Gli scrittori della porta accanto
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Il passato alle spalle, un noir di Stefano Caselli

Il passato alle spalle, un noir di Stefano Caselli

Il passato alle spalle, un noir di Stefano Caselli

Libri Comunicato stampa. Il passato alle spalle (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un noir psicologico di Stefano Caselli. Marco Fossati torna in un romanzo intenso, tra misteri irrisolti, segreti familiari e ombre del passato. Sempre in equilibrio precario tra giustizia e vendetta.

Marco Fossati contempla confuso una fila di agendine nere e raccoglitori ordinati per data. Erano celati dietro i volumi di una vecchia enciclopedia, di quelle che si usavano negli anni Settanta, destinate a fare arredo più che a essere consultate.
«Luigi una sera è venuto qui, era agitato. Mi ha detto che voleva lasciare alcuni documenti, che nessuno doveva leggerli tranne lei.»
Anita, la sorella minore di Luigi Fusco, ha lo stesso taglio degli occhi. Impossibile non rivedere in lei i tratti del suo ex collega.
L’ispettore si volta verso l’esile figura al suo fianco che gli tende un foglietto sgualcito.
Passano diversi secondi, un tempo che alla donna deve sembrare troppo lungo. Quando Fossati si decide a prenderlo, lei china la testa, quasi a volersi scusare.

Sono sicuro che saprai cosa farne.
Ma non esagerare, ragazzo.
Luigi


Riconosce l’appellativo con il quale il suo mentore era solito rivolgersi a lui durante i primi tempi della loro collaborazione. Gli pare di udire la voce graffiante di Luigi Fusco echeggiare nella stanza. Se lo immagina nascosto da qualche parte a osservarlo con il suo sorriso sbilenco e lo sguardo malizioso.
«Li porti via da qui, ispettore. Sono i suoi, adesso. Io non li voglio più vedere. Può usare quelle borse.» Indica un paio di sacche sportive appoggiate sul letto. «Quando glieli ha consegnati?» domanda, lo sguardo vacuo.
«Un paio di giorni prima che lo aggredissero.»
«Non le ha detto altro?»
Anita alza gli occhi e li punta su Fossati: «No, solo di farli avere a lei se gli fosse capitato qualcosa, ma non subito, di lasciare passare qualche mese».
Fossati annuisce in modo impercettibile, attende invano che Anita aggiunga qualcosa, ma lei appoggia una mano sul suo avambraccio e si allontana. L’ispettore afferra un taccuino, simile a quelli che usa anche lui, medesimo formato. Quello che regge in mano ha la copertina rovinata agli angoli. Si abbandona su una poltrona, lo apre liberando la calligrafia obliqua del suo mentore. Appunti di indagini, riflessioni su vecchi casi. Ma anche dettagli su personaggi più o meno noti della città e provincia: nomi, date, nature degli incontri, informazioni che Luigi ha tenuto per sé. E poi una sorta di guida per orientarsi tra tutti quei faldoni.
Pochi minuti e richiude l’agendina con un gesto lento, come se avesse paura di rovinare il contenuto. È intimorito dalla potenza del materiale che ha fra le mani. Non osa immaginare cos’altro possa esserci nascosto nel resto delle agende e dei raccoglitori. Stefano Caselli, Il passato alle spalle


Il passato alle spalle

di Stefano Caselli
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Noir | Thriller
Copertina flessibile | 238 pag
ISBN 979-1257260101

Quarta

Il passato ha sempre un prezzo, ma quasi mai lo pagano i colpevoli.
L’ispettore Marco Fossati non è più lo stesso. Ogni nuova indagine riapre ferite che non si rimarginano. Ma quando un giovane viene colpito alle spalle in un parcheggio deserto, qualcosa lo trascina in un gioco più grande di lui.
Una pallottola. Una sacca piena di vecchi taccuini. Una verità da cui è impossibile fuggire.
Mentre la pioggia batte incessante sulle strade di una città del Nord che ha smarrito la sua innocenza, Fossati si muove tra stanze d’ospedale, famiglie borghesi in frantumi, vecchie complicità e giovani vittime. Una rete sottile collega ogni cosa: gli errori di ieri, le apparenze di oggi, le ombre che si allungano sulla vita privata e professionale.
Un noir psicologico di rara intensità, dove intuizioni, silenzi e false piste si intrecciano. Una trama in cui nulla è come sembra e ogni indizio racconta qualcosa in più – su chi siamo, su cosa temiamo, su quanto siamo disposti a perdere per la verità.

Dopo Cuori nella nebbia e Fino a bruciarsi l’anima, tra fantasmi presenti e passati, Marco Fossati dovrà prendere ancora una volta una decisione che rischia di portarlo a superare il confine tra giustizia e vendetta.

«Sulla scia dei grandi maestri del thriller come Connelly, Rankin e Nesbø, Caselli dipinge un investigatore tormentato e tenace, che sembra un tutt’uno con la nebbia in cui si trova a indagare. I lettori di noir avranno un nuovo personaggio a cui affezionarsi.» Piergiorgio Pulixi



ESTRATTI E RECENSIONI




Stefano Caselli

Stefano Caselli è nato ad Alessandria e vive ad Arona. Ama leggere e passeggiare sulle rive del suo lago.
Chimico industriale con la passione per i romanzi noir e polizieschi ha frequentato alcuni corsi di scrittura ed è allievo dello scrittore Piergiorgio Pulixi. Il suo primo racconto noir è stato inserito nell'antologia Intrecci di trama nata proprio da uno di questi corsi (Corso Tecniche di narrazione applicate al romanzo e al racconto breve con Piergiorgio Pulixi).
Nel 2022 ha esordito con Cuori nella nebbia (Cento Autori Ed.), un noir con sfumature di thriller, in cui dà vita all’ispettore capo della polizia Marco Fossati. Nel 2024 ha pubblicato Fino a bruciarsi l’anima.
Piergiorgio Pulixi ha scritto di lui e del suo personaggio: “Quello di Stefano Caselli è un esordio importante, che rimarrà. Sulla scia dei grandi maestri del thriller come Connelly, Rankin e Nesbø, Caselli dipinge un investigatore tormentato e tenace, che sembra un tutt’uno con la nebbia in cui si trova a indagare. I lettori di noir avranno un nuovo personaggio a cui affezionarsi”.


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La Madre del Vento, un romanzo di Emma Fenu

La Madre del Vento, un romanzo di Emma Fenu

La Madre del Vento, un romanzo di Emma Fenu

Libri Comunicato stampa. La Madre del Vento (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un romanzo breve di Emma Fenu. Un affresco familiare su cui pesa il fardello dei ricordi e una maledizione che ha segnato un’intera generazione, con al centro la figura enigmatica della Madre del Vento, una presenza misteriosa che governa le acque, i venti e le tempeste, più reale di una madre di carne.

«Bella come un angelo» mi dicevano con invidia le altre madri, ammirando i miei occhi azzurri, le ciglia nere, la pelle bianca, i capelli biondi. Eppure la selvatichezza ce l’avevo marchiata addosso, come il segno del diavolo. Avevo i capelli intrisi di sale, gli abiti spiegazzati, i piedi scalzi e soprattutto le iridi troppo chiare, che tradivano il segreto degli abissi. Le altre bambine erano diverse, le loro madri ne lodavano la compostezza e le definivano “graziose come Madonnine”; io non ero la figlia perfetta, ma un essere inquietante e animalesco, e mia madre sentiva la condanna delle altre e di tutti, della Gente. Io ero la manifestazione di qualcosa di strano, qualcosa che le famiglie timorate di Dio non accettavano. Sentendosi derisa, biasimata e allontanata, mia madre fece lo stesso con me, che di quella valgogna ero la colpevole.
[...] Nel frattempo, io condividevo il letto con mia madre: le tirai un braccio e lei, che aveva il sonno leggero, si destò, bella e ancora ragazza nella sua camicia bianca.
«Babbo è morto.»
«Dormi, bambina, è un brutto sogno.»
«Babbo è morto, non ho sognato: ho visto. L’ho visto annegare, scendere in fondo in fondo, con le braccia aperte. Cercava di parlare ma non poteva, perché si riempiva d’acqua.»
Mia madre, senza dire nulla, rivolse verso di me gli occhi neri e allungati da araba. Mi guardò con quella stessa rabbia fino all’ultimo dei nostri incontri, come se avessi maledetto tutti noi.
La mia premonizione si rivelò veritiera e il mare non ci restituì neppure il corpo di mio padre. Emma Fenu, La Madre del Vento


La Madre del Vento

di Emma Fenu
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa
Formato tascabile | 142 pagine
ISBN 979-1254587218

Quarta

A Guelar, un piccolo borgo di pescatori sulla costa sarda, le vite di Dalida e Lucia si intrecciano tra le ombre di antiche leggende e le cicatrici di un passato tormentato.

Dalida è segnata da un dono inquietante che ha profondamente influenzato la sua esistenza, fino a condurla tra le mura di un manicomio. Lucia, alla ricerca delle proprie radici, scopre il destino che lega entrambe, fatto di sensi di colpa e segreti.
Attraverso una serie di rivelazioni strazianti e sconvolgenti, emerge un affresco familiare su cui pesa il fardello dei ricordi e una maledizione che ha segnato un’intera generazione. Al centro, la figura enigmatica della Madre del Vento, un’entità potente e ambigua, una presenza misteriosa che governa le acque, i venti e le tempeste, più reale di una madre di carne.
Un romanzo che esplora la profonda eredità dei traumi familiari, sfumando i confini tra realtà e mito. Un un viaggio tra dolore e redenzione che conduce il lettore nell’oscurità della mente e del cuore, in uno spazio dove il mondo dei vivi e quello dei morti si incontrano.

«La verità è semplice e terribile... Non sono più la Dalida di cui si raccontava, nel silenzio di sere buie, fra bisbigli e brividi. Sono stata la fanciulla del borgo che impazzì per colpa del diavolo. A me solo tu, Madre del Vento, hai raccontato fiabe nere, tenendomi seduta sulle ginocchia; mia madre non lo fece mai.»



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Emma Fenu







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Divina mania, un romanzo di Giovanna Pandolfelli

Divina mania, un romanzo di Giovanna Pandolfelli

Divina mania, un romanzo di Giovanna Pandolfelli

Libri Comunicato stampa. Divina mania (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un romanzo di Giovanna Pandolfelli. Normalità e follia si fondono e si confondono, trovando spazio nella memoria di una bambina cresciuta all’ombra di una nonna speciale, a contatto con la sofferenza.

Quando entrai per la prima volta nell’ospedale, c’erano corpi nudi, vesti stracciate, feci e urine ovunque. Le urla e i lamenti dilaniavano l’aria, a brandelli come tutto dentro quelle mura. Alcune donne mostravano i seni flaccidi, la pelle graffiata da unghie rabbiose, gli uomini avevano spesso macchie scure sugli indumenti intorno al bacino. Un odore di escrementi, misto a urina, appuntito e nauseabondo, circondava i loro corpi trasparenti.
In una sala colma di sedie lasciate alla rinfusa, sedevano qua e là corpi inebetiti, alcuni legati, come in una bizzarra opera d’arte moderna, provocatoria. C’erano anche bambini, molti di loro ugualmente legati. Mi spiegarono che, se liberati, si sarebbero scatenati. Ripetevano suoni, parole all’infinito, si dondolavano avanti e indietro, talvolta seduti sul ciglio della sedia, tirando le cinghie fin dove possibile, tra il sedersi e il precipitare, proprio come la loro mente, in bilico sul precipizio dell’irrazionalità. Gli occhi vuoti, fissi, incolore, erano un tutt’uno con il resto del viso. I lineamenti degli alienati perdevano progressivamente espressione confondendosi in un impasto uniforme, come se qualcuno si fosse divertito a mescolarli. I loro visi erano tutti uguali, presentavano caratteristiche simili, persino i capelli assumevano lo stesso spessore, la medesima opacità. I tratti somatici più pronunciati si evidenziavano e si inasprivano: i nasi grossi crescevano, le orecchie appuntite si allungavano, gli occhi piccoli si infossavano nelle orbite senza fondo, quelli sporgenti parevano spingere per uscirne. Le sedie sparpagliate creavano una ragnatela, un labirinto da cui le anime non sarebbero mai state in grado di trovare l’uscita.
[..] Non appena riuscii a occuparmi dei bisogni primari dei nostri ospiti, ovvero quando li ebbi vestiti e dato loro un ambiente dignitoso in cui vivere, il giardino fu una delle prime cose a cui mi dedicai. Ci andai io stessa fuori orario di lavoro a strappare erbacce e liberare quelle meravigliose piante di fichi d’India di agrumi da gramigna e altri arbusti infestanti. Poi, non potendo fare tutto da sola, dovetti cercare l’aiuto di volontari, non avendo fondi da investire per una “frivolezza” simile. Il mio intento era finalizzato alla terapia dei pazienti, per questo impiegai giovani studenti volontari che mi aiutarono a diserbare l’area, a salvare i fichi d’India e a piantare nuovi alberi da frutta. Giovanna Pandolfelli, Divina mania


Divina mania

di Giovanna Pandolfelli
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa
Copertina flessibile | 226 pag
ISBN 9791254587027

Quarta

Normalità e follia si fondono e si confondono, trovando spazio nella memoria di una bambina cresciuta all’ombra di una nonna speciale, a contatto con la sofferenza.
Nel giardino di un ospedale psichiatrico di Palermo, La Real Casa de’ Matti, una bambina, nipote della direttrice, gioca tra le aiuole e condivide un legame silenzioso e profondo con gli ospiti della struttura. Con l’innocenza e la curiosità della sua età, si muove tra evocazioni e storie non dette.
Da qui si dipana una trama di memorie e scoperte: dal vivaio dove Vito coltiva piante e frammenti del suo passato, fino ai corridoi della clinica, dove ogni volto racconta una storia di solitudine e speranza, come quella di Teresa, Germano, Ada e Carmela. La bambina impara a leggere le emozioni degli altri e a trovare un senso di appartenenza a un mondo che spesso non comprende, dove Donna Rosaria, la nonna, cerca di portare innovazione e cura attraverso l’arte e il lavoro manuale. Un mondo dove anche i muri possono parlare, se solo si sa ascoltare. Liberamente ispirato a una vicenda reale, il romanzo conduce nei meandri di una storia individuale e collettiva, ripercorrendo alcuni tratti della vita e della società degli anni Sessanta, alle soglie della promulgazione della legge Basaglia.
Divina Mania è un viaggio delicato e potente nel cuore di un’umanità fragile, un inno alla capacità di guarire e unire, un omaggio alle voci che, seppur perdute, non smettono mai di raccontare la loro storia di emarginazione e isolamento che rendono l'ospedale psichiatrico un non-luogo, specchio di una realtà altra, una prospettiva rovesciata da cui guardare quel mondo considerato "normale".

«La regola che valeva all’interno delle mura, che da allora presi a chiamare ospedale e non più manicomio, non era valida al di fuori, così come accadeva per molte altre regole. Quel luogo incantato era una riproduzione del mondo alla rovescia: ciò che fuori era normale non lo era dentro, e viceversa. Oggi, col senno di poi, avrei voluto che mia nonna mi insegnasse a non dire mai “normale” poiché nella vita ho dovuto apprendere che la norma è sempre rispetto a qualcos’altro stabilito dagli stessi uomini, a volte intesi come umanità, a volte intesi come genere, biologicamente parlando.»



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Giovanna Pandolfelli

Romana di origine, vive da anni in Lussemburgo, dove lavora come psicologa e mediatrice familiare. Presidente onorario della Società Dante Alighieri Lussemburgo, ha organizzato numerosi eventi culturali per la divulgazione della lingua e della cultura italiana. Già traduttrice e docente di italiano per stranieri, oggi si dedica alla scrittura e all’approfondimento di tematiche che creino un ponte tra la psicologia con approccio junghiano archetipico e la letteratura.
In linea con il suo background accademico in intercultura e psicologia, dal 2015 ha pubblicato due sillogi di racconti e un romanzo su tematiche legate dell’alterità in varie forme, dalla migrazione alla prospettiva femminile, nonché una fiaba per bambini scritta insieme a sua figlia.


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Luci nella tempesta, un romanzo di Katia Manfredi e Alberto Traetta

Luci nella tempesta, un romanzo di Katia Manfredi e Alberto Traetta

Luci nella tempesta, un romanzo di Katia Manfredi e Alberto Traetta

Libri Comunicato stampa. Luci nella tempesta (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un romanzo di Katia Manfredi e Alberto Traetta. La giovane e brillante ingegnera di Petrolio bollente alle prese con nuovi problemi lavorativi e vecchi stereotipi, in un ambiente maschilista che non le dà voce, con un capo sempre più autoritario.

«Devi andare ad Aberdeen» disse sedendosi alla scrivania.
«Ad Aberdeen?»
«Ad Aberdeen. Sorda sei? A bordo.»
«Dove?» chiese sgranando gli occhi.
«In piattaforma – osservò il suo viso serio –, perché? Non sai che esistono le piattaforme?»
Era evidente il suo nervosismo, e ogni occasione buona per attaccare una lamentela. «Vabbe’ – disse Gabriella sgranando gli occhi, ma senza farsi vedere da lui che nel frattempo si era immerso nel cellulare. – E quando?»
«Sabato.»
“Accidenti! Il weekend con Alessandro… Andato.” «Ma i biglietti, l’hotel, i permessi? Non ho niente» si lamentò Gabriella.
«Lo so, infatti, mentre tu eri ancora seduta a tavola a mangiare cassata e panettone, ho dato incarico a Tiziana di sbrigare le pratiche e quindi è tutto pronto» rispose Caruso. Arretrò sulle ruote della sua sedia, tirò fuori dal cassetto i documenti e li porse a Gabriella.
«Qual è il problema stavolta?» riuscì a dire con la bocca asciutta.
«Questi ogni settimana fermano il compressore, dicono che si tratta di un intasamento nel circuito e devono pulire. Ma quello che è strano è che prima non succedeva.»
«Quanto prima
«Almeno tre mesi fa.»
«Scusa Gaetano – osò Gabriella cercando di usare un tono pacato –, ma se sono passati tre mesi, perché questa fretta di partire nel weekend? Un giorno in più o in meno che differenza fa?»
Caruso le lanciò un’occhiataccia e Gabriella deglutì. «Ecco qua. Lo sapevo. Dobbiamo cominciare a questionare pure sulle date? Perché? Che hai da fare? Quando vuoi diventare grande?»
Lei serrò i pugni. “Perché mi tratta come una bambina capricciosa?” sollevò gli occhi al cielo, e Gaetano lo notò.
«Non mi fare incazzare ancora di più! – l’ammonì alzando il tono di voce. – Io ti sto parlando di compressori e tu mi parli di weekend?»
Silenzio. Si guardarono negli occhi, la solita scena da Far West. Lei, Calamity Jane, da una parte, immersa in una nuvola di polvere rossa con le mani aperte accanto ai fianchi, e lui, Clint Eastwood, con quel cipiglio diffidente e le pistole nascoste sotto il poncho, sempre cariche.
Senza smettere di fissarlo, Gabriella mentì: «Nessun impegno».
«Benissimo. E comunque andiamo io e te, non ti lascio da sola in mezzo alla truppa.»
«Come vuoi» disse lei riflettendo. “Quale truppa? Che palle!” Katia Manfredi e Alberto Traetta, Luci nella tempesta


Luci nella tempesta

di Katia Manfredi e Alberto Traetta
PubMe - collana Gli scrittori della porta accanto
Narrativa
Copertina flessibile | 176 pagine
ISBN 979-1254585498

Quarta

Dopo Petrolio bollente, Gabriella Di Tullio, giovane e brillante ingegnera che lavora in una multinazionale petrolifera, è alle prese con nuovi problemi lavorativi da risolvere e vecchi stereotipi da superare, in un ambiente maschilista dove non è affatto semplice far valere la sua competenza e soprattutto farsi ascoltare.
Il suo capo, Gaetano Caruso, questa volta la manda in missione ad Aberdeen, in Scozia, per risolvere un guasto al compressore di una piattaforma.
Durante il viaggio emergono le consuete tensioni lavorative e nuovi battibecchi, ma anche i ricordi dolorosi del passato di Gabriella e di Gaetano, che si conferma essere estremamente autoritario, quasi intimidatorio. Ancora una volta, a Gabriella non resta che far tesoro di ogni esperienza per farsi strada in un mondo lavorativo dominato dagli uomini.
Neanche tanto sullo sfondo, affiora l’instancabile ricerca di un senso nelle difficoltà e nel dolore dell’esistenza, il bisogno di una liberazione, soprattutto quando il destino si mostra cinico e baro oltre il necessario. È questo che vuole insegnarle il fratello Federico, anche lui alle prese con un passato difficile.
Un particolare ruolo giocano i misteriosi messaggi di incoraggiamento lasciati sul parabrezza della macchina di Gabriella, un invito a non lasciarsi sopraffare. Chi li avrà scritti?



ESTRATTI E RECENSIONI


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Katia Manfredi



Alberto Traetta


Alberto Traetta è nato a Bergamo nell’ottobre del 1962, città dove tuttora vive. Si definisce prima di tutto come un vorace e onnivoro lettore che da anni alterna questo suo interesse con quello per la scrittura di testi per spettacoli teatrali, racconti e poesie. È stato dialoghista per alcune produzioni televisive e per arricchire le sue competenze in quest’ambito specifico ha frequentato, nel 2001, il Corso per la formazione di sceneggiatori e story editors “Tecniche di scrittura per la Fiction” organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Scuola di specializzazione in Analisi e gestione della Comunicazione e Istituto Avind in collaborazione con Lux Vide di Roma. Approda al suo primo romanzo con Luci nella tempesta in collaborazione con Katia Manfredi.


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Una luce sul futuro, un romanzo paranormal di Ornella Nalon

Una luce sul futuro, un romanzo paranormal di Ornella Nalon

Una luce sul futuro, un romanzo paranormal di Ornella Nalon

Libri Comunicato stampa. Una luce sul futuro (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), il romanzo con risvolti paranormali di Ornella Nalon: quando il passato è ottenebrato dai rimorsi, solo una luce può rischiarare il futuro.

Richard accese il portatile, si posizionò sull’icona di word e aprì una pagina bianca, pronta per essere riempita. Le idee, i pensieri, i ricordi, nella sua mente, si ammassavano in maniera confusa, come fossero tanti nodi di un filo ingarbugliato; bisognava individuare il punto esatto da cui cominciare, per riuscire a districare la matassa. Ma dove poteva essere l’inizio? Considerava la sua nascita come uno dei tanti esordi della sua vita; forse, non era stato nemmeno quello più significativo, ma, di sicuro, quello che aveva maledetto più volte.
Poi, d’improvviso, quasi come fossero munite di vita propria, le sue dita cominciarono a muoversi velocemente sulla tastiera e il cursore a vomitare parole nere che, l’una dopo l’altra, andavano a colmare ogni spazio bianco.

[...] Me ne stavo chiuso nel mio guscio di ovattata tranquillità, senza essere intaccato da timori e traumi, ma neanche da entusiasmi e particolari stimoli, eccezione fatta per la mia musica.
Da dove sia sorto questo mio estro, una volta scartata l’ipotesi della discendenza dal musicista di strada, non l’ho mai capito. Vero è che avevo imparato prima a cantare che a parlare e che la musica era sempre stata il mio modo migliore di esprimermi.
Nella mia famiglia, per ignoranza o per superficialità, non c’è mai stata la sensibilità di assecondare le naturali aspirazioni dei figli, per cui la mia predisposizione canora era stata coltivata unicamente nel mio ambito personale e mai con lezioni e approfondimenti accademici, che mi avrebbero reso più preparato, anche se non di certo più appassionato.
[...] L’allora diciannovenne Richard Harvey voleva soltanto fare musica, vivere per la musica e con la musica!
Ornella Nalon, Una luce sul futuro


Una luce sul futuro

di Ornella Nalon
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa | Paranormal
ISBN 9788833663173

Quarta

Cosa possono avere in comune un cantante rock e una ragazza vissuta nel 1800? Potrebbe sembrare nulla, ma la storia di Richard e Lidya vi dimostrerà che un collegamento può esserci. Dopo una breve gavetta, Richard Harvey riesce ad affermarsi nel panorama musicale londinese ed europeo. Ha rincorso la celebrità, sacrificando le amicizie, gli affetti familiari e i propri valori. Alla soglia della vecchiaia, si accorge che quanto ha ottenuto non lo ripaga di ciò che ha perduto. Un forte senso d’inutilità, il rimorso e la solitudine lo stanno conducendo verso un grave stato depressivo. Decide di affittare un piccolo castello a Filey, nel North Yorkshire e di rimanervi rinchiuso finché avrà scritto la sua biografia. Svelerà tutti i suoi segreti come atto di riscatto per una intera vita di bugie. In quello stesso castello, più di duecento anni prima, aveva vissuto Lidya, la figlia dei custodi. Una ragazza semplice, dolce e intelligente che, fin da piccola, coltivava il suo profondo amore per il figlio dei castellani. Un sentimento maturato con il trascorrere degli anni, ma destinato a incontrare molti ostacoli. Due storie totalmente diverse e separate dal tempo, ma che conosceranno un punto di connessione. Sarà quella fugace interconnessione che costituirà la salvezza per entrambi.




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Estratti e recensioni



Ornella Nalon








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La stanza numero cinque, un romanzo breve di Stefania Bergo

La stanza numero cinque, un romanzo breve di Stefania Bergo

La stanza numero cinque, un romanzo breve di Stefania Bergo

Libri Comunicato stampa. La stanza numero cinque (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un romanzo breve di Stefania Bergo. Un caleidoscopio di anime tutte al femminile, un libro colmo di materna delicatezza che invita a indossare le scarpe delle donne, per non giudicare ma comprendere, soprattutto che hanno il diritto di scegliere.

Si voltò pacatamente con la consapevolezza che niente in quel momento avrebbe potuto farle più male dei ragni che ormai avevano tessuto tele spesse come juta negli angoli della sua anima. Incrociò lo sguardo vitreo del dottore denso di comprensione. Non le mostrò le immagini di quell’embrione vitale, non le disse quanto misurava. Finì l’ecografia e le disse di rivestirsi.
«Può esserle d’aiuto parlare con altre donne, mi creda Eva. Non è sola, in tutto questo. Nessuna dovrebbe esserlo, è già troppo l’isolamento che ognuna di voi si infligge.» Lo disse come se Eva in quel momento fosse la rappresentate di una minoranza indifesa e incompresa, ma costantemente giudicata. E lei gliene fu grata, ringraziò quell’abbraccio virtuale con commozione e un impercettibile movimento d’assenso della testa.
Le consegnò alcuni dépliant informativi, con numeri di telefono di centri d’ascolto e sostegno psicologico. Le spiegò quando avrebbe dovuto presentarsi, facendo attenzione a non usare mai il termine embrione nelle stesse frasi in cui le descrisse tecnicamente l’intera procedura. «E si ricordi che fino all’ultimo, anche il giorno del ricovero, lei ha tutto il diritto di ripensarci.»
Più che un diritto, a Eva suonò come un dovere.
Il ginecologo la congedò. Eva si avvicinò alla porta e si voltò per un’ultima domanda. «Perché non mi ha chiesto il motivo?»
«Non sono qui per giudicarla, Eva, sono qui per darle tutto l’aiuto professionale di cui ha bisogno. Sono un medico, mio dovere è pensare alla sua salute. Nessuno potrà mai capire davvero la sua scelta senza aver prima indossato le sue scarpe, Eva.» Pronunciò il suo nome come una carezza. Lei gli sorrise e prima di mettersi a piangere uscì.
Davanti alla porta, anch’esse in attesa, c’erano altre due donne. O meglio, c’era una donna e quella che pareva essere la sua adolescente figlia. Quest’ultima stava chattando con lo smartphone mentre la madre aveva negli occhi lo stesso scoramento di Eva. Si guardarono un istante. E senza alcun cenno d’assenso, nemmeno un sorriso, si riconobbero. Non perché fossero amiche, conoscenti o si fossero incontrate prima di allora.
Semplicemente riconobbero di indossare le stesse scarpe. Stefania Bergo, La stanza numero cinque


La stanza numero cinque

di Stefania Bergo
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Romanzo breve
Formato tascabile | 100 pagine
ISBN 9788833663463

Sinossi

«Non si vendono verità e non si regalano giudizi, in questo romanzo colmo di materna delicatezza. Lo stile di Stefania Bergo è fluido, emozionale, coinvolgente. Le parole scorrono come acqua, come olio e come sangue. Non si arrestano e raggiungono l’anima.»
Emma Fenu

«Stefania Bergo, ha una penna delicata e sensibile e ha trattato questo argomento in punta di penna, dando realismo e tridimensionalità ai suoi personaggi. E, soprattutto, li ha resi veri. La stanza numero 5 è un caleidoscopio di anime tutte al femminile dove l’Autrice ha tratteggiato ottimamente il bagaglio di vita di ogni singola protagonista; i pensieri, i retroscena, le angosce, le scelte. Un romanzo bello, intenso, senza sbavature.»
Loriana Lucciarini

Sei donne si ritrovano a raccontare la loro storia in una stanza d’ospedale in attesa dell’intervento programmato per la mattina seguente. Si tratta di Liliana e della giovane figlia Chiara, di Miriana, futuro amministratore delegato di una multinazionale, Daniela, architetto e madre di quattro figli, Valeria, editor in una casa editrice, ed Eva. Cinque di loro sono in lista per un aborto e condividere le loro storie crea un cerchio di confronto ed empatia.
Un romanzo breve che invita a indossare le scarpe delle donne, per non giudicare ma comprendere, soprattutto che hanno il diritto di scegliere.



ESTRATTI E RECENSIONI



Rassegna stampa

Cultura al Femminile, recensione di Emma Fenu.
Scintille d'anima, recensione di Loriana Lucciarini.


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Stefania Bergo







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Tutto in un minuto, il romanzo di Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo

Tutto in un minuto, il romanzo di Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo

Tutto in un minuto, il romanzo sull'agility dog di Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo

Libri Comunicato stampa. Tutto in un minuto (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto), un romanzo di formazione scritto a quattro mani da Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo, una storia di resilienza e segreti familiari che ruota intorno all'agility dog.

«L’agility dog arrivò un po’ più tardi, il giorno che mi vide fare un’esibizione alla fiera del bestiame insieme ai miei allievi. Era lì per acquistare delle pecore e con lui c’era anche Max a dargli una mano per caricarle sul camion. Rimase affascinato da quello che i nostri cani riuscivano a fare, e io, a mia volta, da come lui fosse in simbiosi perfetta con Max. Era uno spettacolo vederli lavorare insieme, lo dirigeva con molti fischi e poche parole e lui gestiva il gregge come un direttore d’orchestra. Ero impressionato da quei due quanto lui lo era dalla mia squadra. Così mi presentai e lui capì subito che non ero un ficcanaso, ma un ammiratore. Lo persuasi. Nacquero, così, una bella amicizia e un grande binomio.»
Catherine era sempre più rapita dalle sue parole.
«Fu lui a darmi l’idea di chiamare il centro “Tutto in un minuto”. Un giorno, durante un allenamento durato più del solito, aveva esclamato: “Ci si allena mesi per partecipare a una gara che dura un minuto!”»
Sorrisero entrambi pensando a quanto fosse vera e romantica quell’affermazione.
Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo, Tutto in un minuto


Tutto in un minuto

di Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa
ISBN 979-1254581681

Sinossi

“La vita è come l’agility dog. Non importa quanti ostacoli ti troverai davanti, dovrai comunque affrontarli tutti, uno ad uno, se vuoi arrivare in fondo al tuo giro, ed è inutile pensare agli errori che hai fatto. Il tempo per recuperare c’è, ma solo se ti concentri su ciò che deve ancora arrivare.”
Questo pensò Catherine Bechs dopo essersi rialzata dall’ennesima caduta.

Catherine Bechs è una ragazza ordinaria che si troverà, insieme al suo border collie Billy, a vivere un’avventura straordinaria: la partecipazione all’Agility World Championship. Ma per loro non sarà tutto facile e scontato: lei affronterà i fantasmi di un passato sconosciuto che le procurerà una crisi emotiva, mentre Billy farà i conti con l’imprevedibile crollo psicologico della sua conduttrice.
Catherine dovrà più volte rimettersi in discussione e cominciare daccapo, ma capirà che lottare è l’unico modo per raggiungere i suoi obiettivi, potendo contare solo su se stessa e su poche altre persone: sua madre Joan, donna dal passato tormentato, Hank, vecchio burbero che convive con un segreto che non può rivelare, e Tom, l’amico di sempre, il compagno di giochi da bambini e la spalla su cui piangere una volta divenuti adolescenti.
Un intreccio di situazioni, colpi di scena e continui flashback, un romanzo che parla di persone, segreti, sentimenti e cani, con l’agility dog a fare da sfondo e da motivo conduttore delle vite di tutti i personaggi della storia.



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Nicolò Maniscalco






Diego Piccardo


Diego Piccardo nasce a Genova nel 1975, fin da piccolo manifesta la sua passione per gli animali.
Poco dopo i vent'anni corona il suo sogno di avere un cane tutto suo e intraprende con lui un percorso di addestramento.
Si cimenta in quasi tutti gli sport cinofili, ma il suo amore è l'Agility Dog, che pratica ad alti livelli fino ad arrivare ad insegnarla e a partecipare al Campionato Mondiale.


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