
Musica Di Stefania Bergo. Dai versi alle note, quando le canzoni sono poesie: Barche di carta, di tellynonpiangere, una nuova voce del panorama indie-pop italiano. Un testo che racchiude la storia di affido del cantautore, parole come grida di disagio, ma anche empatiche e accoglienti. Perché basta una brezza appena più sostenuta per affondarci, ma la stessa può anche sospingerci lontano, verso un futuro luminoso.
Giorgio Campagnoli, in arte tellynonpiangere, classe 2001, è un cantautore emiliano, una delle rivelazioni dell'edizione appena terminata di X-Factor.Anima sensibile, «mood tendente al blu», come lui stesso dice, ha incantato il pubblico con la dolcezza della sua voce e la profondità del suo inedito, Barche di carta. Criticato per la sua mancanza di estensione vocale, ha riconfermato – se mai ce ne fosse ancora bisogno – che non è la performance muscolare che fa l'artista, ma la capacità di veicolare messaggi ed emozioni, facendoli arrivare oltre la superficie, tra il respiro e il battito.
Di lui si dice abbia cominciato a cantare per gioco, registrando i primi brani tra amici con il cellulare. Più probabilmente, per tellynonpiangere l'espressione musicale, e in generale quella artistica – dato il suo percorso di studi –, è un bisogno, per raccontarsi e forse mettere ordine nel suo caos.
Se la timidezza gli dimezza le parole e pone una barriera invalicabile tra lui e qualsiasi interlocutore dal vivo e sul web, la scrittura gli ha permesso di farci conoscere la sua storia.
Non ha mai conosciuto suo padre . Ha vissuto con la madre naturale la prima infanzia e poi è stato affidato a diverse famiglie – «Ho cambiato tante case come fossero T-shirt». Una vita che gli ha lasciato addosso tracce indelebili che lui ha riempito di note e parole.Nel 2022 ha esordito con il singolo Blu, cui sono seguite altre canzoni, tra cui – non in ordine cronologico – Vocine, Canterino, Acqua, Non mi piacciono molto le persone, Spinario, Appeso e L’unica, rivelandosi una delle voci più autentiche della nuova scena indie-pop italiana.
I ritmi non sempre sono malinconici, a volte il testo è apertamente in contrasto con la melodia, specchio di due aspetti della personalità di tellynonpiangere, in bilico perenne tra malinconia e ironia.
Barche di carta è l'inedito presentato da tellynonpiangere a X-Factor. Racconta il suo passato, ma può parlare di ognuno di noi, che almeno una volta nella vita ci siamo sentiti impotenti, in balia del vento.
«Dentro sto male e fuori è pure peggio» inizia a cantare. Barche di carta, come le altre sue canzoni, ha un peso specifico notevole, racconta la sua storia di affido, che diviene protagonista in un singolo dalle frasi che aprono brecce anche nei cuori più insipidi. Ma non c'è rabbia nelle sue parole, nessuna recriminazione o accusa, se non quel «Mi hai dato una carezza e mi hai centrato in pieno», immagine nitida di un gesto apparentemente affettuoso che in realtà ferisce per tutte le condizioni al contorno. La voce è dolce, carezzevole, grave. Quello che colpisce in piena faccia sono le parole, senza enfasi artificiosa, dritte, lineari, fendenti.Racconta una quotidianità di amici che si sostengono – «quando ci vediamo parliamo, ridiamo» – che sono famiglia, che cercano un modo per sentirsi meglio, anche se a volte ne trovano di sbagliati.
«Siamo ciò che ci manca» canta tellynonpiangere nel ritornello, riferendosi a un'assenza pesante, un nulla con cui inevitabilmente si deve confrontare quando si guarda allo specchio e nota dei lineamenti che parlano di chi non c'è, non c'è mai stato – «Ho gli occhi di mio padre e non so come sia», e sono proprio gli occhi malinconici il suo tratto distintivo.
Ci sono modi diversi per reagire alle ferite della vita.
Ognuno trova il proprio, arrendendosi al buio o aggrappandosi a un tenue raggio di sole.Giorgio Campagnoli pare inseguire un bagliore che da dentro gli graffia la pelle per uscire. E dall'esofago gli è salita anche Barche di carta, una poesia che parla a molti. Perché se il dolore può indurire l'anima, può anche metterci in vibrazione con altre persone che hanno percorso il nostro stesso sentiero di sassi e spine. Ed è proprio l'empatia che affiora da questo testo – «Ed ogni tuo dolore me lo sento mio» –, l'esortazione ad avvicinarci a chi sentiamo a noi simile, a chi è famiglia anche senza legami di sangue – noi, che almeno una volta nella vita ci siamo sentiti inutili come «cocci rotti», trascurabili come «il giallo dei semafori», dimenticati, come fazzoletti «nelle tasche dei jeans». Il rischio è quello di restare soli – «Chi si salva da solo poi ci resta da solo».
Barche di carta è anche un invito a riconoscere i nostri piccoli grandi successi quotidiani, ad essere per primi fan di noi stessi, mentre spesso capita di non spaer riconoscere il proprio valore – «Tagliamo dei traguardi e poi non ci premiamo».
Siamo fragili come barche di carta nel vento, è vero, basta una brezza appena più sostenuta per affondarci. Eppure, la stessa brezza può anche sospingerci lontano, verso un futuro luminoso. Sta a noi imbrigliarla a nostro favore. E mi piace pensare che tellynonpiangere ci sia riuscito e stia prendendo il largo.
«All’essere un pó blu ti ci affezioni.»
tellynonpiangere
Barche di carta di tellynonpiangere
Musica: Gianmarco Manilardi, Giorgio Campagnoli, TeseghellaTesto: Gianmarco Manilardi, Giorgio Campagnoli, Teseghella
Prodotto da: Gianmarco Manilardi
Etichetta: Atlantic Records Italy/Warner Music Italy
Dentro sto male e fuori è pure peggio
Con 'sto casino in giro almeno non ci penso
Che quando ci vediamo parliamo, ridiamo
Tra i fantasmi che sbuffiamo in cerchio
Se c'è un modo sbagliato per sentirci meglio
Che alla fine famiglia è con chi stai
Ma anche foto dove non ci sei
Non ci sei
Siamo ciò che ci manca
Chi si salva da solo poi ci resta da solo
Io ci canto con l'ansia
E ogni tuo dolore me lo sento mio
Quasi mi sento a casa
Non c'è un cane per strada come diceva Dalla
Qua nessuno che abbaia
Solo il vento ci affonda
Siamo barche di carta
Dentro un raggio di sole, fuori piange il cielo
Mi hai dato una carezza e mi hai centrato in piеno
Hai i pensieri incisi su un banco di scuola
Cercando lе parole, una parola sola
Che quando siamo soli pensiamo, pensiamo
Tagliamo dei traguardi e poi non ci premiamo
Vi piace, non so manco se mi piaccio io
Ho gli occhi di mio padre e non so come sia
Siamo ciò che ci manca
Chi si salva da solo poi ci resta da solo
Io ci canto con l'ansia
Ed ogni tuo dolore me lo sento mio
Quasi mi sento a casa
Non c'è un cane per strada come diceva Dalla
Qua nessuno che abbaia
Solo il vento ci affonda
Siamo barche di carta
Siamo cocci rotti
Il giallo dei semafori
Carta straccia in lavatrice
Nelle tasche dei jeans
Chi siamo, chi siamo
Se alla fine famiglia è un "come stai?"
Ma anche posti che ricorderai
Ricordi
Siamo ciò che ci manca
Chi si salva da solo poi ci resta da solo
Io ci canto con l'ansia
Ed ogni tuo dolore me lo sento mio
Quasi mi sento a casa
Non c’è un cane per strada come diceva Dalla
Qua nessuno che abbaia
Solo il vento ci affonda
Siamo barche di carta
Immagine di copertina: screenshot del video.
Stefania Bergo |











