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Recensione: Gli indifferenti, di Alberto Moravia

Recensione: Gli indifferenti, di Alberto Moravia

Recensione: Gli indifferenti, di Alberto Moravia

Libri Recensione di Davide Dotto. Gli indifferenti (Bompiani), il romanzo d'esordio di Alberto Moravia. Un’atmosfera pesante e di irriducibile contesa, lo strenuo tentativo di esorcizzare paure e insicurezze di un futuro che non promette granché di buono.

Gli indifferenti, anche se la città non è nominata, narra le vicende di una famiglia dell’alta borghesia romana degli anni Venti: di Mariagrazia Ardengo, i suoi figli (Michele e Carla), ai quali si aggiunge l'amante di lei (Leo Merumeci).
Uscito nell'estate del 1929, è il romanzo di esordio di Alberto Moravia, all'epoca poco più che ventenne.
Nel romanzo si respira un’atmosfera pesante e di irriducibile contesa che pone nel nulla ogni manifestazione d'affetto: indifferente, anche se in modo diverso, lo è un po' ciascuno. Tra tutti spicca Michele, soggiogato dall'incapacità di provare empatia e sentimenti. Una condizione, questa, che non ha nulla a che vedere con quella rimpianta da Montale, antidoto del "male di vivere" (da Ossi di seppia, 1925). Michele non appartiene a uno spirito libero dei suoi pesi. È un essere incompiuto, non più sguarnito di altri. Di certo non il più forte, non può permettersi di apparire fragile, specialmente davanti all'irruenza di Leo Merumeci, che da tredici anni frequenta la sua casa e sua madre.

Gli indifferenti di Alberto Moravia è la versione aggiornata dell'inetto, figura tipica del romanzo del primo Novecento.

Si pensi a La coscienza di Zeno (1923) e al Fu Mattia Pascal (1904).
Se agisce, Michele lo fa in base a un principio categorico superiore e invincibile, quando sente il dovere di “sdegnarsi”. Da cui reazioni spropositate – non condotte a termine – che contraddicono il suo stato, tanto da farlo somigliare al Tom di un romanzo di epoca vittoriana, Il Mulino sulla Floss.
Carla, la sorella, non si trova in una situazione diversa. È più invischiata, addentro alle cose e a relazioni interpersonali di cui farebbe volentieri a meno.
Mariagrazia (tutt’altro che una madre chioccia) cerca di colmare un vuoto, succube di forme, cerimonie, ansiosa di affrontare cambiamenti e di conservare le vestigia di un mondo che crolla da tutte le parti.
Chi emerge è Leo: indifferente alla sorte di Mariagrazia e di Carla, concentratissimo sul buon esito del suo affare: impossessarsi della villa Ardengo.

Francesco Maselli nel 1964 ne ha tratto un film con Thomas Miliam (Michele), Claudia Cardinale (Carla) e Rod Steiger (Leo). È invece del 2020 la trasposizione di Leonardo Guerra Serragnoli con Valeria Bruni Tedeschi, Vincenzo Crea, Beatrice Grannò e Giovanna Mezzogiorno – disponibile su Prime Video per il noleggio.

Nell'insieme, romanzo e trasposizioni si muovono tra il vortice degli anni Venti-Trenta, degli anni Sessanta e i nostri anni Venti.
In ogni caso, ci si immerge nello strenuo tentativo di esorcizzare paure e insicurezze di un futuro che non promette granché di buono.
Su tutto vince la trepidazione di restare a galla con machiavellica tenacia. Il discrimine è capire chi abbia le energie e la giusta spregiudicatezza per riuscirci.
Tra delirio di ricchezza, voglia di approfittarne, la frenesia che sottrae le menti a loro stesse è la medesima. Come i meccanismi che alimentano il mercato speculativo (Wall Street insegna): per essere qualcuno non è sufficiente il nome, occorre muoversi in sintonia di tempi destinati a perpetuarsi.

Il Grande Gastsby di Scott Fitzgerald (pubblicato negli Stati Uniti nel 1925 e in Italia nel 1936) è dietro l'angolo, come la tentazione di costruire una qualche similitudine tra questi e Leo.

Per il resto non vi è nemmeno uno scontro generazionale: i figli appaiono tali e quali i loro padri. Di diverso rispetto i romanzi dell'Ottocento c'è una famiglia sempre meno ostrica. I rapporti umani soccombono a inauditi ingranaggi, all'interesse e al calcolo, alla logica affaristica da diritto commerciale.
La denuncia è più radicale perché il male ha incancrenito l'unico rifugio, condannando il singolo a un'esistenza insopportabile e a nessuna via di fuga.
Ciascuno respira, alla fine, una tossicità di fondo che è causa del malessere.
Chi vince è il nuovo che avanza, più spregiudicato, esperto nell'arte di divorare per non essere divorato. È un'altra "indifferenza" che si fa strada, quella di chi non ha occhi che per se stesso e per le proprie tasche. In un mondo così fatto, le tragedie degli altri non riguardano più nessuno. Almeno fintanto che non se ne venga travolti.


Gli indifferenti

di Alberto Moravia
Bompiani
Narrativa
ISBN: 9788845281471
Cartaceo 11,90€
Ebook 8,99€

Sinossi 

Quando Alberto Moravia cominciò a scrivere questo capolavoro, nel 1925, non aveva ancora compiuto diciott’anni. Intorno a lui l’Italia, alla quale Mussolini aveva imposto la dittatura, stava dimenticando lo scoppio d’indignazione e di ribellione suscitato nel 1924 dal delitto Matteotti e scivolava verso il consenso e i plebisciti per il fascismo. Il giovane Moravia non si interessava di politica, ma il ritratto che fece di un ventenne di allora coinvolto nello sfacelo di una famiglia borghese e dell’intero Paese doveva restare memorabile. Il fascismo eleva l’insidia moderna dell’indifferenza a condizione esistenziale assoluta.

Davide Dotto
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Recensione: Adulterio, di Paulo Coelho

Recensione: Adulterio, di Paulo Coelho

Recensione: Adulterio, di Paulo Coelho

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Adulterio di Paulo Coelho (La nave di Teseo | Bompiani). Un romanzo realistico: i tumulti e i sensi di colpa del tradimento, gli incontri sessuali narrati senza filtri.

Ho letto praticamente tutti i libri di Coelho e ritengo che i suoi romanzi si possano raggruppare in due macro famiglie: quelli “da iniziati” e quelli di narrativa.
I primi (ricordiamo L’alchimista) sono intrisi di maestri, prove mistiche e insegnamenti spirituali, mentre i secondi (Undici minuti) sono storie di vita quotidiana in cui si scava nell’animo umano e nelle sue mille sfaccettature.
Tutto questo per dire che chi cerca un libro spirituale, resterà spiazzato se non deluso dalla lettura di Adulterio.
Ma a prescindere dalle aspettative del lettore, di che cosa parla?

Adulterio di Paulo Coelho parla di Linda, una mamma e moglie trentenne svizzera. Fa la giornalista, ha un marito premuroso e due figli adorabili. 

La sua appare una vita perfetta, eppure lei ha un malessere interiore che le toglie energia e voglia di vivere. In più, la sua monotona routine quotidiana non l’aiuta certo a uscire da questo tunnel depressivo. Anche il suo futuro sembra ormai scritto, fino a che non riappare un amore adolescenziale: Jacob, a sua volta sposato e politico di spicco.
L’incontro con l’uomo la spinge a osare, rischiare, rivalutare, fino a ribaltare, tutte le sue convinzioni e certezze. La conclusione per la donna non può che essere l’adulterio protratto per giorni e dominato dai sensi di colpa nei confronti del marito e dalla gelosia verso la moglie del proprio amante al punto da indurla a commettere un’azione illegale e rischiosa.

Il romanzo è sostanzialmente incentrato sui conflitti interiori di Linda.

Sul mostrare i tumulti di una persona immersa nella monotonia (di coppia ma anche esistenziale) e su ciò che la spinge a voler evadere dalla sua zona di confort facendo tabula rasa di tutto ciò che ha costruito fino ad allora pur di trovare ancora l’entusiasmo e la voglia di amare di un tempo. Proprio questo è il punto di forza del romanzo: è realistico, impregnato di tutti quei dubbi e conflitti che ogni persona prova commettendo un adulterio. Ecco perché il tradimento in sé non è visto come qualcosa di volgare, squallido, di criticabile ma solo quale richiesta di aiuto.
Non c’è quindi una crescita, diciamo, spirituale o mistica della protagonista ma è la storia di una donna persa nelle proprie incertezze e paure che annaspa per ottenere un nuovo equilibrio. Lo si evince dal fatto che, durante le esperienze quotidiane di Linda, Paulo Coelho puntualmente inserisce delle perle di saggezza spostando il discorso verso un concetto più profondo, dimostrando come anche durante la vita di tutti i giorni si possano trovare tracce di spiritualità (anche se, lo ammetto, certi discorsi “sopra le righe” li ho trovati un po’ fuori luogo, come se fossero stati inseriti a forza pur non avevano una ragione di essere in quel contesto).

Un altro punto a favore di Adulterio di Paulo Coelho è che si sviluppa da un lato in modo lineare e prevedibile ma dall’altro riserva delle sorprese.

(Infatti in certi momenti ero curioso di sapere come si sarebbe sviluppata la trama).
Ho apprezzato anche il fatto che fosse ambientato a Ginevra, fornendo un quadro così delizioso di questa città tanto vicina a noi quanto sconosciuta da indurmi persino ad andarla a visitare nelle settimane successive alla lettura di questo libro!
Ciò che invece mi ha lasciato perplesso sono alcuni episodi (in primis l’incontro con lo spacciatore “saggio”) e i continui rimandi alla Bibbia e a Dio (non ne capisco l’utilità, anche se Coelho ha sempre avuto il “vizio” di tirare in ballo la cristianità nei suoi libri, anche quando non ne era necessario... boh).

Ma la cosa che mi ha spiazzato di più è la volgarità senza filtri con cui Paulo Coelho ha narrato certi episodi. 

In special modo gli incontri amorosi tra Linda e Jacob. Con un linguaggio diretto e per nulla poetico descrive i rapporti sessuali dei due nei minimi particolari e usando espressioni volgari (che è a tratti sono irritanti, soprattutto quando a pronunciarli è Linda). Anche in questo caso, seppur supponendo la ragione che ha portato lo scrittore a narrarli in questo modo (la libertà di essere se stessa contro la sua solita vita ordinaria e conservatrice), mi ha spiazzato leggere certe scene scritte in maniera così cinica e senza filtri: sembra quasi inserite per cavalcare l’onda di Cinquanta sfumature di grigio.
A parte però queste mie perplessità, trovo sia un romanzo comunque interessante. Certo, per i miei gusti è lontano da capolavori iniziatici quali L’alchimista ma ciò non toglie che non mi pento di averlo letto. Poi, se consideriamo che Paulo Coelho arricchisce il tutto con qualche perla di saggezza di un certo livello, una lettura è d’obbligo.
In definitiva, un libro che la lettrice certamente apprezzerà, in quanto s’identificherà con i tumulti esistenziali della protagonista, e che un uomo leggerà per comprendere le ragioni profonde che spingono una donna a compiere una scelta estrema, quale tradire il proprio marito mettendo a repentaglio l’equilibrio famigliare che ha costruito negli anni.

Adulterio

di Paulo Coelho
La nave di Teseo | Bompiani
Narrativa
ISBN 978-8845279447
Cartaceo 12,35€
Ebook 3,99€

Sinossi 

Linda ha 31 anni e, agli occhi di tutti, la sua vita è perfetta: vive in Svizzera, uno dei paesi più sicuri del mondo, ha un matrimonio solido e stabile, un marito molto affettuoso, figli dolci e educati, e un lavoro da giornalista di cui non si può lamentare. Ma d'un tratto inizia a mettere in dubbio questa sua quotidianità, la prevedibilità dei suoi giorni. Non riesce più a sopportare lo sforzo che le richiede fingere di essere felice. Tutto questo cambia quando incontra per caso un suo innamorato degli anni dell'adolescenza: Jacob. È diventato un politico di successo e, durante un'intervista, finisce per risvegliare un sentimento che la donna non provava da ormai troppo tempo: la passione. Ora Linda sarà disposta a tutto per conquistare quell'amore impossibile, e dovrà esplorare fino in fondo tutte le emozioni umane per poter poi trovare la redenzione.

Andrea Pistoia
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Recensione: M. Il figlio del secolo, di Antonio Scurati

Recensione: M. Il figlio del secolo, di Antonio Scurati

Recensione: M. Il figlio del secolo, di Antonio Scurati

Libri Recensione di Beatrice Rurini. M. Il figlio del secolo, di Antonio Scurati, Bompiani. Il fascismo raccontato dai fascisti, affinché la condanna sia più efficace.

Avvio folgorante e trascinante, colma una enorme e gigantesca lacuna nella conoscenza e consapevolezza civica degli italiani. Continuo la lettura con l'idea che sarebbe bello che in molti leggessero e commentassero questo romanzo non scontato ed eccezionale.
Antonio Scurati ci intima che bisogna comunque raccontare il fascismo attraverso i fascisti affinché la condanna sia più efficace.
Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. 
Ma non per questo non si può romanzare la sua storia.
Non è inventato nulla del dramma di cui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa.
Coeso, brillante nella scrittura, epico nell'ispirazione poetica, assai espressivo nella sua invasiva descrizione psicologica di tutti i personaggi che hanno partecipato alla storica evoluzione del soggetto.
Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti cui l’autore attinge (e di cui ci fa partecipi a ogni termine di capitolo) ma soprattutto per l’effetto che produce. 


M. Il figlio del secolo

di Antonio Scurati
Bompiani
ISBN 978-8845298134
Cartaceo 20,40€
Ebook 14,99€

Sinossi
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale". Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

Beatrice-rurini

Beatrice Rurini
Sono appassionata di lettura e musica sin da piccola. Ho conseguito la maturità magistrale (senza insegnare), studiato pianoforte e violoncello. Lavoro come restauratrice d'arte. Sono sposata con prole e, soffrendo d'insonnia, mi appoggio alla lettura per evitare di stare con le mani in mano.
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Veronika decide di morire, di Paulo Coelho

Veronika decide di morire, di Paulo Coelho

Libri Recensione di Ornella Nalon Veronika decide di morire, di Paulo Coelho, Bompiani, 2014. Un romanzo sensibile, con una vena autobiografica, che ridimensiona la distanza tra follia e normalità, inseguendo il dono più prezioso: vivere ogni giorno come un miracolo.

Una giovanissima donna decide di suicidarsi con un miscuglio di compresse.
Non è depressa, non ha particolari problemi, è solo disinteressata alla vita e spaventata. Spaventata di dover condurre a lungo un'esistenza insignificante e ripetitiva, in cui tutto appare sempre uguale. A ventiquattro anni ritiene di avere vissuto abbastanza e desidera porre fine a quella visione monocolore del suo mondo. La morte sarebbe stata una liberazione, una salvezza.
Veronika, viene trovata agonizzante e ricoverata d'urgenza a Villette, una casa di cura per malattie mentali di recente costruzione e piuttosto rinomata nella capitale slovena.
Dopo qualche giorno di coma, viene salvata, ma i medici le riferiscono che il trauma subito le ha provocato una necrosi a un ventricolo cardiaco e che questo la condurrà entro pochissimo tempo alla morte.
La ragazza riceve la notizia con una lieve soddisfazione; dopotutto il suo gesto non è stato un totale fallimento. Tuttavia, durante la notte, comincia a provare un certo timore. Un conto è cercare ed ottenere la morte in pochi minuti, un altro è attenderla per interi giorni.
Decide di attenderla con la solita apatia, pazientemente, ma un po' alla volta pensa a tutto quello che avrebbe potuto fare e non potrà mai più provare e comincia a pentirsi del suo gesto.

Intanto, Veronika conosce altri ospiti di Villette e da ognuno di loro riceve qualcosa, uno sprone di vita, quella che si è giocata con una manciata di pillole.

C'è Zedka a cui sembrava non mancare nulla: una bella casa, due figlie, un buon marito, ma ciò nonostante è stata colpita da una grave depressione. Grazie a dei pericolosi trattamenti con l'insulina, ogni tanto viene condotta sull'orlo del coma e lei scopre l'esistenza dei “viaggi astrali”, luoghi non luoghi in cui può incontrare altre “anime” e sentirsi davvero in pace.
Mari, un'avvocatessa di successo che si rende conto di non provare più alcun interesse per il suo lavoro e, alla soglia dei sessant'anni viene mesa in totale crisi da frequenti attacchi di panico. Si fa ricoverare perché la sua vita è ridotta a una spasmodica attesa degli attacchi, che, comunque, non si fanno tanto attendere.
Eduard, un bellissimo giovane affetto da schizofrenia. Lui amava dipingere e voleva avere la possibilità di perfezionare la sua arte per poterne fare un lavoro, ma suo padre lo ha convinto a seguire la sua strada di diplomatico e così ha rinunciato alla sua passione. Ha cercato di assecondare la volontà dei suoi genitori ma la mente non gliel'ha permesso. L'ha condotto in un mondo soltanto suo, inaccessibile da ingerenze esterne, in cui può penetrare solo la musica suonata al pianoforte da Veronika e, forse, il sentimento supremo dell'amore.
Infine, non per ultimo, c'è il direttore della casa di cura. Il dottor Igor che si attiene a fatica alla parte burocratica e finanziaria della sua attività per proseguire il suo scopo principale: quello di esaminare attentamente i suoi pazienti per perfezionare la ricerca che sta facendo e che vuole presentare all'Accademia delle Scienze della Slovenia.

Prima di questo libro, non avevo letto nulla di Coelho, ma ovviamente, ne avevo sentito parlare. 

Di lui mi ero fatta l'idea di uno scrittore profondo, ermetico e difficile. È stata una vera sorpresa scoprire che gli ultimi due aggettivi non gli appartengono.
Veronika decide di morire è un romanzo breve e molto scorrevole, per cui si presterebbe ad essere letto in poco tempo, tuttavia, per il forte tema trattato, esige qualche pausa di riflessione. Sono rimasta un po' destabilizzata dopo il secondo capitolo quando la narrazione viene interrotta da un breve cenno biografico dell'autore, peraltro non raccontato in prima persona, grazie al quale si viene a sapere che anch'egli ha subito tre ricoveri in una casa di cura per malattie mentali, pur non rendendosi mai conto del vero motivo.
Ecco allora che facilmente s'intuisce l'input di questo romanzo e ancora meglio si comprende la sua conoscenza dell'argomento e la palpabile sensibilità con la quale ne parla. Un'occasione, quella del romanzo, per raccontare in maniera indiretta la sua esperienza che indubbiamente ha contribuito a fare di Coelho la persona e anche lo scrittore internazionale qual è, ma anche un modo per esorcizzare la paura, la diffidenza e la derisione che, ancora oggi,  la malattia mentale può provocare.

Innumerevoli sono le considerazioni che si possono trarre da questo libro: prima fra tutte è che solitamente, ci si rende conto dell'importanza di una cosa quando si sta per perderla. 

Di riflesso, questo potrebbe indurre a una riflessione sulla malsana abitudine dell'essere umano a dare tutto per scontato e al suo conseguente senso di latente insoddisfazione.
Ma anche che la maggior parte dei nostri mali può derivare dalla soppressione della nostra personalità, vuoi per soddisfare le aspettative di altri o per volersi conformare al resto della propria comunità, in una corsa all'omologazione sociale che tende a sopprimere l'individualità. Si tende a essere tutti uguali poiché il diverso è visto come un pericolo, a volte un nemico da cui fuggire, altre volte un essere da deridere o compatire.
Non avendo il coraggio di essere diversi, gli individui vanno contro natura.
È grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie.
Inoltre, si desume che la serenità è una condizione difficile da ottenere, ma non impossibile. Sereno può essere colui che scopre, accetta e apprezza la propria natura, imparando ad assecondarla. Dunque, la serenità non può che provenire dall'interno di ciascuno di noi.
Per finire, dopo la lettura di questo libro la distanza tra la normalità e la follia si ridimensiona notevolmente.
La follia è l'incapacità di comunicare le tue idee. È come se tu fossi in un paese straniero: vedi tutto, comprendi tutto quello che succede intorno a te, ma sei incapace di spiegarti e di essere aiutata, perché non capisci la lingua.
Ma è qualcosa che abbiamo provato tutti.
Perché tutti, in un modo o nell'altro, siamo folli.


Veronika decide di morire

di Paulo Coelho
Bompiani
Narrativa Contemporanea
ISBN 8868366266
ebook 7,99€
cartaceo 11,90€

Sinossi
Il giorno 11 novembre del 1997 Veronika, ventiquattro anni, slovena, capisce di non voler più vivere e assume una forte dose di sonniferi. Salvata per caso, si risveglia tra le mura dell'ospedale psichiatrico di Villete, con il cuore stanco e sofferente per il veleno che lei gli ha somministrato. In pochi oiorni a Villete Veronika scopre un universo di cui non sospettava l'esistenza. Conosce Mari, Zedka, Eduard, persone che la gente "normale" considera folli, e soprattutto incontra il dottor Igor, che attraverso una serie di colloqui cerca di eliminare dall'organismo di Veronika l'Amargura, l'Amarezza che la intossica privandola del desiderio di vivere. Veronika spalanca così le porte di un nuovo mondo, un mondo che, attraversato con la consapevolezza della morte, la spinge, sorprendentemente, alla consapevolezza della vita. Fino alla conquista del dono più prezioso: sapere vivere ogni giorno come un miracolo. In questo romanzo, nella storia della giovane Veronika, Paulo Coelho riversa la sua personale esperienza, i ricordi di tre anni consecutivi di ricovero in un ospedale psichiatrico, dove lo scrittore venne rinchiuso solo perché considerato "diverso". E riesce ancora una volta a mostrare al lettore come il miracoloso e inafferrabile dono della serenità possa essere conquistato in qualsiasi luogo, anche in quelli apparentemente più improbabili. Perché il dono della serenità è nascosto nel cuore di ciascuno di noi..

Ornella Nalon

Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, 0111 Edizioni.
Una luce sul futuro, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto.
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Il Mediterraneo, crocevia di genti e vicende

Il Mediterraneo, crocevia di genti e vicende

Il Mediterraneo, crocevia di genti e vicende - Storia

Storia Di Davide Dotto Dal libro Il Mediterraneo, di Fernand Braudel, qualche riflessione sul Mare Nostrum, che racconta la storia delle comunità che vi si affacciano, commerciando e contendendosi lo stesso territorio, riproponendo la tensione tra Oriente e Occidente, con implicazioni religiose e di altro genere.

L’Europa è nata (e felicemente) dalla unione e dalla lenta fusione di elementi nordici e di elementi mediterranei.
Lucien Fèvre, L'Europa: storia di una civiltà
Il Mediterraneo non è semplicemente un luogo geografico. È un crocevia di genti, vicende, circostanze alla base di equilibri fatti e disfatti. Un tutto in cui diverse identità si fondono, paradossalmente, in un’unità fatta di sovrapposizione, compenetrazione tra civiltà.
Il Mare Nostrum è la storia delle comunità che vi si affacciano, commerciando e contendendosi lo stesso territorio, tra relazioni non sempre amichevoli. Sin dall'antichità si poterono distinguere due universi tendenzialmente ostili: un Mediterraneo Occidentale e Orientale.
Le civiltà hanno dovuto piegarsi insieme ai popoli vinti. Con la grande battaglia di Azio (2 settembre del 31 a.C.), grande perché ha avuto conseguenze incalcolabili, è segnato per secoli il destino dell’altro Mediterraneo. Tale battaglia […] vede la fuga delle navi di Cleopatra, la disfatta di Antonio e dell’Egitto, il trionfo di Ottaviano. È qui, in realtà, che ha inizio l’Impero Romano.
Questo è uno degli scontri che decisero le sorti del Mare Nostrum. È probabile che se avessero vinto Antonio e Cleopatra e non Ottaviano e Livia, avremmo parlato greco e non latino.

Nell’età antica il Mediterraneo era il centro del mondo. 

Appariva sconfinato, secondo il metro delle imbarcazioni a vela. Talmente vasto da rendere avventuroso e interminabile il girovagare di Ulisse. Solo nel canto XXVI dell’Inferno di Dante egli, superate le colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra), si avventura nell’Oceano:
"O frati," dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza

Inf. XXVI 102-120.
Nel mito greco, invece, lo vediamo esplorare il minaccioso stretto di Messina, sorvegliato dai mostri Scilla e Cariddi.  Al di là vi è tutto un territorio da esplorare, vero e proprio Far West dell’epoca (XII sec. a.C.).

Il crollo dell’Impero Romano d’Occidente è cruciale per la storia del Mediterraneo.

Sacro Romano Impero, dal 962 al 1806
Le invasioni barbariche provocarono tutta una serie di reazioni a catena che portarono, a poco a poco, allo spostamento del centro del mondo, alla formazione degli Stati Nazionali, all’Europa che conosciamo.
Pavia, e non Roma, divenne la capitale dei Longobardi. La reggia di Carlo Magno fu posta ad Aquisgrana. L’Impero Carolingio sarebbe divenuto il Sacro Romano Impero da Ottone I  fino alle campagne Napoleoniche.
Su più ampia scala si ripropone la tensione tra Occidente e Oriente, cui si aggiungono e maturano le implicazioni religiose (a partire dalle Crociate dell’XI secolo).
Il Medioevo potrebbe idealmente terminare con il crollo dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453, grazie all’invenzione dei cannoni in grado di abbattere le mura di Costantinopoli, evento che chiude definitivamente un’epoca:
Il Mediterraneo è stato da un lato aggredito direttamente, e dall’altro aggirato per sottrarre agli abitanti delle sue sponde i traffici più redditizi. E a questi ultimi, da allora, il mare non è mai stato restituito.
La conquista del Mediterraneo da parte dei nordici (le invasioni barbariche) ha avuto notevoli ripercussioni sulla storia d’Italia, sta alle radici del Risorgimento e della dominazione straniera (di spagnoli, francesi, austriaci). Il Mare Nostrum si fa crocevia per nuove direzioni.
Nel Seicento rallentano gli scambi a lunga distanza. Gli Imperi coloniali, il neo-colonialismo, infine l'affermarsi delle superpotenze, tolgono il Mediterraneo ai popoli che vi si affacciavano. In età moderna, specie nel corso della Seconda Guerra Mondiale, diviene un'importante zona strategica.

Il Mediterraneo

Il Mediterraneo

di Fernand Braudel
Bompiani
Romanzo storico
ISBN 978-8845251146
cartaceo 13,30€

Il Mediterraneo non ha mai cessato di avere un ruolo rilevante nelle dinamiche della Storia, persino al di là e al di fuori di singoli individui (come un Alessandro Magno, un Cesare, un Carlo Magno e un Napoleone). 

Essi hanno colto opportunità, condizioni uniche e irripetibili, trovandosi al posto giusto nel momento giusto. 
C’è sempre stato un prima che ha determinato i presupposti di quello che è avvenuto dopo. Roma senza i Tarquini (re Etruschi) è inconcepibile; il Rinascimento ha in qualche modo raccolto ciò che si è seminato nel Medioevo; le basi del mondo attuale sono state gettate molto prima di quanto possiamo immaginare. 
Citando un saggio di Fernand Braudel, si può ben dire che non solo il passato spiega il presente, ma anche il presente spiega il passato (Scritti sulla Storia).

Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.
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La malinconia dei Crusich, di Calligarich, e La via della seta, di Cardini e Vanoli

La malinconia dei Crusich, di Calligarich, e La via della seta, di Cardini e Vanoli

La malinconia dei Crusich, di Calligarich, e La via della seta, di Cardini e Vanoli

Libri | Mini recensioni di Beatrice Rurini. La malinconia dei Crusich, di Gianfranco Calligarich, e La via della seta, di Franco Cardini e Alessandro Vanoli: la difficile lettura della storia di una famiglia italiana in cui le figure femminili sono solo di contorno e la fluidità di un saggio intenso e preciso sull'affascinante viaggio nel tempo tra Mediterraneo, Asia Minore e Cina. 


La malinconia dei Crusich, di Gianfranco Calligarich, Bompiani, 2016. Una famiglia italiana in cui le figure femminili sono solo di contorno.

Come in un moderno remake de "Cent'anni di solitudine" di G.G. Marquez, Calligarich vorrebbe presentare al meglio una famiglia italiana in preda alla voglia di emergere e con tutto il bagaglio di italianità che potrebbe raccogliere e modellare in cento anni. Peccato che la terminologia raffinata e la mancanza di punteggiatura adeguata, unita alla prolissità dei capitoli, rende la lettura difficile e lentissima. E là dove un verbo sarebbe necessario, si trovano locuzioni e voli pindarici per provare uno stile nuovo ed impersonale che ammazza la vicenda e smorza la forma
Abbandonato prima della metà, ritengo che se fosse stato scritto in maniera meno didascalica la storia avrebbe avuto più appeal.
I personaggi maschili hanno, nella loro pseudo-sintesi, un taglio psicologico abbastanza delineato, mentre le figure femminili sono solo di contorno, come se non facessero parte della saga.

di Gianfranco Calligarich
Bompiani
Narrativa
ISBN 978-8845281792
ebook 9,99€
cartaceo 17,00€

Quella dei Crusich è la storia vera di una numerosa famiglia vissuta lungo l'intero arco del secolo scorso con due guerre mondiali, rivoluzioni, guerre civili e altri sconvolgenti avvenimenti sotto i cicli della luna a fare puntuale compagnia alla terra ruotante solitaria nell'universo. Tutti i Crusich vivono nell'ombra di una tenace malinconia, una sorta di ineluttabile preventiva nostalgia della vita che rende le loro esistenze particolarmente avventurose e intense. Ombra che spinge il capostipite a navigare per i mari nella vana ricerca di un introvabile altrove per approdare all'inizio del Novecento a Cofù, dove metterà al mondo sei figli. Li seguiremo, soli o con le famiglie, in Italia durante l'acclamata nascita del fascismo, in Africa durante la fondazione di un breve e fragile Impero, in storiche battaglie su aspre montagne abissine, in campi di concentramento per lunghe prigionie sotto il sole dei deserti egiziani. E poi di nuovo in Italia, a Milano, durante la faticosa ricostruzione della città uscita dalle macerie del secondo Grande Massacro Mondiale, a Roma nei movimentati, futili anni della Dolce Vita, in Sudamerica in cerca di vagheggiate fortune. Fino all'ultimo dei Crusich che si imbarcherà a sua volta per una navigazione solitaria lungo le coste della terraferma, i soli luoghi dove forse poter trovare, protetti dal mare e dalla luna, la perduta bellezza del mondo. Una storia di padri e figli che è insieme un'epica saga familiare e un romanzo storico del nostro tempo.


La via della seta. Una storia millenaria tra Oriente e Occidente, di Franco Cardini e Alessandro Vanoli, Il Mulino, 2017. Un viaggio di circa ottomila chilometri, tra Mediterraneo, Asia Minore e la Cina.

Cosa c'è di più poetico di un nome di tessuto per racchiudere più di mille anni di storia? Il saggio racchiude tutto quello che può essere successo, e trasportato, materiale e non, in un viaggio che congiunge l'Europa, prima dei latini e greci e poi degli esploratori, al continente asiatico fino ad arrivare alle sponde opposte. Un viaggio che, paragonato alla portata che ha rappresentato per la storia, sposta il baricentro della nostra geografia dall'Eurocentrismo in cui ci eravamo focalizzati e racchiusi in un più ampio raggio d'azione e pone radici più profonde e complesse sulla globalizzazione che si stava attuando. Quindi non solo merci e spezie ma anche storia, cultura, religioni, guerre, arte e tanto altro vengono descritti con perfezione storiografica, soprattutto per comprendere il caleidoscopio di culture e di cambiamenti verso cui inesorabilmente stiamo andando.
Intenso e preciso, non pesante per essere un saggio, ha il pregio di essere scorrevole e costituito di capitoli relativamente brevi e corredati di bibliografia dedicata se si volesse allargare i temi proposti. Una lettura altamente consigliata ed edificante.

di Franco Cardini, Alessandro Vanoli
Il Mulino
Saggio
ISBN 978-8815273666
ebook 11,99€
cartaceo 13,60€

Una strada, o meglio una rete di strade, un fascio di percorsi terrestri e marittimi hanno spostato nel corso dei secoli uomini, merci e conoscenze dall'estremità orientale dell'Asia sino al Mediterraneo e all'Europa. Romantica e recente, l'espressione «via della seta» restituisce il senso di un mondo vasto, attraversato fin dai tempi antichi da guerre e conflitti ma animato anche dal fervore di scambi commerciali, culturali e politici. Fra montagne e altipiani per questotammino sono transitati spezie, animali, ceramiche, cobalto, carta, e naturalmente la seta. Alessandria, Chang'an, Samarcanda, Bukhara, Baghdad, Istanbul: sono alcune delle tappe di un viaggio millenario che giunge fin dentro al nostro presente. Perché la via della seta non è solo un racconto del passato, ma ha a che fare con il nostro futuro globale.

Beatrice-rurini

Beatrice Rurini
Sono appassionata di lettura e musica sin da piccola. Ho conseguito la maturità magistrale (senza insegnare), studiato pianoforte e violoncello. Lavoro come restauratrice d'arte. Sono sposata con prole e, soffrendo d'insonnia, mi appoggio alla lettura per evitare di stare con le mani in mano.
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Recensione: La Verità sul caso Harry Quebert, di Joël Dicker

Recensione: La Verità sul caso Harry Quebert, di Joël Dicker

Libri | Recensione di Nicolò Maniscalco. La Verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker, Bompiani, 2015. Un salto temporale di oltre trent’anni tra le due vicende del thriller, un cold case, una domanda che attende risposta: chi ha ucciso Nola Kellergan?


Ho letto un libro che spiega come si scrive un libro: La Verità sul caso Harry Quebert, di Joël Dicker.
Molti penseranno che si tratti di un manuale di scrittura.
Niente di più errato!
Ho letto un romanzo, anzi un thriller, scritto come una storia vera e, trattandosi di un cold case, con molte trasposizioni temporali dal presente romanzato, al tempo dei fatti accaduti e viceversa, in una sequenza d’indizi senza respiro che portano il lettore ora su una pista ora su un’altra.
Tutto questo con il continuo riferimento alla… “costruzione del racconto stesso”, che nasce e cresce man mano che gli avvenimenti si susseguono.
La storia gira intorno alla scrittura di un potenziale best-seller da parte di Marcus Goldman (anche se lo scrittore soffre di una momentanea sindrome da “foglio bianco”) e alla scoperta, dopo più di trent’anni, del cadavere dell’allora quindicenne Nola Kellargan.
Le due cose sono legate dal fatto che il best–seller di Marcus descrive puntualmente la cronaca delle indagini sulla scomparsa e sull’omicidio di Nola.
A essere accusato è Harry Quebert, scrittore, amico e maestro di Marcus. Inizialmente perché il cadavere viene trovato nel suo giardino ma poi la sua posizione si aggrava con la scoperta del folle amore tra lui e la piccola Nola.
All’epoca dei fatti Harry era già più che trentenne perciò l’amore proibito con la quindicenne, nel tipico puritanesimo americano, è una prova di colpevolezza. L’amore tra i due, però, è puro e sincero nonostante la differenza di età.
Per quest’amore Nola è disposta a qualunque sacrificio fino a macchiare la sua immagine di ragazza candita. Qui si concretano situazioni che catalogano Nola con ambiguità, ma subito dopo l’autore la riabilita descrivendola come una ragazza per bene vittima del suo amore per Harry, per poi insinuare nel lettore ancora qualche ripensamento, in un continuo e inutile giudicare.
La missione di Marcus Goldman è riabilitare l’amico e, appunto per questo, scrive il romanzo La verità sul caso Harry Quebert.
L’ambientazione è quella del tipico paese americano poco più che rurale, soprattutto nella trasposizione al 1975, anno in cui scompare Nola: ci sono le tipiche villette anglosassoni con giardino e non manca il solito pub (il Clark’s) dove si beve birra a fiumi e si mangiano hamburger e hot dog e dove, sempre al solito tavolo, Harry scrive il suo best-seller che s’intreccerà con quello di Marcus.
Gli abitanti, inizialmente, sembrano persone avulse dai fatti ma poi si scoprono intrecci che stuzzicano l’interesse del lettore.
Insomma la trama è intricata e solo alla fine, con la spiegazione dell’accaduto, si sciolgono gli intrecci e, una volta svelato l’arcano, la soluzione appare ovvia.
Un romanzo che ha avuto più di mille recensioni, tra le quali alcune negative soprattutto per il numero di pagine e, per la verità, alcune sono ridondanti, forse Joël Dicker avrebbe potuto ridurle un po’.
Non sono invece d’accordo con chi l’ha criticato per la mancanza d’indagini scientifiche senza considerare il periodo del delitto (gli anni settanta) o con chi non ha trovato scorrevoli i dialoghi, personalmente mi sono fatto prendere dalla storia e non mi sono accorto di quanto sia stata lunga la lettura.
La mia opinione è che si tratti di un ottimo romanzo per la scrittura ma soprattutto per la trama.

La Verità sul caso Harry Quebert

di Joël Dicker
Bompiani
Thriller
ISBN 978-8845282676

Sinossi
Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.
Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo. 
La verità sul caso Harry Quebert è un fiume in piena, travolge il lettore e lo calamita dalla prima all’ultima pagina. è il giallo salutato come l’evento editoriale degli ultimi anni: geniale, divertente, appassionante, capace di stregare prima la Francia, poi il mondo intero.

Nicolò Maniscalco Gli scrittori della porta accanto

Nicolò Maniscalco
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