Gli scrittori della porta accanto
Giallo
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Recensione: Chi dice e chi tace, di Chiara Valerio

Recensione: Chi dice e chi tace, di Chiara Valerio

Recensione: Chi dice e chi tace, di Chiara Valerio

Libri Recensione di Davide Dotto. Chi dice e chi tace di Chiara Valerio (Sellerio). Un giallo atipico: un riepilogo di esistenze che si dilatano e occupano tutto lo spazio possibile fino a immergersi in quelle degli altri, una lente di ingrandimento che serve non al caso narrato ma a guardarsi dentro.

Il romanzo Chi dice e chi tace di Chiara Valerio si muove tra chiaroscuri, esplorando ciò che è evidente e ciò che rimane sospeso. Il titolo stesso solleva una questione cruciale: cosa trasforma una storia in un giallo e cosa, invece, in un’indagine più profonda dell’animo umano?

L’avvocato Lea Russo, protagonista e voce narrante, non è il classico detective, anche se a suo modo si rivela un’osservatrice attenta e meticolosa.

Ogni enunciato insegue il perché di un dettaglio, mantenendo la visione d’insieme e senza lasciare fili in sospeso.
Il racconto acquisisce così la coerenza e la coesione che ci si aspetta. È qui che racconto e giallo si intrecciano, tanto più che Chi dice e chi tace può e deve essere letto due volte: la prima per apprezzarne il valore narrativo e scoprire il più classico dei romanzi alla maniera di Georges Simenon; la seconda per coglierne gli elementi che lo avvicinano a un puzzle poliziesco, dove manca una pura e fredda logica deduttiva e si fa più flessibile. Esplora infatti una certa varietà di scenari e tematiche, fino a un diretto coinvolgimento emotivo nei fatti e nelle vicende narrate.
È, in questo caso, qualcosa di ancora diverso dall’empatia di un commissario Maigret che si immerge totalmente nella psicologia e nel vissuto dei colpevoli o dei sospettati dando all’indagine – e quindi al testo narrativo – una particolare e quasi inaudita profondità. Ci sono momenti, tra l’altro, in cui i nodi da sciogliere appartengono in modo viscerale più all’avvocato Lea Russo che ad altri.

Non è necessario, pertanto, seguire con scrupolo le regole piuttosto rigide del giallo: possono essere trasgredite con intelligenza, ma non impunemente.

L’indagine sulla morte di Vittoria, avvenuta in circostanze sospette, diventa una lente attraverso la quale si può curiosare ovunque, senza dover di necessità seguire le linee guida di un’inchiesta tradizionale che forse nemmeno c’è e che, se ci fosse, sarebbe di troppo. Questo altro che permea ogni pagina del libro è qualcosa che prende tutto, che si può scavare all’infinito. Giungere a una soluzione equivale a spegnere una candela che si è miracolosamente accesa.

Se Chi dice e chi tace non è un’inchiesta, lo diventa in fondo ogni narrazione per il modo in cui è concepita e portata avanti.

Una volta risolta, al caos iniziale non subentra un nuovo ordine. L’universo descritto e narrato – quello di una cittadina di provincia, la città di Scauri – è lo stesso. Si è fatta solo un po’ di luce intorno e soprattutto si tirano le fila di un discorso più ampio. Si tratta di un “microcosmo” connesso senz’altro a un universo più grande.
Qualcuno in effetti ha detto che i libri devono suscitare domande, non dare risposte: la protagonista, l’avvocato Lea Russo, inizia a porsi domande che non è detto ricevano o debbano ricevere risposta. Esse sono frecce lanciate in diverse direzioni che colpiscono, alla fine, bersagli inaspettati. Da lì se ne porranno altre e nuove, alle quali non si è pensato. Dipende dall’urgenza del momento, e nel loro porsi, rispondono comunque a qualcosa, a un’esigenza dello spirito.

La lente di ingrandimento cui ricorre Chiara Valerio non ha nulla a che fare con quella di Sherlock Holmes, perché serve, alla fine, a guardarsi dentro.

Ed è sufficientemente “deformante”, questa lente, per essere in grado di mostrare le cose non solo per quel che sono, ma come dovrebbero essere. Che poi è la sfida di un testo narrativo, individuare un punto di fuga per guadagnare una qualche verità: della storia, dei personaggi, una verità sostanziale, processuale, o semplicemente quella di una vox populi qualsiasi.
È un riepilogo di esistenze che devono dilatarsi e occupare tutto lo spazio possibile fino a immergersi in quelle degli altri. Per farlo, però, occorre raccogliere elementi e dettagli che vengono riposti e custoditi perché non se ne perda il senso.


Chi dice e chi tace

di Chiara Valerio
Sellerio
Giallo
ISBN: 978-88389462573
Cartaceo 14,25€
Ebook 9,99€

Quarta

Un golfo dalla linea morbida, una lunga spiaggia di sabbia che corre parallela alla via Appia tra due colline, il Monte d’Oro e il Monte d’Argento. Un lungomare pieno di oleandri scandito da stabilimenti colorati e a volte sbiaditi, ognuno diverso dall’altro: la Tintarella, il Lido Delfini, il Lido del Pino, il Lido Maria, e molti altri. E poi la pizzeria Lu Rusticone, il bar Luccioletta, due chiese, una sola vera piazza. Poco più a sud scorre il fiume Garigliano e inizia la Campania. Subito a nord ci sono Formia, Gaeta, Sperlonga; in meno di due ore si arriva a Napoli e a Roma. Scauri, nel Lazio, sul Tirreno, seimila residenti nei mesi invernali e centomila nei mesi estivi. Un paese né bello né brutto, ma con una sua grazia scomposta. Qui ha scelto di vivere Vittoria, che è morta nella sua vasca da bagno. È stato uno stupido incidente. L’avvocato Lea Russo, un marito e due figlie, è sempre stata affascinata da Vittoria. Una donna distante ma curiosa, accogliente ed evasiva; nel parlare ha un fatalismo che lascia sgomenti. Era arrivata a Scauri con la sua risata che cominciava bassa e finiva acuta, aveva comprato una casa nella quale tutti potevano entrare e uscire, non aveva mai litigato con nessuno, non aveva mai cambiato taglio di capelli. Viveva con Mara, forse l’aveva adottata, forse l’aveva rapita, si dicevano tante cose. Ora Vittoria è morta per uno stupido incidente in una vasca da bagno, e Lea Russo non ne è convinta. Lea non vuole più accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero. Il primo romanzo per Sellerio di Chiara Valerio segna una traiettoria narrativa inedita. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. Niente è fermo, in Chi dice e chi tace, le emozioni, gli amori, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono della memoria: tutto si muove, tutto si trasforma, tutto può sempre cambiare.

   

Davide Dotto

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Recensione: Sur la dalle, di Fred Vargas

Recensione: Sur la dalle, di Fred Vargas

Recensione: Sur la dalle, di Fred Vargas

Libri Recensione di Davide Dotto. Sur la dalle un noir in lingua originale di Fred Vargas (Flammarion). Una nuova indagine del commissario Adamsberg, lo spalatore di nuvole.

Come è noto, il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, nato dalla penna di Fred Vargas, si distingue per la particolare tecnica investigativa.
Contrariamente a un approccio convenzionale, Adamsberg si affida in modo sorprendente all'istinto e all'intuizione più spinti, tanto che chi non lo conosce può sentirsi sopraffatto.
Questo stile “non lineare” è in fondo famigliare: abbiamo spesso visto il tenente Colombo cogliere un dettaglio insignificante e seguire un disegno già chiaro in testa, fino alla chiusura dell’indagine.
Nel caso di Adamsberg, però, tale disegno non c’è, o ve ne è uno intricatissimo. Non è nemmeno un disegno, ma una serie indefinita di cause prime, seconde e terze, date dalle “causali convergenti”, dallo “gnommero” che toglie il sonno al dottor Ingravallo, il commissario di Polizia di Quer Pasticciaccio Brutto de Via Merulana.

La mente visionaria del commissario Jean-Baptiste Adamsberg (lo spalatore di nuvole), la capacità di avvertire qualcosa oltre l’evidenza immediata della ragione, sono un “unicum” nel suo genere.

I suoi percorsi tortuosi si inoltrano negli strati profondi e inaccessibili della psiche, e in nessun caso – contrariamente a Sherlock Holmes – gli consentono di appoggiarsi alla ragione o al metodo deduttivo.
C’è piuttosto una forma di estraniazione, qualcosa di simile a uno stato di “trance”, perché lasciarsi prendere da una di queste intuizioni significa quasi essere assente a se stesso.
«Torni tra noi commissario. Ma in quali nebbie ha perso la vista, porca miseria?»
«Nella nebbia ci vedo benissimo.» Fred Vargas, Il morso della reclusa (Einaudi)
I momenti migliori sono le lunghe camminate dedicate alla meditazione e a mettere insieme i pensieri; il tempo trascorso a scarabocchiare e disegnare, in attesa di qualche illuminazione; infine le pause di riflessione davanti al menhir nei dintorni di Combourg, in Bretagna, scenario di Sur la dalle.

Un po’ tutti i suoi collaboratori hanno peculiarità che rendono la squadra del commissario fuori dal comune.

Tra costoro c’è il capitano Adrien Danglard, che «ama la carta fino alla nevrosi, e lo scritto in ogni sua forma, e i suoi rapporti sono curatissimi». Figura speculare rispetto al commissario (che evita quanto gli è possibile le scartoffie burocratiche, le relazioni, gli inventari e gli elenchi) è noto per l'ostinata razionalità catalogatrice, che si accompagna a una memoria formidabile, tanto che ci si domanda se abbia tre cervelli in più nascosti con cura («si son adjont n'était pas doté de trois cerveaux supplémentaires soigneusement dissimulés»).

Non tutti i lettori affezionati sembrano entusiasti dell’ultima avventura di Adamsberg, forse perché supera le cinquecento pagine, oppure perché, a metà di una storia intricata e ricca di deviazioni, è difficile pensare a cosa possa venire dopo senza che la trama diventi ancora più ingarbugliata.

Ecco alcuni degli elementi presenti in Sur la Dalle:
  • Un probabile diretto discendente del visconte François-René de Chateaubriand
  • Una serie di delitti che richiamano leggende locali
  • Un assassino che è mancino, o forse no (un faux gaucher)
  • Un branco di adolescenti scapestrati
  • Una pericolosa organizzazione criminale
  • Un rapimento

L’edificio creato a qualcuno è parso farraginoso per via di piste che sulle prime sembrano non condurre a niente, elementi di un gioco a scatole cinesi di cui si tirano le somme solo da un certo momento in poi.

Con il numero impegnativo di pagine, ciò contribuisce a una certa lentezza del romanzo, almeno nella prima metà.
Insomma: Sur la Dalle è di fatto un movimentato intreccio di diversi casi polizieschi che si collegano a quello principale, ciascuno con la sua vittima, il suo colpevole, e soprattutto il suo movente. Per comprendere a fondo un tale groviglio, il lettore ha bisogno di assimilare il tutto e prepararsi a ulteriori sorprese e colpi di scena. Ci vuole un po’ per capire che l'intrico deriva dalla sovrapposizione di interi universi esistenziali.
Il difficile è comprendere – tra i tanti elementi raccolti – quale sia rilevante, quale no. In tali universi, per via di qualche congettura di troppo, uno Sherlock Holmes non brillerebbe affatto. La ragione infatti non arriva dappertutto, ma uno come Adamsberg diventa piuttosto pericoloso. E infatti a un certo punto arrivano i riscontri, le prove incontrovertibili davanti alle quali non si può più scappare.

Il romanzo decolla davvero, superata la metà. Tutto si incastra alla perfezione in un mosaico dettagliato e composito.

Sur la dalle di Fred Vargas richiede alla fine una soglia di attenzione superiore, maggiore pazienza e una lettura accorta.
La particolarità del romanzo – cui non siamo troppo abituati – è una sorta di azzardo: smantella dall'interno la struttura tipica del giallo per poi ricomporlo, non prima di aver concluso un bel po' di storie secondarie e smontato false piste. Tutto con l'aiuto di un filo d'Arianna sui generis: quello che orienta in un labirinto intricato le cui stanze sono i misteri che si intersecano tra loro, i collegamenti nascosti, e dove, da qualche parte, attende la soluzione, qualcosa di simile al Minotauro.


Sur la dalle

di Fred Vargas
Flammarion
Giallo | Noir
ISBN 978-2080420503 [ed. francese]
Cartaceo 23,00€
Ebook 14,99€

Quarta 

- Le dolmen dont tu m'as parlé, Johan, il est bien sur la route du petit pont ?
- A deux kilomètres après le petit pont, ne te trompe pas. Sur ta gauche, tu ne peux pas le manquer. Il est splendide, toutes ses pierres sont encore debout.
- Ca date de quand, un dolmen ?
- Environ quatre mille ans.
- Donc des pierres pénétrées par les siècles.
C'est parfait pour moi.
- Mais parfait pour quoi ?
- Et cela servait à quoi, ces dolmens ? demanda Adamsberg sans répondre.
- Ce sont des monuments funéraires. Des tombes, si tu préfères, faites de pierres dressées recouvertes par de grandes dalles. J'espère que cela ne te gêne pas.
- En rien.C'est là que je vais aller m'allonger, en hauteur sur la dalle, sous le soleil.
- Et qu'est-ce que tu vas foutre là-dessus ?
- Je ne sais pas, Johan.


Davide Dotto
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Recensione: La libreria dei gatti neri, di Piergiorgio Pulixi

Recensione: La libreria dei gatti neri, di Piergiorgio Pulixi

Recensione: La libreria dei gatti neri, di Piergiorgio Pulixi

Libri Recensione di Stefania Bergo. La libreria dei gatti neri di Piergiorgio Pulixi (Marsilio Editore). Un cozy mystery adatto anche ai giovani lettori dal ritmo accattivante e con un doppio colpo di scena: uno spiazzante, l'altro commovente.

La libreria dei gatti neri è l'ultimo romanzo di Piergiorgio Pulixi, un cozy mystery uscito il 10 gennaio per Marsilio Editore. Racconta le rocambolesche indagini di un gruppo di lettura d’eccezione: gli Investigatori del martedì, appassionati di gialli. Il loro quartier generale è la libreria Les Chats Noirs. Neri sono Miss Marple e Poirot, i gatti che sovrintendono alle loro malefatte. Nero è l’umore del proprietario, Marzio Montecristo. Ma ancora più nero sarà il caso per risolvere il quale dovranno mettere in società le loro preziose «cellule grigie».
Dopo numerosi thriller, come Un colpo al cuore (Rizzoli 2021), intensi noir psicologici, come Per mia colpa (Mondadori 2021), e il noir per ragazzi Il Mistero dei bambini d’ombra (Rizzoli 2022), Piergiorgio Pulixi si cimenta con un cozy mystery, la cui precorritrice ideale è Agatha Christie – non a caso i gatti neri hanno i nomi dei suoi celebri investigatori.

La libreria dei gatti neri è un giallo intriso di ironia, cosa che per altro non manca mai nei romanzi di Pulixi, dosata abilmente con la componente poliziesca.

Fin dal primo capitolo, dove si passa dalla scena ilare di due genitori reduci dalla festa del compleanno del figlioletto al terrore che bussa alla porta. È questo il primo crimine su cui la sovrintendente Angela Dimase dovrà indagare per fermare un serial Killer che lascia sulla scena una clessidra. Il lettore sa che anche il modus operandi è il medesimo: l'assassino uccide addossando alle vittime il peso della scelta su chi, dei tre presi in ostaggio, meriti di sopravvivere. E si tratta sempre di familiari, quindi di una decisione impossibile da prendere.
Per ritrovare il bandolo dell'ingarbugliato caso, Angela Dimase chiede aiuto, come già una volta in passato, all'amico – e segretamente innamorato – Marzio Montecristo, uomo burbero, carismatico, malinconico e dall'ironico cinismo, proprietario della libreria del titolo – «Decise di limitarsi a sorridere ignorandola, consapevole che l'indifferenza è un vaffanculo in abito da sera».

Les Chats Noirs, infatti, diventa settimanalmente sede di un curioso club del libro ora ridotto a un manipolo di lettori ben assortiti amanti delle diverse gradazioni di gialli.

«È un gruppo strano», ammette Pulixi in una sua intervista rilasciata in anteprima su questo sito, tutti intrisi di quelle letture, da Simenon a Christie, Edgar Allan Poe e Conan Doyle che hanno allenato le loro «cellule grigie». Una signora ottantenne che adora i thriller più violenti, un frate cappuccino imponenete ma sempre sorridente, una ragazzina dark-goth amante dei romanzi polizieschi ambientati in epoca vittoriana, e un anziano gentiluomo che sembra uscito da un libro di Georges Simenon.
Ma sarà Montecristo ad avere la giusta intuizione e risolvere il caso, con un colpo di scena davvero inimmaginabile. Un finale con ulteriori risvolti inaspettati che riempiono di commozione.

In Montecristo Pulixi concentra tutti i suoi aneddoti rivelando un trascorso da libraio – «Ce l'ha Sequestro un uomo di Primo Levis?»

Sebbene sia lui l'indiscusso protagonista, tutti i personaggi sono come sempre ben caratterizzati, dall'aspetto ai dialoghi, al modo di pensare e agire. Non è difficile, leggendo un libro di Pulixi, intuire l'inflessione e la tonalità della voce dei protagonisti. Le descrizioni sono puntuali, con un'estrema cura per i dettagli, per quegli indizi abilmente disseminati lungo le pagine che, per quanto evidenti, si notano solo alla rivelazione finale, quasi mai coincidente con quella ipotizzata.
I capitoli brevi che terminano con un espediente narrativo che lascia sospesi, come sempre proiettano il lettore alle pagine successive. Il formato tascabile lo rende un libro anche fisicamente piacevole.
Una nuova declinazione dello stile di Piergiorgio Pulixi, La libreria dei gatti neri è un cozy mystery adatto anche ai giovani lettori, che riporta le atmosfere nostalgiche della letteratura gialla del secolo scorso ma con un taglio contemporaneo, citando qua e là titoli di libri che verrà voglia di leggere. Come se lo scrittore a tratti mettesse da parte la sua anima per far posto a quella del libraio che fu.


La libreria dei gatti neri

di Piergiorgio Pulixi
Marsilio Editore
Giallo | Cozy mystery
ISBN
ebook 7,99€
cartaceo 15,00€

Quarta

Grande appassionato di gialli, Marzio Montecristo ha aperto da qualche anno nel centro di Cagliari una piccola libreria specializzata in romanzi polizieschi. Il nome della libreria, Les Chats Noirs, è un omaggio ai due gatti neri che un giorno si sono presentati in negozio e non se ne sono più andati, da lui soprannominati Miss Marple e Poirot. Nonostante il brutto carattere del proprietario, la libreria è molto frequentata, ed è Patricia, la giovane collaboratrice di Montecristo, di origini eritree, a salvare i clienti dalle sfuriate del titolare. La libreria ha anche un gruppo di lettura, “gli investigatori del martedì”, un manipolo di super esperti di gialli che si riuniscono dopo la chiusura per discettare del romanzo della settimana. È una banda mal assembrata ma molto unita, di cui Marzio è diventato l’anima, suo malgrado. Un anno prima il gruppo si è dimostrato capace di aiutare una vecchia amica di Montecristo a risolvere un vero caso da tutti considerato senza speranza. Ora la sovrintendente Angela Dimase torna a chiedere la loro collaborazione per un’indagine che le sta togliendo il sonno: un uomo incappucciato si è presentato a casa di una famiglia, ha immobilizzato due coniugi e il loro figlioletto e ha intimato all’uomo di scegliere chi doveva morire tra la moglie e il figlio; se non avesse deciso entro un minuto, li avrebbe uccisi tutti e due. Il sadico killer viene presto soprannominato «l’assassino delle clessidre», visto che sulla scena del crimine ne lascia sempre una. Riusciranno gli improbabili “investigatori del martedì” a sbrogliare anche questo caso, intricato quanto agghiacciante, permettendo alla polizia di fermare il feroce assassino prima che colpisca di nuovo? Pulixi firma un giallo pieno di suspense e ironia che parla di libri e omaggia i classici del mystery, rendendo i lettori i veri protagonisti di questa storia.


Stefania Bergo
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Recensione: Il Francese, di Massimo Carlotto

Recensione: Il Francese, di Massimo Carlotto

Recensione: Il Francese, di Massimo Carlotto

Libri Recensione di Davide Dotto. Il Francese di Massimo Carlotto (Mondadori). Un nuovo, iconico personaggio «disposto a tutto pur di tutelare il suo patrimonio».

Il titolo concentra l’attenzione del lettore sul protagonista, il cui mestiere – se di mestiere si tratta – si identifica secondo una molteplicità di registri, di lessico e di punti di vista. Toni Zanchetta – il Francese – è un macrò, un lenone, un prosseneta, un pappone, un magnaccia, uno sfruttatore. Si considera un imprenditore e, in quanto tale, «disposto a tutto pur di tutelare il suo patrimonio» e il suo discutibile posto nel mondo. Intorno si è costruito una fugace comfort zone, una parvenza di irrinunciabile normalità. Uscirne significa avere la polizia alle calcagna, ma anche essere braccato dalla criminalità organizzata con molti meno scrupoli dei suoi.

Chi è quindi il Francese?

Con la scomparsa di una delle sue ragazze inizia il suo calvario. Toni Zanchetta è il colpevole perfetto, ma anche un investigatore sui generis: è il primo ad avere interesse a sciogliere i nodi della vicenda per tornare alla routine di sempre. Quella che cerca non è necessariamente la verità in sé, quella cui mirano le indagini della Ardizzone, commissario di polizia, poco incline a fargli sconti.
Il Francese in questi tentativi pecca di ingenuità, anche se in alcuni momenti le sue indagini sembrano le uniche possibili, tanto quelle ufficiali si arenano davanti agli ostacoli di un ambiente che non perdona. Ma in ciò – è lui stesso a riconoscerlo – è «l’ultimo dei dilettanti». Tuttavia vive di illusioni, per esempio quella di «essersi allontanato per sempre dall’ambiente criminale e violento, ottuso e implacabile». Ma egli stesso – per necessità e virtù – lo è (criminale, violento, ottuso).

Molto più concreta è la sua avversaria, la commissaria Ardizzone, con la quale entra subito in competizione, braccando l’unico colpevole possibile.

Alla fine questo angelo custode implacabile e di cattivo umore inquadra esattamente il Francese, non si fa abbindolare dalla di lui “arte manipolatoria”, né dal suo modo di vedere e considerare ogni donna. Ha capito che l’uomo per indole è imprigionato in una strada senza uscita, anche se lastricata di buone intenzioni. È un'anima pericolosamente in bilico, cui è negata qualsiasi tipo di redenzione.
È a un passo, tuttavia, dallo strappare un velo che gli mostri le cose così come sono (e conosce molto bene) e che lo separa dall’essere mostro tra altri mostri. Non vi è un’esistenza che si sia lasciata alle spalle, non ci sono veri e propri giri di boa. La caduta è inevitabile, salvo il gioco di circostanze favorevoli o contrarie che da lui non dipendono, e gli consentono di restare a galla, o gli offrono insperate scappatoie. Le stesse che contribuiscono ai meccanismi della storia e dell’intreccio.

Le attenuanti cui Toni ricorre (tipo che il mondo è corrotto e non esistono eroi senza macchia) non sono alla fine gran cosa.

Altro che mostro. Toni si convinse una volta di più di essere un onesto uomo d’affari, a tratti un benefattore. Tutti si riempiono la bocca di paroloni sul sesso, ma soltanto chi conosce il mondo della prostituzione sa cosa sia realmente: una stanza buia dove ognuno può soddisfare ogni desiderio, voglia, perversione. Legale o illegale. Tutto è permesso, basta pagare.
Massimo Carlotto, Il Francese
Ha molto da espiare. Il come è tutto da vedere.
La Ardizzone insegue tutt’altro genere di normalità: quella che fa volentieri a meno di simili personaggi, che attenua le contraddizioni del contesto sociale e rafforza l’esigenza di giustizia e di legalità, facendo in modo che queste non alberghino troppo sullo sfondo.
Si tratta di due universi che si contendono lo stesso spazio, costretti a confrontarsi e a comunicare per scalzarsi a vicenda. In altre parole: scarsi i punti di contatto, e molte le occasioni di scontro.

Troppe sono le ombre e le minacce di un contesto reale che pone nel nulla ogni possibile illusione.

Anche quella di riuscire a difendersi da insidie velenose di cui egli stesso è compartecipe. Le regole del gioco che il Francese stesso ha accettato non danno scampo e non lo aiutano di certo a “coltivare uno spazio interiore". Inizierà a compiere un errore dopo l’altro dato che sembra aver perso (o non ha mai posseduto del tutto) la spregiudicatezza che gli serviva.



Il Francese

di Massimo Carlotto
Mondadori
Giallo
ISBN 978-8804746614
Cartaceo 16,15 €
Ebook 9,99€

Sinossi 

Lo chiamano il Francese. Gestisce una "maison" di dodici donne. Ognuna ha un nome d'oltralpe, ognuna recita un personaggio diverso: dalla pin-up d'altri tempi alla manager in carriera, il Francese è in grado di soddisfare le fantasie di commercianti, imprenditori, professionisti. È un giro medio-alto, il suo, le mademoiselle non lavorano in strada, e non tutti se lo possono permettere. Tutto precipita quando una di loro scompare nel nulla: è lui l'ultimo ad averla vista viva, e quindi il primo sulla lista degli indagati. Il commissario Franca Ardizzone non gli dà tregua, lo vuole sbattere in galera a tutti i costi. E la sua maison fa gola alle bande che gestiscono la prostituzione in zona.
Per salvarsi, il Francese è costretto a cercare la verità, un gioco pericoloso dove nessuno rispetta le regole.
Massimo Carlotto, uno degli autori più amati, incisivi e schierati del noir italiano, debutta nel Giallo Mondadori con un nuovo, iconico personaggio, dimostrando per l'ennesima volta il suo talento unico nel raccontare la nostra società e gli scheletri che cerca di nascondere nell'armadio.


Davide-Dotto

Davide Dotto

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Recensione: Nelle sue ossa, di Maria Elisa Gualandris

Recensione: Nelle sue ossa, di Maria Elisa Gualandris

Recensione: Nelle sue ossa, di Maria Elisa Gualandris

Libri Recensione di Silvia Pattarini. Nelle sue ossa di Maria Elisa Gualandris (Bookabook). Precariato, femminicidio e violenza di genere in un giallo ambientato sulle rive del lago Maggiore.

Nelle sue ossa è il romanzo d’esordio di Maria Elisa Gualandris, promettente autrice che non conoscevo.
La vicenda si svolge ai giorni nostri sulle rive del Lago Maggiore, territorio suggestivo e pieno di fascino, custode di antichi segreti.
La protagonista, Benedetta Allegri, per gli amici Benny, 35 anni, è reporter freelance di un giornale on line, alle prese con la condizione di lavoro precario e una situazione sentimentale abitudinaria.

In una villa sul lago vengono ritrovati dei resti umani. Risultano appartenere a una donna.

Benny inizia un’indagine destinata a riportare a galla una verità scomoda, che negli anni in paese, quasi tutti avevano dimenticato.
Aiutata dal commissario Giuliani, non demorde, è decisa a scoprire il mistero e fare giustizia per la povera ragazza, nonostante le reticenze di avvocati omertosi e compaesani diffidenti.
Solo nei libri gialli i magistrati sono generosi nel divulgare informazioni. O forse in procure più grandi. Qui di sicuro no. I giornalisti vengono visti come la peste, salvo quando c’è bisogno di far sapere al mondo una notizia che faccia comodo, ovviamente.
Maria Elisa Gualandris, Nelle sue ossa

Chi è questa ragazza, chi l’ha uccisa e perché ha nascosto il cadavere nella cantina di Villa Camelia?
Domande a cui si troverà risposta un po’ alla volta, scorrendo pagina dopo pagina, facendo un salto temporale indietro nel tempo di una quarantina d’anni, mentre la vicenda intricata si dipana e il lettore ha ampio spazio per immedesimarsi nel contesto e nei sentimenti dei protagonisti.

Ho trovato la scrittura di Maria Elisa Gualandris scorrevole e godibile, è riuscita a creare una bella atmosfera, in cui non mancano scene di suspense, mistero e intrighi; insomma tutti i crismi del giallo.

I protagonisti sono ben caratterizzati e credibili, tant’è che la lettura non risulta mai ridondante e si legge volentieri fino all’ultima pagina, desiderosi di scoprire l’assassino.
Maria Elisa Gualandris è riuscita a realizzare un bel pretesto letterario per affrontare argomenti, purtroppo, sempre d’attualità: precariato, femminicidio e violenza di genere. Per questo motivo non mi limito a consigliarlo solo agli amanti del genere giallo e thriller, ma anche a quanti amano il giornalismo d’indagine, le storie vere e d’attualità.


Nelle sue ossa

di Maria Elisa Gualandris
Bookabook
Giallo | Thriller
ISBN 978-8833234069
cartaceo 15,00€
ebook 6,99€

Sinossi

Durante un restauro, nella cantina di una villa sul lago vengono trovate ossa umane. Sono lì da almeno quarant'anni e nessuno ha idea di chi possano essere. La giornalista Benedetta Allegri si imbatte nella vicenda e spera che possa essere l'occasione per rilanciare la sua carriera precaria. Aiutata dall'affascinante commissario Giuliani, scopre che le ossa sono di Giulia Ferrari, una studentessa scomparsa nel 1978 che nessuno ha mai veramente cercato. La procura ha fretta di archiviare il caso e cerca di far ricadere la colpa su quello che all'epoca era il fidanzato della ragazza. Benedetta, però, intuisce che la sua tranquilla cittadina di provincia nasconde molti segreti ed è pronta a tutto pur di giungere alla verità e ottenere giustizia per Giulia.


Silvia Pattarini
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Recensione: Per mia colpa, di Piergiorgio Pulixi

Recensione: Per mia colpa, di Piergiorgio Pulixi

Recensione: Per mia colpa, di Piergiorgio Pulixi

Libri Recensione di Stefania Bergo. Per mia colpa di Piergiorgio Pulixi (Mondadori). Un romanzo emozionale che gioca col chiaroscuro dei personaggi, rendendoli ulteriori filoni narrativi.

Ho letto altri libri di Piergiorgio Pulixi. Ho iniziato ad amarlo con Lo stupore della notte. Ho amato i personaggi, il suo racconto della Sardegna e il pathos che tiene legati alle pagine fino alla fine. Ho continuato a seguirlo con L'isola delle anime e Un colpo al cuore. Non potevo certo farmi scappare il suo ultimo romanzo, Per mia colpa, uscito il 28 settembre.
Anche qui, protagonista è una donna, una commissaria, Giulia Riva. È figlia di una madre che, rimasta vedova, se ne va in giro per il mondo, tra party esclusivi e crociere, ad affascinare uomini anche più giovani di lei, forse per metabolizzare, a modo suo, il lutto. È collega e soprattutto amica di un poliziotto, Flavio Caruso, che invece non riesce a metabolizzare il suo, di trauma – anche se fino alla fine non ci è dato di sapere quale – ma è anche la quota ironica del romanzo – che, malgrado la trama e gli scenari, non manca mai nei romanzi di Piergiorgio Pulixi.

Due casi, in cui i protagonisti palesi o sottesi sono i sensi di colpa, sconvolgono Giulia Riva, tanto da indurre una brusca virata alla sua vita: si tratta di una avvocata accusata di aver ucciso l'amante del marito e di una donna scomparsa da un anno.

Riflettere sul primo caso la porta a troncare una relazione clandestina con un suo superiore, che si trascina ormai da qualche anno in un vicolo cieco di possibilità negate. Chiede il trasferimento, vuole andare lontano da Cagliari per tagliare ogni cordone ombelicale con una storia senza futuro. Non prima di aver risolto l'ultimo caso, quello di una donna scomparsa da un anno, per una promessa fatta alla figlia, una bambina di nove anni che si presenta al Commissariato, implorando di ritrovare la mamma  malgrado tutte le indagini abbiano portato solo a binari morti: Virginia Piras non aveva alcun motivo per lasciare la sua famiglia e la sua vita e non è mai stato trovato il suo corpo. Ma è davvero così? Sarà ancora viva?

Per mia colpa è un romanzo psicologico che scandaglia l'animo umano.

Mette in luce le ombre dei suoi protagonisti, paradossalmente dando loro maggiore profondità. Ognuno ha un lato oscuro, un trauma passato, un senso di colpa che scava da dentro fino a bucare la superficie.
Il filone giallo è quasi secondario, sebbene il finale, completamente inaspettato, abbia un effetto pirotecnico. Anche le poetiche descrizioni dei luoghi, da cui traspare l'amore incondizionato di Piergiorgio Pulixi per la Sardegna, che elevano i suoi romanzi a eccellente narrativa, lasciano spazio all'approfondimento psicologico. Un approccio che risulta abilmente condiviso col lettore: ognuno di noi ha un senso di colpa che influenza la nostra vita. Può essere cosciente o restare latente fino a un episodio scatenante. Ed è allora che rompe gli argini come la piena di un fiume.

La suspense che aleggia tra le pagine di Per mia colpa non è la solita al cardiopalmo, non si inorridisce per delitti efferati. Si viene ipnotizzati dai personaggi stessi che si mettono a nudo, diventando ognuno un filone narrativo di cui si vuol conoscere l'epilogo.

Complici anche i capitoli brevi che si concludono sempre con presunti puntini di sospensione e che inducono nel lettore assuefazione.
Ho trovato un romanzo più emotivo, commovente, che gioca col chiaroscuro emozionale più che con l'azione, in particolare col senso di colpa che fa filtrare un po' di luce nel buio e di oscurità nei meandri inondati dal sole, senza uniformare, ma creando piccole o grandi discontinuità. Lo dimostra il fatto che il vero epilogo non è la sorprendente soluzione del caso ma, a mio avviso, l'ultimo capitolo, dove insieme a un nodo stretto del passato si è sciolta anche la mia commozione.
«Nonostante tutto, le capisco entrambe» le rivelai, riflettendo su come l'amore, oltre al dolore, spesso di portasse dietro anche l'odio e la vendetta [...]

Per mia colpa

Per mia colpa

di Piergiorgio Pulixi
Mondadori
Narrativa | Giallo
ISBN 978-8804743675
Ebook 9,99€
Cartaceo 17,00€

Sinossi

A volte l'unico modo per voltare pagina è andare via. È quello che si rassegna a fare la vicecommissaria Giulia Riva, decisa a chiudere una storia clandestina con un superiore che le procura soltanto dolore. Ha appena chiesto il trasferimento, che al commissariato di Cagliari si presenta Elisa, nove anni e una richiesta che raggela: ritrovare la mamma scomparsa. Giulia non può tirarsi indietro, anche se Virginia Piras era una moglie e una madre serena, e dunque per sparire così probabilmente è stata uccisa. Ma da chi? E perché? Tutti sembrano essersi dimenticati di lei, compreso l'ispettore Flavio Caruso, il partner e mentore di Giulia, a cui l'indagine è affidata. Caruso però non è più il poliziotto di un tempo, e Giulia capisce che potrebbe aver commesso errori fatali. Così si fa assegnare il caso, nella speranza di risolverlo ed evitare una possibile onta al suo partner. Non immagina che la ricerca la spingerà a interrogarsi anche sui propri errori passati: perché il cuore ha due lati, uno con cui si ama e uno con cui si odia. Piergiorgio Pulixi, vincitore del premio Scerbanenco 2019, debutta nel Giallo Mondadori con un noir sulle maschere a cui ricorriamo per preservare le emozioni che ci fanno sentire vivi – anche quando potrebbero esserci fatali.


Stefania Bergo
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Recensione: L'isola delle anime, di Piergiorgio Pulixi

Recensione: L'isola delle anime, di Piergiorgio Pulixi

Recensione: L'isola delle anime, di Piergiorgio Pulixi

Libri Recensione di Stefania Bergo. L'isola delle anime di Piergiorgio Pulixi (BUR Rizzoli). Cold case e personaggi femminili tridimensionali, una Sardegna mistica, temibile ma meravigliosa, raccontata dosando realtà e mito senza mai svelarne le proporzioni.

Dopo Lo stupore della notte, in attesa di leggere l'ultimo romanzo di Piergiorgio Pulixi, Un colpo al cuore, in uscita proprio oggi, ho letto L'isola delle anime. Vi ho ritrovato lo stile raffinato dell'autore, la sua narrazione che si sofferma spesso sulla descrizione minuziosa ed emozionale dei paesaggi, confermando il grande amore per la sua terra e il rispetto per i personaggi dei suoi romanzi, cui conferisce sempre estrema tridimensionalità.


Ancora una volta, dopo Rosa Lopez, le indagini dell'intricato caso, che pesca direttamente dalle oscure leggende nuragiche della Sardegna, sono condotte da poliziotte.

Questa volta da una coppia splendidamente assortita delle cui dinamiche mi sono subito innamorata: Eva Croce e Mara Rais – che si ritroveranno in Un colpo al cuore, e viene da chiedersi perché questa  predilezione per il genere femminile con pistola e distintivo. Pulixi ne fa una descrizione realistica, psicologicamente plausibile, a tal punto che sembrano essere raccontate da una autrice.
L'isola delle anime è la Sardegna, intrisa di tradizioni paleolitiche incuneate tra le aspre montagne e le gole, trappole millenarie in cui rimangono incagliati i corpi che nessuno più potrà recuperare ma da cui emergono fantasmi e maledizioni. Anzi, benedizioni, come quelle che si vorrebbe scaturissero da riti propiziatori sanguinosi. Credenze millenarie che incutono timore, violenze mascherate da azioni necessarie, sacrifici famigliari nel nome di un bene più grande e prezioso: la comunità.

L'isola delle anime si apre con un bambino che si imbatte proprio in uno di questi sacrifici umani nel cuore di un bosco dell'entroterra sardo, in un luogo sacro avvolto da foschia, nel 1961.

I sensi gli gridavano di andarsene, eppure non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. [...] Accennò qualche passo, approssimandosi all'essere umano. Era una donna, nuda sotto i velli di pecora. Il sangue gocciolava da una ferita slabbrata alla gola, inzuppando il terreno umido. Le mani erano legate dietro la schiena. Si trovava al centro di un circolo megalitico, in un cerchio con andamento a spirale, davanti al tempio che proteggeva il pozzo sacro. Piergiorgio Pulixi, L'isola delle anime
Di questo crimine non rimane traccia, se non nella mente del bambino, a tal punto da condizionare tutta la sua vita.

Dalla voce onnisciente del narratore sappiamo che altri due ritrovamenti del tutto analoghi, uno nel 1975 e l'altro undici anni dopo, diventeranno indagini irrisolte della procura di Cagliari.

Dei cold case che verranno riportati alla luce dall'ispettore capo Eva Croce – «anfibi scuri, jeans strappati e un giubbotto di pelle dall'aria vissuta [...] piercing al naso» –, per metà irlandese, trasferita sull'isola da Milano, e Mara Rais, cagliaritana verace di aspetto elegante e lingua tagliente – «portatrice sana di un carattere di merda» –, "declassata" dalla Omicidi alla Delitti Insoluti.
Le donne dei romanzi di Piergiorgio Pulixi sono dense, determinate, con trascorsi burrascosi, vite difficili, da cui emergono con profonde ferite, luci e ombre, fragilità e forza interiore granitica. Eva Croce ha dovuto affrontare il dolore della perdita di una figlia, Mara Rais lo spettro di molestie sul lavoro cui nessuno ha voluto credere, col risultato, di fatto, di essere molestata due volte. Una coppia che mi ha coinvolto e convinto fin da subito per l'intesa, sottolineata da continui e spassosi scambi di gentilezze. Due personaggi delineati lentamente pagina dopo pagina, costruiti psicologicamente e nell'aspetto, fino a renderle reali, complete solo all'ultimo capitolo.

Quello che emerge dalle indagini, è un passato immobile – millenario e recente – che si intreccia strettamente al presente frenetico.

«Rituali arcaici di morte e violenza» legati al culto della Dea Madre e di Dionisio. Famiglie chiuse in un mondo a parte, sepolte nella Barbagia inviolabile, violenta, agreste. Da cui non si riesce a uscire. Piergiorgio Pulixi descrive le tradizioni sarde come nodi serrati di una corda che lega alla terra, senza possibilità di andare oltre la propria condizione, senza speranza di cambiare. È una Sardegna incantevole e terribile, quella che racconta. Ci si innamora dei suoi paesaggi, del profumo del mare, del dialetto, ma ci si sente serrare la gola da quelle tradizioni ingiuste, anacronistiche, chiedendosi: sarà davvero così? E resta il dubbio che la maestria dell'autore dosi realtà e mito senza svelarne mai in quale rapporto. 

L'isola delle anime è un continuo scoprire e interrogarsi, il lettore non può che fare congetture basandosi sui colpi di scena o su filoni di trama più lenti che si arricchiscono a poco a poco, consolidandosi.

Una lettura coinvolgente che si fatica a lasciare.
Amo lo stile narrativo di Piergiorgio Pulixi. È insolitamente descrittivo, per un romanzo giallo in cui si può pensare che ciò che conta siano l'azione e l'attenzione al dettaglio investigativo. Aggiunge una necessaria staticità alle scene di indagine in continuo movimento, soffermandosi sul paesaggio, da cui emergono anche suoni e odori, e sulla psicologia dei protagonisti, come continui fermo immagine che permettono di metabolizzare l'accaduto e respirare. A tratti mi è capitato di ripensare alle descrizioni deliziose, eteree, sublimi di Francis Scott Fitzgerald...
L'aria trasudava un sentore mefitico di zolfo che ubriacava le persone di tristezza.
[...] Nell'aria si avvertiva la resa del pomeriggio alla sera
[...] Vinta da quella straziante certezza, Dolores smise di resistere alle lusinghe dell'oscurità e si abbandonò alle maree carnivore del buio.
[...] La luce purpurea del tramonto stava sfebbrando, attenuandosi ogni minuto di più.
[...] Le rispose solo il solfeggio del vento.
Piergiorgio Pulixi, L'isola delle anime
Piergiorgio Pulixi è efficace nelle scene d'azione e in quelle drammatiche o intime, che mi hanno fatto commuovere fino alle lacrime. Leggere le pagine dei suoi libri è come guardare un film, essere guidati da una telecamera in presa diretta, cambiare ambientazione, senza perdersi mai. E si diventa avidi di sapere cosa succede oltre, come andrà a finire, legandosi ai personaggi che diventano familiari. 
   

L'isola delle anime

di Piergiorgio Pulixi
BUR Rizzoli
Noir | Poliziesco
ISBN 978-8817129930
Cartaceo 18,05€
Ebook 9,99€

Sinossi

Li chiamano cold case. Sono le inchieste senza soluzione, il veleno che corrompe il cuore e offusca la mente dei migliori detective. Quando vengono confinate alla sezione Delitti insoluti della questura di Cagliari, le ispettrici Mara Rais ed Eva Croce ancora non lo sanno quanto può essere crudele un'ossessione.
In compenso hanno imparato quant'è dura la vita. Mara non dimentica l'ingiustizia subita, che le è costata il trasferimento punitivo. Eva, invece, vuole solo dimenticare la tragedia che l'ha spinta a lasciare Milano e a imbarcarsi per la Sardegna con un biglietto di sola andata.
Separate dal muro della reciproca diffidenza, le sbirre formano una miscela esplosiva, in cui l'irruenza e il ruvido istinto di Rais cozzano con l'acume e il dolente riserbo di Croce. Relegate in archivio, le due finiscono in bilico sul filo del tempo, sospese tra un presente claustrofobico e i crimini di un passato lontano. Così iniziano a indagare sui misteriosi omicidi di giovani donne, commessi parecchi anni prima in alcuni antichi siti nuragici dell'isola. Ma la pista fredda diventa all'improvviso rovente. Il killer è tornato a colpire. Eva e Mara dovranno misurarsi con i rituali di una remota, selvaggia religione e ingaggiare un duello mortale con i propri demoni.
Interrogando il silenzio inscalfibile che avvolge la sua Sardegna, Piergiorgio Pulixi spinge il noir oltre se stesso, svela le debolezze della ragione inquirente in un mondo irredimibile, in cui perfino la ricerca della verità si trasforma in una colpa.


Stefania Bergo
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