Gli scrittori della porta accanto
Interviste di Ornella Nalon
Interviste di Ornella Nalon
Andrea Pistoia presenta: Ancora e mai più (nelle mutande)

Andrea Pistoia presenta: Ancora e mai più (nelle mutande)

Andrea Pistoia presenta: Ancora e mai più (nelle mutande)

Presentazione Libri Intervista a cura di Ornella Nalon. Andrea Pistoia presenta Ancora e mai più (nelle mutande) (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto). Esperienze erotiche tragicomiche di un fidanzato tradito.

Andrea Pistoia


Ancora e mai più
(nelle mutande)

di Andrea Pistoia
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Umoristico
ISBN 979-1254581056
cartaceo 15,00€
ebook 2,99€

Sinossi

«Lo so, sono lunatico. O meglio, da clinica psichiatrica. Quindi, rinchiudetemi e buttate via la chiave prima che faccia altri danni. Oppure lasciatemi libero e godetevi lo spettacolo.»

Può un amore tradito dare il colpo di grazia a tutto ciò che di buono c’è in Edmondo, detto Mondo, spingendolo a manifestare il suo lato più irriverente e cinico?
Da un ventitreenne che vacilla continuamente tra il complesso di Edipo e quello di Rocco Siffredi, gettato nella fossa delle leonesse milanesi, non ci si può aspettare di certo la resa. Affronterà mirabolanti avventure sperando quanto meno di trovare un po’ di felicità “sottocoperta”, in una Mission Impossible tra ragazze della Milano modaiola snob, insicure o mentalmente instabili, e seduttori più agguerriti e implacabili di lui. E cosa può fare se non chiedere aiuto ai suoi sempre-ingrifati amici e al suo datore di lavoro, maestro nell’arte amatoria?
Un romanzo umoristico narrato in prima persona che ci porta dentro la mente di un aspirante latin lover. Per arrivare alla conclusione che Mondo è semplicemente un bravo ragazzo immischiato negli ingranaggi della vita, che sopravvive alternando cinismo acuto a inaspettata sensibilità, comicità spicciola da scaricatore di porto a intelligenza arguta.


L'autore racconta



Diamo il benvenuto ad Andrea Pistoia, già collaboratore per questo blog. Cercherò di approfittare della tua disponibilità: quando e come hai scoperto di volere scrivere? 

Quand’ero bambino, ancora bello e con una folta chioma, mi piaceva inventare storie con i miei giocattoli come protagonisti. Crescendo mi sono innamorato del fantasy per poi saltare da un genere all’altro senza ritegno né vergogna, peggio di un poligamo. Poi un giorno decisi di mettermi in gioco tentando di scriverne uno… E riuscii pure a portarlo a termine! Da lì mi sono sbizzarrito scrivendo in molteplici campi letterari.

Per te, cosa rappresenta la scrittura? Quanto tempo riesci a dedicarle, mediamente? 

Giocare con le parole mi piace e mi diverte. E ammetto che ritrovarmi tra le mani una qualsivoglia mia opera portata a termine m’inorgoglisce e mi emoziona. Al di là dei miei impegni lavorativi, di socializzazione con il resto dell’umanità e di adempiere ai miei bisogni primari di essere vivente, direi che dedico il restante tempo alla scrittura. Il problema maggiore, per quanto mi riguarda, è che porto avanti più progetti contemporaneamente e di conseguenza il tempo non basta mai!

Veniamo al tuo libro, Ancora e mai più (nelle mutande), il tuo primo romanzo, ora in seconda edizione con PubMe, nella collana Gli Scrittori della Porta Accanto, dopo aver già pubblicato nella stessa collana Da zero a 69 nel 2019. Come ti è sorta l'ispirazione della sua trama?

Cercavo qualcosa di diverso, leggero e spensierato. Volevo far divertire divertendomi. Ce l’avrò fatta? Ai posteri l’ardua sentenza!

Un titolo la cui ironia non lascia molti dubbi sul tono usato anche nella narrazione. Ci racconti di cosa parla? 

La trama è molto semplice e realistica: un ragazzo scopre che la propria fidanzata l’ha tradito e qualcosa si spezza in lui, spingendolo a dare un taglio netto alla sua natura di "bravo ragazzo" per diventare un uomo Alpha pronto a conquistare più ragazze possibili. Ma, essendo alle prime armi nella nobile arte della seduzione, le sue saranno più esperienze tragicomiche che erotiche. Potrà però contare sull’aiuto di alcuni amici con i suoi stessi obiettivi… E la sua stessa sfortuna.

Dunque, si può dire che l'ironia sia la principale protagonista del tuo testo. Lo è anche nella tua vita? Secondo te, è un elemento utile, se non propriamente essenziale, per affrontare i piccoli e grandi affanni quotidiani?

Ottima domanda! Se ci guardiamo intorno siamo bombardati da troppa negatività. Di conseguenza, abbiamo bisogno più che mai di staccare la spina, rilassarci e divertirci. Per quanto io non sia la quintessenza della positività tento comunque di non farmi contagiare dai "cattivi pensieri". E il modo più semplice è cercare di trovare la comicità in ogni situazione – e annotare il tutto, in quanto non si sa mai che l’episodio possa diventare fonte d’ispirazione per un futuro libro!

Come dicevo, Ancora e mai più (nelle mutande) è una seconda edizione riveduta e corretta. Ci puoi spiegare cosa ti ha spinto a metterci mano nuovamente?

Per la prima edizione, datata 2015, mi ero avvalso del servizio di self publishing. Ma nei primi mesi del 2021 mi ha attirato l’idea di tentare la strada della pubblicazione attraverso una casa editrice. Prima però di proporre il mio romanzo ho deciso di rileggerlo per sicurezza, in modo da correggere eventuali refusi sfuggiti alla prima pubblicazione. Ma alla fine della fiera ho eseguito un vero e proprio “restyling” dell’intero romanzo per renderlo ancora più scorrevole e coinvolgente. Spero di esserci riuscito!
Tra l’altro, parlando sempre di prima pubblicazione, questo spiega perché trovate già disponibile il suo degno seguito, pubblicato nel 2017, Di donne, di amori e di altre catastrofi.

A tuo avviso, qual è il target più adatto ad Ancora e mai più (nelle mutande)? Che tipo di lettori ti piacerebbe conquistare?

Presuntuosamente direi tutti! Ma ammetto che il romanzo ha una trama e dei personaggi che possono non piacere a chi cerca il politicamente corretto, a chi odia certi atteggiamenti maschilisti e superficiali o a chi cerca un romanzo con il protagonista tutto ‘Sole cuore amore’. Però inaspettatamente ho trovato delle recensioni e dei commenti fatti da donne e ragazze sui blog letterali e sulla mia pagina facebook dedicata al romanzo che mi hanno dimostrato come, preso nella giusta prospettiva di libro goliardico e spensierato, può piacere anche al gentil sesso. Infine, vi si rispecchieranno i ragazzi di oggi quanto gli adulti, i quali leggendolo si ricorderanno dei "bei tempi andati".

Quali sono i tuoi progetti futuri? C'è già qualcosa in corso d'opera? 

La mia immaginazione è sempre in fermento e, sfortunatamente, sforna idee più velocemente di quanto io riesca a realizzarne materialmente. Non è un segreto che uno che si diletta con la scrittura quando termina un progetto ne ha già un altro in cantiere. Per quanto mi riguarda, sto scrivendo un thriller demenziale che mi sta dando da torcere perché è più complesso di quanto avessi immaginato ma mi sta già dando delle soddisfazioni personali. Sfortunatamente va tutto più a rilento di quanto io desideri dato che, ahimè, il tempo libero è ridotto all’osso!

C'è una domanda che non ti ho fatto ma che avresti desiderato? Ecco, puoi fartela da solo e naturalmente, dovresti anche risponderti.

Posso pagarti profumatamente per pubblicare questa intervista?
Volentieri, grazie.

Questa mi ha fatto proprio ridere! Ringrazio Andrea Pistoia per essere stato con noi. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.

Grazie e in bocca al lupo anche a voi e al vostro ottimo sito.




Ornella Nalon
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Intervista al team dell'agenzia letteraria Maple Agency

Intervista al team dell'agenzia letteraria Maple Agency

Intervista al team dell'agenzia letteraria Maple Agency

People A cura di Ornella Nalon. Intervista ad Alessandra Caligaris, Marzia Patti, Paola Di Martino e Tea Pecunia, team di lavoro dell'agenzia letteraria Maple Agency: punto d'incontro tra autori e case editrici.

Maple Agency nasce in un pomeriggio di fine estate quando un gruppo di amiche scrittrici, giornaliste appassionate di letteratura, si ritrovano con il desiderio comune di mettere la loro passione e professionalità al servizio degli scrittori esordienti e non, che sentono la necessità di essere letti e valutati prima di approcciare nel grande vortice dell’editoria.
Alessandra Calligaris, agente letterario, è fondatrice dell'Agenzia letteraria Maple Agency, di cui fanno parte anche Paola di Martino, agente letterario e responsabile editoriale, Marzia Patti, agente letterario e responsabile Ufficio Stampa, e Tea Pecunia, consulente editoriale.
Conosciamole meglio.

Benvenute e grazie per avere accettato la nostra intervista. Vi presentate brevemente ai nostri lettori?

Ciao a tutti e un grazie speciale a Gli Scrittori Della Porta Accanto per questa intervista. Il nostro team è composto da: Alessandra Caligaris, agente letterario e fondatrice, Marzia Patti, agente letterario e responsabile Ufficio Stampa, Paola Di Martino, agente letterario e responsabile editoriale, e infine Tea Pecunia, consulente Editoriale.

Siete le fondatrici di Maple Agency. Ci raccontate com'è sorta l'idea di creare un'agenzia letteraria e perché avete scelto questo nome, magari spiegandoci anche il suo significato?

In realtà la Maple Agency nasce tre anni fa quando, spinte dall’amore e dalla passione per il cinema e le serie tv, abbiamo deciso di unire i nostri sogni e con determinazione abbiamo dato vita alla “Maple Event”, un’organizzazione culturale che si occupa di organizzare eventi nazionali e internazionali. Nel tempo abbiamo capito che un’altra cosa che ci accomunava era la passione per la letteratura e da qui l’idea di espanderci anche sul campo dell’editoria. Il nome è stato inventato da Alessandra, nonché fondatrice della Maple Agency, giornalista e con un’esperienza di quasi 20 anni nell’organizzazione di eventi, e deriva dall’unione delle iniziali dei nostri nomi, nonché dal significato dell’oroscopo celtico che vuole dire “indipendenza della mente”.

Senza voler smorzare in alcun modo il vostro entusiasmo e le vostre giuste aspettative, non credete di avere avuto un bel po' di coraggio a iniziare un'attività di questo tipo, considerando quali sono le condizioni di difficoltà che sta attraversando l'editoria italiana?

Si, senza dubbio abbiamo sempre tenuto conto purtroppo delle condizioni critiche che stanno attraversando un po' tutti i settori lavorativi ma siamo state sempre determinate nel seguire i nostri sogni e con coraggio, positività e speranza, siamo sicure che questo sarà l’inizio di un importante e bel percorso.

Quali sono le consulenze che offre la vostra agenzia?

La Maple Agency segue l’autore in tutto il suo iter letterario, dalla lettura e valutazione del testo, all’editing al fine di rendere migliore il manoscritto da poter poi presentare in ottime condizioni alle varie case editrici con cui collaboriamo. Un aspetto importante che ci contraddistingue è che seguiamo e supportiamo l’autore anche nel post-pubblicazione offrendo importanti e validi servizi Ufficio Stampa e realizzando presentazioni, firmacopie, ecc anche attraverso i nostri eventi.

Quali sono esattamente i vostri ruoli? Per l'espletamento della vostra attività, immagino vi avvaliate anche di altro personale e, in questo caso, con quali altre figure collaborate?

Alessandra essendo la fondatrice si occupa della parte amministrativa e organizzativa dell’agenzia, Paola come responsabile editoriale, lavora a stretto contatto con le editor e con gli autori seguendoli nel loro percorso letterario, Marzia si occupa della gestione e realizzazione dei servizi ufficio stampa collaborando con le agenzie stesse e infine Tea, essendo nostra consulente editoriale, collabora alle nostre proposte letterarie. Ci avvaliamo quindi anche della collaborazione di altre editor, traduttrici e vari Uffici Stampa per offrire servizi migliori.

Se dovesse esistere un autore ideale che volesse ricorrere ai vostri servizi, quale sarebbe? Invece, passando a una prospettiva più pratica, quali dovranno essere le sue caratteristiche e, naturalmente, quelle della sua opera, per essere preso in considerazione da voi?

In realtà non cerchiamo una determinata tipologia di autore e di genere letterario, puntiamo sulla scoperta di nuovi talenti e di autori che hanno nuove e originali storie da raccontare.

Quali sono le case editrici a cui proponete i migliori manoscritti?

Collaboriamo con più di 20 grandi marchi dell’editoria italiana tra cui Mondadori, Feltrinelli, Giunti, Bompiani, Cairo Editore e molti altri, tutti di alto livello, per cui puntiamo sicuramente a delle proposte di manoscritti che siano veramente forti e all’altezza di tali realtà.

Ammesso che dobbiate convincermi di scegliervi tra tutte le Agenzie del panorama letterario italiano, cosa mi direste?

Sicuramente ciò che caratterizza la Maple Agency, oltre alla possibilità di poter accedere a grandi realtà editoriali, degli ottimi servizi che offriamo e che potete visionare sul nostro sito, è la lealtà, la trasparenza e la garanzia di essere seguiti a 360° nell’intero percorso letterario.

Bene, ora che mi avete convinta, non mi resta che ringraziarvi per essere state con noi e farvi un grosso in bocca al lupo per tutto.

Ornella Nalon - Gli scrittori della porta accanto

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Intervista ad Alessandra Nitti e Fabiola Falcone, fondatrici della rivista online Nuove Donne

Intervista ad Alessandra Nitti e Fabiola Falcone, fondatrici della rivista online Nuove Donne

Intervista ad Alessandra Nitti e Fabiola Falcone, fondatrici della rivista online Nuove Donne

People A cura di Ornella Nalon. Intervista ad Alessandra Nitti e Fabiola Falcone, fondatrici della rivista online Nuove Donne, dedicata alle ragazze di oggi, quelle che si reinventano, che non hanno timori, che sanno prendere in mano la loro vita e il loro destino.

Fabiola Falcone è un'insegnante di yoga certificata 500h YTT, life coach, consulente di Ayurveda, una sognatrice che della felicità e della libertà ha fatto uno stile di vita. Scrive per blogs, ha pubblicato alcuni racconti ed è fondatrice della pagina web www.freehappysoul.com
Alessandra Nitti Alessandra è una nomade digitale, scrittrice di narrativa e di articoli di viaggio. Con Arpeggio Libero Editore ha pubblicato la trilogia “L’amuleto di giada” e la novella “Faust-Cenere alla Cenere.” I suoi articoli sono comparsi su Latitudes Magazine, Turisti per Caso e Gli scrittori della Porta accanto.

Diamo il benvenuto ad Alessandra Nitti e Fabiola Falcone. È un piacere avervi nostre ospiti, vi potete presentare ai nostri lettori?

Alessandra Nitti – Ciao a tutti :) forse qualcuno di voi mi conosce già perché scrivo su Gli scrittori della Porta accanto di libri e di tematiche inerenti alla Cina! Oggi però sono qui in veste di co-fondatrice della rivista Nuove Donne con Fabiola Falcone. Inoltre sono una scrittrice di romanzi e di viaggi e insegno italiano agli studenti cinesi. Insomma, mi dedico a tutto ciò che ruota intorno al vocabolario del nostro bellissimo idioma.

Fabiola Falcone – Un piacere essere qui. Mi presento, sono Fabiola, anche io cofondatrice del progetto. Mi definisco una sognatrice che della felicità e della libertà ne ha fatto uno stile di vita. Sono istruttrice di yoga e consulente/praticante ayurveda. A 23 anni ho lasciato l'Italia all'avventura, per inseguire un sogno; oggi, a distanza di sei anni, ho costruito una vita come volevo io, semplice, ma ricca di buoni momenti, sull’isola di Mallorca.

Come è nata l'idea di creare una rivista on-line? Chi delle due ci ha pensato per prima?

Alessandra Nitti – Credo di essere stata io. Era autunno e stavo facendo un viaggio nell’Ucraina Occidentale con il mio compagno. Mentre l’autobus faceva su e giù per i Carpazi e osservavo le zucche affollarsi nei cortili delle case tra le galline, ho avuto una fulminazione. È proprio vero che quando si esce dalla routine vengono fuori le idee migliori. In quel momento ho scritto a Fabiola che mi ha preso in parola.

Fabiola Falcone – Io e Ale potremmo dire che ci completiamo. Quasi ogni giorno, da quando abbiamo fondato la pagina Facebook Nuove donne ci sentiamo, facciamo brainstorming, condividiamo idee, possibili progetti o iniziative. Abbiamo in comune la voglia di fare, la disciplina e la costanza. Siamo persone che davanti a un’opportunità colgono la palla al balzo e non ci pensano troppo per agire. Per quello quando ho ricevuto il messaggio di Ale non ho esitato e ci siamo messe subito all’opera.

Ci spiegate come nasce una rivista, ossia, quali sono i passi da seguire per realizzarla materialmente?

Alessandra Nitti – Innanzitutto bisogna avere tra gli ingredienti essenziali la capacità di usare bene l’italiano e di applicare un linguaggio ad hoc per il target di clienti. Bisogna anche avere collaboratori entusiasti e specializzati in una determinata branca. Senza gli articoli delle altre ragazze, non ci sarebbe nessuna rivista! Come secondo passo bisogna anche possedere delle abilità grafiche, per questo abbiamo coinvolto Fabrizio Falcone che fa il grafico di mestiere. Se la rivista è bella è merito suo, ma come faccia non saprei dirvelo, per me il design è magia. Infine, il tocco finale che diviene quello principale è la creazione della copertina: la foto è di Elisa Rapisarda, impaginata da Fabrizio e possiamo dire che ne siamo tutti molto fieri.

Fabiola Falcone – Oltre agli ingredienti essenziali che ha citato Ale, ci tengo ad aggiungere che ci vuole anche una buona dose di coraggio e entusiasmo. Nella rivista ci sono tanto cuore e dedizione, non solo nostri, ma anche di tutte le persone che hanno contribuito.

Quanto è stato impegnativo, sia di tempo che di energie, far nascere il primo numero? Quale cadenza temporale avrà?

La rivista sarà pubblicata a ogni stagione, ma non escludiamo la possibilità di qualche numero extra. Per il primo numero ci abbiamo messo più o meno quattro mesi, sentendoci praticamente tutti i giorni. È stato un vero e proprio lavoro! Abbiamo passato un sacco di tempo al telefono per capire i temi da affrontare, per scrivere gli articoli, per coinvolgere gente capace, per vedere, rivedere, editare, mettere a posto. Infine, anche l’impaginazione ha richiesto diverso tempo.

Non siete un po' spaventate dalla responsabilità che vi siete assunte con questa bellissima ma non certo semplice iniziativa?

Alessandra Nitti – Certo, ma il vero coraggioso non è colui che non ha timore di nulla, bensì colui che la affronta. La vita fa paura, sempre. Ma se dovessimo darle retta, rimarremmo sempre nello stesso posto. Il nostro compito in quanto umani è, invece, evolverci.

Fabiola Falcone – Nella vita nulla è semplice e le cose più belle e soddisfacenti si ottengono proprio quando si va oltre a ciò che ci spaventa, il mio motto è "buttarsi sempre". Credo che sia proprio quando la vita fa più paura che valga la pena viverla.

Ora parliamo del titolo: Nuove donne. Lascia intendere che vengono trattati prevalentemente gli argomenti al femminile; è così? Perché questa scelta?

Fabiola FalconeNuove donne è più un appellativo per le ragazze di quest’epoca, quelle che si reinventano, che non hanno timore, che hanno preso in mano la loro vita e il loro destino.
I temi sono vari e hanno come protagoniste le donne, ma non trattiamo solo argomenti femminili. Durante la pandemia io Alessandra ci siamo ritrovate, confrontate e riconosciute nella categoria di nuove donne. Avevamo in comune la passione per i viaggi, per la scrittura, per lo yoga e abbiamo pensato di poter dare un’immagine femminile diversa nella quale tante altre ragazze avrebbero potuto riconoscersi: abbiamo aperto anche una pagina Facebook, una community e un profilo Instagram proprio per dar voce a tutte coloro che si rivedono in questa categoria di donne forti, indipendenti e coraggiose.

Ho visto che vi avvalete di numerose collaborazioni, com'è naturale che sia, considerando la varietà di argomenti trattati. Come le avete reperite? Siete aperte a nuove cooperazioni e, nel caso, quali requisiti necessari dovrebbe avere il nuovo aspirante?

Come dicevamo prima, senza l’apporto delle altre ragazze la rivista non sarebbe la stessa. Abbiamo contattato donne di fiducia esperte nel loro campo di scrittura. Alessia è un’appassionata di storia, Chiara lavora come ricercatrice, Loriana è una scrittrice in gamba, Serena recensisce già da tempo, Elisa è una fotografa professionista, e Emma è la fondatrice di una bellissima associazione culturale. Siamo sempre aperte a nuove proposte di collaborazione da parte di giovani donne. I requisiti fondamentali sono tre: capacità di scrivere in un buon italiano, essere ferratissime in un determinato argomento ed essere persone serie, non cerchiamo gente che non rispetta gli impegni. Siamo sempre alla ricerca di storie avvincenti, ci piace leggere di donne che ce l'hanno fatta, che conquistano la propria vita ogni giorno.

Vi piacerebbe che anche gli uomini fossero attratti dal vostro webzine? Come potreste convincerli a seguirlo?

Alessandra Nitti – Ci piacerebbe davvero che anche gli uomini ci leggessero: potrebbero scoprire un sacco di cose che non sanno sul mondo femminile. Voglio sottolineare che la nostra rivista è culturale: trattiamo di grandi donne della storia, di donne scienziato, di stili di vita, libri, racconti, viaggi, tutto visto con occhi delle giovani. Abbiamo volutamente escluso i soliti argomenti etichettati come femminili, cioè il rapporto con l’altro sesso, la maternità e la cura dell’aspetto fisico perché ci sono abbastanza riviste che ne trattano.
Noi vogliamo dare voce e potere alle nuove donne che sanno reiventarsi ogni giorno, che sono libere, indipendenti e acculturate. E gli uomini dovrebbero iniziare a capire, e quindi ad apprezzare, questa nuova generazione rosa.

Nel complimentarmi con voi per l'entusiasmo e l'energia che si intuisce da ogni vostra risposta, voglio concludere con un'ultima domanda: quali obiettivi e quali risultati vi attendete da questa nuova avventura?

Alessandra Nitti – Se c’è una cosa che ho imparato, è quella di non  avere mai aspettative né di attaccarsi ai frutti dei propri sforzi. La vita è bellezza e le avventure si godono lungo il percorso. Quello che sarà sarà, noi saremo felici comunque vada, perché ne siamo felici adesso.

Fabiola Falcone – Ci lasciamo sorprendere, con il sorriso, dalle emozioni del cammino. Credo che in fondo quando le cose si fanno con il cuore, vada come vada, saranno un successo.
Potete leggere più su di noi su www.freehappysoul.com e www.alessandranitti.com
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Intervista a Lucilla Galeazzi, autorevole interprete della musica popolare italiana

Intervista a Lucilla Galeazzi, autorevole interprete della musica popolare italiana

Intervista a Lucilla Galeazzi, autorevole interprete della musica popolare italiana

People | A cura di Ornella Nalon.  Il fronte delle donne: in scena a Roma da martedì 20 febbraio la storia delle donne che mandarono avanti l'Italia mentre gli uomini erano al fronte, ideato e interpretato dalla famosa Lucila Galeazzi, cantante e autrice di musica tradizionale.

È un vero onore avere ospite virtuale del nostro sito Lucilla Galeazzi, una delle più grandi interpreti di musica popolare in Italia.

Benvenuta Lucilla. Umbra di nascita, hai dedicato alla tua terra tutta la tua carriera musicale. Com'è nata la tua passione per la canzone popolare? Quanto porti dell'Umbria nel tuo cuore, ancora, nonostante i tuoi incessanti viaggi che ti hanno portato a calcare le scene dei teatri di tutto il mondo?
Tantissimo ed è inevitabile! Sono nata a Terni, che fino a pochi anni fa era il sito industriale più importante del centro Italia e delle memorie dei canti, delle pene dei lavoratori, i canti dei contadini, l'orgoglio delle brigate partigiane, la consapevolezza dei fini di quelle lotte sanguinose hanno fatto di me una naturale interprete delle loro storie! L'Umbria ce l'ho nel cuore perché le mie radici sono conficcate profondamente li, anche se vivo da anni a Roma. Però mi piace cantare anche in altri dialetti, bellissimi, della nostra tradizione orale.

Hai vinto la Targa Tenco e il premio Città di Loano con il disco “Amore e acciaio”, sei stata insignita del Grammy Awards per il miglior disco classico europeo con l'Ensemble "Arpeggiata", la tua musica è stata scelta come colonna sonora per il film “Il contagio”. Ho citato solo alcuni dei riconoscimenti che hai ricevuto nella tua spettacolare carriera. Potevi chiedere di più, potresti chiedere qualcos'altro?
Sono contenta della mia carriera, faccio parte del mondo della musica tradizionale, sono una cantante-autrice e non potrei essere che quella che sono, ma questo in Italia è quasi inaccettabile! Il divismo ormai imperante nella musica di ogni genere, l' arrotolamento narcisista, esclude un po' tutti coloro che non soffrono di questa malattia! La musica popolare ne soffre un po' meno di altre categorie! Quando vado in altri paesi ricevo riconoscimenti straordinari, vengono televisioni e radio ad intervistarmi ed in Italia è come se non esistessi!


Arriviamo ora al tuo ultimo progetto che ti vede come ideatrice e interprete dello spettacolo teatrale “Il fronte delle donne”. Un viaggio nel tempo feroce della prima guerra mondiale nel quale le donne hanno avuto un ruolo estremamente importante ma, tuttavia, nessuna di loro viene ricordata, nessuna nominata. Ed è così che sorgono spontanee due essenziali domande: dov’erano e dove sono le donne che hanno partecipato alla storia? Perché scompaiono così facilmente dalla memoria collettiva? Per quale motivo hai voluto proporre questo argomento? Quanto tempo e sforzo ti è costato in termini di ricerca e approfondimento storico? 
Ho proposto questo perché tra le mie passioni c'è la Storia e la Storia Orale... da quando ero piccola i miei mi hanno raccontato la vita, la guerra, i divertimenti, le privazioni, i giochi ed io li vedevo mentre me li raccontavano, quindi ho imparato due cose: la Storia narrata dagli storici è fatta di avvenimenti, analisi, dati, statistiche e ricerche in biblioteche, giornali, auto biografie, e va benissimo, ma manca delle "voci" dei protagonisti!; la Storia "piccola", prima degli storici orali, non la raccoglieva nessuno e cioè quella fatta dalle testimonianze delle persone che hanno vissuta la prima e la seconda guerra. Io ho capito molto più dello sfruttamento della manodopera femminile nelle fabbriche tessili dai racconti di mia madre, mia nonna e le mie zie che da tutte le analisi e percentuali degli storici sulle donne a lavoro durante la guerra, per questo nello spettacolo ho messo le une (statistiche) e le altre (le testimonianze). Ho praticamente passato un anno a studiare e scrivere! E poi, siccome la cultura orale si esprimeva tantissimo attraverso i canti, ho messo molti canti popolari di tradizione orale, scritti direttamente dal popolo e dalle donne... quindi è uno spettacolo cantato e recitato.



Cosa ci dobbiamo attendere quando verremo a vedere lo spettacolo? 
Che ne uscirete commossi e più informati! 

Nell'augurarti un grandissimo in bocca al lupo per la tua nuova avventura, ti ringrazio per esserti prestata a questa intervista.

Comunicato stampa dello spettacolo teatrale Il fronte delle donne.


Teatro Vascello - Roma dal 20 al 25 febbraio 2018
Teatro Comunale Secci - Terni 15 e 16 marzo 2018

Senza il loro lavoro, il Paese di sarebbe fermato.
Eppure il loro ruolo è sbiadito, spesso distorto. Quasi completamente omesso.
Dov’erano e dove sono le donne che hanno partecipato al farsi della storia? Perché scompaiono così facilmente dalla memoria collettiva? Si tratta di una censura consapevole e voluta, oppure, cosa ancora peggiore, di un’incapacità quasi automatica di riconoscere autonomia al pensiero femminile? “Il fronte delle donne”, in scena al Tetro Vascello di Roma dal 20 al 25 febbraio e al Teatro Comunale Secci di Terni dal 15 al 16 marzo, nasce da queste domande e svela il fondamentale ruolo delle donne, quasi sempre dimenticato, durante il più grande e devastante massacro bellico che la storia ricordi: il conflitto della prima guerra mondiale del ’15-’18.
Lo spettacolo, ideato e interpretato da Lucilla Galeazzi, tra le più autorevoli voci della musica popolare italiana, vincitrice nel 2006 della targa Tenco per il migliore album folk, si apre con una coinvolgente introduzione letteraria di Maria Rosaria Omaggio, che ne ha anche curato regia e allestimento.
Nel prologo, l’attrice ci riporta indietro di un secolo con l’interpretazione delle poesie di guerra di Ungaretti; le pagine più significative dal voluminoso “Parla una donna – Diario di guerra” di Matilde Serao e i versi femministi di un’insospettabile Ada Negri.
“Il fronte delle donne”, inserito tra gli spettacoli di interesse nazionale nell’ambito delle celebrazioni governative 2014-2018 per il centenario della Prima Guerra Mondiale, porta sul palco otto voci femminili che alternano recitazione e musica, accompagnate da due chitarre e da diversi documenti video.


Narrazioni e testimonianze dirette e storiche si alternano a canti di soldati e donne; immagini di repertorio si fondono con luci e atmosfere per riportare in vita - in modo originale e commovente - i ricordi che sono le radici della vita femminile dal 1915 in poi.
Un viaggio nel tempo feroce della guerra in cui le prostitute portate al fronte nei cosiddetti “casini di guerra” erano obbligate a ritmi inumani: fino a 140 rapporti al giorno. Un tempo in cui le operaie che si ammalavano per i massacranti ritmi di lavoro non potevano restare a casa per paura di essere licenziate; in cui il lutto si trasformò da avvenimento doloroso e privato, a condizione diffusa e pubblica cui le donne - intellettuali e non – reagirono coraggiosamente formando associazioni per l’aiuto ai militari, sostegno alle famiglie, raccolta di fondi per il fronte.
Lucilla Galeazzi si è personalmente spesa in accurate ricerche per riportare alla luce storie e vicende dimenticate. È infatti un infelice dato di fatto la naturalezza con cui i nomi femminili vengono trascurati, persi nella preziosa ricostruzione della tela narrativa di un popolo, di un Paese.
Purtroppo spesso sono proprio le donne a tapparsi gli occhi e la bocca di fronte alla Storia, scritta dai vincitori, preferendo riconoscersi nelle splendenti e rappresentative figure maschili, piuttosto che chiedersi il perché del silenzio sui contributi femminili.
Raccontare, dare riconoscibilità e parole ai fatti accaduti, sono attività fondamentali per la costruzione di un’identità di genere.
Così afferma Dacia Maraini nella bella introduzione al libro Donne nella Grande Guerra.
E nel solco di questo assunto si muove lo spettacolo. Ricordare l’inferno di quel conflitto è infatti doveroso per ritrovare la memoria della Grande Guerra al Femminile e capire come e quanto cambiarono le vite quotidiane di milioni di uomini e donne.

INTERPRETI:
Maria Rosaria Omaggio (attrice) prologo, regia
Lucilla Galeazzi (mezzosoprano) canto, chitarra, narrazione
Sara Marchesi (mezzosoprano) canto, narrazione 
Chiara Casarico (mezzosoprano) canto, narrazione
Susanna Buffa (soprano) canto
Susanna Ruffini (soprano) canto
Marta Ricci (soprano) canto
Nora Tigges (soprano) canto
Stefania Placidi, chitarra




Ornella Nalon

Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, 0111 Edizioni.
Una luce sul futuro, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto.
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Intervista a Domenico Imperato: rock, pop e world music nel nuovo album Bellavista

Intervista a Domenico Imperato: rock, pop e world music nel nuovo album Bellavista

Intervista a Domenico Imperato: rock, pop, elettronica e world music nel suo nuovo album Bellavista

People |  A cura di Ornella Nalon. Esce oggi "Bellavista", il secondo album di Domenico Imperato: minimale nella scrittura e sensibile verso i suoi sconfitti, essenzialità di scrittura quasi alla Raymond Carver con il senso di nostalgia di De Gregori e la solidarietà umana di De Andrè.

Ciao e benvenuto sul nostro web magazine. Più avanti parliamo di Domenico Imperato musicista, ma ora ci fai conoscere un po' dell'uomo che ci sta dietro?
Sono nato ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, da madre pugliese e padre napoletano, ma poi sono cresciuto in Abruzzo, a Pescara. A diciannove anni mi sono trasferito a Roma dove ho vissuto per cinque anni. Poi per un anno a Lisbona in Portogallo e alla fine sono sbarcato a San Paolo del Brasile, dove ho vissuto per quasi tre anni. Provo ad essere un buon uomo e a sfruttare al meglio questa unica vita che ci è concessa cercando un po’ di bellezza in quello che faccio e che mi capita. La musica credo mi abbia aiutato e forse in qualche modo salvato. Ho una testa particolare, un po’ tempestosa, una testaTempesta suona bene. Da sempre sono molto curioso e pieno di voglia di giocare e inventare cose nuove, altrimenti mi annoio. Non so se sarei stato in grado di fare altro; forse il pittore, o forse l’attore, oppure ancor meglio mi sarei potuto mettere in viaggio con qualche compagnia circense in giro per il mondo e dividermi tra i violini, i trapezi e il naso rosso da clown. Ma in realtà, nei tre minuti di una canzone sola, ci può stare po’ tutto questo, quindi credo che alla fine sia andata bene così.


Nella tua nota biografica si legge che sei «metà uomo e metà chitarra», poiché dall'età di dodici anni non hai mai smesso di suonarla.

In quale occasione ti è stata regalata e su tua richiesta? È stato un amore ereditato da qualcuno in famiglia, oppure è qualcosa di soltanto tuo?
La mia prima chitarra, classica per l’esattezza, mi è stata regalata a 12 anni da mio padre, su mia insistente richiesta. Non ne potevo più del flauto dolce… non riuscivo a suonarlo, mi era antipatico come strumento. Facevo le medie e ogni alunno doveva impara uno strumento per la lezione di educazione musicale. Alcuni miei compagni avevano le chitarre ed io le avevo provate qualche volta. Alla fine mio padre su invito anche della professoressa me ne comprò una. Nessuno suonava strumenti in casa, ma mio padre è un talentuoso tenore napoletano da cerimonia. Ha un gran dono vocale ereditato da suo nonno e ha sempre cantato nelle feste di famiglia e tra amici, ma mai al livello professionistico. Il suo repertorio è composto principalmente da canzoni napoletane tradizionali a cappella. Lui mi faceva cantare da piccolo e mi registrava su delle cassette con un piccolo stereo. La chitarra rimase invece qualcosa di solo mio.
Un episodio che ricordo in particolare è che poco dopo aver imparato i primi tre o quattro accordi, presi carta e penna e scrissi due canzoni. Scrissi il testo con una melodia e gli accordi. Fu una cosa che feci dal nulla, per gioco… ma i miei genitori non erano artisti e quando cantai loro i brani rimasero interdetti come a dire: "ma come gli è venuto a questo di scrivere delle canzoni a soli 12 anni?"
Abbandonai la carriera prematura del cantautore e tornai a correre per strada dietro al pallone. Solo verso i 18/19 anni ho ricominciato a scrivere canzoni.

Domenico, qual è stato il momento in cui hai deciso che avresti fatto il cantante? Quant'è difficile vivere di musica ai nostri tempi e nel nostro paese?
Ci sono stati vari momenti, non credo solo uno specifico. È stato un percorso lento, di anni. Forse durante l’anno vissuto a Lisbona si è messa in moto un'accelerazione brusca tra me e la passione musicale. Ho iniziato a suonare chitarra e voce nei locali della città cantando in portoghese, italiano e inglese e sono arrivati i primi cachet. A metà anno suonavo fisso ogni settimana in tre posti diversi del Bairro Alto. Praticamente suonavo tutti i mercoledì, giovedì e venerdì. Cercavo di risparmiare qualcosa da quei primi cachet per comprare una nuova chitarra più professionale che avevo provato in un negozio appena ero arrivato a Lisbona. A fine anno la riuscii a comprare e la uso ancora oggi, insieme però ad altre tre!
È molto difficile vivere di musica, lo era già prima ma con la situazione attuale è diventata una piccola impresa per masochisti e avventurieri. Oggigiorno è dura per tutti, il precariato ci divora e inoltre credo che la deriva culturale sia ben visibile agli occhi di tutti. Se decidi di provare a fare musica di qualità, nel mio caso musica d’autore, diventa ancora più difficile. Ma come direbbe un mio amico: il cantautore deve soffrire! La sofferenza fa parte della sua deontologia e va accettata. La cosa bella è che anche se si fa fatica, alla fine, si fa musica. Ti alzi e ti metti al piano o alla chitarra a studiare un pezzo oppure a rileggere dei versi, a pensarci su e trovare una nuova canzone. Non facciamo i minatori e quindi non possiamo lamentarci. Di questa impresa di fare il cantautore ne ho parlato proprio nel testo di “Bellavista”, la canzone che chiude il disco:
tocca andare, tocca partire, macinare, calpestare / bere vini piemontesi e sfidare i peggiori / i peggiori bevitori, gli scassaminchia dei paesi / masochismo speso a iosa con il rischio della resa / che ci si arrende al tempo e al viaggio, ma tra i denti riesci ancora / a cantarla un’altra nota, a cantarne un’altra ancora / ci vorrebbero tre vite per farla tutta questa vita / che una sola è troppo poca e non si riesce mica
Mi sembra che tu abbia reso perfettamente l'idea!



Sei un artista poliedrico, non solo canti ma componi anche i testi delle tue canzoni e scrivi le musiche. 

Come nascono le tue canzoni? Parti dal testo o dalle musiche? Hai qualche altra alchimia di combinazioni?
Le ispirazioni sono tante, passano e bisogna saperle cogliere. A volte rimangono anche per un po’ nella testa e poi esplodono. È Il caso di alcune storie, soggetti, personaggi particolari su cui magari ti ritrovi a pensare e interrogarti per giorni fino a quando capisci che è il caso di scriverci una canzone. Altre volte una canzone nasce di getto, dettata da una forte emozione che hai dentro, sono le canzoni che escono di pancia e forse in realtà sono le migliori, ma sono anche un po’ più rare. In questo caso scrivi insieme testo e musica. Secondo me è il metodo migliore ma anche il più difficile. Poi si può partire dalla musica, mi è successo più volte, questo metodo è quello preferito dal Maestro Paolo Conte ad esempio. La terza traccia del disco “Nino” è nata così. La musica è stata composta quando vivevo in Brasile ed è rimasta per anni senza un testo. La melodia e armonia si muovono in maniera jazzistica, elaborata, con varie modulazioni, su una metrica precisa e curiosa che complica un po’ il lavoro del paroliere. Alla fine, dopo vari tentativi, sull’ostinato melodico è spuntato fuori:
Nino lui, lui già lo sa! Lui guarda il rosso in cielo e spera!
In altri casi si parte dal testo, magari appunti dei versi o delle pagine intere di quaderno in prosa, oppure in un mix libero di prosa e poesia, poi prendi lo strumento e provi a musicare un verso interessante. Diciamo che il cantautore è lì che strimpella la chitarra o il piano, appunta pensieri, aspetta, cerca, fiuta fin quando non esce quel verso con quella melodia precisa che dà il via alla scrittura.


Come ti arrivano le ispirazioni per comporre le tue melodie? Hai degli orari oppure dei posti particolari in cui la musa ti raggiunge?
Se il testo è qualcosa di più pensato e ragionato, forse la melodia è qualcosa di molto istintivo e viscerale. Mi sembra come se sia qualcosa che arrivi da molto più lontano. Non ho degli orari prestabiliti. Devi essere come un'antenna pronta a captare. Ci sono giorni e periodi in cui senti maggiormente un fermento creativo. Ecco forse più che gli orari ci sono lune favorevoli… la luna un po’ ci aiuta. Ultimamente ci ho fatto caso di più. Negli ultimi tre anni, dopo molto vagare e dopo tante case cambiate, mi sono stabilito in una casa/studio dove si è creata una bella energia e le ultime canzoni sono nate quasi tutte qui.

Quanto c'è di te e quanto invece della realtà che ti circonda nei tuoi testi? 
C’è molto di me e del mio vissuto chiaramente. Poi c’è tanto anche di quello che osservo intorno. Il cantautore deve descrivere anche la realtà che lo circonda e andare a fondo, cercare di emozionare le persone ma forse ancora di più dare coraggio attraverso l’arte. Deve dire la verità sulle cose cercando la forma più bella possibile in canzone.



Le tue musiche hanno una sonorità che riconduce alla musica popolare brasiliana, grazie alla tua permanenza di tre anni in Brasile, per l'appunto, ma per quanto riguarda il genere dei tuoi testi, Domenico, presumi di avere subito l'influsso di qualche cantautore?

Sicuramente. In realtà anche in Brasile la canzone d’autore è molto sviluppata e ci sono alcuni Maestri enormi che hanno scritto capolavori, penso a Chico Buarque, Caetano Veloso, Cartola e molti altri. Sono entrato nei testi brasiliani in un secondo momento quando ho imparato la lingua portoghese a Lisbona e sono ricchi di Poesia e spunti. Però è un mondo poetico a tratti un po’ diverso dal nostro, forse in alcuni passaggi più antico e ancestrale.
Nel mio primo disco si sente l’influenza di questo mondo nei testi delle canzoni, c’è qualcosa di epico in alcuni brani. Questo tipo di scrittura appartiene soprattutto al mondo più popolare e del folklore, un universo molto ricco, che a me piace molto, in Italia penserei a un Modugno o tra i cantautori più recenti a Capossela. Nel secondo disco ho fatto di più i conti con la forma canzone italiana. In passato ho ascoltato molto De Andrè, Pino Daniele, Ivan Graziani e in questi ultimi anni mi sono scontrato anche con la scrittura di Paolo Conte, ma anche di Dalla, Battisti e De Gregori. Questi per me sono i nostri grandi maestri. Poi ci sono alcuni cantautori più recenti che secondo me hanno influenzato la mia generazione intera, in primis Vinicio Capossela, all’inizio degli anni zero tutti i giovani cantautori volevano scrivere come lui. Negli ultimi anni anche Niccolò Fabi ha fatto dei lavori strepitosi e delineato una linea cantautorale che molti giovani credo stiano seguendo. Poi c’è il mondo indie, ma lì come si sa è odio e amore, il discorso diventa complicato... Mi piacciono però Brunori, Colapesce e ho adorato l’ultimo album di Dimartino. Sicuramente si sente l’influenza di tutto questo mondo della canzone italiana quando vai a scrivere un brano tuo ma poi ci sono anche le letture che formano tanto. Credo siano fondamentali per un cantautore. Negli ultimi anni il vizio della lettura è ritornato più di prima, ho letto tanto Fante, Hemingway, Celine, Calvino e Dostoevskij.

Il genere di musica che fai è anche quello che preferibilmente ascolti? Quali sono i tuoi cantanti preferiti?
Suono quello che ascolto, ma in realtà anche no… nel senso che poi ascolto anche tanta altra musica che magari non ho occasione di suonare o suono poco: elettronica, musica classica, jazz, musica africana... Sono onnivoro musicalmente. Sento musica che passa per vari generi e soprattutto parecchia musica straniera. Durante il lavoro di Bellavista ho consumato First Mind il primo disco capolavoro di Nick Malvey, e poi ho ascoltato molto i Calexico, Jorge Drexler, Hindi Zahra, Avishai Cohen, Lucas Santanna e Castelo Branco. Non mi ispiro mai a qualche artista in particolare, se intuisco una somiglianza troppo forte con qualcuno cerco di scappare. Gli ascolti aiutano a crescere, ad arricchirsi di idee e donano spunti interessanti, ma poi credo che il tentativo debba essere quello di creare una proprio firma, una propria originalità diversa da tutti gli altri, e questa è anche la cosa più difficile.

Proprio oggi, 2 febbraio, per Lapilla Records/Ponderosa uscirà “Bellavista”, il tuo nuovo album. 

BellavistaC'è un filo conduttore che collega tutti i brani? Quanto ti è costato in termini di impegno e di tempo? Ce ne vuoi parlare un po'?
Postura Libera è stato il disco del mare: protagonista era l’uomo e il suo percorso esistenziale. “Bellavista” è invece un disco terreno, dove c’è una volontà precisa di spostare la posizione dello sguardo, di andare a scavare a fondo in maniera diversa, utilizzando una lente che va ad osservare e raccontare storie minime, storie quotidiane, storie comuni. I protagonisti di queste canzoni sono personaggi ben ancorati alla realtà quotidiana, presentati fin dall’inizio con i loro nomi propri di persona: “Nino”, “Stefano”, “Adele” e il suo cane, o con un nomignolo come nel caso del brano “Il nano”. Il filo conduttore che lega i brani è proprio questa coralità, questo voler parlare di vari personaggi, questo susseguirsi di undici storie-canzoni. Parallelamente a questi personaggi si muove inoltre nel disco una coppia di amanti e la disillusione per la fine della loro storia d’amore. “Bellavista” è un disco duro, a tratti rabbioso, un disco di presa di coscienza della inevitabile disfatta, ma che allo stesso tempo non abbandona la voglia di una ripartenza di slancio. È costato molto impegno e molta fatica, ma devo dire che ne è valsa la pena. È stata una bella avventura e nonostante il grande sforzo si è lavorato in un regime di grande armonia e crescita.
Tutto il lavoro di produzione artistica e arrangiamento è stato realizzato insieme al polistrumentista Francesco Arcuri. Abbiamo cercato di realizzare un lavoro più completo e maturo del precedente, in cui il rock incontrasse il pop e l’elettronica danzasse insieme alla world music. 
“Bellavista” supera i confini ristretti del Tropicalismo in chiave mediterranea di “Postura Libera”. Dopo un lungo periodo di pre-produzione, realizzato in home studio, il lavoro è stato poi registrato e mixato da Angelo Scogno presso Sonus-Factor ad Atessa, un piccolo paesino dell’entroterra abruzzese. In questo spazio intimo, quasi segreto e nascosto, c’è stata la possibilità di lavorare con un fonico giovane e preparato con la giusta voglia e tempo per sperimentare nuove soluzioni e possibilità. Credo di essere cresciuto molto con questo disco, grazie soprattutto all’amicizia e allo scambio reciproco con Francesco, “Bellavista” mi ha lasciato tanta voglia di fare, di nuova musica e di nuove canzoni… 

Il disco lo potremmo trovare ovunque, ma dove e quando possiamo venire ad ascoltarti dal vivo? 
Sono state fissate le prime date del tour che partirà il 10 febbraio da L’Aquila presso l’Auditorium del Parco per la rassegna Paesaggi Sonori. 
Saremo poi in concerto il 17 febbraio a Pescara, nella mia città, allo Scumm e poi il primo marzo a Roma a ‘Na Cosetta. 
Sono poi in arrivo altre date e basta seguirmi sui miei canali social (ad esempio la pagina Facebook) o sul sito per restare aggiornati. 


A nome di tutto lo staff di questo web magazine, Ringrazio Domenico Imperato per essere stato con noi e gli rivolgo un grosso in bocca al lupo. 
Viva il lupo e grazie a voi!


Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
“Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
“Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
“Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
“Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.
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[Scrittori] Intervista a Renata Morbidelli, a cura di Ornella Nalon

[Scrittori] Intervista a Renata Morbidelli, a cura di Ornella Nalon

Scrittori-Intervista-Renata-Morbidelli

Un caffè con Renata Morbidelli, scrittrice di prosa e poesia, cantante e attrice teatrale, in tutte le librerie online con il suo romanzo fantasy Astèris: la Prescelta, in seconda edizione edito da MDS Network.

Ciao Renata, è un piacere ospitarti. Che ne dici di parlarci un po' di te? Chi è Renata?
Ciao, Ornella! Il piacere è tutto mio! Sono una sognatrice con la passione per la scrittura, il canto e la recitazione che, prevalentemente nel fine settimana, ma anche quando ce n’è bisogno, presta il suo servizio nella biglietteria del cinema della comunità.

Se ti chiedessi di dirmi un solo aggettivo che meglio ti identifichi, quale useresti?
Indubbiamente sarebbe “determinata”! Quando faccio qualcosa che mi piace, per quanto possa essere faticosa, non mollo finché non l’ho portata a termine. La stessa cosa accade quando inseguo un sogno. E così è stato per la pubblicazione del mio primo libro, "Astèris: la Prescelta". Non mi sono fermata di fronte ai primi ostacoli, né di fronte a quelli che sono venuti man mano, a partire dalla stesura, alle ricerche, alla realizzazione della copertina, che è stata frutto di un lavoro di squadra, così come la scelta dei vari contenuti aggiunti, che mi hanno portata alla decisione di pubblicare con il marchio MDS Network. Ogni cosa è stata vista come un’opportunità di imparare e non come un mero ostacolo.

Sei un'artista poliedrica: scrittrice di prosa e poesia, cantante, attrice di teatro. La prima attività prevede un certo tipo di isolamento per essere praticata, le altre due, all'opposto, esigono un pubblico con cui approcciarsi. Quale ti fa sentire più a tuo agio, quale senti che maggiormente ti appartiene?
Amo tutt’e tre alla stessa maniera e, secondo me, si completano a vicenda. Anche se apparentemente la scrittura è vissuta nel silenzio e nella solitudine, sarebbe nulla ed inutile se nessuno leggesse ciò che scrivo. A loro volta il canto e la recitazione hanno bisogno di partire dal silenzio, dall’isolamento e dall’ascolto di sé e delle proprie emozioni per far sì che l’artista s’esprima al meglio. Recitare mi ha aiutato a vivere meglio le emozioni, a sentirmele sulla pelle, a farmele vibrare dentro e a sviluppare la mia immaginazione; il canto e, soprattutto, imparare a leggere la musica, mi ha insegnato a capire meglio che anche scrivere è come comporre un brano musicale fatto di pause, più o meno brevi, date dalla punteggiatura, ha i suoi “crescendo” e “diminuendo”, i suoi pianissimo, mezzo piano e così via. Spesso, scrivendo, mi fermo a leggere a voce alta ciò che ho appena scritto per vedere se, pronunciandolo, suona meglio in una maniera piuttosto che in un’altra.

C'è qualcosa che cambieresti del tuo passato, che aggiungeresti nel tuo presente e cosa vorresti nel futuro?

Del passato non cambierei nulla perché ogni evento, piacevole o traumatico che sia stato, ha contribuito a farmi essere la persona che sono. Se non fossi passata attraverso ogni gioia, ogni dolore, ogni tempesta o soddisfazione e, in generale ogni scelta, giusta o sbagliata, non avrei lo stesso bagaglio emotivo che mi ha portata fin qui. Nel presente, a livello personale non cambierei nulla. Certo, se avessi un lavoro che mi permettesse di avere un po’ di sicurezza economica non sarebbe male. Per il futuro vorrei poter continuare a coltivare i miei sogni e le mie passioni.

Ora che ti abbiamo conosciuta un po' di più, mi soffermerei sulla tua passione per la scrittura, rimandando ad altri appuntamenti, magari, l'approfondimento delle altre arti da te coltivate. So che, in particolar modo, ami scrivere il genere fantasy. La sai motivare questa tua predisposizione, oppure è qualcosa di spontaneo?
Fin da ragazzina ho sempre amato tutto ciò che girava attorno alla mitologia classica e norrena.
Tutto ciò che parlava di Dei, Eroi, Semidei, satiri, ninfe e altre creature mitologiche attirava la mia attenzione e la mia curiosità. Mi sono letta molti miti: sia classici che della cultura britannica, come ad esempio quelli che riguardavano Re Artù, i suoi cavalieri e tutte i personaggi a loro legati e alcune ballate e leggende legate a Robin Hood. Dall’Inghilterra all’Irlanda il passo è breve e, presa un’immaginaria barca a forma di cigno come quelle degli elfi, recentemente iniziai il mio viaggio tra le divinità Celtiche, e le tradizioni di questi popoli i cui ritmi vitali erano legati alla Madre Terra. La mia passione per le creature come gli elfi, i nani, gli gnomi e via dicendo, ha incontrato, ad un certo punto, quella di un collega che mi ha fatto conoscere Tolkien e la sua letteratura. Fu amore a prima vista (o a prima lettura). Dopo aver composto, quasi per gioco, due racconti urban fantasy, rimasti tutt’ora inediti, incoraggiata da alcuni miei amici che li hanno letti, mi sono cimentata nella raccolta di materiale e di idee per iniziare la stesura di “Astèris: la Prescelta”.

Il tuo libro ha una donna, come protagonista, alla quale hai riservato delle prove davvero difficili. Edelweiss ha qualcosa che ti assomiglia? Ti sei ispirata a qualcuno, in particolare, per delineare la sua personalità?
Edelweiss, il cui vero nome è Astéris, è una creatura che, per certi versi assomiglia molto a me. Il suo nome significa “nobile bianco” e da lì è nata l’idea di far appartenere la mia creatura alla stirpe dei Nobili Bianchi. Nello specifico, lei è una Stella, il più alto tra i ranghi in cui è suddivisa la sua gente. È una principessa, il che si collega alla leggenda a cui è legata l’origine del fiore. Come la stella alpina, che cresce prevalentemente fra le rocce e nei punti più impervi, Edelweiss ha un carattere forte e tenace. Così come nella stella alpina il vero fiore è la parte gialla all’interno, mentre ciò che assomiglia a dei petali in realtà sono foglie ricoperte di peluria, Edelweiss è una creatura da osservare da vicino e da ascoltare in silenzio per poterne comprendere il carattere. Pochi, tra i personaggi del libro, sanno com’è lei realmente. Solo il Lupo d’Argento che la ama, il suo Gatto Mistico e pochi altri ne conoscono perfino gli angoli bui.


Stai lavorando su qualche stesura, attualmente? Se sì, ci anticipi il genere e ci dai qualche cenno? Quando supponi che potremmo avere il piacere di leggere il tuo nuovo lavoro?

Ho iniziato da poco una nuova avventura letteraria nata dall’ascolto di alcuni brani di musica celtica e dalle immagini che mi evocavano le note. Pensandoci, mi sono accorta che poteva essere l’inizio di una nuova storia, allora ho colto la palla al balzo e ho iniziato a scrivere. Sarà, naturalmente un altro fantasy, un viaggio che lega presente e passato tra i Celti con le loro divinità e le tradizioni, senza far mancare una giusta dose di azione. Per quanto riguarda i tempi non so ancora quanto impiegherò a terminare la gestazione di questo nuovo figlio letterario.

Ti ringrazio di esserti prestata alla mia curiosità; spero di avere rappresentato degnamente anche quella dei nostri lettori. A nome di tutti “Gli scrittori della porta accanto”, ti faccio tantissimi in bocca al lupo per tutte le tue bellissime attività.

Astèris

Astèris: la Prescelta

Edelweiss, il cui vero nome è Astèris, è la Principessa della città di Awen Alixien. Il potere che le scorre nelle vene è talmente grande da essere considerato una minaccia da Mèlankar, Principe del Regno delle Tenebre che, proprio per questo motivo, ne desidera la morte. Fin da quando aveva solo due anni, allo scopo di proteggerla, viene affidata a una coppia di gitani andalusi che si prendano cura di lei. Dopo aver subito un attacco dal Serpente d'Ombra, fedele servitore di Mèlankar, lnes ed Esteban, i suoi genitori adottivi, decidono di cambiare identità e di nascondersi nel villaggio di Kaleidon il Saggio, ma i seguaci dell'Oscuro Sovrano sono ovunque e riescono a rapirla ed a condurla nel Regni delle Tenebre. Accorre in suo aiuto Mikalendìl, Generale del Bianco Esercito e fratello gemello di Mèlankar, che la aiuterà a scappare dalla sua prigione grazie anche al valido appoggio di Gyldahir, un Nobile Ribelle. Ha inizio, così il viaggio di Astèris alla ricerca delle altre due streghe Dàrgariel e Korìllis, in grado di aiutarla a combattere Mèlankar.


di Renata Morbidelli | MDS Network | Epic Fantasy
ASIN B01N7WCLK5 | ebook 2,99€


Ornella-Nalon

Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra, 0111 Edizioni.
Una luce sul futuro, StreetLib - collana Gli scrittori della porta accanto.
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[People] Paolo Zambon, programmatore freelance, gira il mondo in sella alla sua Vespa, intervista di Ornella Nalon

[People] Paolo Zambon, programmatore freelance, gira il mondo in sella alla sua Vespa, intervista di Ornella Nalon



Paolo Zambon, programmatore e web master freelance con la passione per i viaggi. Nel suo libro, Inseguendo le ombre dei colibrì, alcune delle sue avventure attraverso il mondo in Vespa: 23.000 km in otto mesi, Vancouver-Panama andata e ritorno.

Ciao Paolo, benvenuto nel nostro web-magazine culturale. Ultimamente ho il piacere di intervistare persone “diverse”, volendo dare a questo termina l'accezione che riconduce alla distinzione. Infatti, anche solo conoscendo poco di te, come nel mio caso, non si può fare a meno di pensare che stai affrontando delle esperienze non comuni. Ma prima di tutto, ti vuoi presentare come meglio credi ai nostri lettori? Chi è Paolo Zambon? 
Buongiorno ai lettori di Gli Scrittori Della Porta Accanto, prima di tutto grazie per ospitarmi. Sono Paolo Zambon un ragazzo di (ormai) 36 anni che nella vita fa il programmatore web e che ha il vizietto del viaggio. Un vizietto nato in tenera età e sviluppatosi raggiunta la maggiore età. E la notizia è che sembra non ci siano cure per sbarazzarsi di questa specie di virus.

Paolo-Zambon-Vespa
In che momento della tua vita hai pensato che avresti mollato tutto per andare in viaggio in sella alla tua vespa? E perché proprio con una vespa? 
Non userei l'espressione “Mollare tutto”;  più che altro con il tempo si è formata l'idea di passare tempi sempre più lunghi in viaggio con o senza Vespa.
Più che un momento si è trattato di un processo che ha visto il sottoscritto prendere decisioni atte a formare uno stile di vita che mi consentisse di passare lunghi periodi in viaggio.
La Vespa, in realtà, giunge come seconda scelta. La prima  fu la bicicletta. Amo pedalare e pensai che la bicicletta mi avrebbe dato la flessibilità di raggiungere i luoghi in maniera del tutto indipendente e a passo mio ma, durante il tentativo fallimentare di raggiungere l'Albania pedalando, mi resi conto che non faceva per me. Sebbene atleticamente fossi preparato, per la mia testa fu una sfida troppo lenta e mi trovai a provare un vago senso di noia. Rimasi con il desiderio di avere la mia indipendenza di movimento e la Vespa fece al caso mio. Un compromesso tra la bicicletta e una moto. Niente fatica fisica, una velocità di crociera inferiore a quella delle moto vere e proprie, limite ai chilometri percorribili in un giorno così da essere costretto a soste in località poco battute e infine la possibilità di deviare lungo il percorso senza dover tenere in considerazione i chilometri in più (cosa che i cicloturisti conoscono bene).

Quali sono stati i commenti dei tuoi parenti, amici e conoscenti, quando li hai informati di ciò che avresti fatto? Ce n'è stato qualcuno che ti ha fatto avere qualche ripensamento? 
Il viaggio in Vespa è arrivato quando ormai le esperienze di viaggio con i mezzi pubblici avevano fatto capire a parenti e conoscenti che quel virus chiamato “Nomadismo” mi aveva attaccato. La Vespa ha rappresentato soltanto un cambiamento nella modalità di spostamento.

Il tuo primo viaggio: Budoia (in provincia di Pordenone) - Melbourne. Quanti anni avevi? Perché hai scelto questo tragitto? Con chi sei andato? Quanto è durato? Ci racconti qualche aneddoto? 
Era l'ormai lontano 2012, 15 Settembre 2012 per la precisione. Di anni ne avevo 31 (come passa il tempo). Bisogna usare il plurale in questo caso perché il viaggio è stato progettato dal sottoscritto e dalla mia ragazza Lindsay. L'idea principale era quella di raggiungere l'India e possibilmente il Sud-est asiatico. L'Australia con la visita al lato paterno della famiglia di Lindsay, era una specie di sogno di cui non abbiamo mai parlato, forse per scaramanzia, dal momento che il primo viaggio in Vespa era finito male dopo circa 5.000km con un incidente alle porte di Nouadhibou (la prima città che si incontra in Mauritania provenendo dal Marocco). E' durato 14 mesi dal 15 Settembre 2012 al 15 Novembre 2013. Durante i 40.500 chilometri abbiamo attraversato Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, India fino a Kanyakumari il punto più meridionale del subcontinente, Nepal, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Timor-Est e l'Australia da Darwin a Melbourne passando per la costa orientale. Di aneddoti, come puoi bene immaginare, ce ne sono una montagna. Devo però enfatizzare la tensione lungo i primi chilometri in territorio pakistano con i continui cambi di scorta militare fino a raggiungere la città di Quetta. Una scelta, quella di attraversare il Pakistan, estremamente emozionante visti i problemi geopolitici e le storie che abbiamo raccolto ma anche un azzardo che poteva  mettere a repentaglio la nostra sicurezza e quella delle guardie che dovevano garantirci la sicurezza.

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Ora abiti a Vancouver assieme alla tua ragazza che è, per l'appunto, di origini Canadesi. È anche lei una avventurosa e incallita giramondo? Ti segue in tutte le tue avventure? Avete mai fatto programmi a lungo termine, ossia, come lo vedete il vostro futuro di coppia, andando più in là con gli anni? 
Direi che la passione dei viaggi è qualche cosa che ci unisce, ci siamo incontrati in Laos nel 2011 e abbiamo viaggiato insieme in Laos, Cambogia e Vietnam. Non userei la parola “seguire”, le “avventure” sono progetti ai quali lavoriamo insieme. Per quanto riguarda i progetti a lungo termine diciamo che la parola “viaggio” appare piuttosto di frequente. Ci sono diverse aree che abbiamo intenzione di esplorare non necessariamente a bordo della Vespa. Diciamo che per i prossimi 4-5 anni abbiamo qualche idea. Oltre questo lasso di tempo non ci preoccupiamo poi molto.

Assieme avete percorso la bellezza di 23.000 km in otto mesi per il viaggio di andata e ritorno Vancouver-Panama. Ci riporti qualcosa di questa esperienza? 
Abbiamo attraversato il Messico (entrando da Nogales) in lungo e in largo, siamo poi scesi fino a Panama toccando Guatemala, El Salvador, una minuta porzione di Honduras, Nicaragua, Costa Rica. In fase di ritorno verso Nord abbiamo percorso le strade che avevamo lasciato in disparte durante la prima attraversata, visitando l'Honduras ed il Belize. Il calore latino, l'architettura coloniale, i paesaggi talvolta mozzafiato e, soprattutto, le storie di persone comuni che ci hanno raccontato le loro nazioni. Indimenticabile.

Di questa avventura, o di una sua parte, hai voluto lasciare una testimonianza scritta. “Inseguendo le ombre dei colibrì” è il libro che hai scritto e pubblicato a gennaio di quest'anno. Perché questa scelta? 
Ho sempre collezionato tonnellate di appunti durante i miei viaggi che si sommavano ad annotazioni pre-viaggio.  Inoltre, considera la mia passione per la lettura e in particolar modo per la letteratura di viaggio. Il libro sembrava essere una conseguenza quasi naturale dei due fattori sopra citati. I miei appunti hanno trovato casa, e anni di letture si sono resi utili nel processo di stesura del libro.

Inseguendo-le-ombre-dei-colibrì

Inseguendo le ombre dei colibrì

di Paolo Zambon
Alpine Studio
Narrativa di viaggio
ISBN 8899340366
cartaceo 13,60€

È stata la tua prima esperienza come autore? In quanto tempo hai scritto il libro? Lo hai fatto durante il viaggio oppure una volta tornato? Ci sono anche delle testimonianze fotografiche? Primissima esperienza. Otto mesi, giorno più giorno meno, ovviamente non a tempo pieno. Durante il viaggio come già accennato raccolgo note, appunti, interviste, descrizioni e dettagli vari. La casa editrice ha voluto inserire anche 16 immagini di supporto al testo.

Viaggiare e scrivere: sembrano due attività antitetiche eppure formano un perfetto connubio. Quale ti sembra la più faticosa, quale la più soddisfacente, quale la più arricchente? 
Io direi che la più faticosa è senza ombra di dubbio la scrittura, non tanto per mancanza di materiale, quanto per il processo di presentare dialoghi, paesaggi, annotazioni storico-politiche in una maniera fluida. Per quanto riguarda la più soddisfacente e la più arricchente metterei il viaggio e la scrittura sullo stesso piano. Una cosa devo dirla, la scrittura mi ha fatto rivivere il viaggio per una seconda volta. La rilettura delle note, l'analisi delle immagini scattate e lo sforzo di tornare con la mente ai giorni del viaggio mi ha trasportato per alcune ore, quelle dedicate alla scrittura, lontano da Vancouver.

Il tuo libro si potrebbe considerare un diario di bordo in cui hai annotato e raccontato le tappe del tuo lungo viaggio, non tralasciando riferimenti socio-politici e storici dei paesi visitati, è esatto? 
Direi che è proprio cosi.


Come li hai conosciuti questi aspetti? Documentandoti sui libri o con testimonianze dirette dalle persone? 
Una profonda fase di analisi ha preceduto il viaggio, la biblioteca centrale di Vancouver era diventata la nostra seconda casa e l'area dedicata ai libri di storia di Messico e Centro America non aveva segreti. I contatti presi con alcune persone (giornalisti, insegnanti per la maggior parte) in loco ha completato il processo di conoscenza. Poi le persone comuni hanno aggiunto quel tocco umano che a mio modo di vedere è essenziale per presentare argomenti delicati e talvolta pesanti nella letteratura di viaggio.

So che in questo periodo stai organizzando il tuo terzo viaggio verso Bishkek che, in tutta onestà, ammetto di aver dovuto documentarmi per venire a conoscenza che si tratta della capitale del Kirghizistan. Secondo il tuo programma, ammesso che tu ne abbia uno, quanto durerà e quanti chilometri dovrai percorrere per questa tua peregrinazione? Il motivo di tale meta? 
Raggiungere Bishkek via aerea è stata un'opzione resa necessaria da noie burocratiche legate all'emissione del visto iraniano per Lindsay cittadina canadese. Non potendolo ottenere ed essendo troppo complicato separarci per via di altri grattacapi per l'ottenimento del visto turkmeno, abbiamo optato per volare in Kirghizistan. Il Centro Asia è un sogno che ho fin da ragazzino e dopo aver progettato invano viaggi in bicicletta lungo le strade dell'Uzbekistan o del Tagikistan mi sembrava fosse giunta l'ora di visitarlo per davvero. Dovremmo rimanere in questa parte di mondo fino a fine Agosto. Un lento peregrinare tra Kirghizistan, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan (in alcune nazioni passeremo due volte) prima di puntare dritti verso Occidente e rientrare in Italia in autunno. Per quanto riguarda il numero di chilometri onestamente non saprei. Azzardo una cifra, 25.000. Esercizio che si è rivelato errato ogni volta che l'ho provato.

Supponi ci sarà un secondo libro che racconterà di questa nuova avventura? 
Appunti ne ho già collezionati a sufficienza. La passione per la lettura non si è affievolita. Direi quindi di sì. Ho un progetto che riguarda l'Oman ma è prematuro parlarne.

Ora è giunto il momento di salutarci. Ti faccio un grosso in bocca al lupo perché tu possa continuare a condurre la vita che desideri e, per noi tutti, mi auguro che seguiterai a scrivere in modo tale da renderci partecipi delle tue interessanti esperienze. 

Ornella-Nalon

Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.
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