Gli scrittori della porta accanto
Articoli di Nicolò Maniscalco
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L'agility dog e gli altri sport cinofili

L'agility dog e gli altri sport cinofili

L'agility dog e gli altri sport cinofili

Lifestyle Di Nicolò Maniscalco. Gli sport cinofili consolidano la millenaria coesistenza tra l’Homo sapiens e il Canis lupus familiaris.

In un mio articolo di qualche tempo fa, ho descritto l’antico rapporto tra uomo e cane. Rapporto nato nel periodo mesolitico [1], quando tra i lupi e gli umani è iniziata una proficua collaborazione nell’attività venatoria. Per molti antropologi e biologi è stata proprio questa che ha dato la direzione all’evoluzione sia umana sia canina (prima quella naturale, poi quella prodotta dall’uomo nella formazione delle razze). Via via che il sodalizio si rafforzava si aggiungevano molte altre attività che affiancavano i vari mestieri.

L’uomo nel tempo ha sostituito molte di queste attività con altre traslate da quelle originarie.

Nasce così tutta una serie di sport legati a mestieri via via meno praticati nella vita di tutti i giorni: il tiro con l’arco e, secoli dopo, il tiro a segno, il tiro al piattello, l’equitazione moderna. Per non parlare di quelle ereditate dagli antichi greci e romani: il pugilato, la lotta, la maratona e le varie specialità dell’atletica.
Anche i lavori che per secoli hanno coinvolto l’uomo e il cane non esulano da questo contesto, la pastorizia in primis ha donato gare di Sheepdogs con trials europei nel Continental Sheepdog Championship.
Dalla storia venatoria provengono molte discipline cinofilo-sportive, attività che utilizzano l’olfatto e la vista del cane e il suo istinto predatorio.

Ci sono sport cinofili che derivano da altre competizioni, come l’Agility dog che nasce in Inghilterra come esibizione tra una manche di Equitazione e l’altra, utilizzando ostacoli ridotti traslati dal campo di Salto.

Ma ora veniamo al “binomio moderno”, quella coppia che negli sport cinofili si chiama generalmente conduttore e cane.
Un punto fermo, quando si parla di attività cinofilo-sportive, è il divertimento che dev’essere principalmente del cane! Un cane non motivato a fare una qualunque attività o non la fa o la fa per far piacere all’umano, quindi non la fa volentieri.
Non cadiamo in equivoci: quando un cane non è motivato si percepisce benissimo ed è innaturale forzarlo a fare un’attività che non gli è congeniale.

In genere le cosiddette razze da lavoro, selezionate per i più svariati compiti, sono le più indicate per esercitare queste mansioni sportive.

Perché geneticamente e culturalmente [2] sono atte ad affiancare l’uomo nei suoi mestieri, ma nulla toglie che esponenti di qualunque razza possano diventare atleti, purché si divertano e traggano beneficio dallo sport. La diversificazione razziale canina ha obbligato le varie Federazioni e Associazioni cinofilo-sportive a dividere per equità gli individui in taglie in base all’altezza al garrese. Esiste poi una divisione in classi in base all’esperienza del cane.

Sono molti gli sport cinofili, molto più di quelli che normalmente si pensi e spaziano sull’intero universo-cane, esaltando le varie caratteristiche di questa specie.

Prima di descrivere le più frequentate tracciamone un elenco legato alle caratteristiche dell’animale.
La caccia (non quella umana, ma quella originaria dei branchi di lupi), quindi l’istinto predatorio e l’inseguimento con le tecniche di cattura della preda, sono sfruttate come traslato nelle competizioni di Sheepdog, dove il compito del cane è quello di condurre un gregge dall’ovile ai pascoli e viceversa, radunando tutte le pecore seguendo i segnali del pastore (conduttore). Ma deve anche isolare singoli capi, ad esempio, per la tosatura o per altre attività umane. 

Tutto questo il cane lo fa esattamente come lo facevano i suoi avi e come lo fanno tuttora i lupi attaccando una mandria. 

Ovviamente di tutte le fasi verrà a mancare la consumazione, la povera pecora è salva! A questo proposito occorre esaltare il rispetto dei concorrenti dei trials nei confronti di entrambe gli animali: cane e pecora.
La socialità canina è rappresentata nel lavoro di gruppo, ecco che l’uomo ha inventato uno sport che sfrutta questa caratteristica: il Flyball, dove una squadra di quattro cani ne sfida un’altra in una staffetta mozza fiato avanti e indietro su un percorso rettilineo che vede vincitrice la squadra più veloce.
Tutto in un minuto

Tutto in un minuto

di Nicolò Maniscalco e Diego Piccardo
PubMe – Collana Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Saggio
ISBN 1254581681
Narrativa
ebook 2,99€
Cartaceo 15,00€

Il più conosciuto sport cinofilo, e più antico dopo quelli venatori e lo Sheepdog, è l’Agility dog, dove il binomio si cimenta in un percorso a ostacoli.

Conduttore e cane corrono fianco a fianco, il primo impartisce segnali verbali e posturali indicatori degli ostacoli da affrontare. Vince la competizione chi termina il percorso senza errori e nel minor tempo.
Derivati dall’Agility dog e in versione acquatica c’è il Freestyle all’interno dei Water Games: circuito e ostacoli in piscina!

Un altro sport conosciuto e nato più o meno negli anni dell’Agility dog è l'Obedience.

Disciplina nata per valutare le capacità di un binomio uomo-cane di eseguire una routine di esercizi via via più elaborati salendo con le classi.
Recentemente è stato importato dal centro Europa un nuovo sport, l’Hoopers, che sfrutta le capacità del cane di ascoltare e ragionare (si ho scritto "ragionare", perché il cane è in grado di farlo) sulle indicazioni date da un conduttore, che in questo caso si chiama “navigatore” perché proprio come quello dell’auto indica al cane un percorso su un terreno che può essere vasto come un campo di calcio, la difficoltà sta nel fatto che il navigatore umano resta confinato un cerchio di due metri di diametro, facendo correre il cane tra vari ostacoli sull’intera area di gioco indicandogli la strada da percorrere.
Il cane si muoverà all’interno del percorso ascoltando queste indicazioni.
Secondo me questo è di gran lunga il più difficile sport cinofilo.
Quelli descritti sono solo cinque della quarantina di discipline cinofilo-sportive, nate e sviluppate dall’uomo, per vivere momenti spensierati con il proprio cane. Ecco perché si può affermare che questi sport si sono diffusi per consolidare la millenaria coesistenza tra l’Homo sapiens e il Canis lupus familiaris.

[1]Il mesolitico è il periodo centrale dell’età della pietra (circa da 12.000 a 10.000 anni fa); alcuni studiosi fanno risalire l’inizio della domesticazione anche prima, ma la maggioranza concorda con questo periodo.
[2]Il termine “culturale” abbinato alle caratteristiche del cane l’ho già utilizzato nell’articolo precedente.

Immagine di copertina: © Nicolò Maniscalco | Honey durante una competizione di Agility Dog.

Nicolò Maniscalco
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I libri: la trasmissione del sapere nei secoli

I libri: la trasmissione del sapere nei secoli

I libri: la trasmissione del sapere nei secoli

Professione lettore Di Nicolò Maniscalco. I libri: la comunicazione scritta e la trasmissione del sapere nei secoli.

Verba volant scripta manent disse un giorno Caio Tito al senato romano.
Lui lo fece per consigliare la prudenza nello scrivere perché ciò che è messo per iscritto rimane leggibile nel tempo ed è inconfutabile. Facendo una riflessione su quella frase latina, però, si può affermare che la storia dell’uomo, nel passaggio dalla tradizione orale a quella scritta è alquanto cambiata.

Tutti gli esseri viventi, in qualche maniera, hanno bisogno di comunicare tra loro per la propria sopravvivenza. 

C’è chi lo fa in modo molto semplice – anche se a volte ricorre a meccanismi di una certa complessità – chi in modo complesso.
Nel primo caso ciò avviene tra le radici di piante diverse nello scambiarsi i segnali di pericolo. Si pensi, nel secondo, alla cosiddetta danza dell'otto delle api: con questo complesso stratagemma l'ape esploratrice comunica alle compagne dove si trova – a quale distanza e in quale direzione – una riserva di cibo rispetto all'alveare e al sole.
Queste, però, sono tutte comunicazioni destinate a replicarsi sempre con lo stesso cliché.
L’uomo invece, grazie all'evoluzione, ha raggiunto una capacità cognitiva che lo mette in grado di sfruttare il cervello, oltremodo sviluppato rispetto agli altri animali; e le mani, capaci tramite il pollice opponibile di fare cose mirabolanti. Da qui la necessità di elaborare ciò che vede, le proprie esperienze di vita rappresentandole sulle pareti delle grotte, dove vive.

Come essere vivente, quindi, è insita anche nell'uomo, l'esigenza di comunicare con i propri simili. 

Nei secoli, lo fa con regole e strumenti via via più complessi, partendo appunto dall'arte rupestre, alla scrittura cuneiforme, passando per i geroglifici, l’alfabeto – e alla loro espressione nella scrittura moderna – fino a arrivare alla contemporaneità di Internet.
A questo punto occorre porre l’accento su quello che lega tutti questi aspetti evolutivi. È proprio la scrittura, un’azione convenzionale per la quale un uomo scrive una frase che un altro uomo potrà leggere e interpretare. Manca da menzionare il supporto utilizzato. Dopo le pareti naturali delle grotte ne inventa di artificiali: tavolette da incidere, foglie di papiro sulle quali dipingere segni, fino ad arrivare all'invenzione della carta e, finalmente, il libro – non a caso scrivo tutto questo nel mese dedicato ai libri: Il Maggio dei Libri.

È noto che un ruolo fondamentale, nella storia del libro, l’ebbe Gutenberg nel 1452, con l’invenzione dei caratteri mobili per la stampa. Ma spesso ci si dimentica di secoli di tradizione amanuense.

Mi ha colpito quest’aspetto leggendo Il nome della Rosa di Umberto Eco, romanzo nel quale, com'è noto, la storia si svolge in un Monastero Benedettino di frati amanuensi e miniatori.
Mi è parso del tutto evidente che se oggi possiamo leggere quello che altri nostri simili scrivono e vivere con loro le emozioni che hanno voluto trasmettere, un po’ – ma un bel po’ – lo dobbiamo proprio a questi frati che per secoli hanno scritto con le loro mani la nostra storia.
Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.
Umberto Eco, Il nome della Rosa


Immagine di copertina: © Thomas Kelley
Nicolò Maniscalco Gli scrittori della porta accanto

Nicolò Maniscalco
L'infinita quantità dei suoi hobbies li rende assolutamente non tutti elencabili, tra questi: l'Agility Dog, che pratica con i suoi amati Border Collie, e la lettura di libri e fumetti.Dopo anni d’indecisione, inizia a scrivere un po' per gioco un po’ per mettersi alla prova.
Il Labirinto della Memoria, Zerounoundici Edizioni.
Nucleo operativo A5, Selfpublished.
Il confronto, Zerounoundici Edizioni.
I segreti di Adelita, Zeroundici Edizioni.
Il buio di Etiopa, PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.
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Thriller: 3 best seller di Amazon

Thriller: 3 best seller di Amazon

Thriller: 3 best seller di Amazon

Professione lettore Di Nicolò Maniscalco. #iorestoacasa, leggere in quarantena: tre thriller inseriti tra i best seller di Amazon.

Nel mio tempo libero, normalmente, alterno l’attività sportiva dell’Agility Dog con la lettura e la scrittura. L’avverbio normalmente è da intendersi durante i periodi normali, quelli privi della presenza del SARS-Cov-2. Dall'8 marzo scorso sono trascorse settimane che mi sono sembrati mesi perché questo periodo non fa parte della normalità, giacché il governo ha deciso, giustamente, di farci trascorrere in casa queste giornate per non incontrare per strada un essere invisibile ma molto pericoloso.


Allora, nell’impossibilità di praticare l’agility dog, se non qualche esercizietto cinofilo casalingo, ho dato sfogo alla lettura e alla scrittura. In verità ho letto più di quanto abbia scritto.
Durante la quarantena di tempo ne ho avuto e ne ho, così sono riuscito a leggere tre libri, più un quarto in process, ma è dei primi tre che vorrei fare un commento perché, pur essendo tutti catalogati nello stesso genere, il thriller, sono molto diversi tra loro.

Ho letto per primo Delitti Vaticani di Adam Thomson e non nascondo di averlo fatto incuriosito per la sua posizione tra i bestseller dei gialli su Amazon.

Questo romanzo ha più ottocento recensioni per lo più positive – ha una media di quattro stelline – ma non ne comprendo il motivo.
Tra le recensioni positive è citato lo stile scorrevole, l’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi, la verosimiglianza dei colpi di scena (pochi per la verità), ed è tutto vero ma è altrettanto vero che, come sostiene chi ha dato un giudizio negativo, non si può definire thriller un romanzo senza intreccio, senza mistero e, soprattutto, senza un accenno di colpo di scena finale.
Il romanzo inizia con il ritrovamento di sette cadaveri nella dimora vaticana che un cardinale divide con il suo collaboratore e qui il lettore si aspetterebbe una serie d’indagini per far luce su questi omicidi, indagine che non c’è. Il romanzo è la descrizione di una Chiesa corrotta e per certi versi spietata che fa da sfondo a continui scontri tra opposte fazioni. Non è un thriller ma un romanzo di narrativa politico-religiosa e, in quest’ottica, per gli amanti di quel genere è un romanzo più che godibile, ma non catalogabile come thriller: in un thriller non può mancare la suspense, l’intreccio di un’indagine e un mistero svelato solo alla fine. Ecco cosa manca, secondo me, in questo romanzo: un alone di mistero!
Delitti vaticani di Adam Thomson

Delitti vaticani

di Adam Thomson
Amazon
Thriller
ISBN 978-1095363430
Ebook 2,99€

Il secondo libro che ho letto è un romanzo che, non penso di sbagliare, definirei thriller storico:  L’angelo di Monaco di Fabiano Massimi. 

Questo romanzo ha più di cinquanta recensioni con una media di poco superiore alle quattro stelline. Per me, di stelline, ne vale cinque perché è un giallo intrigante, con vari colpi di scena. Forse qualche colpo di scena di troppo che, però, non disturba più di tanto. Devo dire che per essere un thriller storico, ha qualche imprecisione, come riporre una pelliccia in una busta di plastica trasparente negli anni trenta! Ma sono imprecisioni del tutto veniali che non intaccano il mio giudizio positivo. La trama è tipica del giallo e il romanzo inizia con il classico intervento della polizia, nella figura del commissario Sauer, chiamata in un appartamento di Prinzregentenplatz, a Monaco di Baviera. L’intreccio inizia con la sorpresa che Geli Raubal, la vittima, è la nipote di Adolf Hitler, «lo zio Alf», che ne è anche tutore.
È il 1931 e Hitler non è ancora né Reichskanzler, né Führer ma è già un politico chiacchierato e per tutti sarà il vincitore delle imminenti elezioni della ormai finita Repubblica di Weimar. Gli inquirenti trovano Geli in una stanza chiusa a chiave e in un lago di sangue, accanto alla pistola dello zio, sicché tutto fa pensare a un suicidio. Sauer inizia le indagini, pressato dai superiori affinché siano brevi, ma ci sarà anche chi lo spronerà ad andare fino in fondo e arrivare alla verità, quale che sia! «Lo zio Alf» ha un alibi e le testimonianze lo confermano ma saranno proprio queste apparenti certezze a istillare il dubbio al commissario Sauer... e qui mi fermo per non fare spoiler.
È una lettura gradevole sia per gli amanti del giallo classico, sia per gli amanti del thriller storico.

L'angelo di Monaco

di Fabiano Massini
Longanesi
Thriller storico
ISBN 978-8830454002
Ebook 9,99€

Infine, il terzo romanzo: Scheletri nell'armadio di Nicola Rocca, un thriller particolarmente lungo – due volumi per un totale di più di 550 pagine – che racconta la storia di uno scrittore che diventa famoso e per questo teme i suoi... scheletri nell'armadio. 

Anche questo romanzo è tra i best-seller di Amazon, con un giudizio complessivo molto positivo, al quale mi allineo.
L’autore dispensa indizi fin dall'inizio, costringendo il lettore a una verifica continua del proprio convincimento sullo svolgersi della trama che è tutt'altro che banale e piuttosto intricata.
Il protagonista, Roberto Marazzi, ha quarant'anni, è sposato, ha un posto di lavoro fisso e, come ho detto, è uno scrittore emergente, che nel corso della storia corona il suo sogno con un successo inaspettato: il suo nuovo thriller, Scheletri nell'armadio, scala le classifiche tenendo testa ai grandi della narrativa, così le case editrici fanno la fila per mettere le mani sul bestseller dell’anno.
Proprio mentre il protagonista si sta godendo il successo, cede all'adulterio con una donna molto più giovane di lui e la cosa rischia di costargli cara, se lo dovesse venire a sapere la moglie.
La scoperta di un cadavere fa precipitare la situazione e, per gli inquirenti l’assassino è proprio Marazzi... e qui mi fermo!
Siamo di fronte a un thriller psicologico, che regala una buona dose di suspense e un finale inaspettato, un romanzo che fa riflettere il lettore su i suoi… scheletri nell'armadio.
Scheletri nell'armadio (Vol. 1 e 2) di Nicola Rocca

Scheletri nell'armadio (Vol. 1 e 2)

di Nicola Rocca
Amazon
Thriller
ISBN 979-8609381064 – 979-8609417268
Ebook 2,99€ (Vol. 1 e 2)

Nicolò Maniscalco Gli scrittori della porta accanto

Nicolò Maniscalco
L'infinita quantità dei suoi hobbies li rende assolutamente non tutti elencabili, tra questi: l'Agility Dog, che pratica con i suoi amati Border Collie, e la lettura di libri e fumetti.Dopo anni d’indecisione, inizia a scrivere un po' per gioco un po’ per mettersi alla prova.
Il Labirinto della Memoria, Zerounoundici Edizioni.
Nucleo operativo A5, Selfpublished.
Il confronto, Zerounoundici Edizioni.
Il buio d'Etiopa, PubMe Collana Gli scrittori della porta accanto.
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Il cane: un compagno millenario

Il cane: un compagno millenario

Il cane: un compagno millenario

Di Nicolò Maniscalco. Il cane, un compagno millenario. Dall'incontro tra l’Uomo di Cromagnon e il lupo antico, all'evoluzione biologica nel cane moderno: soccorso, assistenza, compagnia, una simbiosi che ha arricchito entrambi.

È famosa la storiella africana del leone e della gazzella, infatti, quante volte abbiamo sentito dire che gli animali o sono prede o sono predatori?
In realtà la questione è un po’ più complessa e le interazioni tra gli esseri viventi (noi compresi) sono notevolmente organizzate perché provengono da un lontanissimo passato fatto di lotte per la sopravvivenza. Oggi la scienza cataloga queste interazioni condizionate dall’evoluzione in varie categorie legate a differenti meccanismi biologici. Tra questi, solo per citarne alcuni oltre la predazione, si possono prendere in considerazione la coabitazione di un habitat, il parassitismo, capacità infestante nello sfruttare le risorse di un altro essere vivente, o la simbiosi che, contrariamente a quest’ultimo, è il rapporto tra due esseri che beneficiano entrambi del loro interagire. I meccanismi di interazione animale sono molteplici.

Tuttavia, esiste un rapporto molto più complesso e, seppur molto vicino alla simbiosi, difficilmente classificabile tra le varie categorie d’interazione animale. 

Questo rapporto è tra due specie zoologicamente distanti tra loro ma in grado di cooperare molto bene: l’uomo moderno (Homo sapiens sapiens) e il cane domestico. Il legame tra queste due specie è unico in natura e risale alla notte dei tempi, infatti, esisteva già nel mesolitico, periodo dell’età della pietra compreso tra i 12.000 e i 10.000 anni fa, ma alcune ricerche pongono questo incontro addirittura in epoche precedenti.
L’origine del cane è legata a quella del lupo, tanto che vari studi genetici, confermati poi da ritrovamenti paleontologici, hanno riconosciuto il lupo grigio (Canis lupus lupus) conspecifico del cane domestico e per questo catalogato come sottospecie Canis lupus familiaris.
Ora, facendo una digressione e prendendo in considerazione gli animali geneticamente più vicini a noi, i primati della sottofamiglia Homininae e in particolar modo gli scimpanzé del genere Pan (Pan troglodytes e Pan paniscus) con i quali condividiamo la quasi totalità del DNA (intorno al 98%), possiamo notare quanto la possibilità d’interagire con questi nostri cugini sia insignificante se confrontata con quella rivolta al cane. Infatti, è noto che alcuni atteggiamenti dell’uomo e dello scimpanzé siano così simili da essere comprensibili a entrambe le specie (questa comprensione è dovuta a una comune origine genetica) ma è meno noto che la comprensione tra l’uomo e il cane sia di molto superiore ed è ancor meno noto che questa comprensione non abbia un’origine genetica ma sia in gran parte dovuta alla… cultura.

Usare il termine cultura per descrivere la comprensione millenaria tra l'uomo e il cane desta sicuramente una certa perplessità.

Ma non saprei come altro descrivere ciò che avvenne una decina di migliaia di anni fa quando l’Uomo di Cromagnon e il lupo antico s’incontrarono e, dopo svariati secoli di convivenza, unirono le loro forze per meglio competere in molte attività preistoriche che il lupo, evolvendosi lentamente nel cane, imparò a praticare insieme all’uomo.
Tra le prime attività, è da annoverare la caccia: l’uomo preistorico era in grado di creare e utilizzare armi seppur rozze molto efficaci ma non era veloce e agile come un vero predatore e il cane divenne così il suo partner nello scovare, inseguire, raccogliere le prede. Il consumo di carne da parte dei nostri avi preistorici, è stato uno dei motivi per il successo della nostra specie e molti studiosi ritengono che senza l’addomesticamento del lupo-cane questo non sarebbe avvenuto.

Primi piani di cani, compagni millenari dell'uomo.

La frase il cane è il miglior amico dell’uomo è priva di significato se non si fa derivare dalla comune e millenaria, storia di queste due specie.

Nell’antichità, l’uomo è stato un partner così importante per il cane che quest’ultimo ha modificato le sue abitudini alimentari, per esempio, imparando a digerire l’amido (molecola fondamentale nell’alimentazione umana, soprattutto dopo l’avvento dell’agricoltura) e in generale a modificare la sua dieta di carnivoro puro, pur restando anatomicamente tale.
La comune vita millenaria ha inoltre condizionato queste due specie fino a far loro condividere alcune malattie come la dermatofibrosi nodulare che corrisponde all’umana sindrome ereditaria di Birt–Hogg–Dubè ed è stata proprio la scoperta della mutazione nel cane che ha permesso l’analoga scoperta nell’uomo.
Sono molte le capacità di comprensione tra queste due specie, alcune incredibili come quella di percepire, da parte del cane, le direzioni indicate tramite la rotazione degli occhi umani (saper interpretare lo sguardo) o copiarne i gesti dopo averli appresi, quello che in cinofilia si chiama do as I do (fallo come lo faccio io).
Chi abbandona o maltratta un cane disconosce una storia iniziata più di diecimila anni fa.
Nicolò Maniscalco, Il cane: un compagno millenario

La convivenza millenaria con l’uomo ha profondamente mutato la biologia del cane.

Attenzione però, questo non è riferito alla selezione pilotata dall’uomo nel creare le attuali razze canine, ma alle mutazioni che hanno fatto evolvere il cane partendo dal lupo e che sono dovute al miglioramento delle condizioni per la coesistenza con l’uomo, quindi in gran parte per selezione naturale.
In conclusione si può affermare che, partendo dall’antico aiuto fornito dal cane nella caccia, nella pastorizia, nella protezione, arriviamo ai giorni nostri dove, ritroviamo molteplici ruoli ricoperti dai cani nelle interazioni con l’uomo, da quelli complessi come il soccorso (terremoti, valanghe, etc.) o l’assistenza agli anziani o ai diversamente abili, fino a quelli più semplici, ma pur sempre importanti, come la compagnia.
A ben analizzare questo rapporto si deduce che per l’uomo, il cane sia stato e sia tuttora un compagno millenario e su questa considerazione dovrebbe riflettere chi sta per abbandonare o maltrattare un cane non sapendo (o purtroppo, a volte, sapendo) che nel farlo, disconosce una storia iniziata più di diecimila anni fa.

Nicolò Maniscalco
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Creatività: si può allenare o è innata?

Creatività: si può allenare o è innata?

Creatività: si può allenare o è innata?

Professione scrittore Di Nicolò Maniscalco. La creatività si può allenare o è innata?

Due anni fa ho scritto un articolo apparso su questo web magazine, sulla predisposizione alla scrittura, sostenendo che le attività creative come la musica, la pittura, la scultura, la recitazione e, senz’altro, la scrittura, si possono imparare ed esercitare con l’abnegazione dovuta ma se non si è predisposti, difficilmente si raggiungono alti livelli.
Come si possa allenare l’arte dello scrivere, è noto: bisogna leggere, ancora leggere e non smettere di farlo. Certo è importante l’oggetto della lettura. È importante purché sia una lettura che permetta una crescita, insomma una lettura che possa far riflettere lo scrittore in pectore, senza dimenticare lo studio della grammatica, del lessico e della sintassi, inoltre è fondamentale una predisposizione alla creatività ma, formata la base, occorre tradurla in scrittura.
Nell’articolo su citato, sostenendo che le tracce della creatività si avvertono già dallo svolgimento dei primi temi scolastici anche senza diventare necessariamente scrittori, a testimonianza ho trascritto il racconto occasionale (e credo unico) di un mio amico con una grande creatività che consiglio di rileggere.


Se mai avessi avuto il dubbio sul fatto che la creatività fosse una cosa innata da sviluppare, dopo aver ricevuto dal mio amico e vicino di casa il racconto della sua bimba di soli nove anni, quel dubbio si è dissolto. A beneficio di quanto detto trascrivo, anche questa volta, così come l’ho ricevuto senza modificare nulla, il racconto di Miriam.

Favola al contrario

C’era una volta una ragazza molto ma molto brutta.
Un giorno una strega bella ma invidiosa della bruttezza della ragazza, la trasformò in una gatta.
La ragazza diventata gatta scappò per il bosco miagolando per la tristezza, quando il suo lamento attirò un bellissimo gatto che passava di lì.
«Ciao bella gatta, perché sei triste e scappi via?»
«Sai, ero una ragazza brutta e una strega molto bella, invidiosa del mio aspetto mi ha trasformato in una gatta!»
Il gatto, stupito dalla risposta, le disse: «Ti svelerò un segreto. Anch’io ero un ragazzo brutto ma molto brutto e uno stregone bello ma invidioso del mio aspetto mi ha trasformato in un gatto. Ma tu», disse il gatto, «hai per caso una foto di quando eri ragazza?»
«Sì», rispose lei, «me l’ha lasciata la strega per ricordarmi di quando ero ragazza, vuoi vederla?»
«Sì», rispose lui, «voglio vederla, anch’io ho una foto che mi ha lasciato lo stregone per ricordarmi com’ero, se vuoi, te la faccio vedere».
I due gatti guardarono le foto e furono d’accordo sul fatto che entrambi erano veramente brutti. Il gatto a questo punto si ricordò delle parole dello stregone.
«Se un giorno incontrassi una gatta che prima era una ragazza, e solo se entrambi lo vorrete, pronunciando assieme la frase: NOI VOGLIAMO, NOI VOGLIAMO RITORNARE BRUTTI. MOLTO MOLTO BRUTTI, allora l’incantesimo svanirà».
I due gatti si guardarono quindi negli occhi pronti a dire la frase magica. Ci pensarono ancora un istante, occhi negli occhi, aprirono la bocca… e dissero: «MIAO, MIAO…».
Morale: se sei un ragazzo brutto o una ragazza brutta e sei fortunato a essere trasformato in gatto, beh, rimani gatto!

La conclusione è la stessa dell’articolo del 2017: ecco cosa intendo per creatività innata! E voi, che ne pensate?
Nicolò Maniscalco Gli scrittori della porta accanto

Nicolò Maniscalco
L'infinita quantità dei suoi hobbies li rende assolutamente non tutti elencabili, tra questi: l'Agility Dog, che pratica con i suoi amati Border Collie, e la lettura di libri e fumetti.
Dopo anni d’indecisione, inizia a scrivere un po' per gioco un po’ per mettersi alla prova.
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CRISPR-Cas9, l'editing genetico: quali limiti all'alterazione del genoma umano?

CRISPR-Cas9, l'editing genetico: quali limiti all'alterazione del genoma umano?

CRISPR-Cas9, l'editing genetico: quali limiti all'alterazione del genoma umano?

Scienza Di Nicolò Maniscalco. CRISPR-Cas9: l’editing gen... etico. L’aver mappato il genoma umano è stato un grosso passo avanti per la scienza, per la possibilità di combattere molte malattie. Ma ci sono dei limiti all'alterazione genetica dell'essere umano.

È una lunga strada quella percorsa dalla scienza nella manipolazione genetica, partendo dalla clonazione della pecora Dolly del 1996 fino ad oggi. Gli ultimi baluardi della genetica riguardano la CRISPR-Cas9 battezzata con il nome di editing genetico.
L'enzima Cas9 è considerato dai genetisti, una forbice molecolare ed è utilizzato nei laboratori di genetica per ingegnerizzare il genoma. Cas9 si è dimostrato particolarmente indicato per modificare l’espressione di specifici geni, nell’ambito della tecnica dal nome reboante di Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, letteralmente: brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolari, tecnica che, per fortuna dei non addetti ai lavori, è sintetizzata nell’acronimo CRISPR.
La scoperta di questa biotecnologia che sfrutta un meccanismo batterico di difesa immunitaria per contrastare gli attacchi dei batteriofagi, risale al 2005. La pressione evolutiva ha insegnato a questi batteri il taglio di parti di DNA virale poi “cucite” nel proprio genoma e trascritte in RNA per essere riconosciute dall’enzima Cas9 nell’identificare il DNA dell’aggressore e difendersi così da nuove infezioni. Il processo, nella sua essenza, è alla base della transgenesi nella produzione di OGM (organismi geneticamente modificati) ma la tecnica è stata rivoluzionata con l’avvento della CRISPR-Cas9.

È recente la notizia che il biologo He Jiankui della South University of Science and Technology of China di Shenzhen ha modificato il genoma dell’embrione di due gemelle proprio con la tecnica CRISPR-Cas9. 

Lo scopo dell’operazione è legato alla battaglia contro le malattie, infatti, il gene eliminato nel DNA delle due neonate, rende immune le stesse dall’infezione da HIV non permettendo la produzione della proteina recettrice Ccr5 porta d’ingresso del virus e, non solo, essendo la modifica fatta sul genoma, è trasmissibile quindi ereditabile dalla prole.
Il mondo scientifico si è mostrato scettico per la prematurità dell’evento, i più hanno ritenuto che il vero obiettivo fosse l’editing genetico e non l’evitare la malattia e lo stesso Ateneo cinese ha preso le distanze dall’esperimento e dal dottor He Jiankui.
Un’operazione di modifica genomica tramite la tecnica CRISPR-Cas9 era già stata realizzata da vari scienziati statunitensi dell’Institute del Massachusetts Institute of Technology e della Harvard University, modificando il gene di regolazione del colesterolo, chiamato Pcsk9, in alcuni topi di laboratorio, abbassandone il livello, agendo sul fegato. Ma quello di He Jiankui è stato il primo vero esperimento su esseri umani.

La conclusione del vertice sull’editing genetico del 2015 è stata la raccomandazione che l'alterazione genetica nell’uomo rimanga confinata alle ricerche di laboratorio, che devono proseguire in vista degli importanti progressi per la salute. 

Ed è perciò con grande curiosità che gli scienziati hanno atteso la relazione di He Jiankui nel Summit sullo Human Genome Editing di Hong Kong che si è svolto dal 27 al 29 novembre. Per la verità lo scienziato cinese non ha rivelato molto più di quello che era già trapelato, aggiungendo che a breve ci sarà la pubblicazione su una rivista scientifica sulle conclusioni del suo lavoro.
Personalmente sono certo che l’aver mappato il genoma umano negli anni scorsi sia stato un grosso passo avanti per la scienza e per la possibilità di combattere molte malattie ma mi auguro come biologo ma soprattutto come essere umano che la comunità scientifica sappia gestire nel rispetto e nella ricchezza delle diversità, le inevitabili manipolazioni prospettate dall’editing genetico.
La vita reale non è un romanzo di fantascienza e le storture di chi ama le razze elette devono restare in un passato neanche troppo lontano.
Nicolò Maniscalco Gli scrittori della porta accanto

Nicolò Maniscalco
L'infinita quantità dei suoi hobbies li rende assolutamente non tutti elencabili, tra questi: l'Agility Dog, che pratica con i suoi amati Border Collie, e la lettura di libri e fumetti.
Dopo anni d’indecisione, inizia a scrivere un po' per gioco un po’ per mettersi alla prova.
Il Labirinto della Memoria, Zerounoundici Edizioni.
Nucleo operativo A5, Selfpublished.
Il confronto, Zerounoundici Edizioni.
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Genova Est, Genova Ovest

Genova Est, Genova Ovest

Genova Est, Genova Ovest

Di Nicolò Maniscalco. Dal 14 agosto, il crollo del ponte Morandi ha diviso in due Genova. Genova Est, Genova Ovest. E un quartiere abbandonato che le divide.

Mi chiamo Nicolò e abito a Genova Est
No, non cercatela sulle mappe, non la trovereste, Genova Est è un’invenzione creata da una tragedia.
Dal 14 agosto 2018 una catastrofe ha deciso che Genova, come tante altre grandi città, come Berlino, come Gerusalemme, debba essere divisa in varie zone. Ora Genova ha una zona ovest e una zona est, appunto.
Per gli abitanti di Genova Est è difficile raggiungere Genova Ovest e viceversa, perché le strade per farlo sono poche e trafficate.
Molte aziende e istituzioni cittadine ma, soprattutto, molti genovesi si stanno adoperando per costruirle e per migliorare quelle esistenti.
Genova Est e Genova Ovest sono sul mare e non sono le uniche frazioni della vecchia Genova: c’è anche Genova Nord, una Genova montana. Ed è proprio questa porzione della città la figlia diretta della tragedia del 14 agosto. Infatti, il muro virtuale che divide le due frazioni sul mare da quella sui monti è fatto da un quartiere abbandonato per il pericolo del crollo di un mostro di cemento e ferro (più cemento che ferro) creato dall’incuria di chi poteva e doveva vigilare per evitarne l’esistenza.
Ora gli abitanti delle tre frazioni di Genova sono in attesa che chi ha il potere di decidere metta da parte il proprio interesse politico e ricostruisca un ponte che unisca levante e ponente e liberi dall’isolamento la zona a nord.
Il crollo del nostro ponte (lo chiamavamo il "ponte di Brooklyn") è stato inatteso e ha ferito la città. Ci si poteva aspettare la solita alluvione, il Fereggiano che invade le strade o il Bisagno e il Polcevera che esondano allagando ogni dove, ma il crollo del nostro ponte no!
Il crollo del ponte non è dovuto al caso alle calamità naturali ma alla superficialità del dio guadagno ed è questo che ha ferito Genova.
Una ferita grave ma non mortale: Genova sa rinascere come la Fenice.
E i genovesi?
Beh, il nostro mugugno è proverbiale ma quando guardiamo le macerie, non riusciamo a mugugnare, un nodo ci assale la gola e piangiamo perché sappiamo che lì, in mezzo ai calcinacci, ai massi, ai rottami di ferro, sotto quella strada crollata e sdraiata sul Polcevera, poteva esserci chiunque di noi.



Nicolò Maniscalco Gli scrittori della porta accanto

Nicolò Maniscalco
L'infinita quantità dei suoi hobbies li rende assolutamente non tutti elencabili, tra questi: l'Agility Dog, che pratica con i suoi amati Border Collie, e la lettura di libri e fumetti.
Dopo anni d’indecisione, inizia a scrivere un po' per gioco un po’ per mettersi alla prova.
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