notturna

di Elisabetta Rasy
Rizzoli
Narrativa | Saggio
ISBN 978-8817033701
Cartaceo 9,30€

Sinossi
Segnata fin dall'infanzia da un amore per la lettura che aveva tutti i tratti di una passione fatale, Elisabetta Rasy ha dedicato il suo nuovo libro ad alcune donne che con le loro parole hanno plasmato il Novecento e cambiato la nostra coscienza. "Memorie di una lettrice notturna" è un viaggio personale tra le scrittrici predilette, con soggettive e imprevedibili inclusioni ed esclusioni. Insomma quanto di più simile a un album di famiglia, con tanto di fotografie. Ma è anche una insolita e utile guida alle autrici di questo tempo lontano e vicino, suggerita dalla convinzione che il XX secolo è stato il secolo del talento delle donne, l'epoca in cui la loro voce, ribellandosi a un lungo silenzio, ha illuminato con una luce nuova il mondo delle emozioni e dei corpi. Per questo c'è anche una pittrice, Frida Kahlo, che lavorando sul suo corpo ha proposto un'immagine sconosciuta e sorprendente della femminilità.

Immagine di copertina © Daniele Molajoli
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Samantha Terrasi


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